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Posts Tagged ‘fascismo’

(tratto da: “People Aren’t Bad for the Planet—Capitalism Is”, di Izzie Ramirez per Bitch Media, 27 marzo 2020, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo. Izzie Ramirez – in immagine – è una reporter freelance e la caporedattrice di NYU Local.)

Izzie

C’è una brutta china nei commenti che giustificano i decessi umani per preservare l’ambiente. Come l’attivista per il clima Jamie Margolin ha spiegato in un tweet “Dire ‘I deboli moriranno ma va bene perché ciò aiuta il clima’ non è giustizia climatica. Questo è ecofascismo.” L’ecofascismo è definito da governi che esercitano il loro potere per la protezione dell’ambiente a costo delle vite individuali.

Nel loro articolo del 2019 “Overpopulation Discourse: Patriarchy, Racism, and the Specter of Ecofascism,” Jordan Dyett e Cassidy chiarirono come l’ecofascismo prese piede nel 19° e 20° secolo in Germania, dove “una serie di preoccupazioni ecologiche cominciarono ad interagire con la xenofobia, il nazionalismo e il razzismo presenti nella regione.”

All’epoca, le autorità fasciste tedesche erano solite giustificare determinate politiche di esclusione collegando l’ambiente alla salute. La retorica tipica includeva il controllo della popolazione, misure anti-sovrappopolazione e nozioni per cui i gruppi minoritari erano specie invasive che costituivano una minaccia all’ambiente stesso. Questa è ideologia comune ai suprematisti bianchi, in particolare, e a quelli che commettono omicidi di massa. Per esempio, l’assassino responsabile degli omicidi di un gran numero di persone a El Paso, Texas, nel 2019 citò la degradazione ambientale come una delle sue ragioni. “Se riusciamo a sbarazzarci di abbastanza gente, allora il nostro stile di vita diventerà più sostenibile”, scrisse nel suo manifesto.

Nel contesto odierno, comunque, persone comuni stanno argomentando che il Covid-19 sarebbe il vaccino della Terra contro gli esseri umani mentre il virus sta gettando il mondo nello scompiglio e sta uccidendo migliaia di persone, molte delle quali appartengono alla classe lavoratrice, non hanno accesso alla sanità e sono costrette a continuare a lavorare perché sono considerate forza lavoro essenziale. Per come le cose stanno ora, l’ecofascismo – visto attraverso tali conversazioni sui social media – sta asserendo che la gente povera, la gente disabile e la gente anziana dovrebbero sacrificarsi per far vivere il resto di noi. Ciò non è solo moralmente riprovevole ma è l’incomprensione del problema più vasto: il coronavirus non è un “detox” per la Terra, è una perturbazione dei sistemi che potenziano il capitalismo.

Persino chi cerca di sfidare il capitalismo è forzato a vivere al suo interno, giacché dobbiamo sopravvivere in un’economia capitalista concentrata sul beneficio immediato anziché sulle conseguenze future. Perciò le persone salgono in autobus per andare ai loro impieghi salariati, montano in auto per andare in fabbrica e condividono veicoli per far quadrare i conti. Queste persone non hanno molte alternative economiche, perché hanno bocche da sfamare e bollette da pagare. La loro adesione per sopravvivenza al capitalismo non li rende egoisti o sacrificabili. In effetti, se voi siete preoccupati per il cambiamento climatico, queste sono le esatte persone per cui dovreste preoccuparvi.

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Scambio su Twitter.

Giorgia Meloni: “Grazie a FDI è stata bloccata l’ultima oscenità del Pd: dare quasi un milione di euro del Mef (Nda. Ministero dell’Economia e delle Finanze), guidato da Gualtieri, alla Casa delle Donne, associazione di sinistra che si trova nello stesso collegio nel quale il Ministro è candidato. Non si usano Istituzioni per comprare consenso.”

Elettra: “Mi raccomando, al prossimo femminicidio risparmiaci la tua ipocrita, falsa indignazione.”

la casa siamo tutte

Meloni in questi giorni è sui quotidiani perché ha partecipato a un convegno conservatore negli Usa e si è fatta fotografare davanti alla Casa Bianca (visto che non aveva l’invito a entrarvi). Ai reporter ha detto che Trump è stato probabilmente mal consigliato quando ha espresso sostegno a “Giuseppi” Conte, ma che nel suo intervento al congresso suddetto “ha usato toni che ispirano anche la nostra azione politica” è che la sua è “la ricetta che vogliamo portare in Italia, dove anche noi vogliamo difendere i nostri prodotti, le nostre aziende, i nostri confini e le nostre famiglie”.

