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Posts Tagged ‘epidemia’

Otley Chevin Leeds

Pavoni con la coda a ventaglio,

elefanti dipinti.

Copriletti ricamati

di prati e siepi.

Foreste di bambù

e picchi con cappelli di neve.

Cascate, ruscelli,

i geroglifici delle gru dalle grandi ali

e il fiore di loto luccicante dopo la pioggia.

L’aria

trasparente in modo ipnotico

rarefatta.

Il viaggio è un faticoso uno alla volta

lungo e lento

ma necessariamente tale.

Potete ascoltate il testo intero qui:

https://www.youtube.com/watch?v=k0bWqq8sQiE

Si tratta di “Lockdown”, poesia che Simon Armitage ha scritto in marzo e che recita con l’attrice Florence Pugh nel video indicato sopra. Il testo è stato messo in musica e in vendita per raccogliere fondi a beneficio di Refuge, un’organizzazione che si occupa di violenza domestica.

La “poesia della quarantena”, pubblicata per la prima volta da The Guardian, si muove dall’esplosione della peste bubbonica a Eyam, nel 17° secolo, al poema epico in sanscrito “Meghaduta” dell’indiano Kalidasa (4°-5° secolo d.C.).

Il video merita attenzione per la magia della musica, le immagini che incorporano speranza e sogno nella quotidianità e lo scopo per cui è stato creato.

A me è piaciuta particolarmente l’armonia delle voci recitanti, in cui maschile e femminile si alternano: voci vicine senza prevaricazione, alleate in passione e rispetto. Maria G. Di Rienzo

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(“The Pandemic Is a Portal” video di Arundhati Roy per “Yes! Magazine”, aprile 2020, trad. Maria G. Di Rienzo.)

arundhati roy

Cos’è questa cosa che ci è capitata?

E’ un virus, sì.

E in se stesso e per se stesso non ha obiettivi morali.

Ma è definitivamente più di un virus.

Alcuni credono sia la maniera di dio di farci rinsavire.

Altri che sia un complotto cinese per conquistare il mondo.

Comunque sia, il coronavirus ha fatto inginocchiare i potenti e ha portato il mondo a un arresto come null’altro ha fatto prima.

Le nostre menti stanno ancora sfrecciando avanti e indietro, desiderando un ritorno alla “normalità”, tentando di cucire il nostro futuro al nostro passato e rifiutando di riconoscere la rottura.

Ma la rottura esiste.

E nel mezzo di questa terribile disperazione, ci offre la possibilità di ripensare la macchina della fine del mondo che abbiamo costruito per noi stessi.

Nulla potrebbe essere peggiore di un ritorno alla normalità.

Storicamente, le pandemie hanno costretto gli umani a rompere con il passato e a immaginare di nuovo il loro mondo.

Questa non è diversa.

E’ un portale, un cancello fra un mondo e il successivo.

Possiamo scegliere di camminare attraverso di esso trascinandoci dietro le carcasse dei nostri pregiudizi e del nostro odio, la nostra cupidigia, le nostre banche dati e le nostre idee morte, i nostri morti fiumi e i cieli pieni di fumo dietro di noi.

O possiamo attraversarlo con leggerezza, con poco bagaglio, pronti a immaginare un altro mondo.

E pronti a combattere per esso.

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not amused

(Non siamo divertiti – “I pinguini di Madagascar”)

1. Lapo Elkann

Non so se debba fondare un partito alla fine dell’emergenza e quanto abbia eventualmente investito per avere la copertura di cui gode attualmente, ma i media del gruppo Gedi (Repubblica, Espresso, Huffpost, radio, tv) lo stanno “sparando” da un paio di settimane a tutto volume – e stanno francamente annoiando.

Visto che notizie relative al soggetto non ci sono, a meno che si vogliano considerare tali le dirette sui social in cui si impegnano senza soluzione di continuità centinaia di altre celebrità e politici, la holding di Elkann (Laps to Go o solo Laps – società che possiede azioni/quote di altre società) è presentata come una sorta di opera pia, una ong caritatevole il cui solo scopo è essere di conforto alla popolazione italiana.

