Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘cuore’

Cuor di cavalla

ada

(“How to Triumph Like a Girl” – “Come trionfare da ragazza”, di Ada Limón – in immagine sopra – poeta contemporanea. Trad. Maria G. Di Rienzo)

Mi piacciono di più le cavalle,

il modo in cui fanno sembrare tutto facile,

come il correre 40 miglia all’ora

fosse divertente quanto fare un sonnellino, o brucare.

Mi piace la spavalderia delle cavalle,

dopo che hanno vinto. Alte le orecchie, ragazze, alte le orecchie!

Ma principalmente, siamo onesti, mi piace

che siano femmine. Come se questo grande

pericoloso animale fosse anche una parte di me,

come se da qualche parte dentro questa delicata

pelle del mio corpo, pompasse

un cuore da cavalla di 8 libbre,

gigante per potere, pesante di sangue.

Non volete crederlo?

Non volete sollevare la mia camicia e vedere

l’enorme macchina geniale che batte

che pensa, no, che sa

che arriverà prima.

white wild female horse - rana al rawi

Read Full Post »

(“Dear Bastards”, di Katherine Davis, poeta e femminista contemporanea, di origine statunitense, che vive in Canada. Trad. Maria G. Di Rienzo. L’immagine ritrae il “Monumento alla Lavoratrice Ignota” di Louise Walsh, che si trova a Belfast in Irlanda del Nord.)

Unknown woman worker

Gli uomini mi hanno estraniata dalla mia mente e dal mio corpo, hanno

sbattuto contro di me, che ancora sgambettavo, una lastra di pietra dei Dieci Comandamenti,

hanno succhiato le mie lacrime con un aspirapolvere, mi hanno iscritta a

gare di ignoranza, dove sono stata drogata e messa in posa con

un bikini rosso, per rispondere a domande banali mentre andavo sui pattini a rotelle.

Ma il rossetto attorno alla mia bocca balbettava un rosa disfatto,

i miei seni si afflosciarono, i miei capelli erano unti. Inutile per competere

contro altre donne, fui messa in piedi nuda come

modello anatomico, mentre dottori davano lezioni a mucchi di aspiranti

specializzandi, tutte le generalizzazioni basate sullo studio del patriarcale.

Informata ripetutamente che i miei sentimenti erano impossibili, ho scavato cunicoli

sotto la mia pelle, ho fatto il bagno in sangue ossigenato, energia vitale, ho costruito

un palazzo interiore fino a che sono stata vecchia e istruita e molto lontana dai

despoti, per conquistare una fredda montagna ho scavato le fondamenta in profondità nella roccia,

eretto un monumento a tutto quel che sono diventata, nonostante, a causa di, un

razionale, compassionevole cuore, eroe del confronto e dell’affronto.

Read Full Post »

beatrice offor

“I sentieri che si incrociano

si incroceranno di nuovo.

Quel che filo dall’arcolaio

è niente di niente

salvo il bisogno,

il bisogno di filare

della seta di anime

che sussurrano, sussurrano,

della seta di anime

che sussurrano a me.

Parlami, cuore.

Tutte le cose si rinnovano.

I cuori guariranno

oltre la curva.

I sentieri che si incrociano

si incroceranno di nuovo.”

(dal testo di “Paths that cross”, Patti Smith, trad. Maria G. Di Rienzo)

Oltre quattromila morti e la fila dei mezzi dell’esercito che trasporta le bare. Era scontato che mi sarei chiesta cosa diamine faccio qui. Poi ho ricordato che qualcuna aveva già trovato la risposta da tempo.

Read Full Post »

Vago sospetto

(“Heartland”, di Ana Božičević – in immagine – poeta, traduttrice, insegnante e “cantante occasionale” di origine croata. Uno dei suoi libri di poesie, “Rise in the Fall”, ha vinto il Lambda Award. Il testo qui sotto viene dalla raccolta “New Life”. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

ana

Ho un vago sospetto

che il mio cuore non sia mio

da poterlo dare.

Vive su una montagna

sepolto in un campo

sotto miglia di terra.

Compiango la sciocca, per lo più me stessa,

che lo deve scavare fuori.

