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(“unhaunted” – minuscolo nell’originale, come per i versi che seguiranno – di Jody Chan, poeta, scrittrice, attivista e organizzatrice contemporanea che vive a Toronto in Canada. E’ anche membro delle Raging Asian Womxn Taiko Drummers (RAW): “taiko” è una forma di percussione giapponese, tradizionalmente maschile, che usa grandi tamburi; il gruppo di Jody è un collettivo di donne che “esiste come responso critico e sfida all’oppressione sia sistemica sia interiorizzata”. Nel febbraio di quest’anno, “unhaunted” ha vinto il primo premio per la poesia al concorso “Writing in the Margins – Scrivere nei margini”. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

RAW in action

NON TORMENTATA

dillo alla neve.

dillo alla pallottola ancora calda. dillo

al tunnel della metropolitana quando pensi

di saltare verso la luce in avvicinamento.

il futuro puzza di ripetizione e tu hai paura

di impegnarti. prima di dormire, dillo al ventre vuoto della tua stanza da letto.

quando non riesci a leggere il linguaggio sulla tomba di tua madre

dillo. nei flashback lui picchietta in te, una baionetta attraverso la pietra

ma ti ha lasciato le tue ossa, un amo a cui appendere ogni

frastagliata memoria. il tuo trono calloso. la tua prima

e ultima casa. per anni ti sei cancellata

dalle fotografie, quanto ti ricordano

di lui e di ciò che lui voleva e di ciò che lui ha rubato

e del corpo di lei e il corpo di lei e il corpo di lei

che lascia sul pavimento del corridoio venature di capelli e sangue.

dì che il tuo lignaggio è una lunga treccia di donne, che si scioglie

dalla sua mano, dalla mano di suo padre, di suo nonno.

sradicare un alberello. lucidare il fucile.

strappare la pelle di cotone di un vestito.

tu porti i loro nomi come pesanti vesti cerimoniali. dillo.

legati attorno alla vita un nastro bianco. i rammendi

e gli squarci della storia. hai appreso la violenza come il più dolce degli amori

ma hai appreso dalle persone sbagliate.

lasci cadere la tua voce nell’oceano e lei continua

a precipitare. un ruggito rosso, un rumore di battaglia, la processione di volti

che memorizzi di notte come se la perdita fosse sufficiente a farteli amare

e lo è. una volta, tu e tua madre avete giaciuto da sole, a due piani d’ospedale

di distanza mentre lei smetteva di respirare. una volta, hai cucito il silenzio

nella tua pelle, ma ora la stoffa si sta disfacendo all’indietro.

ti stai piegando lungo il lento arco del battito di un tamburo

largo generazioni. un giorno alla volta. una singola stella, che ruota.

le tue dita, le dita di tua madre, di tua nonna.

sigillare l’impasto. togliere a colpetti il dentifricio dallo specchio.

strattonare una canzone fuori dal polso di un amante.

dì il secreto. dillo al cielo che non ti tormenta.

dì il tuo desiderio più affamato dì oggi

mi arrendo al vivere. dì grazia.

dì rabbia. dì acqua ed elegia.

Io ricordo. Io ricordo. Io ricordo te.

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Otley Chevin Leeds

Pavoni con la coda a ventaglio,

elefanti dipinti.

Copriletti ricamati

di prati e siepi.

Foreste di bambù

e picchi con cappelli di neve.

Cascate, ruscelli,

i geroglifici delle gru dalle grandi ali

e il fiore di loto luccicante dopo la pioggia.

L’aria

trasparente in modo ipnotico

rarefatta.

Il viaggio è un faticoso uno alla volta

lungo e lento

ma necessariamente tale.

Potete ascoltate il testo intero qui:

https://www.youtube.com/watch?v=k0bWqq8sQiE

Si tratta di “Lockdown”, poesia che Simon Armitage ha scritto in marzo e che recita con l’attrice Florence Pugh nel video indicato sopra. Il testo è stato messo in musica e in vendita per raccogliere fondi a beneficio di Refuge, un’organizzazione che si occupa di violenza domestica.