Ma le vittime della violenza, quelle a cui la Casa delle Donne offre accoglienza e sostegno, no. Nessuno deve difenderle. Meno che mai la nazione in cui vivono. Buttiamole per strada assieme alle attiviste, che vadano a “farsi prendere per la passera” dall’illuminato statista Donald Trump e dai suoi epigoni nostrani. Perché per le donne la “ricetta” è questa.

Maria G. Di Rienzo

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“Fabio Tuiach lascia Trieste per arruolarsi nella Legione Straniera – Il consigliere comunale Fabio Tuiach ha deciso di cambiare vita, almeno per un po’. Dopo aver scatenato forti polemiche per essersi detto «offeso» in quanto cattolico perché «Liliana Segre ha detto che Gesù era ebreo», il consigliere di minoranza del gruppo misto del consiglio comunale di Trieste va oltralpe, per arruolarsi nella Legione Straniera in Francia.”

Stanti i suoi contributi alla politica – tipo la mozione contro il Gay Pride a Trieste, in cui proponeva di chiedere alla Diocesi di organizzare, “con tutti i cattolici, un rosario pubblico riparatore dell’abominio” – e le sue esternazioni (“Il femminicidio è un’invenzione della sinistra”, “Cucchi era un drogato e se l’è meritato”, “Maometto era un pedofilo”) c’è chi dice che questa sua decisione di lasciare l’Italia si configuri come un guadagno per il nostro Paese.

A prima vista, la Legione sembra essere il posto ideale per il sig. Tuiach:

1) fra i requisiti per la selezione in quel di Aubagne non figura l’istruzione;

2) l’addestramento delle reclute è definito sovente con l’aggettivo “brutale”, ma un ex pugile è probabilmente in grado di sostenerlo senza eccessiva sofferenza;

3) se dovesse vergognarsi di tutte le magre figure in cui è incorso, la Legione consente a chi si arruola di farlo sotto pseudonimo (o “identità dichiarata”, un tempo era obbligatoria giacché il corpo era per lo più composto da delinquenti acclarati e persone che avevano comunque problemi a vario titolo con la giustizia).

Poiché storicamente sulla carne da macello (guerra) i potenti che la usano non sono schizzinosi, la Legione ha sempre accolto persone di colore e ebrei senza alcun problema: fra gli individui famosi che in passato ne fecero parte ci sono Eugene Bullard, il primo pilota afro-americano, nonché gli ebrei Léon Ashkenazi (filosofo e rabbino) e Arthur Koestler (scrittore, giornalista e anche lui filosofo). Al giorno d’oggi l’attitudine non è diversa ed è rispetto a ciò che il sig. Tuiach potrebbe sperimentare qualche difficoltà. Il secondo punto del Codice d’Onore dei legionari infatti recita:

“Ogni legionario è tuo fratello in armi quali che siano la sua nazionalità, la sua razza o la sua religione. Gli riservi la medesima intima solidarietà che unisce i membri di una stessa famiglia.”

Se alla fine dovesse gettare la spugna, quindi, sappiamo già perché.

Maria G. Di Rienzo

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Poche righe sul docente di Piacenza che ha minacciato i suoi studenti affinché non partecipassero alla manifestazione delle “sardine”. La storia la conoscete già: Giancarlo Talamini Bisi li informa che sarà presente a monitorare la situazione e che se ne riconoscerà in piazza qualcuno renderà la sua vita a scuola “un inferno”. Quanto uno/una studente si impegni e impari non ha importanza: se manifesta vedrà “il 6 col binocolo” e passerà “la prossima estate sui libri”.

Nel suo spazio social, ora scomparso perché il professore “non teme di metterci la faccia”, palesa il suo sostegno alla Lega per le elezioni regionali, si definisce “fascistoide” e razzista e rende noto, altresì, di avere “due motoseghe, tre marazzi, un cane, una falce, due accette: credo bastino per darvele sulle vostre teste vuote”.

La reazione di studenti, docenti, politici, sindacati ecc. è stata, com’è ovvio, enorme: è palesemente inaccettabile che un insegnante abusi della propria posizione in questo modo. Lo stesso Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva dichiarato: “A tutela dei diritti degli studenti e della stessa scuola ho attivato gli uffici del Miur per verificare i fatti e procedere con provvedimento immediato alla sospensione”.

