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(tratto: “Arthur Conan Doyle Estate Sues Netflix’s ‘Enola Holmes’ For Depicting Sherlock As… A Feminist?”, di Aliza Pelto per Bust Magazine, luglio 2020, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

Il film “Enola Holmes”, in programma a settembre su Netflix, ha Millie Bobby Brown di “Stranger Things” come protagonista, nel ruolo della sorella minore di Sherlock e Mycroft Holmes. Basato sulla serie per giovani adulti del 2006 di Nancy Springer, segue l’adolescente Enola mentre indaga sul mistero della scomparsa della madre, rivelandosi a volte più arguta del suo talentuoso fratello detective.

enola book cover

La Conan Doyle Estate LTD, che sta facendo causa a Netflix, ai produttori statunitensi del film, a Nancy Springer, alla casa editrice Penguin Random House ed altri, sostiene che gli scritti di Springer, così come la rappresentazione che Henry Cavill dà del detective nel film summenzionato, vanno direttamente contro il personaggio dei romanzi originali. “Nel mentre Sherlock Holmes è famoso per i suoi grandi poteri di osservazione e logica – recita la denuncia – è almeno altrettanto famoso per essere distaccato e privo di emozioni.”

Le prime storie di Sherlock Holmes, scritte dalla fine del 1800 agli inizi del 1900, sono ora disponibili e di pubblico dominio, nel senso che chiunque può adattare le storie stesse come meglio crede. C’è stato, tuttavia, un certo numero di racconti scritti durante la prima guerra mondiale in cui il detective dalla famigerata freddezza si trasforma in una persona più dolce e comprensiva. Queste storie più tarde sono ancora protette dal diritto d’autore, il che ha consentito agli amministratori dell’eredità di Conan Doyle di fare causa contro “Enola Holmes”. Nella denuncia si legge: “I romanzi di Springer fanno un esteso illegale uso della trasformazione operata da Conan Doyle per cui Holmes da freddo e critico diventa rispettoso e gentile nelle sue relazioni. Springer mette Enola Holmes al centro dei racconti e mostra Sherlock Holmes che all’inizio la tratta con distacco, per poi risponderle con calore e gentilezza.”

Questa, tuttavia, non è la prima volta che la Conan Doyle LTD tenta di denunciare una scrittrice per aver violato il diritto d’autore. Nel 2014 tentarono e fallirono di impedire all’autrice Laurie R. King di scrivere storie sul personaggio di fantasia Mary Russell, una donna detective che è ispirata da interazioni e amicizia con Sherlock Holmes.

Durante gli anni, abbiamo avuto dozzine di libri e di adattamenti cinematografici e televisivi su Sherlock Holmes. Alcuni dei più memorabili sono la serie tv degli anni ’80 “Le avventure di Sherlock Holmes”, i due filmi del 2009 e del 2011 con protagonista Robert Downey Jr., la serie della CBS “Elementary” in cui Lucy Liu era Watson e, naturalmente, la serie tv BBC Masterpiece Theater, “Sherlock”. Se la serie del 1984 si atteneva al ritrarre Holmes come un investigatore freddo e privo di emozioni, è difficile discernere se lo stesso possa essere detto per gli adattamenti successivi della storia. A differenza della situazione attuale e del caso Laurie R. King del 2014, la Conan Doyle LTD non ha mai fatto causa alle produzioni sunnominate, nonostante esse si siano prese la loro bella fetta di libertà nell’adattare Holmes in un personaggio più piacevole e rispettoso.

Di base, quest’intera faccenda ci lascia a cercare di dedurre perché le uniche due volte in cui gli amministratori dell’eredità di Conan Doyle presentano denunce, esse coinvolgono donne che scrivono di donne detective e delle loro relazioni con Holmes. Elementare, cari miei. Elementare.

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Legami familiari

(“Family Ties Unlaced”, di Kamilah Aisha Moon – in immagine – poeta e docente di scrittura creativa statunitense, nata nel 1973. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

Kamilah

LEGAMI FAMILIARI SLEGATI

Sono andata al Museo Smithsoniano di Arte Africana

per provare una connessione

Ho imparato un po’ di cultura

& visto manufatti ancestrali

La mia distante parentela

di là dall’acqua

Sento invece il baratro del negozio da articoli da regalo

dove cassieri neri fanno larghi sorrisi e chiacchierano

con clienti bianchi ma si trasformano

in figure di pietra

mentre battono alla cassa

i miei poster

portachiavi

& segnalibro

La mia distante parentela

di là dal bancone

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gollum berlino

“Il mio tesoro!”

(Murale di Eme Freethinker, Mauerpark, Berlino. Particolare di un’immagine di John MacDougall.)

