Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘guarigione’

Her Healing Heart di Juli Cady Ryan

(senza titolo) – Izumi Shikibu (976 – 1033, approssimativamente) poeta e scrittrice giapponese.

Sebbene il vento

soffi in modo terribile qui,

la luce lunare pure filtra

tra le tegole del tetto

di questa casa in rovina.

Reading di poesia – Anna Swir (Anna Świrszczyńska, 1909 – 1984), poeta polacca.

Sono arrotolata a palla

come un cane

che ha freddo.

Chi mi dirà

perché sono nata,

perché questa mostruosità

chiamata vita.

Il telefono suona. Devo tenere

un reading di poesia.

Entro.

Un centinaio di persone, un centinaio di paia d’occhi.

Guardano, aspettano.

Io so cosa.

Si suppone che io dica loro

perché sono nati,

perché c’è

questa mostruosità chiamata vita.

Intera e di valore – Jennifer Williamson, poeta statunitense contemporanea.

Un miracolo si riconosce non solo dalla sua pienezza,

ma dalla sua vuotezza.

Anche un foglio di carta vuoto è un miracolo,

così come il cielo ha valore anche se

le stelle si nascondono.

(trad. Maria G. Di Rienzo)

E infine… un messaggio per il mondo intero: guarisci presto!

get well 2

Read Full Post »

(tratto da: “Yazidi girls sold as sex slaves create choir to find healing”, di Emma Batha per Thomson Reuters Foundation, 4 febbraio 2020, trad. Maria G. Di Rienzo.)

Quando Rainas Elias aveva 14 anni, i militanti dello stato islamico invasero la sua terra natale yazida nel nord dell’Iraq, la rapirono e la vendettero a un combattente che la stuprò e la torturò ripetutamente prima di venderla a un mostro ancora più brutale.

Due anni dopo la sua fuga, Elias sta visitando la Gran Bretagna questa settimana con un coro creato dalle sopravvissute alle atrocità dell’Isis.

Le ragazze, che hanno dai 15 ai 22 anni, dicono che il coro fornisce loro amicizia, guarigione e una fuga dai ricordi traumatici che le perseguitano.

“Sono molto felice con loro. Questo mi ha aiutata molto psicologicamente.”, dice Elias tramite un’interprete dopo la performance al Conservatorio musicale di Londra.

Il coro ha cantato all’Abbazia di Westminster e si esibirà in parlamento alla presenza del principe Carlo, da lungo tempo patrono di AMAR, un’organizzazione umanitaria che dà assistenza alla riabilitazione delle ragazze in Iraq.

yazidi choir

(il coro durante un’esibizione a Greenwich, immagine di Thomson Reuters Foundation / Morgane Mounier, 3 febbraio 2020)

La comunità yazida in Iraq, stimata in 400.000 persone, è una minoranza curda la cui fede combina elementi del cristianesimo, dello zoroastrismo e dell’islam.

L’Isis, che li considera adoratori del demonio, ha ucciso e rapito migliaia di yazidi dopo aver scatenato un assalto nel 2014 nella loro area del monte Sinjar, in quello che le Nazioni Unite hanno definito genocidio.

Sebbene i militanti siano stati cacciati tre anni fa, gli yazidi per la maggior parte vivono ancora nei campi profughi, troppo spaventati per fare ritorno. (…)

La musica è centrale per la religione e la cultura yazida, ma non è mai stata scritta su spartiti o registrata. Il virtuoso del violino Michael Bochmann ha lavorato con i musicisti yazidi e AMAR per registrate la musica antica. Martedì scorso, Bochmann e il coro hanno consegnato l’archivio alla biblioteca dell’Università di Oxford.

Il progetto mira anche a proteggere la musica yazida insegnandola alle centinaia di giovani nei campi. Sebbene tradizionalmente sia eseguita da uomini, circa metà di coloro che stanno imparando sono ragazze e donne, dal che Bochmann è deliziato. Ha detto che il coro sta avendo un effetto di trasformazione.

“E’ straordinario come la loro fiducia in se stesse sia aumentata. – ha detto Bochmann a Thomson Reuters Foundation – La grande cosa della musica è che ti fa vivere qui ed ora. Più di qualsiasi altra forma d’arte, può renderti felice nel momento presente.” (…)

La maggior parte delle coriste non vuole raccontare la propria storia, ma Elias era disposta a parlare. “Non credo mi riprenderò mai dalle esperienze che ho fatto.”, ha detto la giovane che ha passato tre anni in prigionia.

