In giugno, la Ministra Boschi (delega per le Pari Opportunità) ha annunciato che intendeva occuparsi di violenza di genere; in agosto, ha detto che il suo governo ne avrebbe discusso a settembre. SETTEMBRE STA PER FINIRE:
1° settembre 2016, Borgosatollo (Brescia) – Picchia la compagna e manda le foto delle botte agli amici per vantarsene.
2 settembre 2016, Roma – Il 69enne che si era masturbato davanti a due studentesse riceve sanzione amministrativa, ma non più condanna penale: la Cassazione, grazie al “decreto depenalizzazioni”, dice che “il fatto non è previsto dalla legge come reato”.
3 settembre 2016, Melito (Reggio Calabria) – Violenza sessuale di gruppo su una ragazzina, si è abusato di lei per due anni, da quando ne aveva 13. La minacciavano di diffondere immagini intime.
(Le immagini “intime” sono quelle degli stupri, ma detta così sembra che la ragazzina si facesse “selfie” porno da sola, per libera e ironica e trasgressiva scelta.)
3 settembre 2016, Milano – Suicida il primario di pediatria accusato di atti sessuali con minorenni
Da un articolo relativo alla vicenda: Gli amici dicono che il primario “è stato vittima innocente di un’accusa assolutamente falsa”; il Procuratore titolare dell’inchiesta: “(sul computer del primario) sono state recuperate 5.000 immagini pedopornografiche di bambine abbastanza impressionanti.”
11 settembre 2016, Parma – Donna 39enne uccisa con numerose coltellate, arrestato l’ex compagno.
Da un articolo relativo alla vicenda: “Una relazione troncata, un litigio, il rifiuto di accettare la fine di una storia d’amore. Per raccontare questa nuova tragedia e il possibile movente si potrebbe fare copia-incolla da altre decine di femminicidi.” Ed è proprio quel che continuate a fare, signori giornalisti, copia e incolla di un’analisi fasulla che ascrive la responsabilità alla vittima e scusa il perpetratore.
14 settembre 2016, Rimini – 17enne violentata in discoteca, ripresa in un video diffuso via chat.
14 settembre 2016, Rovato (Brescia) – Rapinano e picchiano una 28enne incinta sul treno: arrestati. (La giovane donna era al nono mese di gravidanza e a causa dello shock ha partorito poco dopo: madre e figlia stanno bene.)
21 settembre 2016, Pomezia (Roma) – Tenta di dar fuoco all’ex moglie dopo averle rovesciato addosso una tanica da dieci litri di benzina.
21 settembre 2016, Montesarchio (Benevento) – Violenta la sua ex non avendo accettato la fine del loro rapporto sentimentale, arrestato.
Da un articolo relativo alla vicenda: “La donna è stata più volte pedinata e oggetto di gravi atti minatori, commessi anche attraverso l’utilizzo di benzina o con un tentativo di soffocamento con una corda, ed è stata così costretta a subire atti sessuali contro la sua volontà.” Un rapporto davvero sentimentale, non c’è che dire.
22 settembre, Cagliari – Ragazza ventenne avvicinata in piazza da due uomini e violentata.
23 settembre, Rovigo – 74enne condannato per le molestie sessuali a una bimba di sei anni, sua vicina di casa.
24 settembre 2016, Roma – Ragazza picchiata dai genitori e dalla zia della fidanzata: “Lasciala stare, lesbica”.
Questa è una piccola selezione della violenza di genere che ha raggiunto le cronache, un frammento di un frammento: attualmente, in Italia, sono in carcere circa 3.400 autori di violenze sessuali e abusi su minori; nei primi sei mesi del 2016 sono stati oltre 600 i perpetratori arrestati e portati in cella. Mediamente, restano in prigione dai tre ai quattro anni. In circa il 30% dei casi chi abusa delle bambine / dei bambini è il padre.