La “poesia della quarantena”, pubblicata per la prima volta da The Guardian, si muove dall’esplosione della peste bubbonica a Eyam, nel 17° secolo, al poema epico in sanscrito “Meghaduta” dell’indiano Kalidasa (4°-5° secolo d.C.).

Il video merita attenzione per la magia della musica, le immagini che incorporano speranza e sogno nella quotidianità e lo scopo per cui è stato creato.

A me è piaciuta particolarmente l’armonia delle voci recitanti, in cui maschile e femminile si alternano: voci vicine senza prevaricazione, alleate in passione e rispetto. Maria G. Di Rienzo

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Poiché lei è la causa per cui pensiamo e creiamo.

Poiché lei è la causa per cui componiamo canzoni.

Poiché lei è la causa per cui i disegni appaiono mentre tessiamo.

Poiché lei è la causa per cui raccontiamo storie e ridiamo.

Noi crediamo in antichi valori e nuove idee.

da “This is how they were placed for us”, di Luci Tapahonso, poeta Navajo, docente universitaria di lingua e letteratura inglese.

La “lei” di cui parla vi è probabilmente già nota per averne letto qui o altrove, è “Changing Woman”, la “Donna Cangiante” che ha un posto assai elevato nel pantheon tribale.

Ne cantano anche

https://www.youtube.com/watch?v=e01OQWOeaVw

le Nizhóní Girls (“nizhóní” significa “belle”), gruppo rock femminile Navajo e Pueblo, composto da Becki Jones alla chitarra, Lisa Lorenzo alla batteria e Liz McKenzie al basso. Le tre trentenni chiamano il loro sound “desert surf”.

Nizhoni Girls

Sono attiviste per i diritti delle donne e dei popoli indigeni, nel 2018 hanno organizzato l’Asdzáá Warrior Fest – un festival per le donne a cui queste ultime hanno partecipato in massa non solo per ascoltare la band ma per discutere di istanze relative alle loro comunità, offrono seminari in cui insegnano gratuitamente musica a bambine/i e ragazze/i, tengono concerti nelle scuole della riserva. Altro? Hanno magliette strepitose (non solo quelle che vedete nell’immagine: la mia preferita è quella con su scritto “Femminista radicale indigena”) e sono indicate come “role models” dalle giovani Navajo e Pueblo.

Antichi valori, nuove idee. Belle, bellissime davvero.

Maria G. Di Rienzo

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Alla fine di febbraio ho cominciato a seguire “Hyena” solo per vedere di nuovo in azione Kim Hye-su (https://lunanuvola.wordpress.com/2019/12/10/il-sentiero/). Immaginavo, dato il contesto – avvocati di lusso per gente di lusso con conseguente manipolazione della legge a favore dell’1 % della società – che nonostante la statura professionale dell’attrice mi sarei annoiata presto e avrei lasciato perdere. Sicuramente, pensavo anche, avrebbe contribuito ad allontanarmi il consueto noiosissimo romanzetto amoroso fra i due protagonisti principali: sapete, lei di umili origini e lui nato con il cucchiaio d’oro in bocca (come dicono i coreani, produttori della serie), la povera donzella che subisce ogni insulto rispondendo con un timido sorriso e affogando nell’amore sacrificale l’arroganza, la maleducazione e il sessismo del nobile giovanotto.

shut up

Invece no. Questa donzella, ovvero il personaggio dell’avvocata Jung Geum-ja che Kim Hye-su interpreta, morde – letteralmente e metaforicamente. Della storia pesantissima di violenza domestica che ha alle spalle porta addosso cicatrici sensibili nell’animo e fisiche sul corpo, ma da essa non è stata ne’ spezzata ne’ vinta e neppure ha permesso a detta esperienza di definirla come persona.

