“Il sogno della mia mamma,” raccontò Hadiya, una donna yemenita, “era che io non mi sposassi ad 11 anni come lei e non diventassi come lei madre a 14.” Joanna, ascoltandola, pensò in quel momento che non aveva proprio importanza da dove venisse una donna, quale fosse il suo aspetto, come preferisse vestirsi: tutte sognavano un domani migliore.
Joanna Vestey, inglese, è una rinomata fotografa, nonché membro della White Ribbon Alliance (Alleanza del Nastro Bianco) che lavora a livello globale perché ogni donna, ovunque, sia al sicuro durante la gravidanza e il parto e le venga fornito tutto il sostegno di cui ha bisogno. Così, ha pensato di unire la sua abilità professionale al suo attivismo e ha creato la mostra “Dreams for my daughter” – “Sogni per mia figlia”: ecco di seguito alcune delle sue protagoniste.
Angela Nguku vive in Kenya ed è la leader locale di White Ribbon Alliance: I miei sogni per mia figlia sono che passi il quinto compleanno, che vada a scuola, che sia in grado di fare scelte libere per la sua vita. Sogno che avrà la sua propria famiglia e che vivrà a lungo.
Leyla Hussein vive in Gran Bretagna ed è co-fondatrice di “Daughters of Eve” – “Figlie di Eva”, un’ong che lavora per proteggere bambine e giovani donne a rischio di mutilazione genitale: Il mio sogno per mia figlia è che si senta al sicuro nel suo ambiente e che non vi siano barriere in esso. Vorrei che capisse e riconoscesse la sua forza interiore. Ma più di tutto, voglio che sia felice e soddisfatta, qualsiasi sia il sentiero da lei scelto. Vorrei che fosse gentile con gli altri, in special modo con coloro che non hanno mai sperimentato alcuna gentilezza: tramite la restituzione, spero, riconoscerà che la sua presenza fa del mondo un posto migliore.
Anche Sue Jacob vive in Gran Bretagna. E’ una levatrice ed un’attivista per la salute materna: Il mio grande sogno per ogni bimba che nasce in questo mondo è che sia amata, nutrita, protetta da ogni tipo di abuso e che sia in grado di realizzare il suo potenziale. Che sia libera da fardelli e tristezze durante l’infanzia. Che abbia accesso all’istruzione, opportunità di impiego e viva in una società in cui il suo contributo è apprezzato e non discriminato a causa del suo genere. Il mio sogno per mia figlia è che sia amata per ciò che è e non per ciò che gli altri vorrebbero lei fosse.
Anna Christopher, invece, è della Tanzania: Ho un maschietto. Quando il momento verrà e sarò benedetta da una femminuccia, mi assicurerò che non faccia mai esperienza di diritti separati per maschi e femmine. Io credo nell’eguaglianza.