Ancora tragedie provocate dalla misandria e dal vittimismo femminili.
Prendete il povero Carlo Lissi, che voleva solo “essere libero” e ora è in galera. Per concretizzare questa meravigliosa, insopprimibile ambizione è stato costretto a sgozzare la moglie Cristina Omes, la figlia di cinque anni e il figlio di soli venti mesi. Perché questa moglie egoista, odiatrice di uomini e vittimista del menga, non si è buttata sotto un treno con i due piccoli prima di sottoporre Carlo a cotanto stress? Innanzitutto, è stato costretto a programmare la strage, a inscenare una finta rapina in casa propria, a cercare di costruirsi un alibi, a disfarsi dell’arma del delitto: i giornali non riescono perciò a trastullarsi con il raptus, anche se si arrampicano sugli specchi parlando di “lucidità folle”.
Poi ha dovuto subire un lunghissimo interrogatorio in cui tutte le sue balle sono state smantellate una per una – “La confessione, hanno spiegato gli inquirenti, non è stata spontanea.” – e allora “si è preso la testa fra le mani e ha mormorato Voglio il massimo della pena.” I nostri cuori si spezzano, mentre i professionisti dell’informazione ci raccontano “la notte dell’orrore in cui per la malsana passione di un’altra donna (sic) ha sterminato la sua famiglia”. Ah ha! Cosa vi dicevo?
Ecco l’altra responsabile, sono proprio tutte uguali queste stronze: alla donna in questione, una collega di lavoro, il fervente Carlo aveva fatto delle avances, nelle sue stesse parole “anche esplicite” però l’oggetto (sì, l’oggetto) delle sue attenzioni non aveva mostrato alcun interesse. Come è possibile?
Non si riesce a crederci. Un uomo, badate bene, un uomo esprime esplicitamente il suo desiderio di scoparvi e a voi non importa nulla? Gli dite di no? Magari aggiungendo “Carlo, sei sposato.” e/o “Carlo non mi interessa.” Questa è misandria! Da quando una donna può dire di no? E poi, siete malate, siete lesbiche, siete frigide? Il solo sguardo di un uomo arrapato sul vostro corpo – che, diciamocelo, qualche difettuccio ce l’ha sempre – se siete normali dovrebbe riempirvi di riconoscenza ed incendiarvi come una torcia!
Non c’è da meravigliarsi che questo poveretto soffrisse per il vostro odio insensato, mentre sperimentava “un’enorme stanchezza rispetto alla vita familiare”: voi donne acchiappate i polli e li costringete a sposarvi e a fare bambini e poi è chiaro che questi disgraziati si stancano. Il lavoro, le faccende domestiche, accudire i piccoli, tutto è sulle spalle dei maschi, come si sa. Pensate con commozione allo stremato Carlo, che prima di far fuori la moglie raccoglie tutte le sue residue energie e pietosamente la utilizza un’ultima volta sul divano. Poi si lava, si cambia e con virile e supremo coraggio accoltella alla schiena la madre dei suoi figli… che da piagnucolosa vittimista ha pure la sfacciataggine di chiedergli “Perché mi fai questo?”
Niente niente, qualcosa del genere avrà pure detto la piccola Yara al suo assassino (presunto) Massimo Giuseppe Bossetti. Avrà detto NO, avrà detto BASTA, avrà detto PERCHE’, presumibilmente indottrinata da queste schifose femministe che la menano sulla violenza… giacché l’unico responso giusto, per una femmina, di fronte a qualsiasi maschio (parente/amico/sconosciuto ecc.) è l’incondizionata accettazione e la devota obbedienza. E così ci si salva? No, come la morte di Cristina e dei suoi bambini dimostra una volta di più. Però non si urtano i sentimenti degli uomini, e questo è molto, molto importante.
Maria G. Di Rienzo
(Dimenticavo: per favore, ascoltate le persone veramente esperte che dissertano sul web. Io sono solo una formatrice alla nonviolenza addestrata e riconosciuta a livello internazionale, e un’autrice il cui “Manuale per l’azione diretta nonviolenta”, per esempio, è stato tradotto e pubblicato per l’ex Jugoslavia con il titolo “Umijece Nenasilja” e diffuso dalla rete delle attiviste. Anche l’essere una sopravvissuta e gli oltre vent’anni di lavoro con le vittime di violenza non mi danno nessun titolo, tenetene conto.)