Elias è stata venduta tre volte a differenti uomini dopo che il suo rapimento l’ha condotta in Siria. Il secondo, di nazionalità saudita, morì mentre lei era incinta. Fu venduta in stato di gravidanza a un marocchino che la stuprava “come un mostro”, fino a sei volte al giorno.

Restò incinta due volte ma ambo le volte perse i bambini e attribuisce in parte il primo aborto spontaneo alle torture. La sua famiglia pagò il suo riscatto di quasi 11.000 euro nel 2017, ma l’Isis non la lasciò andare. Sua sorella e due suoi fratelli sono nella lista degli yazidi di cui ancora non si sa nulla.

Alcune coriste erano ancora più giovani di lei quando furono rapite. Una ragazza fu venduta cinque volte a stupratori dell’Isis dopo essere stata rapita all’età di 11 anni. Un’altra ne aveva nove quando fu costretta a diventare una schiava domestica. La sua forma minuta suggerisce quanto poco le dessero da mangiare.

Elias, che ha ora 19 anni, dice che la comunità internazionale dovrebbe essere d’aiuto nel soccorrere chi è ancora prigioniero ed assicurarsi che gli yazidi non siano di nuovo perseguitati. E’ il messaggio che il coro sta portando a leader politici e religiosi durante il suo viaggio in Gran Bretagna. Sebbene gli uomini dell’Isis siano stati sconfitti, gli yazidi dicono che non se ne sono andati e che potrebbero ripresentarsi.

“Il pericolo è ancora là. L’unica cosa che può salvarci è l’impegno mondiale a proteggerci. – ha detto Elias – Quello che ho sperimentato, la tortura e lo stupro, non lo posso dimenticare. E’ ovvio che ho ancora paura.”

P.S. – Potete ascoltare il canto delle ragazze qui:

https://www.youtube.com/watch?v=OCWheGSp1EQ

Read Full Post »

gordas

Alla richiesta di presentarsi, le donne colombiane in immagine qui sopra rispondono così:

“Colectiva Feminista Gordas sin Chaqueta (“Collettiva Femminista Grasse senza Giacca”) è un’organizzazione femminista che cerca di contribuire alla trasformazione culturale della violenza esercitata sui corpi delle donne, così come degli stereotipi che riproducono diseguaglianza nel contesto del patriarcato. Entro il 2020, l’organizzazione mira a essere riconosciuta a livello locale, nazionale e internazionale per il suo contributo alla trasformazione degli stereotipi che riproducono la violenza nel più largo sistema patriarcale.

Internamente, il gruppo crede che il suo più grande successo consista nell’essere state in grado di creare uno spazio di affetto per guarire dalle ferite inflitte dal “machismo” nelle vite delle donne. Esternamente, le donne del gruppo credono sia molto importante riuscire a mobilitare spazi per incontri, riflessioni e costruzione collettiva di attrezzi per la guarigione e la resistenza fra le donne della città di Bogotà. Esse tengono in considerazione anche l’impatto creato sulle vite altrui da ciò che hanno prodotto: documentari, mostre fotografiche, seminari, canzoni, programmi, testi eccetera, come un significativo successo.”

Ledys Sanjuan, del fondo per giovani femministe FRIDA che ha finanziato il gruppo – https://lunanuvola.wordpress.com/2014/07/06/frida/ – ha passato con loro le scorse vacanze invernali e qui c’è la traduzione di una parte del suo resoconto:

“Le donne in tutto il mondo affrontano la pressione ad apparire in uno specifico modo per essere “desiderabili”. I nostri corpi sono i campi di battaglia delle corporazioni, dei governi e degli uomini patriarcali. Questa “desiderabilità” ha ripercussione sulle nostre possibilità di impiego, sul nostro status sociale e persino su come giudichiamo noi stesse.