A settembre 2016 abbiamo oltre 70 vittime di femminicidio. Le donne vittime di stalking nel nostro paese ammontano ormai a tre milioni e mezzo. Oltre sei milioni e ottocentomila hanno subito una qualche forma di violenza.
Ho tenuto da parte, nella mia lista, l’omicidio di Giulia Ballestri a Ravenna (20 settembre), quarantenne uccisa a bastonate e trovata con il cranio fracassato nello scantinato di una villa disabitata di proprietà della famiglia. Arrestato e per il momento unico indagato è il marito, il 51enne Matteo Cagnoni. Nei quattro giorni successivi tutti i giornali sono costretti a riportare – oltre alle elegie sullo stimato dermatologo che era apparso più volte in televisione e persino aveva collaborato ad organizzare un’iniziativa di un’associazione antiviolenza – dei dati inconfutabili: i due si stavano separando, lei aveva un nuovo compagno e voleva il divorzio; il marito è fuggito all’arrivo della polizia, poi è tornato quando credeva i poliziotti se ne fossero andati; sempre lo stesso aveva nella giacca una grossa somma di denaro, il passaporto suo e quello dei figli; le telecamere davanti alla villa in cui è stato rinvenuto il cadavere hanno ripreso un’automobile “nell’orario compatibile con quello del delitto. Si notano due persone scendere dall’auto e, pochi minuti dopo, una soltanto farvi rientro.”: le immagini necessitano di pulitura e ingrandimenti eccetera, ma l’ipotesi della Procura è che si tratti della Chrysler del dermatologo e che le due persone riprese siano lui e la moglie; inoltre, ultimo ma non minore, lo stimato professionista spiava e ricattava la moglie: le aveva piazzato un dispositivo Gps sotto l’automobile, le aveva clonato il telefono cellulare, aveva fatto registrare da un’investigatrice privata gli incontri di lei con il nuovo compagno e minacciava di rendere pubbliche le registrazioni: queste ultime sono ora in mano agli inquirenti.
Io non sono Sherlock Holmes e quel che è accaduto lo stabilirà il tribunale, ma trovo il quadro indiziario assai preoccupante per il signor Cagnoni. Perciò, non riesco a capire perché Il Resto del Carlino debba pubblicare, il 24 settembre u.s., un articolo su “l’ultimo pomeriggio di quotidianità familiare, senza sguardi o segni particolari che potessero far presagire un malumore da parte del dermatologo toscano” desunto da “i ricordi addolorati di un amico d’infanzia (il quale) il giorno prima della tragedia aveva passato la giornata insieme alla famiglia Cagnoni, che in una sala per bambini stava festeggiando il compleanno del figlio più piccolo.”, un articolo in cui tutto quello che ho riportato sopra – separazione imminente, stalking, ricatto – è definito così: “Una famiglia unita attorno all’amore per i propri tre figli, come li ricorda anche il parroco della chiesa di San Rocco, nonostante il rapporto sentimentale tra Matteo e Giulia si fosse logorato ormai da tempo.” (i corsivi sono miei)
Se è stato il marito a ridurre in poltiglia Giulia Ballestri con “inaudita violenza” – secondo le parole degli inquirenti – può averlo fatto, signor giornalista, in un momento di “malumore”? L’aver pianificato l’omicidio portando la vittima in luogo isolato è una “tragedia”? Che i due amassero i propri figli può essere scontato, ma alla luce di tutti i fatti che anche il suo giornale ha ampiamente citato, di che “famiglia unita” stiamo parlando?
Ministra, se la questione – evidentemente non urgente per il governo italiano – è slittata a ottobre, ha tempo per mettere in agenda anche questo punto: il modo in cui i media riportano la violenza di genere è SBAGLIATO, CONTROPRODUCENTE e CONNIVENTE. Come nazione abbiamo firmato una pila di protocolli in cui diciamo di essercene resi perfettamente conto e di impegnarci a intervenire: quando, posso saperlo? Maria G. Di Rienzo