In tempo di pandemia, anche Gollum sta ripensando le priorità della sua vita: voglio dire, provate a usare un anello al posto della carta igienica… disastro.

E allora, non fatelo.

Non inseguite modelli irraggiungibili, non distruggetevi per rispondere alle aspettative altrui, smettete di recitare il personaggio “appropriato” e vivete la vostra vita come volete, come ciò che siete.

La vostra felicità non dipende dall’approvazione di una giuria sociale, familiare, lavorativa, scolastica. Se vi concentrate sui “risultati” da ottenere nell’attenervi alle prescrizioni, la vostra felicità sarà sempre distante di un podio e l’ansia vi impedirà sia di godere dei singoli momenti di gioia sia di perseguire i vostri sogni.

Le vostre fondamenta e il vostro motore sono le persone che amate e che vi amano. Abbiatene cura. Davanti al pericolo, al bisogno, alla sofferenza tutto quel che avrete di prezioso per restare a galla e ripartire saranno le vostre relazioni.

Maria G. Di Rienzo

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alice wu foto di kc bailey

“Credo mi piaccia pensare che, come esseri umani, siamo più simili di quanto siamo differenti. Metto alla prova questa teoria creando storie che abbiano potenziale commerciale e poi le popolo di personaggi che di solito non si vedono sullo schermo. E, finora, la teoria ha tenuto. Ho visto questo in effetti con entrambi i miei film. Li ho fatti con un mucchio di specificità culturali… eppure sono sempre meravigliata da quanta gente, proveniente dai più disparati retroscena socio-economici, si sente di dire che è “la sua storia”. E credo che, almeno per me, ciò dia speranza. Se posso indurre un cinquantenne bianco e conservatore a identificarsi con un’immigrata cinese diciassettenne, lesbica non dichiarata – o con il suo depresso padre migrante vedovo – ho fatto il mio lavoro. Ogni volta in cui aumenti la capacità umana di provare empatia, hai vinto.”

Alice Wu, regista, intervistata da “Angry Asian Man”, 1° maggio 2020 (trad. Maria G. Di Rienzo).

https://lunanuvola.wordpress.com/2020/04/16/i-mille-volti-dellamore/

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26 aprile 2020 – Bergamo, uccisa a pugni e a calci in casa, arrestato dopo un mese il compagno.

“Una donna di 34 anni, Viviana Caglioni, è stata uccisa a calci e pugni dal compagno, Cristian Michele Locatelli, 42 anni, ora in carcere a Bergamo. La brutale aggressione risale ad un mese fa, nella notte tra il 30 e il 31 marzo, ma inizialmente il presunto aggressore, coperto anche dalla madre di lei, aveva riferito di una caduta. (…) Locatelli, dopo l’arresto, ha riferito agli inquirenti di avere picchiato la compagna per gelosia, pestandola con calci e pugni alla testa e all’inguine.”

Quattro giorni prima, è apparso sul Guardian un articolo di Anna Moore – relativo al raddoppiamento dei femicidi in Gran Bretagna durante il lockdown – di cui riporto un brano:

“Alison Young viveva in quarantena molto prima del Covid-19. Durante la maggior parte degli otto anni del suo matrimonio, suo marito le ha permesso di lasciare l’abitazione solo per “viaggi autorizzati”.

“Si trattava invariabilmente di spesa alimentare e, quando rientravo, lui controllava gli scontrini, il chilometraggio e ispezionava l’automobile in cerca di briciole nel caso io avessi mangiato qualcosa mentre ero fuori casa, cosa che non mi era permessa. – racconta – Se violavi le regole o ribattevi, non sapevi come lui avrebbe reagito. A volte mi lasciava riderci sopra, altre volte mi puntava un coltello alla gola: perciò, la paura non se ne andava mai. Era giusto sotto la superficie o si riversava all’esterno da ogni poro della pelle.” (…)

“Ho letto i rapporti relativi agli “omicidi da quarantena” e delle donne in disperato bisogno d’aiuto e la cosa è sempre descritta come gente che vive sotto pressione in un momento fuori dall’ordinario e perde la testa. – dice Young, che ora dirige un network non ufficiale a sostegno delle donne come lei – Quando lo stai vivendo non è affatto così. Si tratta di come i partner violenti si comportano quando non c’è su di loro uno sguardo pubblico. Si tratta di persone che usano ogni cambiamento di circostanze a proprio vantaggio e si adattano a qualsiasi nuovo modo di vivere restringendo massicciamente il controllo.”

La dott. Jane Monckton-Smith, ex ufficiale di polizia e criminologa forense all’Università di Gloucester, ha passato anni studiando centinaia di omicidi commessi da partner intimi, intervistando famiglie e professionisti nel campo della protezione pubblica, per riuscire a tracciare il lento andamento che va “primo incontro” a “omicidio”. Lo scorso anno ha pubblicato “Homicide Timeline”, in cui identifica le otto fasi attraversate da un assassino.

