(“Dear Bastards”, di Katherine Davis, poeta e femminista contemporanea, di origine statunitense, che vive in Canada. Trad. Maria G. Di Rienzo. L’immagine ritrae il “Monumento alla Lavoratrice Ignota” di Louise Walsh, che si trova a Belfast in Irlanda del Nord.)
Gli uomini mi hanno estraniata dalla mia mente e dal mio corpo, hanno
sbattuto contro di me, che ancora sgambettavo, una lastra di pietra dei Dieci Comandamenti,
hanno succhiato le mie lacrime con un aspirapolvere, mi hanno iscritta a
gare di ignoranza, dove sono stata drogata e messa in posa con
un bikini rosso, per rispondere a domande banali mentre andavo sui pattini a rotelle.
Ma il rossetto attorno alla mia bocca balbettava un rosa disfatto,
i miei seni si afflosciarono, i miei capelli erano unti. Inutile per competere
contro altre donne, fui messa in piedi nuda come
modello anatomico, mentre dottori davano lezioni a mucchi di aspiranti
specializzandi, tutte le generalizzazioni basate sullo studio del patriarcale.
Informata ripetutamente che i miei sentimenti erano impossibili, ho scavato cunicoli
sotto la mia pelle, ho fatto il bagno in sangue ossigenato, energia vitale, ho costruito
un palazzo interiore fino a che sono stata vecchia e istruita e molto lontana dai
despoti, per conquistare una fredda montagna ho scavato le fondamenta in profondità nella roccia,
eretto un monumento a tutto quel che sono diventata, nonostante, a causa di, un
razionale, compassionevole cuore, eroe del confronto e dell’affronto.