Molto probabilmente, ormai avrete sentito parlare dei mesi di resistenza all’oleodotto (Dakota Access Pipeline) da parte della tribù Sioux Standing Rock, fiancheggiata da membri di circa 100 altri gruppi nativi statunitensi e canadesi. L’oleodotto attraverserebbe i fiumi Mississippi e Missouri e il lago Oahe con circa mezzo milione di barili al giorno. Il Missouri è la fonte principale di acqua potabile per la gente di Standing Rock.
La risposta a questa resistenza nonviolenta, fatta di presenza, preghiere e cerimonie tradizionali, si è rapidamente militarizzata e gli attacchi ai dimostranti sono diventati molto duri. Tuttavia, le donne hanno dato inizio alla protesta, e le donne sono ancora lì.
Emily Arasim e Osprey Orielle Lake di WECAN – Women’s Earth and Climate Action Network, hanno intervistato e fotografato 15 di queste leader, per EcoWatch, il 29 ottobre scorso. Ecco i loro volti e alcune delle loro parole. (Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo)

LADONNA BRAVE BULL ALLARD
(Standing Rock Sioux di Fort Yates, North Dakota; fondatrice del Campo delle Pietre Sacre.)
In primo luogo e principalmente siamo protettrici dell’acqua, siamo donne che si ergono perché l’acqua è donna e noi dobbiamo stare al suo fianco. Se vogliamo vivere come esseri umani dobbiamo avere acqua, senza acqua moriamo. Perciò quel che facciamo è restare qui, in preghiera, in disobbedienza civile. Lo facciamo con gentilezza, ma resistiamo.
L’abuso nei confronti delle donne è ben noto nella storia americana, nella storia del mondo: e questo ti dice molto di quel che sta accadendo alla nostra Terra. Se rispetti le donne, rispetti la Terra e rispetti l’acqua.

JASLYN CHARGER
(Cheyenne River Sioux di Eagle Butte, South Dakota; fondatrice del Consiglio Internazionale della Gioventù Indigena.)
Sento la sofferenza di quel che il governo sta facendo alla nostra Madre Terra. La stanno violando, in tutto il mondo le aprono il ventre e tirano fuori i suoi intestini e questo non è giusto. Noi come donne possiamo sentire il suo dolore, siamo connesse a lei. Possiamo sentire le sue grida anche se non ha una voce, la vediamo.
Se avete paura, trovate coraggio, perché c’è qualcuno là fuori che ha bisogno di voi, c’è qualcuno là fuori il cui futuro dipende da voi, e questo è tutto quello che dobbiamo ricordare a noi stesse: perché dobbiamo trovare forza nel nostro dolore, perché non importa quel che ci fanno, se ci lanciano addosso i cani, se ci schiacciano, se ci picchiano a morte – noi continueremo a essere qui.

CHAMPA SEYBOYE
(Spirit Lake Sioux che vive a Mandan, North Dakota)
Sono qui per dar sostegno all’acqua pulita, a Madre Terra. Ho una figlia e sono qui con mia nonna, i miei zii, le mie sorelle e quel che spero di ottenere è più consapevolezza sulla necessità di avere acqua pulita, è un nostro diritto. Tutti abbiamo diritto ad acqua pulita, non dovremmo essere costretti a lottare con le unghie e con i denti costantemente per avere qualcosa che Madre Terra ci provvede.

KANDI MOSSETT
(Mandan, Hidatsa, Arikara di New Town, North Dakota)
Voglio aiutare a fermare quest’avida industria petrolifera; l’oleodotto misura 11.000 miglia di lunghezza (oltre 17.700 chilometri, ndt.) e sta danneggiando tutti lungo il corridoio d’acqua sino al Golfo del Messico. Immediatamente, in questa zona, avremo milioni di persone che soffriranno un impatto diretto: non si tratta solo di noi ma di chiunque viva lungo i corsi d’acqua. Questo paese ha detto di voler ridurre le emissioni, be’ se il Dakota Access Pipeline viene costruito produrrà emissioni annue equivalenti a quelle di 30 centrali a carbone.

PHYLLIS YOUNG
(Standing Rock Sioux)
Io sono la “Donna che si erge accanto all’acqua” e l’altro mio nome è “Donna che ama l’acqua”. La mia gente mi ha dato questi nomi perché proteggere l’acqua è la lotta della mia vita. Io sono cresciuta accanto a questo fiume: quando avevo 10 anni ci hanno fatto spostare e reinsediare altrove e i miei nonni non sono mai stati compensati per la terra che avevano perso. Sono tornata qui, sto vivendo di nuovo lungo il fiume e sto dicendo all’esercito delle corporazioni: “Non mi farete spostare di nuovo. Non mi metterete in un posto a cui non appartengo.”
Noi non vogliamo oleodotti. Non vogliamo petrolio lungo il nostro fiume e attraverso la nostra terra. Vogliamo energie alternative – il sole è nostro fratello. Il sole è il nostro mondo naturale e dobbiamo utilizzare le energie solari e naturali: probabilmente il mondo capitalista sarà devastato da questo, ma è così che dev’essere. Non si tratta solo di noi. Si tratta del mondo intero. Si tratta di Madre Terra che ha sopportato e sofferto così a lungo: ora ha bisogno del nostro aiuto e della nostra protezione.

