Oggi, 30 settembre 2013, articoli in prima pagina sui principali quotidiani italiani (tolta l’apertura di tutti sulla crisi politica) che riguardano donne:
Miley Cirus nuovo scandaloso video – Ber Refaeli super sexy – Katy Perry lancia nuovo profumo – Capriotti e Cicogna modelle per un giorno – Pamela Anderson in total white – Anne Hathaway, shorts e curve morbide – La più bella è Megan, filippina – Rihanna fa la donna gatto – Antonella Mosetti supersexy in shorts – La figlia di Sean Penn è il nuovo amore di Pattison – Kim Kardashian bionda per sembrare Beyoncé – Kate Winslet: il lavoro mi piace ma l’amore di più.
Aggiungete svariati articoli su sfilate di moda che concernono per lo più stilisti uomini e modelle donne. Immagini ammiccanti al meglio e sguaiate al peggio corredano i pezzi.
Oggi, 30 settembre 2013, articoli in prima pagina del New York Times che riguardano donne:
Necrologio di Marcella Hazan (1924-2013), la cuoca che “ha cambiato il modo in cui gli americani cucinano il cibo italiano” – Reportage sul Global Citizen Festival in Central Park, “musica con un messaggio sulla povertà” e menzione di artiste partecipanti tipo la cantante R&B Alicia Keys – Chiusura della stagione operistica a New York, menzione di artiste partecipanti come Anna Nicole – Recensione, fatta da una donna, di un libro di una donna che parla di una donna studiosa di botanica (‘Signature of All Things’ di Elizabeth Gilbert). Nessuna delle immagini che illustrano i pezzi è sessualizzata per il sollazzo del lettore maschio eterosessuale.
Oggi, 30 settembre 2013, articolo di apertura del Guardian: “Dieci suggerimenti per aiutare le nostre figlie a cambiare il mondo. Come incoraggiamo le giovani donne ad entrare nella vita pubblica? Qui c’è la guida delle ragazze alla politica del 21° secolo”. Il pezzo esamina le storie di svariate giovani donne che già stanno cambiando il mondo, da Jack Monroe a Malala Yousafzai. Sempre sulle donne c’è il link al blog femminile del giornale dove si discute di sessismo, maternità responsabile, divari di genere su salario e opportunità, scrittrici, artiste, attiviste, eccetera. Sotto, molto molto sotto, ci sono due articoli di moda e uno su una rubrica salutista illustrati da immagini di donne: nessuna delle immagini è ammiccante o sguaiata, neppure quella della donna a letto che, a beneficio della rubrica sulla salute, si domanda perché il sesso le ripugna e cosa può fare al proposito.
Oggi, 30 settembre 2013, prima pagina dello Spiegel, donne:
Ovviamente vari articoli su Merkel e la sua recente vittoria – Articolo sul traffico di ragazze/bambine in India – Carrellata dei nuovi eletti al parlamento tedesco con focus su quelli di origine straniera, in particolar modo turca, e menzione delle donne fra essi – Articolo su giovani donne e scienza – Intervista con la donna che a 13 anni fu stuprata da Polanski. L’unica immagine “problematica” è quella che illustra il pezzo sull’Oktoberfest e ritrae una cameriera in abito tradizionale: focus su scollatura, niente testa.
Questo, signori, è solo un piccolissimo esempio del modo in cui i media orientano la visione delle donne da parte di tutti: comprese le donne stesse. Potete mentirvi e dire che non hanno influenza alcuna, e che in Italia le donne sono libere come fringuelli e altrettanto felici di cinguettare in cucina o nei vostri letti, secondo i due soli ruoli che vengono loro proposti e imposti. Ma leggete un po’ come ci vedono da fuori: quella che segue è la testimonianza di Erin, una ragazza statunitense che ha lavorato un paio d’anni fa, per un’intera estate, in aziende agricole e agriturismi italiani, dal nord al sud del nostro paese: “Mentre ero in Italia, ho notato come sono stabiliti i ruoli di genere in ogni fattoria in cui sono andata. Uomini e donne hanno ruoli distinti e assai separati nella società: gli uomini sono fuori, nei campi reali e simbolici, le donne sono dentro. Punto e basta. Durante la pausa del primo pomeriggio a volte vado in piazza, in città, per spedire cartoline o prendere un caffè. Vedo solo uomini. Le donne che incontro sono quelle che lavorano nei bar o nei negozi. Gli annunci pubblicitari sono la dimostrazione migliore di come vanno le cose. Le donne hanno scelta fra due schemi: nel primo possono essere incinte, cucinare o fare il bucato, nel secondo possono stare sulla spiaggia seminude a vendere qualsiasi cosa, come i cellulari, e notate che nella pubblicità di cui parlo il telefonino viene mostrato solo negli ultimi cinque secondi: per tutto il resto della durata dello spot io non capivo cosa accidente stessero vendendo. Opzioni per le donne italiane: accorte casalinghe o macchine del sesso.”
Domanda: a chi giovano dette opzioni, chi ne beneficia? Non le donne italiane, investite da livelli allucinanti di violenza di tutti i tipi, che hanno più difficoltà sul mercato del lavoro nonostante siano in percentuale molto più istruite dei loro pari di sesso maschile, che – lavorino o meno fuori casa – si sobbarcano i tre quarti e più delle faccende domestiche per un tempo che è il doppio o il triplo di quello che i loro compagni dedicano ad esse, che se sono madri (alla faccia della melassa retorica sul loro ruolo) devono sgobbare praticamente da sole per qualsiasi esigenza relativa ai loro figli: e peggio gli va quanto più accanto alla parola madre si aggiungono specificazioni del tipo “migrante”, “single”, “povera”, “disabile”, “divorziata/separata”, “disoccupata”, “in esubero”, ecc. Non tutte vogliamo dipendere da un uomo o più uomini, che si tratti di cucinare e pulire o di fornire soddisfazione erotica. Se poi il massimo per voi, e per la vostra compagna, è unire le opzioni nella casalinga liftata e liposucchiata in tanga e calze a rete, fate e divertitevi. Ci piacerebbe solo che gli altri modi in cui le donne esistono in questo paese, ormai insopportabile per cialtroneria e ignoranza, avessero la possibilità di essere visibili. Come sul New York Times, il Guardian e lo Spiegel. Buona lettura. Maria G. Di Rienzo