A questo punto il giustiziere si scusa inviando una mail ai quotidiani:

“Buonasera, sono Giancarlo Talamini, il docente che ha pubblicato su Facebook, le esternazioni, attualmente circolanti in rete. Ne approfitto per scusarmi pubblicamente con tutti gli studenti, genitori, colleghi e dirigenti che non era certo nelle mie intenzioni mettere in difficoltà attraverso il mio scritto. Chi mi ha conosciuto sa che non sarei mai e poi mai in grado di compiere azioni del genere”.

Naturalmente sono “scuse” fasulle, formulate nello stile escapista assai diffuso in quest’epoca: non trasmettono il riconoscimento di aver compiuto un errore in prima persona (sarebbe bastato scrivere “Ho sbagliato.”), ma trasferiscono la responsabilità dell’accaduto a chi lo ha subito perché le intenzioni non tracciabili del professore erano diverse da quelle espresse in modo palese nel suo post e quindi lui è stato frainteso da chi non lo conosce di persona… Mi torna in mente la vecchia barzelletta sulla cacca di cane che due tizi continuano a mangiare dubitando possa trattarsi di cioccolata: quando stabiliscono che è proprio una cacca commentano: “Be’, meno male che non l’abbiamo calpestata.”

Fattore notevole: Talamini è docente di italiano e storia. Pensare sia in grado di insegnare quest’ultima comporta già delle difficoltà, visto che da essa sembra non aver imparato nulla, ma l’uso che fa della lingua italiana lo classifica al massimo come ripetente, non come professore.

Se già nel “due motoseghe, tre marazzi, un cane, una falce, due accette: credo bastino per darvele sulle vostre teste vuote” soggetti e verbi non sono in accordo, nella mail ai giornali è errato che le esternazioni a cui si collega il circolanti stiano fra due virgole e vieppiù errato e surreale quel “sono Giancarlo Talamini” per cui “ne approfitto per scusarmi”.

In molti, ricordando che il fascismo non è un’opinione ma un reato, giudicano non opportuno che un individuo del genere sia pagato dalla scuola pubblica dell’Italia repubblicana nata dall’antifascismo. Io concordo, ma trovo ancora meno opportuno mettere in cattedra un tamarro (“mercante di datteri”, dall’arabo) a insegnare una lingua italiana che non conosce.

Maria G. Di Rienzo

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Secondo le Nazioni Unite, le vittime di violenza “dovrebbero essere trattate con dignità e rispetto in tutte le interazioni con la polizia o autorità investigative, avvocati professionisti, personale della magistratura e altri coinvolti nel processo giudiziario: le procedure e le comunicazioni dovrebbero essere “sensibili alla vittima” e coloro che interagiscono con le vittime dovrebbero cercare di agire con empatia e comprensione per le situazioni individuali di queste ultime. Un trattamento rispettoso è particolarmente importante per vittime vulnerabili quali: bambini/e, vittime di violenza sessuale e di genere, vittime di violenza domestica; gli anziani e le persone disabili. E’ ugualmente importante che le vittime indirette, inclusi i familiari, siano trattate con rispetto.”

Mi rendo conto che in un Paese, il nostro, dove una donna su tre dai 16 ai 70 anni ha subito violenza, dove il femminicidio conta 2/3 vittime a settimana, dove si stima in 7 milioni il numero “sommerso” delle donne vittime di maltrattamenti e abusi sessuali, dove i costi sociali della violenza di genere ammontano a 26 miliardi di euro l’anno (ecc.), parlare di rispetto suona stranissimo, alieno – più che una parola esprimente un concetto, sembra un vago e lontanissimo rumore. Però, il brano riportato sopra fa parte della tonnellata di documenti che i governi italiani continuano spensieratamente a firmare quali membri delle Nazioni Unite: poi, dopo i selfies che dovrebbero mostrare quanto i rappresentanti firmatari sono diligenti e sensibili, li chiudono in un cassetto (non voglio speculare su altri usi più volgari che pure saltano in mente).

Il 15 novembre u.s. appare sui giornali in tagli medio-bassi, spesso in articoli che si ripetono parola per parola, la notizia della condanna dei due militanti (ora ex) di Casapound per lo stupro di una 36enne incontrata in un pub.

(https://lunanuvola.wordpress.com/2019/04/30/non-ti-credera-nessuno/)

Rito abbreviato, attenuanti per “la giovane età” e per lo status di “incensurati” dei due e alla fine la condanna è di 3 anni per Francesco Chiricozzi e di 2 anni e 10 mesi per Riccardo Licci, più il risarcimento di 40.000 euro alla vittima.

Chiricozzi commenta con i giornalisti: “E’ andata bene.” Ha ragione:

“Dal 13 settembre i due erano agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. L’accusa era di aver fatto ubriacare la donna, di averla picchiata fino a farle perdere i sensi, di averla violentata per ore, prima l’uno e poi l’altro, riprendendo la scena con i telefonini.”