Gordas sin Chaqueta mira alla guarigione dalle aspettative sociali di perfezione e al potenziamento di noi stesse affinché noi si ami i nostri corpi e quelli delle altre, così come sono. Il loro slogan è “Siamo più forti facendo gruppo di quanto lo siamo da sole” e io ho scoperto che non è mai stato così vero. In compagnia – oltre venti donne di tutte le forme e le taglie – abbiamo iniziato un viaggio di guarigione, comunità e amore reciproco. Abbiamo usato arte, giochi, esercizi, musica e danza per entrare in contatto con i nostri corpi, guarire dal trauma e muoverci dalla vittimizzazione a potenti identità femministe. Sono più forte oggi, perché ho un branco di giovani femministe che mi guardano le spalle.”

gordas2

Grazie, care Gordas: quel “senza giacca” che io credo di interpretare correttamente come “non mi copro di certo per farvi un piacere” mi ha aperto il cuore. Ognuna di voi è hermosa y preciosa più di quanto io sappia esprimere. Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

Guarigione

(“Recovery”, di Odelia Fried, trad. Maria G. Di Rienzo. Odelia – in immagine – è una giovane poeta, scrittrice e attrice che vive a New York. La punteggiatura e l’assenza di maiuscole della traduzione sono conformi al suo testo.)

odelia

GUARIGIONE

io, un’astronoma che tenta di mappare

le stelle spinta a colpi di spillo negli spazi vuoti

dentro di me.

all’inizio, ero

ubriaca del mio stesso dolore, emettevo un

odore non diverso da una formaldeide dolce in modo nauseabondo.

la gente mi seguiva, con le mascelle in movimento,

facendo domanda dopo domanda dopo domanda

eccomi qui,

la mia gola, il mio polso, la curva delle mie costole,

il mio cuore,

tutto disteso sotto i cieli come un sacrificio,

consacrato con l’unzione e così via,

preparata per l’intera vita a mangiare solo la mia stessa fame

preparata per indossare solo lo spazio negativo da me creato

io sono cambiata

io sono pronta

io sono pronta

non voglio più morire

Read Full Post »

Guaritrice

(“Medicine Woman”, di Molly Remer – poeta, femminista e sacerdotessa contemporanea. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

Woman healer

Colei che guarisce

Tendendo all’esterno

forti mani

duttili polsi

tocco purificante

mette la tua mano nelle sue

e tu la senti…

Energia

che passa dall’una all’altra

canale di grazia

e riparazione.

Reintegrazione

La Donna Medicina ti ricorda

di dormire quando sei stanca

di mangiare quando hai fame

di bere quando hai sete

e di danzare

senza ragione alcuna.

La Donna Medicina

Lascia che fasci le tue ferite

che applichi balsamo alla tua anima

che ti tenga stretta

contro la sua spalla

quando hai bisogno di piangere.

La Donna Medicina

guaritrice della Terra

Lei è pronta ad abbracciarti.

(Ndt. La gente comune, in tutto il mondo, ha fatto affidamento per lunghissimo tempo sulle capacità delle guaritrici popolari. Erano spesso chiamate “donne sapienti” o “sagge” e possedevano una conoscenza medica basata essenzialmente sull’erboristeria, passata di generazione in generazione. Trattavano ogni tipo di malattia o disagio, in uomini e donne e animali, e il loro metodo diagnostico era basato sulla convinzione che l’esistenza umana fosse inestricabilmente collegata al resto della natura e delle creature viventi. Purtroppo ne abbiamo bruciate un po’ troppe sui roghi, ma alcune delle loro “ricette” sopravvissute includono gli esatti ingredienti naturali che compongono numerosi medicinali moderni.)

Read Full Post »

Distacco

(“Dissociation” – “Distacco” di Rachel Lichtman per Persephone’s Daughters, 2017, trad. Maria G. Di Rienzo. Rachel è una giovanissima poeta e scrittrice che frequenta l’ultimo anno di liceo. Scrivere la sta aiutando a dare un nome alle sue esperienze, sebbene stia ancora lottando per definire con chiarezza quel che le è accaduto. Questa sua poesia parla esplicitamente di violenza sessuale – perciò, se pensate possa disturbarvi non leggete oltre.)

floating girl di coralineyb

Sono in una stanza con te. Tu sei Senzavolto,

non so perché. Solo che c’è questa sfocatura

nella mia memoria. Non stavo guardano

la tua faccia quando è successo. Io sono la ragazza

che guardava dall’alto la ragazza. Fluttuo sopra di te. Fluttuo

sul soffitto. Io penso,

tu hai unghie. Tu hai dita. Tu tenevi le mani

attorno al mio braccio, sulla mia felpa, sulla cerniera

di metallo.

