Il brano che ho tradotto più avanti fa parte del recital femminista SPEAK LIKE A GIRL, di Megan Falley e Olivia Gatwood (in immagine mentre lo mettono in scena).
Le due, entrambe poete, affrontano in esso temi quali le molestie in strada, l’immagine del corpo femminile, la cultura dello stupro e in genere i prodotti più infami del patriarcato. Nelle parole delle Autrici, SPEAK LIKE A GIRL “mira a far sentire viste, udite e legittimate coloro che sono state affette dalla violenza di genere e in coloro che non hanno mai sperimentato il sessismo intende generare indignazione e caparbia volontà di riforma.” La performance ha ottenuto e sta ottenendo grande successo di pubblico e critica.
“Collapse the Economy”
Gli studi prevedono che se le donne smettessero di comprare prodotti e servizi cosmetici, ogni economia al mondo collasserebbe nel giro di una notte. Questo è un appello a far collassare l’economia.
Inzuppiamo i nostri tamponi profumati di lacca per capelli, diamo loro fuoco e tiriamoli contro il quartier generale di Maybelline. (1)
Tiriamo fuori tutti gli avanzi di lozioni e saponi
e creiamo lo scivolo più grande del pianeta fuori dal Campidoglio. (2)
Weight Watchers prenderà un significato nuovo di zecca,
tipo “aspetta un po’ e vedrai come riduco in cenere questa puttanata”. (3)
Immaginate – cosa potremmo fare di tutte questi Spanx?
Probabilmente qualche tipo di catapulta per lanciare
le nostre bombe da bagno per ammorbidire la pelle in territorio nemico.
Victoria’s Secret? Il fatto è che andrà in fallimento.
Ho cercato difetti al mio corpo come una crumira.
Ho strizzato la mia faccia allo specchio
sino a che nient’altro poteva uscire da me.
Mi sono cambiata vestito otto volte prima di venire qui.
Oh, pensavate che ci saremmo fermate al bruciare reggiseni?
Be’, non avreste dovuto darci così tanto altro materiale infiammabile.
Tamponi, assorbenti, anche voi coppette diva, sarete cose
del passato. Stanotte, dipingeremo di rosso la città.
Non mi schiarisco i peli del buco del culo,
sbianco te, buco del culo che non sei altro.
Intendi mettere queste ciglia finte per me?
No? Allora non le voglio neanch’io.
Con lo shampoo mi arriva anche il photoshop
che hai usato sulla modella? No? Allora merda, non lo voglio.
Vaffanculo, Summer’s Eve. (4)
Preferisco che la mia vagina NON odori
di Spruzzo d’Isola o di Bocciolo Delicato
perché di cosa cazzo sanno questi profumi in realtà?
Non sono neppure odori reali.
La mia vagina è già abbastanza vaginagliata così com’è. (5)
Buttiamo via i nostri rasoi
e facciamoci crescere i peli lunghi come fiumi.
Che bello sarebbe prendere i soldi che spendo
per essere graziosa per te, per rendere i miei capelli soffici per te,
per rendere le mie unghie caramelle per te, per prendermi
il cancro della pelle per te,
per andare sotto il bisturi per te
e smettere di tornare indietro i 76 centesimi. (6)
Ci sono stati giorni in cui ho passato ore piangendo
nel camerino di prova. Giorni in cui non sono uscita
di casa nell’eventualità che qualcuno avesse una macchina fotografica,
per la paura di diventare un’altra immagine di “prima della cura”.
Per cui grazie, Cosmopolitan, per avermi dato
altri 472 suggerimenti di bellezza da ignorare completamente.
Grazie per tutti questi rossetti
con cui scrivere SONO PERFETTA sul muro.
Grazie per la cipria coprente,
la crema evanescente.
Grazie per averci reso invisibili
in questo modo: non vi accorgerete mai che stiamo arrivando.
(1) Azienda statunitense che produce cosmetici, fondata nel 1913.
(2) Sede del Congresso degli Usa a Washington, sulla collina detta Capitol Hill.
(3) Gioco di parole sull’omofonia dei termini “weight” e “wait”.
(4) Marca di prodotti per l’igiene femminile.
(5) Riferimento ai “vajazzles” o “brillantini vaginali”
(6) Si tratta del divario nella paga oraria, per medesimo lavoro, fra donne e uomini negli Stati Uniti.
Maria G. Di Rienzo