E’ incline a uscire dal seminato legale per ottenere risultati, temeraria, spregiudicata, spesso etichettata come “spietata” per una condotta che se riferita a un collega di sesso maschile sarebbe esaltata come assertiva e scaltra e, in pratica, invincibile in tribunale. Ogni volta in cui qualcuno tenta di “rimetterla al suo posto” ricordandole che proviene dai ranghi più bassi della comunità o che in fondo è solo una donna, l’avvocata se ne infischia e riporta l’interlocutore sul merito più abbietto: quanti soldi costui vuole perdere o guadagnare, quanti lei stessa ne guadagna o perde a seconda della situazione.

La storia d’amore c’è ma, finalmente, assume caratteri inusuali per gli sceneggiati coreani (e per gli sceneggiati in genere). Jung Geum-ja mette in scena un’elaborata trappola emotiva in cui far cadere l’avvocato Yun Hee-jae (interpretato da Ju Ji-hoon, che forse conoscete come il principe affogato in orde di zombies di “Kingdom”) al solo scopo di ottenere informazioni riservate da usare contro di lui in una causa legale. Una volta ritrovatisi in tribunale, la “finta” relazione fra i due si chiude obbligatoriamente, sebbene lasci strascichi in entrambi. Un po’ di fans del personaggio maschile stanno lamentando online la triste sorte del “sedotto e abbandonato”, cosa che mi lascia perplessa visti i picchi di maleducazione e malizia che costui raggiunge sovente. A volte lo trovo così insopportabile da saltare le scene non appena comincia a sfoggiare sarcasmi da quattro palanche e scortesia.

Alcuni particolari che mi hanno invece deliziata: 1) il modo di muoversi sciolto e libero di Jung Geum-ja e le posture che il suo corpo assume. Quando sta seduta a gambe larghe di fronte a vezzose ed eleganti signore e impettiti signori è semplicemente fantastica; 2) la scena in cui Jung Geum-ja è appena uscita dallo shock della visita inaspettata del proprio padre violento, rilasciato dalla prigione, e l’avvocato Yun Hee-jae la invita a “usarlo” per trovare conforto, dicendo che quello è ciò che lei sa fare meglio. L’avvocata non ci pensa due volte, lo afferra per i vestiti e prima di baciarlo dice: “Questa notte non è mai esistita”; 3) il brano della colonna sonora che chiude ogni puntata: eccolo qui.

Yeo Eun – Hyena (Hyena OST Part 1)

https://www.youtube.com/watch?v=dLDBV4kIfI4

La mia testa, la mia testa

sta ronzando di nuovo

Il cielo grigio

sta ruotando di nuovo

Sono sempre stata sola sin dall’inizio

per cui non so neppure cosa sia la solitudine

Mi sto guardando in giro un’altra volta stanotte

Occhi spalancati in cerca di preda

Tu dici

no no no no non intrappolare me

Persino sui campi secchi

cade la pioggia

Tu dici

no no no no non intrappolare me

Il sole splende, è un’alba abbagliante

Io sto mirando ai cuori che tremano

Non sarò sconfitta, sto mordendo forte e in profondità

nascondendomi nell’ombra scura

Il mio cuore, il mio cuore

sta battendo forte di nuovo

Il cielo grigio

sta ruotando di nuovo

Io ero al livello più basso sin dall’inizio

perciò non so neppure cosa sia l’essere insudiciata

Sto annusando in giro ancora una volta stanotte

Occhi spalancati in cerca di preda

Tu dici

no no no no non intrappolare me

Persino sui campi secchi

cade la pioggia

Tu dici

no no no no non intrappolare me

Maria G. Di Rienzo

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beatrice offor

“I sentieri che si incrociano

si incroceranno di nuovo.

Quel che filo dall’arcolaio

è niente di niente

salvo il bisogno,

il bisogno di filare

della seta di anime

che sussurrano, sussurrano,

della seta di anime

che sussurrano a me.

Parlami, cuore.

Tutte le cose si rinnovano.

I cuori guariranno

oltre la curva.

I sentieri che si incrociano

si incroceranno di nuovo.”

(dal testo di “Paths that cross”, Patti Smith, trad. Maria G. Di Rienzo)

Oltre quattromila morti e la fila dei mezzi dell’esercito che trasporta le bare. Era scontato che mi sarei chiesta cosa diamine faccio qui. Poi ho ricordato che qualcuna aveva già trovato la risposta da tempo.