Le tue dita. Dove sono le mie dita

in questa faccenda? Mi stupri? Tu hai stuprato

chi io ero. Mi hai spinta

nell’angolo della stanza. Io mi curvo per allontanarmi da te. Io mi curvo

per allontanarmi da questo scenario, guardando giù,

il mio corpo che crolla sul pavimento. Non so perché

è così. Sto lasciando colare muco

su tutta me stessa. Tu dici,

santo dio, si sta sporcando tutta di muco. Tu apri di forza

i miei vestiti. Io emetto gemiti. Lamenti. Da qualche parte,

le mie mani ti spingono via. Dico per favore

per favore smetti. Tu non ti fermi. Questo è quel che sento.

Non so perché, se è reale, se è una tormentosa

colonna sonora che continua a fare

No no no per favore smetti. Tu non smetti. Io fluttuo. Io sono

un lenzuolo. Io sono uno scudo per la Bambina nell’angolo. No no no

per favore smetti. La colonna sonora

urla. La colonna sonora urla più forte e

io sono un serpente.

Non posso mutare pelle.

Read Full Post »

(tratto da: “How I Came To Love My Fat, Beautiful Body”, un più lungo articolo di Sarah Blohm – pseudonimo – per Role Reboot, 4 gennaio 2017. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

carol-rossetti-marina

Ci sono giorni in cui celebro il mio corpo come il contenitore della Dea che è ed altri in cui mi sento tradita da esso, vorrei dargli fuoco e passarci sopra con l’auto nel mezzo della strada.

Vivere con una serie di malattie croniche, soffrire gli effetti della manipolazione ormonale – l’uso di steroidi per controllare stati infiammatori – e dover maneggiare le fluttuazioni di peso relative hanno creato questo grande varco fra ciò che io penso essere vero e la realtà.

Negli ultimi anni ho lavorato duro per costruire un ponte sul varco. Alle volte fallisco in modo clamoroso, altre volte mi muovo nella vita con un sorriso soddisfatto, fiduciosa e allegra. Chiunque abbia mai avuto a che fare con le precisazioni poste davanti ai complimenti sa esattamente di che sto parlando.

“Per essere una ragazza grossa sei davvero carina.”

“Per qualcuno della tua taglia sei in forma splendida.”

“Anche se sei larga, piaci ai ragazzi.”

“Mi sorprende che pur essendo una ragazza grassa tu abbia lo stomaco piatto.”

Nonostante, anche se, sebbene… parole e frasi dette prima di complimenti ambigui che invece di rinforzarti ti schiantano.

La faccenda è questa: le cose dette sopra possono essere tutte vere, ma il mio corpo e io siamo di più della somma delle nostre parti. Il mio peso non è la cosa più interessante di me. E il mio corpo, questo mio largo corpo, ha attraversato tutto.

Non mi ha abbandonata quando mi è stato diagnosticato il cancro. Mi ha sostenuta attraverso operazioni chirurgiche dolorose, biopsie, colposcopie, laparoscopie e un numero apparentemente infinito di medicine (ognuna delle quali con il proprio orrendo effetto collaterale, fra cui il mio preferito, si fa per dire, è stato perdere i capelli).

Il mio corpo è rimasto risoluto di fronte all’abuso coniugale, ad ogni parola odiosa e ogni minaccia in esso contenute. Il mio corpo mi ha portata nell’esercito e nei giorni precedenti il mio 19° compleanno, quando sono stata assalita mentre tornavo a casa da una festa. Mi ha portata su piedi veloci quando ero in grado di correre per un miglio (Ndt.: circa un chilometro e 600 metri) in sei minuti, salire su una corda in meno di trenta secondi e sollevare 300 libbre (Ndt.: poco più di 226 kg.)

Mi ha tenuta in piedi attraverso ogni scazzottata. Attraverso l’abuso sessuale infantile e il trauma che ne è seguito: il mio corpo ha bruciato di rabbia e mi ha aiutata ad aggrapparmi alla mia vita.