“Uno stupro sotto gli occhi delle telecamere dei telefonini. I due indagati hanno ripreso ogni sopruso, ogni violenza. Per poi diffondere lo stupro ad amici e parenti. Quelle stesse immagini che poche ore dopo hanno tentato di eliminare sono ora una prova schiacciante.”

“Agli atti dell’inchiesta ci sono tre video e quattro foto con l’orrore della violenza. “Le immagini sono agghiaccianti – hanno più volte ripetuto gli investigatori – una violenza continua e ripetuta.” (…) Le immagini della violenza nei giorni successivi erano state inviate da Licci ad almeno due chat di Whatsapp, così come emerge dall’ordinanza cautelare.”

“Gli investigatori parlano di immagini «raccapriccianti» e nell’ordinanza di misure cautelari (…) si fa riferimento a reiterati abusi sessuali e insulti beffardi alla vittima, che appare «inerme e apparentemente priva di sensi, completamente nuda e sdraiata sul pavimento». (…) Negli interrogatori di garanzia dopo gli arresti, assistiti dai loro legali, i due indagati sostengono di aver interpretato il rapporto come consenziente.”

Ci stava, giusto: non è quello che i Chiricozzi e i Licci vedono nella pornografia ogni giorno? Donne picchiate, insultate, assalite, umiliate, incatenate, violate – a loro piace, perdinci, godono come le troie che sono, cosa ci sarà mai di “agghiacciante” e “raccapricciante”, è puro intrattenimento da condividere con gli amici. E quando le minacce alla vittima non sono sufficienti a evitare la denuncia non c’è da preoccuparsi troppo, il giudice al massimo ti ammonisce con un buffetto.

Vittime trattate con dignità e rispetto, Tribunale di Viterbo, come no. Protocolli internazionali a parte, è evidente che neppure lo strombazzato “Codice Rosso” è servito a granché – non che avessi dubbi al proposito sin dalla sua entrata in vigore, intendiamoci.

Allora va bene, i magistrati non vogliono punire due stupratori assai violenti e tronfi sbandieratori della loro vigliacca impresa perché sono giovani (ma per i prossimi casi ci sono un mucchio di altre attenuanti come l’essere vecchi, soli, stressati, depressi, malati, single, separati, divorziati, disoccupati, prede del raptus…). Tolti i materni/paterni giudici, parlo al resto della società italiana e in particolare ai media: si potrebbe almeno smettere di alimentare la loro ossessione?

Smettere di equiparare il sesso alla violenza? Smettere di oggettivare le donne e di occupare ettari di spazio con “il lato b” di questa e la scollatura di quest’altra e il tanga dell’influencer di turno? Smettere di diffondere sulle donne stereotipi e pregiudizi sessisti? Smettere di odiarle così tanto, in modo così pervicace e letale?

Maria G. Di Rienzo

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sardine - la presse

“A chi gli fa notare più di qualche sedia vuota nel palazzetto, Salvini replica: “Non c’è il pienone? Ci sono 10 pullman bloccati da ‘sti delinquenti. Fuori ci sono teppisti che pensano che a Bologna possano manifestare solo quelli che paiono a loro. Spero non ci siano contusi fra le forze dell’ordine.” Ma non risultano pullman in attesa.”

“Il leader della Lega, commentando la sentenza di condanna per i carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano Cucchi, ha detto che rispetta la famiglia ma il caso “dimostra che la droga fa male”. “Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto. – ribatte Ilaria Cucchi – Anch’io da madre sono contro la droga, ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini.”

“Non è un caso che a volte ricompaiano emblemi e azioni tipiche del nazismo. – ha detto Papa Bergoglio durante il suo incontro con i penalisti – Io vi confesso che quando sento qualche discorso di qualche responsabile del governo mi vengono in mente i discorsi di Hitler nel ’34 e nel ’36. Sono azioni tipiche” del nazismo che, “con le sue persecuzioni contro gli ebrei, gli zingari, le persone di orientamento omosessuale, rappresenta il modello negativo per eccellenza di cultura dello scarto e dell’odio.”

sardine - bologna 2019

Per la manifestazione “delle sardine” si parla di 13.000 partecipanti e c’è chi arriva a 15.000. L’importante non è il numero preciso, ma l’aver aperto così tante scatolette in cui troppe sardine restavano rinchiuse fra disperazione e rabbia. Grazie, fieri e resistenti pesci piccoli, da una di voi.