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(tratto da: “Yazidi girls sold as sex slaves create choir to find healing”, di Emma Batha per Thomson Reuters Foundation, 4 febbraio 2020, trad. Maria G. Di Rienzo.)

Quando Rainas Elias aveva 14 anni, i militanti dello stato islamico invasero la sua terra natale yazida nel nord dell’Iraq, la rapirono e la vendettero a un combattente che la stuprò e la torturò ripetutamente prima di venderla a un mostro ancora più brutale.

Due anni dopo la sua fuga, Elias sta visitando la Gran Bretagna questa settimana con un coro creato dalle sopravvissute alle atrocità dell’Isis.

Le ragazze, che hanno dai 15 ai 22 anni, dicono che il coro fornisce loro amicizia, guarigione e una fuga dai ricordi traumatici che le perseguitano.

“Sono molto felice con loro. Questo mi ha aiutata molto psicologicamente.”, dice Elias tramite un’interprete dopo la performance al Conservatorio musicale di Londra.

Il coro ha cantato all’Abbazia di Westminster e si esibirà in parlamento alla presenza del principe Carlo, da lungo tempo patrono di AMAR, un’organizzazione umanitaria che dà assistenza alla riabilitazione delle ragazze in Iraq.

yazidi choir

(il coro durante un’esibizione a Greenwich, immagine di Thomson Reuters Foundation / Morgane Mounier, 3 febbraio 2020)

La comunità yazida in Iraq, stimata in 400.000 persone, è una minoranza curda la cui fede combina elementi del cristianesimo, dello zoroastrismo e dell’islam.

L’Isis, che li considera adoratori del demonio, ha ucciso e rapito migliaia di yazidi dopo aver scatenato un assalto nel 2014 nella loro area del monte Sinjar, in quello che le Nazioni Unite hanno definito genocidio.

Sebbene i militanti siano stati cacciati tre anni fa, gli yazidi per la maggior parte vivono ancora nei campi profughi, troppo spaventati per fare ritorno. (…)

La musica è centrale per la religione e la cultura yazida, ma non è mai stata scritta su spartiti o registrata. Il virtuoso del violino Michael Bochmann ha lavorato con i musicisti yazidi e AMAR per registrate la musica antica. Martedì scorso, Bochmann e il coro hanno consegnato l’archivio alla biblioteca dell’Università di Oxford.

Il progetto mira anche a proteggere la musica yazida insegnandola alle centinaia di giovani nei campi. Sebbene tradizionalmente sia eseguita da uomini, circa metà di coloro che stanno imparando sono ragazze e donne, dal che Bochmann è deliziato. Ha detto che il coro sta avendo un effetto di trasformazione.

“E’ straordinario come la loro fiducia in se stesse sia aumentata. – ha detto Bochmann a Thomson Reuters Foundation – La grande cosa della musica è che ti fa vivere qui ed ora. Più di qualsiasi altra forma d’arte, può renderti felice nel momento presente.” (…)

La maggior parte delle coriste non vuole raccontare la propria storia, ma Elias era disposta a parlare. “Non credo mi riprenderò mai dalle esperienze che ho fatto.”, ha detto la giovane che ha passato tre anni in prigionia.

Elias è stata venduta tre volte a differenti uomini dopo che il suo rapimento l’ha condotta in Siria. Il secondo, di nazionalità saudita, morì mentre lei era incinta. Fu venduta in stato di gravidanza a un marocchino che la stuprava “come un mostro”, fino a sei volte al giorno.

Restò incinta due volte ma ambo le volte perse i bambini e attribuisce in parte il primo aborto spontaneo alle torture. La sua famiglia pagò il suo riscatto di quasi 11.000 euro nel 2017, ma l’Isis non la lasciò andare. Sua sorella e due suoi fratelli sono nella lista degli yazidi di cui ancora non si sa nulla.

