Imprenditrice e scienziata: il tutto da autodidatta. Ann Bevy vive in Kenya, è madre single di quattro figli ed era un’impiegata di concetto prima di perdere il lavoro tre anni fa.
“I miei sogni sono sempre stati essere d’aiuto alle altre persone e cambiare in meglio il modo in cui interagiamo con l’ambiente naturale. Da disoccupata, nel 2012, ho fatto volontariato in un orfanotrofio, lavorando nella sua biblioteca. Fu là che lessi per la prima volta della possibilità di fare il carbone da biomassa (o carbone agricolo). Allora non avevo la possibilità economica di dare inizio al progetto, perciò lo misi da parte per il futuro.
Successivamente andai a stare con mia madre, nel suo villaggio, dove coltivavo frutta e ortaggi. Riuscivo a venderli bene ma il mio più grande problema era irrigare le coltivazioni. Il pozzo cominciava ad estinguersi e dovetti mettere uno stop, almeno momentaneamente, al lavoro perché la nostra area è del tutto arida fra novembre e febbraio. Avevo disegnato un sistema di stoccaggio dell’acqua, ma di nuovo i costi non erano accessibili.
Cos’altro potevo fare? Mentre cucinavo per mia madre, il fumo delle pannocchie del granturco che usiamo come combustibile mi stava rovinando gli occhi. Cominciai a pensare a che altro potevamo usare. Noi abbiamo delle mucche, perciò abbiamo un bel po’ di letame: feci seccare lo sterco e lo usai come combustibile, bruciava a lungo e i fumi erano meno. Il giorno dopo andai in città per usare internet e trovare informazioni sulle bricchette (o mattoncini) da bruciare e scoprii che potevano essere fatte a macchina con materiali di scarto come segatura, pula di frumento, gusci di noce di cocco. Contattai le ditte che vendevano le macchine ma i prezzi erano troppo alti, allora decisi che le avrei fatte a mano. Ho raccolto diversi materiali e preparato molte misture differenti: ci sono volute tre settimane per avere quella giusta.
Ho già insegnato a tutto il vicinato, alla mia mamma e alla mia cuginetta orfana come fare le bricchette. Le usiamo e le vendiamo. Ora sto insegnando alle donne del villaggio, perché la maggior parte di esse sono braccianti e hanno molto poco per dar da mangiare ai loro bambini. La maggior parte delle donne vanno a far legna da ardere nella foresta e alcune sono morse da animali, altre sono stuprate o uccise. Mentre vanno a far legna i loro bimbi restano da soli, possono essere portati via o molestati. So che se insegno alle donne come fare le bricchette le renderò in grado di guadagnare qualcosa e di aver più tempo per se stesse e per le loro famiglie. Manderanno i loro figli e le loro figlie a scuola, e le bambine potranno imparare scienza e tecnologia… sì, ho grandi sogni per le donne del mio paese!” Maria G. Di Rienzo