Costei è Yas Necati, attivista femminista 18enne, conferenziera, organizzatrice di campagne e proteste, scrittrice, che ha fatto sino ad ora abbastanza rumore da essere invitata quest’anno dalla BBC a parlare di consenso e rispetto nelle relazioni e nei rapporti sessuali.
Da un paio di settimane ha lanciato una petizione su Change.org
indirizzata a Fred Durham, direttore responsabile di CafePress, un sito online dove gli utenti possono crearsi uno spazio per vendere i loro prodotti.
Fra tali prodotti, Yas e le sue amiche hanno trovato ad esempio questa deliziosa maglietta natalizia la cui scritta recita semplicemente “STUPRO”.
“Lo stupro non è un accessorio di moda. – spiega Yas – Sono rimasta infastidita e sconvolta che CafePress permettesse ad una t-shirt che promuove lo stupro di apparire sul proprio sito. Facendo ricerche all’interno di CafePress si trovano cose assolutamente positive, contro la cultura dello stupro e a favore delle/dei sopravvissute/i, ma non sono le sole.”
Il meglio, infatti, doveva ancora arrivare. Fra i risultati della ricerca di Yas è saltata fuori quest’altra imperdibile offerta: pagliaccetti da neonati con la scritta “Prodotto da mamma e dallo stupro fatto da papà”.
“Stiamo chiedendo a CafePress di rimuovere tutti i contenuti che glorificano stupro e violenza. Non sono cose su cui raccontare barzellette o creare prodotti di moda.”, dice Yas, avendo perfettamente ragione.
La cosa interessante è non solo che qualcuno trovi stupro e violenza abbastanza “trendy” o divertenti o appetibili da farne abiti per adulti e infanti, ma che esista una massa di idioti pronti a consigliare a Yas Necati di farsi una risata, di non prendersela per sciocchezze del genere (ben altri sono i problemi…) o persino di vedere il tutto come straordinariamente liberatorio e trasgressivo. Adoro le giovani donne come Yas che vanno diritte per la propria strada facendosi uscire tutto il ciarpame dall’altro orecchio: mi danno la ragione per vivere un altro giorno, per non abbattermi mai, per desiderare il futuro. Maria G. Di Rienzo