Alcune coriste erano ancora più giovani di lei quando furono rapite. Una ragazza fu venduta cinque volte a stupratori dell’Isis dopo essere stata rapita all’età di 11 anni. Un’altra ne aveva nove quando fu costretta a diventare una schiava domestica. La sua forma minuta suggerisce quanto poco le dessero da mangiare.

Elias, che ha ora 19 anni, dice che la comunità internazionale dovrebbe essere d’aiuto nel soccorrere chi è ancora prigioniero ed assicurarsi che gli yazidi non siano di nuovo perseguitati. E’ il messaggio che il coro sta portando a leader politici e religiosi durante il suo viaggio in Gran Bretagna. Sebbene gli uomini dell’Isis siano stati sconfitti, gli yazidi dicono che non se ne sono andati e che potrebbero ripresentarsi.

“Il pericolo è ancora là. L’unica cosa che può salvarci è l’impegno mondiale a proteggerci. – ha detto Elias – Quello che ho sperimentato, la tortura e lo stupro, non lo posso dimenticare. E’ ovvio che ho ancora paura.”

P.S. – Potete ascoltare il canto delle ragazze qui:

https://www.youtube.com/watch?v=OCWheGSp1EQ

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patti e greta

Questa è

Greta Thunberg, che compie

diciassette anni oggi, senza chiedere elogi o regali

eccetto che noi non sia neutrali.

La Terra conosce le persone come lei

proprio come tutte le divinità, proprio come

gli animali e la primavera

che guarisce. Buon compleanno

a Greta, che ha manifestato oggi

come ogni venerdì, rifiutando

di essere neutrale.

Era il 3 gennaio scorso e Patti Smith dedicava su Instagram questi suoi versi a Greta Thunberg (la traduzione è mia).

Sì, per nostra fortuna la Terra conosce bene queste due.

Maria G. Di Rienzo

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Nessuno mi ha insegnato

se questo fosse il sentiero giusto

o se dovessi prenderne un altro

Se ne raggiungo il termine laggiù

mi fermerò

dicendo “E’ la fine”

Sono in piedi di fronte a un labirinto chiuso

Chiedo quale sia la mia via

ma l’eco non ha risposte

Potrei restare sullo stesso sentiero di ieri

come appesa su quella ragnatela

Da qualche parte nel mondo

nell’angolo più profondo

devo trovare la me stessa che ha perso la via

Prima che giunga l’oscurità che ingoia il sole

devo trovare la mia strada

che è intrappolata in una lunga muraglia

Insegnatemi, mie nascoste paure:

se questo sentiero termina, ve ne sarà un altro?

Devo sciogliere i nodi che mi legano i piedi

ma le mie mani intorpidite sono troppo doloranti

Da qualche parte nel mondo

nell’angolo più profondo

devo trovare la me stessa che ha perso la via

Prima che giunga l’oscurità che ingoia il sole

devo trovare la mia strada

che è intrappolata in una lunga muraglia

” (Il sentiero), Kim Yun-a – cantautrice, pianista, chitarrista del gruppo coreano indie-rock “Jaurim”.

https://www.youtube.com/watch?v=J3VZ78hWhQw

signal

La canzone fa parte della colonna sonora di “Signal”, uno sceneggiato trasmesso dalla rete tvN nel 2016 e che in questi giorni appare nelle classifiche dei migliori lavori televisivi coreani dell’ultimo decennio (io concordo). Se vi capita di poterlo vedere, fatelo: la storia è innovativa e potente ed è resa con un’armonia perfetta fra intreccio, regia e recitazione. Gli attori sono stati tutti sublimi, ma il mio Oscar personale va alla protagonista femminile Kim Hye-su (1970, straordinaria anche al cinema, vedasi “Coin Locker Girl”), a cui “Il sentiero” si riferisce.

Maria G. Di Rienzo

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28 ottobre 2019 – Risultati delle elezioni in Umbria: Salvini entra nel palazzo della Regione alle due del mattino e, dicono i giornali, “stappa una bottiglia di spumante sulle note del ‘Vincerò’ pucciniano e arringa i suoi: “I signori Zingaretti, Conte, Di Maio che occupano abusivamente il governo hanno i giorni contati”.

