La CBC News Canada offre un interessante programma ai suoi utenti: si chiama “Go Public” e mira “a far luce su storie di pubblico interesse che normalmente non sono raccontate dai media, nonché a ottenere che i responsabili rispondano delle loro azioni”. Il 2 novembre, il servizio relativo a cura di Rosa Marchitelli trattava un esempio di come alle donne che lavorano fuori casa – in qualsiasi campo – sia richiesto costantemente di vendere se stesse secondo i sacri standard di scopabilità vigenti. Il tuo tempo, la tua abilità, la tua passione, la tua cura, i tuoi titoli sono semplicemente accessori della “prima direttiva”: mostrare tette e culo ai clienti / ai colleghi / ai superiori ecc.
Il 5 ottobre scorso, la compagnia Cara Operations Ltd. che possiede una catena di ristoranti molto frequentati, ha inviato una disposizione sulle uniformi del personale in servizio nei vari locali “Bier Markt” situati in Ontario e Quebec. La vecchia divisa unisex, pantaloni neri e maglietta polo, è stata rimpiazzata così: per i maschi jeans e una camicia con colletto e scarpe da ginnastica Converse, per le femmine un vestitino blu, corto e senza maniche (con cui è esplicitamente proibito indossare calze pesanti) e scarpe con il tacco o stivali.
E’ a questo punto che Tierney Angus (nell’immagine sopra) in servizio da tre anni al Bier Markt nella zona occidentale di Toronto, ha cominciato a non poterne più. “Ero infastidita dal dover strizzare il mio corpo in qualcosa di tanto piccolo. La stoffa somiglia a quella dei costumi da bagno e l’abito è striminzito. Quando lo avevo addosso il mio ragazzo mi diceva che mostravo il coccige.”
Be’, ma era a quello che serviva. “Una delle ragazze con cui lavoro disse al nostro general manager che indossando la divisa le si vedevano le mutande: lui le rispose di indossare un tanga. E’ una richiesta accessoria allo staff femminile a cui gli uomini non devono rispondere, nessuno sta chiedendo loro di indossare tanga.”
Più di quaranta lavoratrici, da diversi locali, si lamentarono della cosa con il Dipartimento risorse umane della Cara Operations Ltd. e tutte ricevettero un e-mail con cui si diceva loro di mettersela via: “Le uniformi sono basate sul nostro marchio e sugli standard della nostra industria” e ovviamente “non hanno alcun intento discriminatorio”. Una donna a questo punto si è licenziata. Altre hanno tentato di mettere scarpe basse e di coprirsi le spalle con gilet e giacche, ma sono state fatte spogliare degli indumenti aggiunti o mandate a casa se rifiutavano di farlo.
Poiché le proteste non accennavano comunque a diminuire, la compagnia fece due “concessioni”: offrì una versione leggermente più lunga del vestito e disse che alle lavoratrici era concesso indossare un cardigan, ma solo se faceva veramente freddo e purché fosse corto. Ah, naturalmente dire che una direzione commerciale “offre” qualcosa è un eufemismo, perché la divisa le donne erano costrette a pagarla di tasca propria – 70 dollari per il micro-vestito e 20 per la cintura, trattenuti direttamente dalle loro buste paga.
Tierney Angus si è quindi rivolta all’avvocata del lavoro Barbara Green e insieme hanno contattato la CBC. Erano pronte ad andare in tribunale, ma alla compagnia commerciale è bastato essere finita in pasto ai media. “Basandoci sulle continue opinioni di qualche lavoratore – hanno scritto a “Go Public” i cervelloni della Cara Operations Ltd. – abbiamo ora reso disponibile l’uniforme maschile come opzione per ambo i sessi, a disposizione anche delle lavoratrici. Il personale femminile che preferisce indossare jeans, camicia e scarpe da ginnastica può restituire l’abito e ricevere un pieno rimborso.”
(Barbara Green e Tierney Angus che regge la “divisa”)
“E’ triste aver dovuto combattere questa battaglia nel 2015.”, ha commentato l’avvocata Green, aggiungendo che la faccenda non è solo un problema dei locali Bier Markt e che codici di abbigliamento simili, o persino più sessualizzati, sono comuni in moltissimi ristoranti.
“E’ scioccante che le donne siano ancora trattate a questo modo al giorno d’oggi. I corpi delle donne non dovrebbero essere usati per vendere burger e birra nei ristoranti.”, è la conclusione di Tierney Angus.
Maria G. Di Rienzo