LAUREN HOWLAND
(Jicarilla Apache di Dulce, New Mexico; membro del Consiglio Internazionale della Gioventù Indigena)
Sono qui per difendere l’acqua. Sono qui per lottare per i miei figli e i figli dei miei figli – per le generazioni a venire. Sono qui per proteggere queste persone tutt’intorno a noi, questa terra, questa terra sacra.

SHRISE WADSWORTH
(Hopi del Bear Strap Clan, Shungopavi Village, Second Mesa, Arizona)
Sono qui per mostrare il mio sostegno ai miei fratelli e sorelle, e per accendere ispirazione e motivazione nella mia generazione, affinché esca allo scoperto e abbracci la propria eredità, affinché ognuno di loro abbracci chi è come persona, per mostrare alla mia comunità che anch’essa ha una voce e che tale voce è udita.

JOYE BRAUN
(Cheyenne River Sioux di Eagle Butte, South Dakota – rappresentante dell’Indigenous Environmental Network e organizzatrice della protesta.)
Mentre stavamo protestando mia figlia ebbe un grave attacco epilettico. Quando venne al campo dopo l’accaduto ci disse cosa aveva visto: serpenti neri che attraversavano la terra e quando a uno era mozzato il capo ne spuntava subito fuori un altro. Disse che le donne si sarebbero fatte avanti in questa lotta, che le donne sarebbero state in prima linea con i loro scialli rossi – e vedete, è quanto sta accadendo ora qui. Dobbiamo essere pronte a lottare e pronte a portare altrove tutto quanto impariamo e insegniamo.

MICHELLE COOK
(Diné del Walk Around Clan, Oak Springs, Arizona – consigliera legale di Standing Rock)
Stiamo lottando contro l’oleodotto, ma stiamo lottando anche contro l’intero sistema della violenza. L’intero sistema che ci ha chiamati selvaggi, che ha negato la nostra umanità e noi stiamo rispondendo creando una comunità che ha i suoi propri valori. Una comunità che rispetta le donne. Che dà la priorità ai bambini. Che insegnerà ai bambini la conoscenza tradizionale della vita, e questa conoscenza darà vita a loro.

TARA HOUSKA
(Ojibwe, Couchiching First Nation di International Falls, Minnesota; direttrice nazionale della campagna “Onora la Terra”.)
Quando è troppo è troppo. I popoli indigeni sono stati presi a bersaglio per troppo a lungo e abbiamo dovuto dar via tutto. Siamo stati bersagliati per le nostre terre, per i nostri figli, per le nostre lingue, per la nostra cultura e quel poco che ci resta ora è minacciato dalla contaminazione e dalle distruzione. Ho la speranza che quando fermeremo questo progetto ci sarà un momento in cui la gente capirà che le nazioni indigene sono qui, sovrane, e che non tollereremo più la conversazione così com’è oggi.

ERYN WISE
(Jicarilla Apache e Laguna Pueblo, New Mexico; membro del Consiglio Internazionale della Gioventù Indigena e coordinatrice media)
Ho fatto un sogno, circa due mesi prima di venire qui: c’era la mia nonna, che è morta, e mi chiedeva un bicchier d’acqua. Quando glielo portavo era pieno di terriccio e petrolio. E lei continuava a tentare di bere da quel bicchiere e io diventavo disperata perché volevo darle dell’acqua e non riuscivo a trovarla. Se non facciamo qualcosa per proteggere l’acqua, allora non ne avremo più.

WINONA KASTO
(Cheyenne River Sioux, cuoca del Campo di Oceti Sakowin)
Sono una cuoca tradizionale per la gente Lakota, cucino da circa trent’anni. E’ sempre stato importante per me esserci, esserci per le persone, le persone che dobbiamo nutrire affinché restino forti, così potranno restare qui e fare il lavoro che stanno facendo per tutti noi.

MORNING STAR GALI
(Achomawi Band di Pitt River, California del nordest)
Eccoci qui, a difendere in prima linea, con le donne che tengono questa linea… con una donna che sta fronteggiando accuse di reato, solo perché è stata qui con i suoi bambini, che sono rimasti al campo. Tutte noi siamo qui per le generazioni future, affinché abbiano acqua pulita.

LEANNE GUY
(Diné, da Navajo, New Mexico; direttrice esecutiva della Southwest Indigenous Women’s Coalition)
Come donne, noi siamo datrici di vita e abbiamo un forte legame con la Madre Terra. La violenza contro di lei è violenza contro le donne. E questa è una parte della nostra lotta: tentare di fermare la violenza, la violenza sessuale e domestica, e la violenza contro l’acqua, contro le nostre terre, contro di noi come popoli.

DEEZBAA O’HARE
(Diné/irlandese/svedese che risiede a Oakland, California)
Come popoli indigeni noi sappiamo che l’acqua è vita, sappiamo di venire dall’acqua, sappiamo che l’acqua è l’ambiente primario e le donne la portano. Noi portiamo l’acqua dentro noi stesse. Dobbiamo ascoltare il nostro nucleo centrale, il nostro nucleo centrale di responsabilità come umanità, onoriamo noi stessi, onoriamoci l’un l’altro, prendiamoci cura di noi stessi come del mondo attorno a noi. Questa è una preghiera che è stata creata qui e non è solo per la nostra generazione, è per le prossime, e perciò la portiamo con noi, la portiamo avanti per la guarigione e il benessere della Terra. E non dobbiamo fare questo da soli. È tempo che gente di tutte le nazioni si risvegli e ascolti l’acqua. L’acqua è vita.
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