Allora, musica per musica:

woody

“Vi dirò, fascisti,

e ne sarete sorpresi,

la gente in questo mondo

si sta organizzando

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere”

(“All You Fascists” – testo Woody Guthrie, musica Billy Bragg)

“Se avete una lista nera voglio essere in essa”

(“Waiting for the Great Leap Forward”, testo e musica Billy Bragg)

“Mentre i cieli si schiariranno

noi ci solleveremo sognando;

costruiremo la nostra città dalle ceneri

di quando il mondo bruciava.”

(“World’s on Fire” – testo Woody Guthrie, musica Jay Farrar)

Trad. MG Di Rienzo

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abominable

Le immagini che vedete appartengono a un cartone animato, “Abominable” (“Abominevole”) – in italiano sarà “Il piccolo Yeti” – che uscirà nei cinema americani a fine settembre e da noi in ottobre.

La protagonista principale è Yi, una ragazzina indipendente, coraggiosa e determinata che quando trova un piccolo Yeti sul tetto del suo condominio a Shangai decide di intraprendere un epico viaggio per fare in modo che il cucciolo si riunisca alla sua famiglia.

abominable-3

Yi e i suoi amici Jin e Peng, che gli hanno dato il nome di “Everest”, devono condurlo al punto più alto della Terra mentre tentano di sfuggire alla caccia di Burnish, un ricco uomo assolutamente intenzionato ad avere uno Yeti come trastullo, e della zoologa Zara – da cui, come appare nei trailer, “Everest” era stato in precedenza catturato riuscendo poi a scappare. Yi, il cui motto inciso nel ricordo del padre scomparso è più o meno “non mollare mai”, suona il violino con passione persino durante il viaggio e almeno in una sequenza riprende il motivo principale della colonna sonora: “Go Your Own Way” – “Va’ per la tua strada” dei Fleetwood Mac (ovvero il pezzo n. 120 nella lista delle Più Grandi Canzoni di tutti i Tempi della rivista Rolling Stone. Potete ascoltarlo qui:

https://www.youtube.com/watch?v=qxa851vAJtI )

abominable-2

E’ la sua musica a far sbocciare i bianchi fiori luminosi dell’immagine, anche se la violinista non ne è ancora consapevole. Va bene, mi direte, la pellicola è diretta da una donna – Jill Culton – e la giovane Yi non è la solita principessina ossessionata da sono bella o no – chi mi amerà – come mi sta il vestito, ma perché stai scrivendo in pratica di un filmetto per famiglie? Per chi ci sta dietro e lo ha effettivamente costruito, mie care creature. E chi ci sta dietro sono queste due:

judy e suzanne

Sono Suzanne Buirgy e Judy Wieder, da oltre trent’anni coppia lesbica ma coppia anche nelle imprese artistiche, in cui si sono sostenute l’una con l’altra e passo dopo passo lungo l’intera via.

Judy è stata la prima caporedattrice del famoso giornale lgbt “The Advocate”, ma ha fatto anche la cantante folk, la compositrice e la giornalista musicale. In più, ha descritto tutto questo in una recente biografia. Suzanne Buirgy ha vent’anni di esperienza nella creazione e produzione di film d’animazione ed effetti speciali (per “Dragon Trainer” e “Kung Fu Panda 2” ha anche ricevuto premi). L’atmosfera magica de “Il piccolo Yeti” l’hanno evocata queste due straordinarie artiste, che hanno un particolare talento nel trasmettere al pubblico storie avvincenti e ispiratrici.

Quando Suzanne ha incontrato Judy, quest’ultima suonava in una band femminile: “Cominciammo a scrivere canzoni insieme. Siamo insieme da 31 anni e non passi così tanto tempo con qualcuna, amando qualcuna che è come te una persona creativa senza ricevere i suoi “colori”. Judy è una parte integrale della mia vita creativa proprio perché a questo punto lei fa parte del mio DNA. Penso che questa sia la cosa più straordinaria.” (da un’intervista condotta da Desirée Guerrero il 15 agosto u.s.)

Maria G. Di Rienzo

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