Maria G. Di Rienzo

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Più il tempo passa, più mi convinco che non avere (da oltre trent’anni) la televisione sia un’ottima idea. Non fa informazione, la manipola. Non fa intrattenimento, spara stereotipi e insulti. Non ha linee guida etiche e professionali a cui attenersi. E’ un minestrone al meglio insipido e al peggio velenoso. Conduttori e conduttrici dei programmi sono così superficiali, incapaci e sprovveduti da sembrare pescati a caso in una lotteria fra “gli amici di”, “i parenti di”, “gli/le amanti di” e “i raccomandati da” (e forse lo sono).

Cominciamo da qui:

ordine e disciplina

Lo scontro fra Massimiliano Minnocci (“Er Brasile”), la giornalista Francesca Fagnani e il vignettista Vauro Senesi, di cui molto probabilmente siete a conoscenza, è descritto dal conduttore Paolo Del Debbio (Rete 4) così:

“Tensione alle stelle in studio tra @VauroSenesi e un fascista presente in studio. Vauro a muso duro gli si pianta davanti e lo apostrofa malamente.

Che ne pensate? Ora a #DrittoeRovescio”

Messa così, con l’omissione della minaccia di Minnocci alla giornalista (“Te li faccio vedere io i film, se vieni nella mia borgata…”) che a sua volta suscita la reazione di Vauro, sembra che quest’ultimo sia un incontenibile bullo cafone. Cos’altro ne può pensare chi ha letto il tweet ma non ha visto la trasmissione?

Presentare la situazione in questo modo è “professionale” quanto “i cori fascisti negli stadi e i casi di violenza e intolleranza” che il programma dichiarava di voler esaminare… e infatti si trattava, come per moltissimi altri prodotti simili, di una dichiarazione vuota: lo scopo reale sta in quel gongolante “tensione alle stelle” che fa audience e share. Se fossero volati un paio di cazzotti sarebbe andata ancora meglio, no? Rimbalzi su prime pagine e social media, tanti likes, tante condivisioni, tanti followers ecc. ecc. – perché, non esclusivamente in televisione, le parole hanno perso senso e significato, si può dichiarare tutto e il contrario di tutto (in special modo quando degli argomenti in questione non si conosce nulla oltre i propri pregiudizi), come se quel che si dice non avesse alcuna sostanza e nessun impatto su chi ascolta. Petardi. Scintille. Fumo.

Nelle tue interazioni verbali sii pure minaccioso, insultante, sessista, misogino, razzista, omofobo, fascista, nazista. Sono solo parole, no? Anzi, meglio: sono “opinioni” e “provocazioni” o “ironia” e “goliardia”. Tutto a posto, le solo parole possono continuare ad alimentare ogni tipo di violenza con il beneplacito di chi così argomenta.

Caso n. 2:

“Vittorio Sgarbi continua a provocare (sic) in tv. Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da Me” (…) ha risposto a una domanda della conduttrice – che gli chiedeva se sapesse «fare la lavatrice» – esclamando: «No, io non faccio nulla. Io ho una visione e ti devo dire una cosa: le donne devono stare in casa e gli uomini devono andare fuori.» Caterina Balivo, con tono ironico, ha risposto alla provocazione (sicet simpliciter): «Posso dire che hai quasi ragione? La penso come te! Noi donne a casa!». La reazione a sorpresa della conduttrice napoletana, con ogni probabilità, aveva lo scopo di distogliere l’attenzione dall’affermazione di Sgarbi, facendola passare per uno scherzo.”

Purtroppo a molte/i la provocazione e lo scherzo non sono piaciuti, così la conduttrice ha iniziato ad arrampicarsi sugli specchi:

“Quando inviti Sgarbi tutto può succedere… Come anche non essere d’accordo su alcune sue affermazioni. (…) Nelle mie parole c’era del sarcasmo che non tutti hanno colto, dovreste conoscermi ormai. Ma come si fa a pensare che parlassi seriamente? Sono una conduttrice donna che lavora da 20 anni in televisione, (…) sono sposata e ho tre figli in casa, come si fa ad immaginare che io sia contro l’autonomia delle donne?”

Sig.a Balivo, il suo pubblico non è tenuto ad immaginare niente ne’ a fare ricerche sulla sua biografia. Quel che lei dice è quel che la gente davanti alla tv sente: chi l’ha presa alla lettera non può essere accusato di “non aver colto” il suo sarcasmo. Evidentemente lei non l’ha espresso in modo inequivocabile. Quando si invita Sgarbi tutto può succedere? Faccia a meno di invitarlo. Non si tratta di “non essere d’accordo su alcune sue affermazioni”, si tratta di lasciar passare tramite media affermazioni discriminatorie. Continuare a trattarle da provocazioni e opinioni e scherzi le legittima. E lei lo sa.

