(“Meet Dina Meza, Honduras” – Nobel Women’s Initiative, marzo 2018. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo. Dina Meza – in immagine – è una giornalista indipendente e un’attivista per i diritti umani, nonché la fondatrice di PEN Honduras, organizzazione che sostiene i giornalisti in situazioni di rischio. Ha ricevuto vari premi per la sua attività nel corso degli anni.)
Puoi parlarci del tuo lavoro?
Sebbene io sia una giornalista dal 1992, non sono in grado di lavorare nei media del mainstream perché sono considerata una dissidente. Perciò nel 2014 ho creato “Pasos de Animal Grande”, un periodico online. C’è molta censura in Honduras, ma usare i media digitali mi permette di affrontare in modo indipendente temi importanti come l’impunità, la violenza contro le donne e la violenza contro i difensori dei diritti umani. Anch’io lavoro come difensora dei diritti umana e nonostante le molteplici minacce che ricevo costantemente sono in grado di svolgere il mio compito grazie al sostegno di Peace Brigades International, i cui membri mi accompagnano quando vado a fare le mie interviste. Io invece accompagno gli studenti universitari quando protestano e sono incarcerati per aver espresso le loro opinioni.
Cosa ti ha indotto a decidere di fare questo lavoro?
E’ stata una tragedia familiare che mi ha fatto concentrare sui diritti umani. Nel 1989, mio fratello maggiore fu rapito dall’esercito e portato in una località clandestina dove fu torturato per cinque giorni. Fortunatamente ne uscì vivo, ma i militari avevano spezzato la sua spina dorsale e non è mai stato in grado di tornare a vivere una vita normale. Fino a quel momento non avevo compreso sino a che punto le violazioni dei diritti umani stessero piagando l’Honduras.
La mia esperienza mi ha insegnato che nessuna famiglia dovrebbe attraversare questo da sola e ho impegnato la mia vita a lavorare con le famiglie che lottano per i diritti umani dei loro cari. Non potrei guardare i miei figli negli occhi sapendo di non fare nulla per aiutare il mio paese. Ho tre figli, due maschi e una femmina, e la mia attività ha un impatto profondo su di loro. Capiscono che può avere terribili conseguenze, ma capiscono anche che è necessaria per produrre il cambiamento che tutti desideriamo per il nostro paese.
Che tipo di minacce hai dovuto affrontare a causa del tuo lavoro?
Su base giornaliera, vivo con la paura costante che qualcuno faccia irruzione nella mia auto, sono seguita da automobili con targhe senza numeri, e ho ricevuto innumerevoli telefonate di minaccia.
La mia famiglia e io abbiamo vissuto fra le intimidazioni nei nostri confronti per gli ultimi 11 anni. Dobbiamo continuamente cambiare casa. Uomini armati mi si presentano regolarmente alla porta. Mia figlia ha ricevuto minacce a sfondo sessuale, persino sulla strada per andare a scuola. Il mio telefono è sotto controllo 24 ore su 24. Questa è la vita che chi difende i diritti umani fa in Honduras. Ma abbiamo anche imparato a proteggere noi stessi. E il sostegno di organizzazioni internazionali pro-diritti umani è stata la chiave che mi ha permesso di continuare ad agire.
Essere una difensora dei diritti umani in un ambiente oppressivo può diventare estremamente pesante. Come ti prendi cura di cuore e spirito in uno spazio così aggressivo?
Io credo che nessuno dovrebbe mai perdere la speranza. Io sono cristiana e mi sento come se dio mi proteggesse. Ascolto testimonianze di persone che soffrono di estremi abusi dei loro diritti umani ogni giorno. Spesso ci sono studenti che piangono sulla mia spalla dopo essere stati picchiati da uomini in uniforme per aver esercitato i loro diritti. Vedere la gioventù lottare per un Honduras migliore mi dà forza e ispirazione. Può essere duro, ma io amo totalmente il mio lavoro. Amo essere una giornalista e amo difendere i diritti umani.
Cosa diresti a un/una giovane attivista – in Honduras o dovunque nel mondo – che sta lottando in una situazione apparentemente senza speranza?
Tutto cambia. Nessun male dura per sempre, perciò non disperare. Aggrappati alla speranza, aggrappati alle tue motivazioni per cambiare il sistema.
Coloro che stanno danneggiando il mondo sono meno di quelli come noi che stanno lottando per correggerli. Noi dobbiamo ricordare questo e concentrarci su questo.
C’è qualcosa d’altro che vorresti aggiungere?
L’Honduras è uno splendido paese ma ha bisogno di molta solidarietà a livello internazionale. Circa una dozzina di persone controlla le ricchezze del paese e opprime le comunità locali. Vorrei che la gente venisse a vedere di persona. Io dirigo un’organizzazione per la democrazia e i diritti umani; se una giovane persona vuole venire in Honduras a dare una mano, noi siamo felici di darle il benvenuto: accogliamo sempre i volontari.