Ho l’idea

di tentare di portare qualcuno là

tanto per cambiare,

indicare il terreno, dicendo

il mio cuore è qui dentro,

fai qualcosa.

Ogni volta in cui ha vacillato su di te

è stato perché era così

lontano, la connessione distante –

Il tuo cuore batte vicino

al mio torace vuoto mentre il mio

invia segnali all’esterno

da un frutteto

attraverso l’oceano.

Vieni e scoprimi dice

e altre cose perfette.

Read Full Post »

Ci siete tutte/i

Ehilà sodali, sembra che in quel di Facebook si siano resi conto che questo blog non è una succursale dell’inferno (meglio tardi che mai), per cui vi è di nuovo permesso condividerne i contenuti.

So che in molti vi siete mobilitati a mio favore – non ne dubitavo – e vorrei ringraziarvi: in particolare Chiara, Alessandra, Nicoletta, Giovanni e Gianluca (voi sapete chi siete) – persone splendide che mi sono care da tempo e per un’infinità di motivi.

Ma ognuno/a di voi ormai sa di avere un posto nel mio cuore: lo rammendate quando si strappa un po’, lo fate respirare quando sta soffocando e lo riempite di idee e di storie grazie alle quali continua ostinatamente a pulsare.

Lo vedete qui sotto? Ci siete tutte/i. Ancora grazie.

Maria G. Di Rienzo

flower heart

Read Full Post »

Strano

(“When Gender Got Really Queer”, di April Penn – in immagine – poeta contemporanea e attivista ambientalista e per il cambiamento sociale. Trad. Maria G. Di Rienzo. Il titolo contiene un gioco di parole intraducibile su “queer”, che ha sia il significato di “strano” sia il significato di “persona LGBTI”. Devo anche dirvi che sono un po’ invidiosa della maglietta di April, la cui scritta recita: Non tutte le streghe vengono da Salem.)

April Penn

QUANDO IL GENERE DIVENNE DAVVERO STRANO

Mi sono svegliata una mattina,

e c’era una strana luce viola

che pulsava al centro del mio petto,

e io non sapevo cosa fare.

Non faceva male.

Non ho pensato fosse il tipo di malattia

per cui si va al Pronto Soccorso.

Non ero nemmeno sicura che fosse una malattia.

La mia paura disse, Questo potrebbe essere qualcosa di sbagliato in te.

Il mio cuore disse, Questo è bellissimo.

light

Read Full Post »

Non aspettare

(“In loving Memory”, di Aldeli Albán Reyna, trad. Maria G. Di Rienzo. Aldeli è una giovane poeta, scrittrice e cantastorie afro-peruviana che vive a Montréal, in Canada. Ha conseguito diplomi universitari in studi di genere, spagnolo e italiano. Fa parte di Mujer, un’organizzazione che promuove i diritti e la libertà delle donne latino-americane – di cui ho già parlato qui – e dell’YWCA come coordinatrice di vari progetti, fra cui quelli che affrontano la violenza di genere. E’ anche una delle organizzatrici dell’annuale Conferenza sull’Arte Femminista.)

jardin de suenos

Il mio cuore ha implorato la mia testa

sii più gentile con te stessa”.

Cocciutamente, lei mi ha negato riposo.

Pensa. Fai. Non provare emozioni.

Ha battuto più veloce, sempre più veloce,

sino a lasciar uscire un fievole sussurro:

non aspettare sino a che il mio tambureggiare si fermi

per ricordare quanto profondamente ti ho amata.

we love you

Read Full Post »

(“A Letter To All Women Who Have Been Told To Quieten Down, Speak Softer and Be Less Angry”, di Mohadesa Najumi per The Feminist Wire, 29 novembre 2013, trad. Maria G. Di Rienzo. Mohadesa è una giovane studente femminista.)

Dedicato a mia madre, Kateryna, Hala, Kim, Gabby e Buonasahra.

Heart Fire

Cara donna a cui è stato detto di calmarti, di parlare a voce più bassa e di essere meno arrabbiata per tutta la tua vita, tu hai pensato che se parlavi meno, e in tono più sommesso, lui non avrebbe notato la rabbia trasudare dai tuoi polmoni sotto forma di parole.

