Ninkasi
3 Maggio 2014 di lunanuvola

L’Inno a Ninkasi, la Dea sumera della birra (“la Signora che riempie la bocca”), è allo stesso tempo canzone e ricetta. In un’epoca in cui i “letterati” sono pochi, l’inno cadenzato fornisce un facile modo di ricordare come si fa la birra. Nel 1989 l’etichetta Anchor produsse un’edizione limitata di birra basandosi su questa antica ricetta sumera.

(signora – bocca)
Inno a Ninkasi
(Ogni coppia di versi, nell’originale, è ripetuta due volte. Trad. Maria G. Di Rienzo.)
Nata dall’acqua fluente
teneramente accudita da Ninhursag. (1)
Avendo scoperto la tua città accanto al lago sacro,
Lei ha terminato di costruire le grandi mura per te, Ninkasi.
Tuo padre è Enki, Signore della creazione,
tua madre è Ninti, la Regina del lago sacro. (2)
Tu sei colei che maneggia l’impasto con una grande pala,
mischiando nella cavità il bappir (3) con dolci aromi.
Ninkasi, tu sei colei che maneggia l’impasto con una grande pala,
mischiando nella cavità il bappir con datteri e miele.
Tu sei colei che cucina il bappir nel grande forno,
che mette in ordine le pile di grani sbucciati.
Tu sei colei che bagna il malto sistemato sul terreno.
I nobili cani tengono distanti anche i monarchi.
Tu sei colei che inzuppa il malto in una giara,
l’onda cresce, l’onda cala.
Tu sei colei che stende l’infuso di malto cotto su larghe stuoie di canne.
La freschezza prevale.
Tu sei colei che con ambo le mani regge il grande dolce mosto di malto,
facendolo fermentare con miele e vino, Ninkasi.
Il tino per il filtraggio, che produce un suono piacevole,
tu lo sistemi in modo appropriato su una larga tinozza raccoglitrice.
Quando versi la birra filtrata dalla tinozza raccoglitrice,
è come l’avanzata impetuosa del Tigri e dell’Eufrate, Ninkasi.
(1) Dea Madre, la “vera e grande Signora del cielo”. Letteralmente il nome significa “Signora della montagna sacra”, ma ne ha diversi altri: ad esempio Belet-Ili, Signora degli Dei; Ninmah, Grande Regina; e persino, letteralmente, Mamma o Mami (per cui non necessitate spiegazioni…).
(2) Entrambe divinità del pantheon sumero.
(3) Pane di orzo cotto due volte.
Le prove della produzione di birra in Mesopotamia datano al 3.500/3.100 a.C. Nell’insediamento sumero di Godin Tepe, oggi Iran, furono rinvenute nel 1992 giare in frammenti contenenti le tracce chimiche della birra, risalenti al quarto millennio a.C., oltre ad altri resti che suggeriscono la produzione in loco di birra e vino. Uno dei pittogrammi più comuni nelle rovine sumere è quello che indica la birra. Le Tavolette di Ebla (scoperte in Siria nel 1974), datate 2.500 a.C., indicano che nell’insediamento si producevano significative quantità di birra usando recipienti diversi.
L’acqua usata nella produzione doveva essere acqua corrente e doveva essere bollita, il che rendeva spesso il bere birra più “sicuro” del bere l’acqua di un canale qualsiasi, possibilmente inquinata per mille motivi. Dai lavoratori (che ricevono una razione di birra come parte del salario) ai nobili, maschi e femmine – e chi fa la birra, come testimoniano le più antiche raffigurazioni del processo, sono generalmente le donne: le sacerdotesse di Ninkasi sono le prime birraie – i Sumeri si muniscono di cannuccia e onorano la Dea Ninkasi, che è allo stesso tempo la birra e colei che la produce. Ma anche le divinità la apprezzano, come ricordano i poemi in cui la Dea Inanna e il Dio Enki diventano alticci insieme…

(Alcuni suggeriscono che la figura seduta, a destra, sia Ninkasi.)
Personalmente metto Ninkasi nella mia inebriante triade divina attuale, composta anche da Bast – per ovvi motivi, suvvia,

e dalla Fata del Caffè, che potete chiamare come preferite: Mèlange, Cappuccina, Mocha, Caramel…

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