Tuttavia, se voleva essere gioviale e sarcastica e immediatamente compresa come tale poteva per esempio rispondere: “E’ proprio una visione! E per di più medievale! Ma d’altronde tu sei uno storico dell’arte…”

Alla reazione negativa all’episodio, ribadisco, chi conduce il programma televisivo in cui si è dato non può chiamarsi fuori accusando il pubblico di essere idiota (non avete capito) o in mala fede: “(…) mi sembra che più di un utente abbia usato la mia frase sarcastica per avere qualche condivisione e qualche retweet in più!”

Gli utenti di cui parla avrebbero probabilmente apprezzato una sua riflessione sull’accaduto, un minimo di assunzione di responsabilità, un dubbio – persino se piccolissimo: “Forse la mia reazione doveva/poteva essere diversa”. Adesso sanno solo che lei li considera stupidi o avvoltoi: non penso ne avrà un grande ritorno, in termini di popolarità.

In merito al caso precedente, cioè “Dritto e Rovescio”, Debora Serracchiani del PD ha esortato il suo partito a non partecipare più a “trasmissioni televisive che incitano all’odio e alla violenza”. Sottrarsi è una tecnica nonviolenta rispettabilissima e spesso efficace. In termini di offerte televisive, però, gli spazi che possono essere descritti in modo diverso da “trasmissioni che incitano all’odio e alla violenza” sono davvero pochi: sia perché conduttori e conduttrici non hanno alcun interesse a renderli tali (audience, share, titoli in prima pagina), sia perché a trasformarli in luoghi tossici basta invitare Sgarbi o un neofascista dichiarato e aspirante dittatore/duce: “Nella mia borgata vige ordine e disciplina. Devi fare quello che dico io”.

Maria G. Di Rienzo

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8 novembre 2019: “Si sono visti nel pomeriggio, a Milano, Liliana Segre e Matteo Salvini. A casa della senatrice a vita. E non erano presenti altri esponenti politici né delle istituzioni. Il leader leghista si è presentato con la figlia.” (perché usare i bambini è roba da Bibbiano, mica da padri leghisti, ultracattolici, sovranisti, ballisti e pregiudicati… che peraltro non esistono, perché – parole di Salvini – “In Italia non esistono fascisti.”) (1)

Ricapitoliamo:

1. Liliana Segre propone l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, il Senato la approva con 151 voti favorevoli e le 98 astensioni di Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia. “Se ci si fosse limitati all’antisemitismo non avrei avuto problemi – sempre Salvini – Le commissioni etiche le lascio all’Unione Sovietica.”

2. Il 7 novembre scorso, valutando la gravità delle minacce rivolte a Liliana Segre tramite internet, il prefetto di Milano Renato Saccone le assegna una scorta. Salvini, sempre al centro dell’universo: “Anche io ricevo tante minacce.” Quelle che seguono sono illuminate opinioni dell’Italia che assai presumibilmente vota Salvini e gli altri astenuti e non le ho corrette perché possiate assaporarne tutta l’intelligenza:

Questa ebrea di m. si chiama Liliana Segre, chiedetevi che cazzo a fatto per diventare senatrice a vita stipendiata da noi ed è pro invasione?”

“Forse era meglio se rimaneva a fare la nonna Un’altra da mantenere!!!”

“Ebrea ti odio”

“X le sue cazzate ora paghiamo noi, come al solito, xché non se la paga lei la scorta? O se ne sta a casa a fare la calza, come tutte le ottantenni”

“Hitler non ai fatto bene il tuo mestiere”

“Più che altro se questa signora di 89 anni se ne stesse tranquilla con la sua famiglia non graverebbe su di noi per la scorta oltre che per lo spropositato stipendio pensionistico. Non ha già fatto abbastanza?”

“Scusate eh, ma per il web non c’è la polizia postale?”

“io non ho mai letto nulla di offensivo e di odio nei confronti della senatrice a vita,eppure di tempo sui social né passo!Se dovessi azzardare un’ipotesi direi che è la sinistra che ha organizzato tutta questa messa in scena,ha bisogno di odio per legittimare le solite nefandezze sugli avversari.”

“Si è fatta usare dal PD….se si teneva fuori non aveva bisogno della scorta, come la stragrande maggioranza degli ebrei in Italia! CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO/A”

“200 insulti e minacce AL GIORNO ? Io ho i miei dubbi. Mi sembrano di gran lunga trroppi, soprattutto tenendo presente che fino a questa storia della commissione la Segre non se la filava nessuno manco per caso.”

