Vi presento Natia Gvianishvili, 29 anni, chitarrista e amante di lingue straniere e fotografia, in futuro “la prima sindaca apertamente lesbica di Tbilisi”: almeno, questo è il suo sogno a lungo termine.
Nel frattempo lotta per i diritti delle persone LGBTQI in Georgia, in special modo il loro diritto di vivere libere dalla violenza.
Infatti, nonostante esistano leggi che garantiscono quest’ultimo, i livelli di aggressione verbale e fisica, di discriminazione e di rigetto sono molto alti: un recente sondaggio attesta all’87% la percentuale di georgiani/e che ritengono l’omosessualità “non ammissibile in alcun caso”. In buona parte ciò è dovuto alle continue campagne contro le persone omosessuali orchestrate dalla chiesa ortodossa.
Natia ha dovuto lottare contro pregiudizi e stereotipi sin da bambina, quando si accorse di preferire la compagnia delle donne e di amarla molto, e poi da adolescente quando capì di essere lesbica. “Non conoscevo nessuno che fosse omosessuale, ero terrorizzata. Tutte le cose negative che sentivo sulle persone omosessuali le avevo interiorizzate, interiorizzi tutta la roba che viene detta, insulti e degradazione, e capisci che stanno parlando di te.”
Prima che vi racconti il resto, fermiamoci un attimo qui. Sino a questo punto, la storia di Natia è identica a quella di innumerevoli ragazze e ragazzi ovunque nel mondo.
I paladini e le paladine della “libertà di espressione” e degli “stereotipi che ci saranno sempre” (la scusa più banale e falsa che esista per la discriminazione, parola di storica), capiscono come buttare addosso tutta questa MERDA a una ragazzina non costituisca semplicemente l’esprimere un’opinione? E che la loro libertà espressiva ha il suo limite negli effetti che essa produce su altri esseri viventi? E che nessuno ha il dovere di accettare un’opinione solo perché tale? Il rispetto si deve alle persone. Le opinioni delle persone possono essere talmente distruttive, violente e sbagliate che rigettarle e contrastarle non è solo un diritto, è un dovere.
Perché Natia ha trovato sul suo cammino altre donne, le femministe del “Gruppo di sostegno per le iniziative delle Donne” – WISG nel 2009, ha cominciato a far volontariato per l’associazione, ispirata da questo lavoro ha conseguito un diploma universitario in studi di genere e se nel 2013 era già la direttrice dei programmi di WISG quest’anno ne è divenuta la presidente… ma un sacco di persone come lei continuano a vivere un inferno sulla terra grazie alle opinioni sbattute loro in faccia da chiese, partiti, associazioni di fascisti farlocchi e singoli/e imbecilli così pieni di sé da non trovare nelle loro menti e nei loro cuori lo spazio per un briciolo di rispetto. Un sacco di persone come lei le perdiamo per strada, perché le continue umiliazioni e la necessità di mentire 24 ore al giorno per non subire ulteriori violenze – verbali e/o fisiche – sono precisi incitamenti all’autolesionismo e al suicidio.
La cosa che la rende più orgogliosa, dice Natia, è avere ora la confidenza necessaria a “essere vera” con se stessa: “Organizzare campagne, scrivere rapporti e fare ricerche sono cose che impari, chiunque può farlo. Osare essere allo scoperto, osare essere in prima linea è un processo differente, richiede un grosso lavoro a livello emotivo.” Infatti i “liberi opinionisti” ne sono esentati, creano solo l’ambiente per cui questo lavoro tocca ad altri. Maria G. Di Rienzo