La ministra Boschi ha assicurato in una recente intervista che con la sua delega alle Pari Opportunità intende fare qualcosa. Come prima mossa mediatica di questo qualcosa (politica dello spettacolo) ha chiesto alla sopravvissuta alla violenza maschile Lucia Annibali di “collaborare” con lei. Naturalmente non ho nulla in contrario e ho il massimo rispetto per la resistenza, il coraggio, l’intelligenza e la passione di Annibali. Ritengo anche che l’intenzione palesata della ministra di occuparsi della prevenzione della violenza sia lodevole: è una delle necessità urgenti reiterate dalla Commissione sullo Status delle Donne delle Nazioni Unite – 60^ sessione – 20 marzo 2015 / 14-24 marzo 2016.
Il documento finale, per un totale di 62 pagine, è redatto in mezza dozzina di lingue (non in italiano, purtroppo) e disponibile online, difatti io l’ho letto dal principio alla fine. Dice moltissime cose interessanti e fornisce una gran quantità di informazioni, per cui ne consiglio la lettura a chiunque, ministra compresa – se non l’ha già fatto, ovvio. Potrebbe fornirle una prospettiva per la “task force” che ha dichiarato di voler creare sulla violenza di genere: “La Commissione accoglie i contributi fondamentali dati dalla società civile, incluse le organizzazioni di donne e quelle basate nelle comunità, i gruppi femministi, le difensore dei diritti umani delle donne e le organizzazioni della gioventù, nel mettere gli interessi, i bisogni e le visioni delle donne e delle bambine in agende nazionali, regionali e internazionali, inclusa l’Agenda 2030, e riconosce l’importanza dell’avere con loro una relazione d’impegno aperta, inclusiva e trasparente (…)”
Mi piacerebbe avere dalla ministra qualche altro nome, oltre a quello di Lucia Annibali, di persona o di organizzazione con cui intende collaborare, perché errori in questo processo – chiamare gli amici, gli amici degli amici e chi a qualsiasi titolo sta sotto un riflettore – faranno deragliare l’operazione intera, rendendola inutile se non dannosa per il contrasto alla violenza contro le donne.
Le raccomandazioni agli stati membri delle Nazioni Unite che il documento della Commissione sullo Status delle Donne dettaglia sono numerose e arcinote a chi si occupa di violenza di genere, dal “disegnare e implementare politiche nazionali a tutti i livelli per trasformare le attitudini sociali discriminatorie e gli stereotipi di genere e per promuovere eguaglianza di genere e empowerment per tutte le donne e le bambine” al “disegnare e implementare politiche nazionali e programmi che concernano il ruolo e la responsabilità di uomini e ragazzi” e mirino a eliminare “quelle norme sociali che condonano la violenza contro donne e bambine e le attitudini e le norme sociali per cui donne e bambine sono viste come subordinate”. La Commissione sottolinea anche che per creare queste leggi e programmi bisogna essere consapevoli di che cosa sta alla radice della violenza e cioè relazioni di potere sbilanciate fra uomini e donne.
Quindi, per prevenire la violenza contro le donne, la ministra Boschi deve essere totalmente convinta che:
tale violenza è un’istanza di giustizia sociale e impedisce di costruire un mondo che sia equo e giusto per donne e uomini;
bisogna evitare di accettare, tollerare, giustificare la violenza contro le donne in qualsiasi circostanza;
bisogna esplorare, analizzare e decostruire i sistemi che promuovono e mantengono in essere la violenza contro le donne normalizzandola;
la violenza contro le donne, oltre a devastare chi ne è vittima, ha ricadute pericolose sulla società intera: la violenza contro le donne è un’enorme violazione dei loro diritti umani e un grave problema di salute pubblica;
l’avere privilegi da parte degli uomini (maggior legittimità sociale, maggior accesso alle risorse, maggior presenza in qualsiasi sede decisionale, retribuzioni più alte, ecc.) costituisce il perno attorno a cui la violenza contro le donne gira e che è prioritario rimettere in equilibrio questa bilancia.
Mi dispiace essere cinica, ma ho forti dubbi che questa sia la cornice in cui Boschi intende lavorare: forse mi aiuterebbe a cambiare idea se in futuro si astenesse dal rilasciare dichiarazioni sui selciati romani così pericolosi per chi, come lei, cammina solo su tacchi. Maria G. Di Rienzo