Mi ha portata avanti dopo che sono stata stuprata durante un appuntamento, un momento in cui ho preso in seria considerazione l’idea di farla finita. Il mio corpo ha guarito se stesso. Il mio corpo ha guarito me.

Non è perfetto: ha gonfiori, cicatrici, segni. E’ quasi sempre dolorante. Ma il mio corpo è capace di straordinarie prove di forza. E il mio corpo è sexy.

Questo è qualcosa che devo ricordare a me stessa ogni qualvolta le precisazioni fanno capolino nei mie stessi discorsi. “Per essere una ragazza grassa, ho un bel sorriso.”, “Nonostante sia grossa, sembro gradevole oggi.”, oppure “Uh… anche se sono così, quel tizio ha appena flirtato con me.”

No. Io ho un bel sorriso. Io sono gradevole. I ragazzi mi chiedono di uscire con loro (la mia agenda al proposito è spettacolare).

Mi ci sono voluti otto anni per capire che la bellezza e la percentuale di grasso corporeo non si escludono l’una con l’altro. Vi invito a fare altrettanto. Senza aggiungere precisazioni.

Read Full Post »

Probabilmente conoscete la storia del centauro Chirone, il quale ha dato nome nel 1977 all’oggetto cosmico (cometa periodica, o asteroide centauro) che si muove fra le orbite di Saturno e Urano ed è il simbolo archetipico del “guaritore ferito”. Nel mito, Chirone è un’eccezione fra i centauri poiché amichevole nei confronti degli esseri umani e disposto a condividere con loro le sue conoscenze che eccellevano in vari campi, ma in particolar modo nella medicina.

chirone

Ferito accidentalmente da Eracle, che era suo amico, con una freccia avvelenata dal sangue dell’Idra, Chirone non può guarire e – poiché è immortale – non può porre termine alla sua sofferenza. Zeus accetterà infine che scambi la sua immortalità con Prometeo e Chirone diverrà la costellazione del Centauro.

Io non intendo l’archetipo in senso junghiano (in sintesi un terapeuta spinto a occuparsi dei suoi pazienti a causa delle sue stesse “ferite”), ma ho conosciuto (e letto di) un buon numero di persone – soprattutto donne – le quali, avendo alle spalle storie pesanti di abusi e violenze, trasformano le loro esperienze in attivismo, anche solo e semplicemente “relazionale” risolvendo dispute familiari o essendo di immenso sostegno a parenti e amici.

Di solito sono persone dotate di intuito e sensibilità non comuni (tratti che possono essere caratteriali o sviluppati come strategie di sopravvivenza), e nonostante siano spesso considerate “diverse”, capri espiatori o le pecore nere nei gruppi di cui fanno parte, la loro empatia umana è profonda: sono abilissime nell’aiutare altri esseri umani a volgere il dolore fisico o emotivo in un processo di guarigione.

Ascoltano davvero le storie che raccontate loro. La vostra sofferenza le colpisce direttamente. Infondono in voi energia e speranza. Desiderano che la vostra vita sia per voi un dono di crescita evolutiva da godere ogni singolo giorno. In qualche modo, percepiscono la loro esistenza come “servizio” al resto dell’umanità e persino le loro professioni sono sovente dirette in tal senso: riparano corpi, spiriti, oggetti, situazioni.

Voi potreste avere la sensazione che queste persone stiano controllando tutto quel che fanno alla perfezione, che nessun aiuto o conforto serva loro e, infine, darle per scontate. E’ possibile persino che esse consapevolmente proiettino tale immagine di solida e invulnerabile autosufficienza – e che in qualche misura la credano reale. Ma la guaritrice ferita (o il guaritore ferito) è un essere umano che come ognuno/a dei suoi simili ha bisogno di ricevere, oltre che di dare.

Questa persona ha costruito molto di quel che è ora su enormi cicatrici e alcune, se sfiorate, sanguinano ancora; può rivolgere contro di sé il dolore che percepisce intorno in comportamenti autodistruttivi; può negarsi riposo, pausa, gioie, soddisfazioni pur dando o consigliando tutto questo ad altri.

Perciò, se vi siete riconosciute/i nella descrizione, o se avete riconosciuto una donna o un uomo a voi vicini… non vampirizzatevi e non vampirizzate costoro. Sorprendeteli e sorprendete voi stessi con l’affetto e la cura e l’apprezzamento e il sostegno.