Per esempio: “Italia Per Sempre, la diretta con Lapo Elkann e Frankie Hi-Nrg – Continuano le dirette dal profilo Instagram di Italia Indipendent (sic) per il progetto Italia Per Sempre, “l’inno all’Italia” creato da Lapo Elkann e volto a sostenere i cittadini durante l’emergenza coronavirus con un momento di svago.”

Italia Independent è una società che produce accessori di lusso personalizzabili, che è andata in rosso nel 2018 e che è stata salvata da una immissione di capitale esterno (Talent EuVeca) all’inizio del 2019: non è un’informazione irrilevante, ma nei peana alle attività del benefattore Lapo Elkann non c’è.

Sarebbe anche da notare che il patriotico rampollo della famiglia Agnelli strilla gli inni all’Italia dal Portogallo, come ha dichiarato alla radio il 17 aprile scorso: “Sto trascorrendo la mia quarantena a Lisbona. Sto a casa, lavoro tutto il giorno per supportare ed aiutare il mio Paese con la nostra campagna di solidarietà. Poi pulisco e cucino. Il mio cavallo di battaglia culinario è lo spaghetto sciué sciué.” (E chi se ne frega.)

Nessuno degli entusiastici articoli o servizi ricorda neppure i trascorsi dello spaghettaro, uso a festini con droga (nel 2005 un’overdose di oppiacei quasi lo uccide) in compagnia di persone transessuali (2005, 2016 – in quest’ultimo caso avrebbe simulato il proprio sequestro per ottenere soldi dalla famiglia) o di altri uomini (nel 2014 due fratelli lo ricattano con un filmato ad hoc).

Consigli per Lapo? Usi “sostenere” al posto di “supportare”, non definisca “lavoro” l’autocelebrazione, faccia coming out e viva felice senza sfiancarsi per il nostro svago. Consigli per i giornalisti? Fate i giornalisti.

2. Le levate di scudi a difesa della Lombardia.

Sono di un’ipocrisia e di una noia mortali. Ne prendo una per tutte. Ho controllato e sono sicura che Carlo Magno non è tornato a proclamarsi re dei longobardi, ne’ orde di francesi o spagnoli hanno rivendicato il territorio. Dovete sapere però che criticare la gestione della sanità e dell’epidemia da parte della Lega (Attilio Fontana e compagnia) e indagare sulle morti al Trivulzio equivalgono a “assalti polemici”, “demagogie”, “propaganda e partigianeria” e occultano “la voglia di dominio della politica sull’economia invece che la competitività e il mercato ben regolato” (manca un verbo, ma l’autore è coltissimo e ci raccomanda anche un libro di Savinio). Cercate di ficcarvi in testa che “la regione vale un quarto del Pil italiano” e che “giocare contro Milano significa giocare contro il futuro dell’Italia”: “Un punto dev’essere fermo, nella coscienza generale: la ricchezza, il lavoro, il benessere sono frutto dell’attività d’impresa.” Questo è ciò che il neoliberismo crede e divulga, ma non pertanto diventa dogma divino, essendo una mera asserzione smentita più volte da Storia e dati.

Ci sono anche veri e propri voli pindarici sul merito premiato e sulla capacità di stare insieme dei coraggiosi imprenditori: pensate che “Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, è stato designato con due terzi dei voti del Consiglio generale dell’organizzazione. Per lui hanno votato lombardi e veneti, emiliani e campani, romani, calabresi e siciliani”. Cioè, sarebbe oggetto di reverente meraviglia il fatto che un gruppo settario di ricchi ha scelto il proprio ricco rappresentante senza badare alla sua origine regionale. Fiato alle trombe! Cavalierato per tutti!

Al sig. Antonio Calabrò, vicepresidente di Assolombarda, che ci ha regalato queste profonde riflessioni nel suo pezzo complottista “Le polemiche contro Milano nascondono una cultura anti-impresa”, consiglio un libro anch’io: “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, di John Maynard Keynes. Parla tra l’altro della necessità dell’intervento statale nell’economia nelle fasi di crisi. Se non ha voglia di leggere, provi ad ascoltare le canzoni di Gualtiero Bertelli sulle metodologie non proprio umane con cui l’impresa ha costruito il suo “virtuoso” primato, oppure presti attenzione a qualche notizia: come quella dell’operaio licenziato da ArcelorMittal Italia, qualche giorno fa, per aver denunciato pubblicamente la mancanza di protezioni dal coronavirus in fabbrica. Sa, l’azienda ha dichiarato di avergli dato il benservito perché “è venuta a mancare la fiducia” nel dipendente. “Insieme”, ancora una volta. – così lei chiude il suo pistolotto soffiandosi il naso dalla commozione – ma solo se tieni la bocca chiusa, operaio di m.!

Maria G. Di Rienzo

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So che può essere sgradevole dirlo, ma le attestazioni “dopo saremo migliori” e “stiamo imparando molto sulla vita” e “andrà tutto bene” stanno diventando retorica alla melassa e mi hanno un po’ stancato. Non necessariamente la sofferenza rende le persone “migliori”, neppure quella di proporzioni enormi come la pandemia che stiamo attraversando. Per mutare convincimenti e attitudini servono ammissione degli errori, visione alternativa all’esistente, coraggio e strumenti. Francamente, se prendiamo in esame solo come la nostra società maneggia la violenza tutto ciò è assente.

19 aprile 2020: Spara alla compagna che lo ospitava in casa per l’isolamento coronavirus e si costituisce

“Vittima Alessandra Cità, una donna di 47 anni uccisa dall’uomo con cui aveva una relazione da 9 anni. Antonio Vena era già stato denunciato due volte per violenza dalla sua ex moglie. Ha sparato alla sua compagna con un fucile a pompa, un colpo secco alla testa. La prima spiegazione data sarebbe legata a motivi passionali. A quanto si è appreso, lei voleva interrompere la relazione ma aveva accettato di ospitarlo in casa ad Albignano, un paesino alle porte di Truccazzano nel Milanese, per via delle norme relative all’emergenza Coronavirus.”

20 aprile 2020: 22enne accoltella la compagna dopo una lite in casa

Tragedia sfiorata, nella notte in una villetta multifamiliare, in via degli Olmi a Lanuvio (Roma), dove un ragazzo di 22 anni, incensurato, ha aggredito con un coltello da cucina, al termine di una discussione per futili motivi, la convivente 27enne, ferendola con diversi fendenti.

La ragazza è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Castelli di Ariccia, dove è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico. E’ in pericolo di vita.

Secondo quanto si apprende, il ragazzo da alcuni giorni era molto turbato per la perdita di un parente stretto.

20 aprile 2020: Porta neonata in ospedale: “Mia figlia piange sempre”. Scoperte costole rotte e contusioni

“I medici del “Goretti” di Latina, effettuate delle radiografie, hanno ben presto appurato che la piccola aveva una costola fratturata. Gli stessi medici hanno però notato che la bimba aveva anche i segni di una seconda costola rotta circa un mese prima, frattura che si era intanto saldata. Sul corpo della bambina sono state infine viste delle contusioni e i segni di un morso.

I genitori della bambina, una giovane coppia che ha anche un’altra figlia, sono ben inseriti nel paese. Un nucleo familiare insospettabile. Particolari che rendono ancor più complesso il lavoro degli investigatori, impegnati a far luce su cosa sia accaduto alla bimba.”

Allora, stando a quel che leggo non abbiamo imparato, sulla vita, proprio un fico secco. Le donne muoiono per motivi passionali, gli uomini accoltellano perché sono in lutto e la bimba dev’essersi rotta le costole da sola, perché i genitori sono gente per bene, “insospettabili”.

Conosco tra l’altro una ex bambina che ha avuto alla nascita lo stesso problema. Il parto era difficile (la piccola aveva il cordone ombelicale stretto attorno al collo e nacque morta) e per estrarla fu tirata con energia un po’ eccessiva, bastante a staccarle un braccio dalla clavicola. Ovviamente, una volta che l’ebbero rianimata, non riusciva a smettere di piangere. Per paura che i genitori se la prendessero con gli operatori sanitari, nessun controllo fu fatto per tre giorni di fila, mentre la neonata urlava a pieni polmoni.

Per fortuna un medico più corretto o solo più sensibile affrontò il problema e la bambina fu ingessata. Ero io. Se siete curiosi, il micro-gesso sta fra gli ex voto di Sant’Antonio a Padova, dove lo mise mia madre.

Assumersi le proprie responsabilità, riconoscere gli sbagli e attuare giustizia riparatrice, avversare la violenza in tutte le sue forme, realizzare l’eguaglianza di genere: ecco quanto ci renderebbe effettivamente migliori. Ma non sto vedendo nulla che vada in questo senso.

Maria G. Di Rienzo

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Ieri Repubblica dava conto della “gaffe del quotidiano Le Parisien”: il pezzo di copertina, sul futuro dopo il virus, il giornale francese lo ha affidato a quattro uomini bianchi.

“Con quattro uomini in copertina per raccontare “il mondo che verrà” dopo l’epidemia di coronavirus e il confinamento, il quotidiano francese Le Parisien è stato protagonista di un caso. E ha suscitato un’ondata di proteste da parte delle donne, fino al punto da ammettere “l’errore” e chiedere scusa.”

Eh, che improvvidi i cugini d’oltralpe! Però delle gaffe quotidiane proprie Repubblica non dà conto, ne’ l’episodio produce nella redazione qualche dubbio su come gestisce lo stesso argomento e la presenza delle donne in genere. Vogliamo dare un’occhiata alla prima pagina online di oggi?

Abbiamo l’illuminato commento, in taglio alto, dell’opinionista che ogni giorno si arrampica sugli specchi per trovare “la prima cosa bella” infilando incredibili perle, ben due pezzi sulle opinioni e sulle interazioni del grande pensatore Fiorello, l’annuncio che L’Espresso intervisterà sugli scenari post coronavirus niente di meno che Massimo Cacciari (già abbondantemente intervistato a 360° da quotidiani e riviste dell’area “progressista” nei giorni scorsi: un grande ritorno, visto che per un pezzo il teorico delle liste delle “cento città” e del federalismo “di sinistra” – ambo i progetti sono falliti a livello elettorale – non se lo filava nessuno), un tizio che ride fra barba e baffi nel mentre ci rassicura su come “questa clausura ci renderà migliori”, eccetera.

Per le donne ci sono celebrità che cantano, ballano, rammendano; un importantissimo articolo sui segreti nascosti “nei post di Madonna e Jennifer Lopez” (santo cielo, come sono riuscita a resistere e a NON aprire il click-bait???), consigli su come depilarsi prima della chat o su come tagliarsi i capelli (“Quest’estate scegli i tagli medi”), “donne impresa” che si occupano di elettrodomestici e una modella con cestino della spesa che ci avvisa: “Da non perdere: Prodotti indispensabili in casa a prezzi incredibili”.

Signori – e signore – di Repubblica, prima di mettere all’indice i colleghi francesi dovreste rendervi conto che lo sbilanciamento e la stereotipizzazione nel vostro palinsesto sono costanti. Personalmente ho cominciato a chiedervene conto, quest’anno, già il 4 gennaio:

“A descrivere il 2050 (…) saranno (…): Alessio, Riccardo 1, Gabriele, Francesco, Stefano 1, Alberto, Stefano 2, Riccardo 2, Fabio e Marino. Donne? Ce ne sono quattro nello “spazio dedicato ai libri” che recensiscono il lavoro di quattro uomini e una che fa un’intervista a un ballerino.”

https://lunanuvola.wordpress.com/2020/01/04/futuro/

Immagino, tra l’altro, di non essere stata la sola. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Maria G. Di Rienzo

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“Sono 3.296 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 590 persone in più rispetto a ieri e 148 i morti, 41 in più. Il nuovo dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli nel corso della conferenza stampa alla Protezione Civile. La fascia di età è dai 66 ai 94 anni. Si tratta di persone fragili, per la maggior parte con diverse patologie. Il dato dei positivi è di 3.296 con un incremento di 590 persone. Il 54% del totale sono in Lombardia.” Questi i dati di oggi.

Finalmente il Presidente della Repubblica si è rivolto alla nazione con un discorso sul merito – ce lo auguravamo e lo aspettavamo in tanti – ed è stato talmente sobrio, essenziale, preciso e congruente da sembrare un alieno.

Del circo delle “ospitate” televisive, radiofoniche e giornalistiche non ne possiamo più: chi ha incarichi di governo faccia il suo lavoro nei luoghi preposti a tale scopo, che sono Parlamento e Ministeri, non Agorà, ne’ Radio Capital, ne’ Libero.

Il mondo dell’informazione, se ha ancora un minimo di decenza, smetta di fare da amplificatore a pagliacci ambosessi dall’ego straripante che non sono competenti ne’ in materia di istituzioni ne’ in materia di sanità pubblica e aumentano la comprensibile ansia che accompagna la crisi. Dateci NOTIZIE verificate, non le “opinioni” urlate di Sgarbi o Meluzzi.

E il Vaticano riporti a dimensioni civili le esternazioni del suo dipendente Livio Fanzaga su Radio Maria, anche perché le condizioni mentali del sacerdote destano preoccupazione: se prima assicurava che l’epidemia “è stata mandata dalla Madonna di Medjugorje” per indurci al pentimento, adesso è certo che “con la diffusione del Coronavirus si sta realizzando il periodo di Satana”.

Date un’occhiata a questo Paese e fermatevi. Riflettete. Non cercate di lucrare sulla sofferenza, sulla fatica e sull’impegno delle italiane e degli italiani. Meritiamo rispetto.

Maria G. Di Rienzo

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Scaffali vuoti e zuffe nei supermercati, truffa dei tamponi a domicilio, notizie false e denunce per procurato allarme, disinfettanti e mascherine che costano come diamanti: tutto questo è disturbante e ignobile quanto era prevedibile, perché in condizioni di ansia e incertezza estreme ci sono molte persone che danno il peggio di se stesse, mentre i farabutti conclamati tentano di volgere la situazione in profitto.

Quel che non riesco a sopportare, attualmente, sono i sedicenti “padri” che esternano – di continuo – la loro comprensione per le preoccupazioni dei “figli” (il popolo italiano) infilando un’idiozia dietro l’altra e facendo sfoggio di onniscienza e/o onnipotenza. Un caso è quello del vescovo Massimo Camisasca, che vede un’emergenza sanitaria come “un’occasione di ravvedimento e conversione”, poi si domanda pensoso da dove venga il coronavirus e così si risponde (ma non occorreva ce ne rendesse edotti): “Dal cuore della Cina, non certo dal cuore di Dio, ma è anche vero che Dio si sta servendo di esso per richiamarci tutti a uno sguardo più profondo sulla nostra vita”.

E’ anche vero: Dio gli ha mandato un messaggio al proposito su Tik Tok proprio ieri, ma non ve lo mostrerà, perché dovete aver fede.

Poi c’è “Jackal” Salvini, che invoca la crisi di governo nel momento in cui averla getterebbe la nazione nel caos più devastante, straparla di barconi, ulula contro governatori di regioni in cui non ci sono focolai dell’epidemia e se ne esce in (infiniti) post di questo tipo:

24 febbraio – “Non è il momento delle mezze misure: servono provvedimenti radicali, serve l’ascolto dei virologi e degli scienziati, servono trasparenza, verità e un’informazione corretta, servono controlli ferrei ai confini su chi entra nel nostro Paese. Già da oggi sarò in Lombardia, poi in Umbria, a Roma, in Veneto, in Trentino e ovunque ci sarà bisogno.

Capito? Lui incorpora tutto quel che serve: è allo stesso tempo provvedimento radicale, virologo, scienziato, trasparente e vero nonché divulgatore di informazioni corrette e bastione ai confini. Erede di Edoardo il Confessore e dei re suoi successori, ritenuti in grado di guarire la scrofola, imporrà le mani sui sofferenti – probabilmente lasciando macchie d’unto e Nutella – e tutto andrà a posto.

Il giorno in cui il suo staff gli scrive questa ed altre scemenze, partecipa a una cena con 1.500 sodali leghisti giunti a Genova da Piemonte, Lombardia e Veneto. Partecipa anche, ovviamente, il governatore ligure Giovanni Toti, il quale dispone con ordinanza la sospensione di manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico un’ora dopo. Alle 22.49 andava bene farsi i selfies con Salvini durante un assembramento, a mezzanotte la carrozza si è mutata in zucca e il coronavirus è diventato un problema.

C’è una sola cosa buona che può uscire dalle grandi difficoltà di questi giorni e cioè che gli italiani si rendano finalmente conto di non poter affidare la cosa pubblica a cialtroni e incompetenti, ma non oso sperarvi.

Maria G. Di Rienzo

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