“mi chiedo perché non sia crepata con tutti gli altri”

Se lo chiedono tutti i sopravvissuti, infatti, e Liliana Segre è una dei venticinque ex bambini italiani deportati nei campi di concentramento che sopravvissero. Venticinque. In complesso, provenienti dall’intera Europa, ne sono morti un milione e mezzo. Non c’è un perché. C’è solo il “come” delle leggi razziali fasciste del 1938, dei rastrellamenti e delle deportazioni, il “come” del lavoro forzato, degli esperimenti eugenetici e delle camere a gas. Il “come” dell’odio, che è quanto la Commissione parlamentare voluta da Segre si propone di contrastare.

Łódź - campo concentramento bimbi

(Bambini del ghetto di Łódź avviati al campo di sterminio di Chełmno)

Ma naturalmente dobbiamo anche domandarci “che cazzo a fatto” questa donna, a paragone dell’idolo delle masse Matteo Salvini a cui, fedele al suo essere umana e coerente con le convinzioni che professa, ieri ha aperto la porta.

Liliana Segre ha ricevuto il numero di matricola 75190, tatuato sull’avambraccio, ad Auschwitz, all’età di 13 anni. Il resto dei deportati della sua famiglia è morto. E’ stata costretta a fabbricare munizioni per un anno. Nel gennaio 1945, dopo l’evacuazione del campo, ha affrontato la “marcia della morte” diretta in Germania ed è sopravvissuta. Il 1° maggio 1945 l’Armata Rossa ha raggiunto il campo di Malchow – Ravensbrück dove la ragazzina si trovava e liberato i detenuti.

La sua vita da adulta è stata per la maggior parte un intenso impegno pubblico affinché la memoria di ciò non andasse perduta e la sua storia non dovesse mai più ripetersi e, almeno a livello istituzionale, per ciò ha ricevuto riconoscimento:

2004 – riceve per iniziativa del Presidente della Repubblica (allora Carlo Azeglio Ciampi) l’Ordine al merito della Repubblica italiana;

2005 – riceve la Medaglia d’oro della riconoscenza della Provincia di Milano;

2008 – riceve la Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza dall’Università di Trieste;

2010 – riceve la Laurea Honoris Causa in Scienze Pedagogiche dall’Università di Verona;

2018 – è nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella;

poi ci sono una valanga di premi, due cittadinanze onorarie (Palermo e Varese) e così via.

Adesso chiediamoci però “che cazzo a fatto” l’uomo che vuole pieni poteri e ci informa ogni giorno sulle sue abitudini alimentari. Pesco a caso:

1999 – coordina il coro “Prefetto italiano, via da Milano!” nell’aula del consiglio comunale; si rifiuta di stringere la mano al Presidente della Repubblica (che a suo dire non lo rappresenta); è condannato per oltraggio a pubblico ufficiale a 30 giorni di reclusione (con la condizionale): aveva lanciato uova all’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema;

2009 – propone di riservare vagoni della metropolitana ai milanesi e “alle donne che non possono sentirsi sicure per l’invadenza e la maleducazione di molti extracomunitari”;

2013 – va a Bruxelles a manifestare contro l’Unione Europea e le sue “regole assassine”;

2014 – propone un referendum in Lombardia per chiederne l’indipendenza dalla Repubblica Italiana;

2016 – denunciato per vilipendio delle istituzioni costituzionali (la bambola gonfiabile paragonata a Laura Boldrini, allora Presidente della Camera dei Deputati) e vilipendio della magistratura (da lui definita “una schifezza”): quest’ultimo procedimento continua a slittare per i “legittimi impedimenti” del sig. Salvini; inoltre, dichiara pubblicamente la necessità di “ripulire le città dagli immigrati” dando a tale scopo “mano libera a Carabinieri e Polizia”;

2018 – indagato per sequestro di persona (caso nave Diciotti) e dopo sei mesi di tira e molla salvato dal Senato che nega l’autorizzazione a procedere nel 2019;

2019 – condannato per violazione di copyright dal Tribunale di Francoforte per aver utilizzato senza permesso la foto di un giornalista tedesco; denunciato per diffamazione da Carola Rackete; indagato per uso illegittimo dei voli di Stato; Russiagate

Liliana Segre è in Senato da un anno e qualcosa e gli individui che ho citato sopra sono assai preoccupati dal “costo” della sua presenza: però continuare a mantenere Salvini (da vent’anni almeno) sta loro benissimo – i suoi contributi a una società incivile sono, com’è visibile, davvero impareggiabili.