La prima è una storia, precedente alla relazione, di stalking, violenza domestica o controllo coercitivo. La seconda è la dichiarazione d’amore e il conseguente muoversi verso una relazione molto velocemente. La terza è un inasprimento delle misure di controllo: può riguardare le abitudini di spesa della partner, gli amici che lei incontra, i vestiti che indossa. “Prima del lockdown, la maggior parte dei “controllori” era nella fase tre.”, dice Monckton-Smith.

La fase quattro sulla sua scala è un “evento scatenante”, qualcosa che minaccia il senso di potere e controllo dell’assassino. “Spesso è la partner che interrompe la relazione, ma può essere tutta una serie di altre cose – il pensionamento, la disoccupazione, la malattia, un nuovo bambino.” O la quarantena. “Tutti gli abusanti sono ora nella fase quatto – dice ancora Monckton-Smith – Chiunque tu sia, il Covid-19 ti ha sottratto il controllo. Hai perso il controllo su dove puoi andare, cosa puoi fare e puoi persino aver perso il controllo delle tue finanze. Se stai con i figli 24 ore al giorno e sono troppo rumorosi, troppo disordinati, se la tua vittima si ammala o non è in grado di gestire i bambini e la casa nel modo in cui vuoi tu… Non sto dicendo che ognuno in questo stadio passerà all’omicidio, ma ogni abusante è ora più instabile e ad alto rischio. E se questa persona è impulsiva, o a proprio agio con la violenza, può attraversare assai rapidamente le fasi successive: acutizzazione, cambiamento di pensiero, pianificazione e omicidio.”

Alison Young riconosce questo schema sin troppo bene – per lei, l’evento scatenante fu perdere il lavoro. “Non c’erano colpe da parte mia, ci fu una ristrutturazione e il mio posto di lavoro non esisteva più. – dice – Mi ricordo seduta nel treno verso casa dopo che me l’avevano comunicato, così terrorizzata da non riuscire a distinguere le cose con la vista. Sapevo di doverglielo dire e sapevo cosa mi aspettava. Il mio impiego era stato ben pagato e lui non lavorava, perciò aveva bisogno che lo facessi io. Lui mi sottrasse la carta di credito della banca. Non mi era più permesso andare da nessuna parte perché, secondo lui, ogni volta in cui io uscivo era un costo in denaro.”

Vivendo assieme a lei una quarantena personalizzata, il partner di Young divenne più violento e meno prevedibile: “La faccenda si inasprì davvero in fretta. Mi minacciava con coltelli e mi stuprò molte volte.” Fu dopo che l’uomo cominciò a tirarla fuori dal letto mentre dormiva per trascinarla in giro per la stanza “come una bambola di stracci” che Young si rivolse a un’amica, la quale l’aiutò a scappare.”

Maria G. Di Rienzo

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Primo ricordo

(“First Memory”, di Louise Glück – in immagine – poeta contemporanea statunitense, trad. Maria G. Di Rienzo. Dell’Autrice, nata nel 1943, sono disponibili in italiano raccolte di poesie, compresa quella per cui ricevette il Premio Pulitzer, “L’iris selvatico”.)

louise

Molto tempo fa, ero ferita. Vivevo

per vendicare me stessa

contro mio padre, non

per quel che lui era –

per quel che ero io: sin dall’inizio del tempo,

nell’infanzia, ho pensato

che il dolore significasse

che non ero amata.

Ciò voleva dire che amavo.

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Jacqueline

Quest’anno è uscito il 111° libro di Jacqueline Wilson (74 anni, in immagine), rinomata Autrice per bambini/e e ragazzi/e con molte opere disponibili in italiano come Fotocoppia, Piantatela!, Bambina Affittasi, Alla faccia dell’Angelo, La mamma tatuata, La bambina nel bidone, ecc.

Molti dei suoi libri affrontano tematiche complesse come l’adozione, il divorzio e la malattia mentale e le rendono accessibili al suo giovane pubblico.

L’ultimo testo dato alle stampe si chiama “Love Frankie” e Jacqueline ha assicurato in un’intervista, concessa a The Guardian il 4 aprile, di averci messo “cuore e anima”: sapeva, ha detto anche, che il libro avrebbe “fatto un po’ di luce” sulla sua vita privata. Infatti, poiché si tratta di “un libro veritiero e onesto su una ragazza che si innamora di un’altra ragazza”, il mondo si è accorto di colpo che Jacqueline Wilson vive felicemente da 18 anni con una compagna, Trish, e sono partiti i titoli sul “coming out” della scrittrice.