Ti senti come il fuoco in un oceano. Per la maggior parte del tempo metti in questione te stessa. Ti chiedi se sei una delinquente che subisce un processo perché ha la bocca grande.

Ti chiedi se la tua voce è troppo alta, se sei troppo intransigente e se sei troppo dannatamente furiosa.

Ti è stato insegnato ad abbozzare, assorbire, e il retro del collo qualche volta ti fa male da quanto annuisci.

Ogni domanda che fai in classe comincia con “Scusate”.

Ti si fa sempre sentire come se tu stessi violando qualcosa con le tue opinioni, come se le tue parole fossero un fardello da portare.

Io ti conosco. Io so chi sei, so come ti senti e cosa passa per la tua mente intricata. Io sono te.

Ti è stato detto che la tua rabbia è controproducente. Che stai solo sprecando energie e che – questa è la parte che ti ferisce di più – tu hai troppa passione. Tu non riesci a capire come qualcuno possa avere troppa passione. Ti chiedi se a tuo fratello, ai tuoi colleghi e amici maschi, è stato mai detto che sono troppo appassionati.

Ricordi tua madre dirti di parlare meno, mentre tuo fratello domina la discussione a tavola. Lui, lo chiamano “sicuro di sé”, e te, ti chiamano “focosa”. Ti sei chiesta perché lui doveva essere l’oceano e tu dovevi essere il fuoco.

Hai fatto pratica del parlare dolcemente allo specchio, ma persino allora non riuscivi a riconoscerti nel riflesso e ti odiavi perché stavi tentando di cambiare. In questo modo non troverai un uomo., hai detto a te stessa, Nessuno vuole una ragazza che è interamente fuoco.

Ti sei ripromessa di non arrabbiarti più tanto facilmente. Hai fissato un sorriso vacuo sulla tua faccia, ma non ci ha creduto neppure il tuo gatto. Ti sei data l’obiettivo di respirare e riflettere prima di dire qualsiasi cosa che suonasse “arrabbiata”. Non ha mai funzionato.

Un giorno hai incontrato un uomo che ha sorriso mentre alzavi la voce e ha guardato la tua lingua arrotolarsi nella bocca come se stesse guardando un’opera d’arte. Amava il tuo fuoco. Ma anche lui ha messo in questione che tu fossi ascoltata. Ti ha chiesto di essere meno rozza con sua madre e i suoi amici. Ogni tanto ti urla dietro. Ma, tu dici a te stessa che te lo meriti.

Nessuno può contenere la tua passione, la tua rabbia, la tua anima. Sono tue e ti adornano. Tu detesti doverle soffocare per chiunque.

La parte peggiore dell’essere meno arrabbiata è la fatica che ciò richiede. La rabbia è una residente fissa nel tuo corpo. Tutti gli anni in cui ha soppresso la tua sessualità per gli altri, i dubbi sul tuo corpo, la pressione da chiunque attorno a te affinché tu diventassi una versione minore di te stessa: come puoi NON essere arrabbiata?

Ci si aspettava da te che tu guardassi con occhi splendenti, mentre tuo padre piantava bombe a grappolo nel cuore di tua madre? Gli shrapnel ti hanno colpita duramente e tu hai pianto ogni volta in cui hai visto tua madre tremare all’ingiuria.

Il tuo insegnante, il leader della tua congregazione religiosa, tuo zio, tutti hanno detto che maneggiarti è troppo difficile. Come potrà mai tenere un marito con sé, con questo tipo di carattere?, hanno detto prendendoti in giro. Tu sei solo rimasta là ferma, a pensare come li avresti smentiti.

Tutte queste discussioni con uomini che insistono a dirti come stai esagerando.

Le infinite volte in cui ti hanno chiamata “teatrale”.

L’esclusione. La solitudine. L’isolamento.

Ma – il tuo spirito, il tuo fuoco, la tua rabbia, prevalgono sempre.

Alla donna a cui è stato detto di calmarsi, di parlare a voce più bassa e di essere meno arrabbiata per tutta la sua vita: tu sei il mio cuore in forma umana. Non vorrei vivere in un mondo in cui tu non esisti.

Read Full Post »