Maria G. Di Rienzo

(1) Doveroso update sulla vicenda, in poche ore abbiamo avuto:

Marcia indietro – Caso Segre, Salvini a sorpresa non conferma l’incontro con la senatrice: “La vedrò più avanti”

Vittimismo e sotteso paragone insultante – “A me è appena arrivato un altro proiettile ma io non piango”

Mistificazione grottesca di un episodio banale (un uomo per strada grida in dialetto a Salvini “Sei la vergogna d’Italia”) – “Napoli: sventata aggressione a Salvini dalla sua scorta”

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28 ottobre 2019 – Risultati delle elezioni in Umbria: Salvini entra nel palazzo della Regione alle due del mattino e, dicono i giornali, “stappa una bottiglia di spumante sulle note del ‘Vincerò’ pucciniano e arringa i suoi: “I signori Zingaretti, Conte, Di Maio che occupano abusivamente il governo hanno i giorni contati”.

Allora, musica per musica:

woody

“Vi dirò, fascisti,

e ne sarete sorpresi,

la gente in questo mondo

si sta organizzando

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere”

(“All You Fascists” – testo Woody Guthrie, musica Billy Bragg)

“Se avete una lista nera voglio essere in essa”

(“Waiting for the Great Leap Forward”, testo e musica Billy Bragg)

“Mentre i cieli si schiariranno

noi ci solleveremo sognando;

costruiremo la nostra città dalle ceneri

di quando il mondo bruciava.”

(“World’s on Fire” – testo Woody Guthrie, musica Jay Farrar)

Trad. MG Di Rienzo

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Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano – per sempre. (George Orwell, “1984”)

incivili

Da Repubblica, oggi: “Questa mattina a Bettola alla Festa della Bortellina (specialità culinaria piacentina, ndr) abbiamo anche arrestato la Rachete (refuso della scrivente, ndr) con un finto Salvini (cartonato)”. Lo scrive sulla sua bacheca di Facebook la deputata della Lega Elena Murelli allegando alcune foto e un breve video in cui si vede una finta capitana della Sea Watch Carola Rackete impersonata da un figurante con parrucca bionda che viene gettata a terra e poi arrestata da un finto Salvini (con felpa e maschera del leader del Carroccio), che si avvicina all’arrestata dicendole “ti abbiamo preso eh?”, sotto gli occhi di una finta Merkel con una ridicola gonnellina gialla che si avvicina per mettere un piede in testa alla finta Rackete. Nel video la parlamentare piacentina assiste divertita alla gag avvenuta a Bettola, nel Piacentino (paese di nascita di Pier Luigi Bersani) accanto al senatore leghista Pietro Pisani, poi entrambi posano per alcune foto ricordo con i figuranti.”

Se (al cittadino comune) gli si consentisse di avere contatti con stranieri, scoprirebbe che sono persone come lui e che la maggior parte di quanto gli è stato detto di loro è pura menzogna. (op. cit.)

se questo è un sindaco

Da Repubblica, oggi: “A calcioni nel suo paese”: a Gallarate sindaco leghista scrive post contro un tunisino, ma era la vittima del reato. Un 60enne italiano con problemi psichici incendia l’auto di un tunisino, ma il sindaco inverte la notizia e scrive un post contro quest’ultimo. (…)

A distanza di qualche ora – ma questa volta dal suo profilo privato, il sindaco ha scritto un lungo post attaccando chi aveva fatto notare il suo errore e i giornali (ancora una volta in stile Salvini), come se l’errore commesso fosse di poco conto: “Ho riconosciuto che ho letto male una notizia e dopo aver scritto un post sbagliato l’ho rimosso in 6 minuti. E che succede? Apriti cielo, le opposizioni ferragostane, più attente a seguirmi su Facebook che alle loro vacanze, non vedevano l’ora di potermi attaccare…haters di professione idem…ma il clou lo raggiunge la carta stracciata che delle notizie false, dei finti scoop a pagamento ci campa che mi condanna per aver scritto un post errato (cancellato dopo 6 minuti, con l’ammissione di aver sbagliato). (…)”

Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere. (op. cit.)

“Nineteen Eighty-Four” – “1984” di George Orwell fu pubblicato nel 1949. E’ la visione di un futuro distopico in cui uno stato totalitario ha il controllo assoluto su ogni azione e persino sul pensiero della popolazione: il Grande Fratello vi guarda e ha pieni poteri. Se non l’avete ancora letto, ve lo consiglio caldamente.

Maria G. Di Rienzo

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