Per mettere veramente a frutto la sua saggezza, la centaura – o il centauro – deve anche poter tirare la sua freccia alle stelle. La sua, per il suo piacere e il suo orgoglio e la sua abilità. Per la sua vittoria: la merita.

Maria G. Di Rienzo

disegno-di-corey-egbert

Read Full Post »

quattro elementi

Vorrei essere forte, indipendente, sicura di me, aver fiducia in me stessa, essere felice di essere me stessa ma…

Dopo il “ma”, per una donna, possono venire tante cose e persino tutte (o quasi) insieme: traumi, pressione sociale, discriminazione, lutti, disagio economico, abusi psicologici, violenza di ogni tipo…

La lotta perché nessuna singola donna soffra delle numerose ricadute di una persistente diseguaglianza di genere fondata su sessismo e misoginia è politica e collettiva, ma singolarmente si può sempre dare a se stesse una mano (sulla spalla) o due (abbracciandosi).

Perciò, oggi vi suggerisco una delle piccole cose che propongo alle partecipanti ai miei seminari. Chiamiamola “I quattro elementi”. Per farla, vi servono un foglio di carta abbastanza grande, una matita normale e quattro matite colorate o pennarelli: marrone, blu, verde e rosso.

Mettete il foglio sul tavolo. Con la matita normale disegnate un cerchio che ne occupi la maggior parte. E’ il mondo. Dite a voce alta: “Io entro in questo mondo di mia volontà e creerò il mio proprio mondo all’interno di esso.”

Adesso tracciate una croce sul cerchio, dividendolo in quattro parti, ognuna per uno dei quattro elementi: Terra, Aria, Acqua e Fuoco.

Nella sezione della Terra, con la matita marrone, scrivete le parti del vostro corpo che amate di più e perché: “Amo le mie mani, perché sono abili e gentili e versatili.”, “Amo le mie gambe, perché sono forti e mi hanno portata ovunque.”, “Amo le mie spalle, perché accarezzandole sembra di toccare una stoffa soffice e preziosa.”, e così via.

Nella sezione dell’Aria, usate la matita blu per scrivere le vostre specifiche capacità e conoscenze: “Sono un genio nel risolvere i problemi di matematica.”, “So moltissime cose su – fiabe, arti marziali, cinema, fumetti, astronomia, piante, motociclette, insetti, erboristeria…”, “Sono molto brava a spiegare ad altre persone come…”

Per l’Acqua, prendete la matita verde e pensate un attimo ai bruschi cambiamenti e alle sfide emotive che avete affrontato nella vostra esistenza, poi scrivete un tratto che ammirate nel modo in cui avete superato quei momenti, adattandovi e/o trasformandoli: pazienza, ascolto, sveltezza, riflessione, rispetto di voi stesse, determinazione, capacità organizzativa, intuito, intelligenza…

Per il Fuoco, con la matita rossa, scrivete ciò che avete ottenuto nella vostra vita sino ad ora: istruzione, carriera, successi creativi, successi relazionali, soddisfazioni personali.

Fatto? Ehi, vi ricordate quella donna forte, indipendente, sicura di , che ha fiducia in se stessa ed è felice di essere se stessa? La state guardando sul foglio. Maria G. Di Rienzo

woman and wind

Read Full Post »

rupi

(tre poesie di Rupi Kaur, in immagine, dal libro “Milk and Honey”, trad. Maria G. Di Rienzo. Rupi vive in Canada ma viaggia in tutto il mondo non solo come poeta: è una conferenziera e una trainer su traumi e guarigione. “Condivido la mia scrittura con il mondo come mezzo per creare uno spazio sicuro dove guarire progressivamente e muoversi in avanti.” Ndt.: i titoli delle poesie sono alla fine delle composizioni, come lei li ha posizionati.)

le nostre schiene

1.

le nostre schiene

raccontano storie

che nessun libro

ha la spina dorsale per

portare

(women of colour)

2.

non capirò mai

perché mi hai stretta

se avevi paura del calore

avresti dovuto sapere che io sono un fuoco

(you should have known i was a fire)

3.

le parole più gentili che mio padre mi ha detto

donne come te annegano oceani

(women like you drown oceans)

Read Full Post »

Older Posts »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: