Siamo in India, Triveniganj, nell’area sportiva di un collegio statale femminile. E’ sabato sera (6 ottobre u.s.) e molte ragazze stanno giocando in quello spazio. La loro età va dai 10 ai 14 anni.
Un gruppo di ragazzi si avvicina e comincia a lanciare loro commenti osceni, insulti e inviti a sfondo sessuale. Non è la prima volta, i tipi quelle cose le scrivono persino sui muri della scuola e le allieve hanno già tentato di denunciare alla polizia la situazione: senza essere prese sul serio.
Sabato reagiscono alle molestie, rispondono con fermezza e inizialmente il gruppo di delinquenti in erba si ritira. Venti minuti dopo ritornano, alcuni in compagnia dei genitori, armati di canne di bambù e sbarre di ferro.
“Ci hanno trascinate in giro tirandoci per le code di capelli, ci hanno assalite con i bastoni, ci hanno prese a calci e pugni. – ha dichiarato Gudia, una delle 36 ragazzine finite in ospedale dopo l’aggressione – Eravamo totalmente indifese e non avevamo nulla con cui proteggerci. Molte delle mie amiche erano distese per terra, gridavano e piangevano per il dolore dei colpi.”
Gudia sa bene perché è successo: “Erano arrabbiati perché avevamo protestato contro le loro richieste sessuali.”
La polizia ha per il momento arrestato 6 giovanotti e una donna adulta; una recinzione più alta sarà piazzata intorno all’area e – in modo impagabile – il magistrato del distretto ha assicurato alla stampa che, per contrastare la “paura psicologica” di cui le vittime dell’assalto a suo parere “sono affette”, manderà alla scuola dei “bei film di intrattenimento”.
Lo stesso giorno in cui la notizia raggiunge la stampa internazionale, lunedì 8 ottobre, sono resi pubblici i risultati di una ricerca di Plan International UK (che si occupa di aiuto umanitario ai bambini) sulle ragazze inglesi in età scolastica:
– il 66% delle intervistate ha attestato di aver fatto esperienza di attenzione sessuale indesiderata o di contatti sessuali / fisici indesiderati negli spazi pubblici;
– bambine di 8 anni hanno descritto l’aver testimoniato o l’aver fatto esperienza di molestie;
– più di una ragazza su tre ha ricevuto attenzione sessuale indesiderata come l’essere palpata, il sentirsi indirizzare commenti, fischi eccetera;
– un quarto delle ragazzine hanno detto di essere state filmate o fotografate da estranei senza che fosse richiesto il loro permesso;
– la maggioranza delle intervistate indossava l’uniforme della propria scuola quando si sono dati gli episodi summenzionati.
Dall’India al Regno Unito ci sono 7.544 chilometri di distanza. Ma la “cultura” della violenza è identica, le giustificazioni per essa sono identiche, la sofferenza delle donne e delle bambine è identica.
E’ interessante come le ragazze inglesi, alla pari delle indiane, sappiamo con chiarezza perché tutto ciò accade e abbiano aggiunto commenti di questo tipo: “Le molestie fanno parte della cultura maschile. Quando ne ho parlato a mio padre lui ha detto: Lo sai come sono fatti gli uomini.”
Perciò che puoi fare, figlia mia, se non subire, sopportare, al massimo limitare i danni, acconsentire, sorridere, essere insultata, molestata, picchiata, stuprata, persino uccisa… e “rispettare” con ciò la loro “cultura”?
Grazie, no. Se è maleducato opporsi a tutto questo, io sono e sarò cafona sin che vivo, al massimo livello che la mia mente e il mio corpo consentono.
Maria G. Di Rienzo
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