Berrettino di lana, felpa mimetica, pistola in pugno. Così si ritrae Daniele Antognoni, appassionato di armi e fan del Duce, sulla sua pagina Facebook e spiega: “Se c’è qualche donna che non è d’accordo… fiuuuu… altrimenti l’uomo sommatizza (la citazione è letterale e lo svarione è suo)”. Poco tempo dopo, il 9 dicembre u.s., va a trovare la moglie – Paula Corduneanu, dalla quale si sta separando – con la Beretta carica e rovescia una valanga di colpi prima contro di lei e poi contro il loro figlio di 5 anni. Ammazzati entrambi, si spara in testa. La donna aveva allertato i carabinieri prima dell’arrivo di Antognoni, sapeva che era armato e temeva per il bambino: le hanno consigliato di non aprire la porta e sono arrivati quando non c’era più nulla da fare.
Lo stesso giorno, muore delle bastonate del marito Rossella Iatesta, 46enne e madre di un bimbo di 9 anni. La violenza dei colpi ha spezzato il bastone. Gino Ruggeri, il consorte, successivamente tenta il suicidio ed è ora in gravi condizioni. Dicono che l’abbia fatto perché “era geloso”.
Il 4 dicembre muore Alina Condurache, ventenne, uccisa con due colpi di pistola all’inguine dall’uomo con cui conviveva da tre anni, Angelo Azzarello. “Forse un litigio, l’ennesimo, finito in tragedia.”
Il 2 dicembre Teresa Reposon, 56 anni, muore con la testa fracassata dal marito. Costui, Sisto De Martin, ammazza anche il loro figlio 24enne a coltellate e poi si impicca. “Era in pensione, un tipo molto solitario, coltivava il suo vigneto, sotto il profilo materiale non gli mancava nulla.”
Il 27 novembre, una 22enne va in fin di vita grazie ad un colpo di fucile alla testa. A spararle è stato il vicino di casa 41enne con cui in passato aveva avuto una relazione. “Al culmine di una lite, probabilmente”, sostengono i giornali.
Il 26 novembre Luciano Zironi, 79enne, uccide con un colpo di pistola la moglie coetanea Bruna Belletti. “Ho ucciso mia moglie perché se ne voleva andare dopo 55 anni”, spiega agli inquirenti, aggiungendo che le ha sparato “alla nuca per farla morire in modo indolore”, “spinto – chiosano i giornali – dalla disperazione che la moglie manifestava per le gravi patologie che l’affliggevano”.
Sempre il 26 novembre, Vincenzo Poliseno è condannato a trent’anni di carcere per aver ucciso con 50 coltellate la psichiatra Paola Labriola il 4.9.2013. La perizia psichiatrica richiesta dal tribunale lo ha giudicato perfettamente in grado di intendere e volere. “Non so perché sono qui, – ha detto lui – mi hanno spiegato che ho ucciso una persona ma non ricordo quel momento”.
Il 25 novembre si risveglia da un coma durato undici mesi Chiara Insidioso Monda, 20 anni. A ridurla in quelle condizioni le botte del fidanzato Maurizio Falcioni. I testimoni lo videro scuotere il corpo inerte di Chiara in mezzo ad un lago di sangue, mentre ripeteva: “Dì che sei caduta”.
Il 24 novembre il tribunale condanna a venticinque anni di carcere Tonino Cianfani per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere di Samanta Fava, 35enne, ritrovata murata in una cantina.
“Non c’entro nulla, non le ho mai messo una mano addosso. E’ caduta dalle scale.”, sostiene Cianfani. Difatti, tutti/e noi davanti ad un incidente che provoca la morte di qualcuno ci sentiamo in dovere di dar mano alla cazzuola e di seppellirlo pietosamente nel cemento, senza farne parola con nessuno.
Il 22 novembre un uomo di 34 anni sfregia la moglie con una coltellata sotto l’occhio sinistro, dopo averla segregata in casa per alcuni giorni. Non appena l’ha colpita spiega: “Così ora non ti guarderà più nessuno”. Gli articoli in merito specificano che “non gli andava che lei uscisse di casa”.
In Italia muore assassinata una donna ogni due giorni (dati Eures 2014). Il 2013 ha visto un incremento del 14% degli omicidi di donne. Nel 92,4% dei casi sono uccise da un uomo. Due su tre di questi uomini sono i loro mariti, fidanzati, compagni o ex tutto questo. Ove siano riportate le dichiarazioni di costoro, leggetele con attenzione: queste persone definite normali, padri affettuosi, tipi calmi non inclini alla violenza, al massimo solitari e scontrosi, manifestano nella maggioranza dei casi disprezzo e odio per le donne, in modo sboccato, palesemente, senza dubbi o rimorsi. E’ questo ad essere NORMALE, ormai, in Italia? Perciò una situazione che persino una repubblica delle banane considererebbe allarmante non viene in alcun modo discussa e affrontata dal nostro governo? Maria G. Di Rienzo