“Non sono mai realmente stata chiusa in qualsiasi tipo di armadio. – ha specificato al Guardian – Questa sarebbe storia vecchia per chiunque sappia di me almeno un poco. Persino la più vaga delle nostre conoscenze sa alla perfezione che siamo una coppia.” E alla domanda sul perché non abbia messo più personaggi LGBT nei suoi libri, Jacqueline ha risposto serafica: “Io scrivo storie su bambine e bambini che hanno problemi e non vedo assolutamente nessun problema nell’essere gay.”

Maria G. Di Rienzo

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Un esempio: la Malesia è in quarantena come gran parte del resto del mondo. Il governo dà istruzioni ai cittadini su come comportarsi e il Ministero per gli affari delle Donne (che comprende l’occuparsi di bambini, disabili, welfare ecc.) coglie l’occasione per intervenire.

Una serie di post ministeriali su Facebook è dedicata alle mogli: che dovrebbero “evitare di assillare i mariti lagnandosi”, parlare imitando la voce di Doraemon (gatto-robot giapponese dei fumetti che è molto popolare da quelle parti), truccarsi e vestirsi bene, lasciando da parte il “look casual”.

Al 31 marzo il Ministero – che è retto da una donna – di fronte alle proteste ha già cancellato l’intera serie e, a dimostrazione che tutto il mondo è paese, si è scusato concedendo che “i consigli possono aver offeso qualche persona”. Nella nota ha aggiunto che le comunicazioni saranno “più ponderate in futuro”, ma ha anche ribadito che i suggerimenti miravano a “mantenere relazioni positive fra i membri della famiglia durante il periodo in cui lavorano da casa”.

Notate che, dall’inizio del lockdown il 18 marzo, la linea telefonica d’aiuto per le persone vulnerabili (gestita dal governo) che comprende le vittime di violenza domestica ha avuto il 50% in più di chiamate.

Il problema della menata “se ho offeso qualcuno mi scuso” è che non mette minimamente in discussione le azioni contestate. Restano “opinioni” con intrinseca validità e come tali meritevoli di rispetto: forse, il “se” questo implica, alcune persone si sono risentite a causa delle loro specifiche sensibilità, ma ciò non toglie nulla al valore e alla bontà delle intenzioni con cui le azioni sono state intraprese. Id est, che le mogli facciano delle loro vite quotidiane un carnevale atto a compiacere i mariti, vestite e pitturate a festa e cinguettanti con la vocina (stridula) di Doraemon resta rubricato come “mantenere relazioni positive fra i membri della famiglia”.

doraemon - nobita

(Visto? Se lo fate, i vostri mariti vi abbracceranno piangendo di gioia come fa Nobita con Doraemon.)

Noi abbiamo a che fare con questo tipo di manipolazione ogni giorno. Le scuse, le quali arrivano sempre dopo che le rimostranze e la pubblicità negativa hanno assunto abbastanza peso da far presagire un calo di popolarità dell’opinionista di turno, sono completamente false soprattutto perché completamente fuori bersaglio. Non è mai un’assunzione di responsabilità, del tipo “Mi rendo conto che questa cosa è sbagliata e ingiusta, che discrimina e alimenta diseguaglianza e violenza.”, è piuttosto una tecnica di gaslighting in cui chi ha sollevato la questione viene disorientato e indotto/a a dubitare delle sue stesse percezioni: Io non ho fatto proprio un bel niente, questa cosa non è violenta di per sé, sei tu a esserti sentito offeso/a per qualche tua ragione personale, probabilmente hai problemi, se sei una donna devi essere poco attraente per gli uomini e quindi li detesti ecc. ecc. ecc.

Conclusioni? 1) I sociopatici privi di cure adeguate sono un numero considerevole sull’intero pianeta; 2) i conniventi che li assecondano per proprio tornaconto anche; 3) ce ne sono davvero troppi in posizioni di potere, comando e controllo; 4) le conseguenze del condonare o giustificare o addirittura consigliare il loro comportamento aumenta la violenza, in particolare la violenza di genere, in modo direttamente esponenziale.

Maria G. Di Rienzo

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Dear Eunsong, I write you here just in case, because I answered your email but received a delivery status notification: “The recipient server did not accept our requests to connect. We’ll try to forward the message for the next 46 hours” (Why 46, anyway? 48 were too common, or even vulgar? Did they try for two hours without telling me? Joking!).

I’m not sharing our correspondence here, I only want you to know that I’m well, in the midst of the pandemic chaos but holding my ground, and that I hope you’re well too. With love, Maria

girl standing between two trees

(Questo è per la mia amica Eunsong che non riesco a contattare, voi potete rileggere una sua poesia:

https://lunanuvola.wordpress.com/2017/04/19/uno-studio-sul-futuro/)

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