16 giugno 2019: “Roma, “Toglietevi la maglietta del cinema America, siete antifascisti!” Aggrediti 4 ventenni a Trastevere. – L’attacco da parte di una decina di persone la scorsa notte alle 4 del mattino. I ragazzi avevano trascorso la serata in piazza San Cosimato per seguire le proiezioni cinematografiche. Bottigliate, pugni, insulti e testate con minacce affinché i ragazzi levassero le magliette. Il più grave è ricoverato con una frattura al naso.”
Immagino conosciate la notizia e abbiate letto le attestazioni di solidarietà agli aggrediti di politici / artisti nonché la dichiarazione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Aspettiamo le necessarie verifiche, ma se i fatti fossero confermati sarebbe un episodio gravissimo, aggravato dalla intolleranza ideologica”.
Poiché ogni tipo di violenza non accade per caso e in un vuoto, riguardo a quella di tipo “politico” forse il sig. Conte dovrebbe dare un’occhiata spassionata a membri e operato del suo governo. La relazione di quest’ultimo con il popolo italiano comprende purtroppo:
1. Allarmismo, proclami di emergenze, individuazione di nemici esterni per i problemi del Paese e promesse correlate di risolvere le situazioni di forza, con il pugno di ferro.
L’effetto di questo atteggiamento è rendere le persone preoccupate, costantemente allerta e insicure. La retorica di guerra non prevede soluzioni nonviolente. Chi la riceve è aggressivamente invitato a schierarsi dalla parte “giusta” o, se non vuole farlo, indicato come complice che guadagna occultamente dalle situazioni di disagio e sfidato a risolvere personalmente i problemi di una nazione intera. (“Mi chiedo chi li paga”, “Le risorse boldriniane”, “I migranti può portarseli a casa sua” ecc.)
2. L’esposizione al pubblico ludibrio degli oppositori politici. Le opinioni diverse o contrastanti non sono affrontate come tali, e se del caso smantellate nel merito: è chi le professa che dev’essere schernito, insultato, deriso e delegittimato. La discussione si sposta ad esempio da quel che una donna politica sostiene su una questione precisa a quanto la stessa risponda ad arbitrari canoni di “femminilità” e “bellezza”: se non funziona, resta sempre valida l’esortazione sessista a “tornare a casa, in cucina, a fare la calza”, eccetera. Lo scopo del trattamento è umiliare chi lo riceve, spezzandone in tal modo la volontà di continuare a parlare / agire. L’effetto di ciò sui testimoni (il popolo italiano) include le reazioni psicologiche note come “identificazione con l’aggressore” – non voglio diventare un bersaglio come lei/lui, meglio stare dalla parte di chi tira al bersaglio e, poiché l’aggressore ha uno status molto alto, “sottomissione” – questa persona ha il potere di far intervenire la polizia e la magistratura contro di me, non è saggio contrastarla.
3. Un lunghissima, ininterrotta storia di corruzione. La quale, ovviamente, oltre ad essere di incoraggiamento a chiunque voglia violare le leggi, incorpora un’inquietante narrazione per cui compiere reati è fonte di ricompense, riconoscimenti e gratificazioni: il politico corrotto ottiene il veto del Parlamento ai procedimenti legali nei suoi confronti, oppure assoluzioni e prescrizioni; nel contempo il suo schieramento gli giura massima fedeltà e se può lo “promuove” conferendogli cariche ulteriori.
4. La reiterata e urlata convinzione che chi vince (le elezioni) prende tutto ed è legittimato a fare qualsiasi cosa. Però questo scenario descrive una dittatura: anche Hitler fu votato, ma in una democrazia le cose non stanno così. I vincoli costituzionali delimitano il potere politico proprio perché esso non vada oltre le sue funzioni, intaccando diritti e libertà del popolo sovrano.
Capite bene che la manifesta intolleranza di questo assetto non può aspettarsi di generare o favorire “tolleranza ideologica” nei cittadini a cui si rivolge. Episodi simili a quello di Trastevere, in tale contesto, sono destinati a ripetersi. La condanna della violenza, però, non può limitarsi agli attestati di solidarietà alle vittime di aggressione: è necessario che noi si sottragga sistematicamente il consenso alla violenza stessa. Perciò, per quanto la sirena ci tenti e per quanto ossessivo e pervasivo sia il suo canto, noi dobbiamo smettere di usare lo stesso linguaggio, gli stessi tropi, gli stessi atteggiamenti degli aggressori. Vi sto dicendo di scansarvi, sempre, come forma di lotta e resistenza: non accettate il terreno di scontro che vi viene imposto ne’ gli attrezzi che ne fanno parte (dileggio, volgarità, assalti verbali e fisici), portate i vostri oppositori a un livello diverso dove debbano esaminare e argomentare quel che fanno, ostracizzate la loro violenza come metodo inaccettabile di avere relazioni fra creature viventi. Richiede più abilità e intelligenza e passione e impegno del semplice prendere a testate sul naso chi non ci piace ma ragazze/i, non ve l’avevano già detto che la rivoluzione non è un pranzo di gala?
Maria G. Di Rienzo