Guardate bene queste immagini.
In quella a sinistra, la 35enne Louise Burns si sta evidentemente “esibendo” come l’eccentrica ostentatrice che è, giacché le madri “normalmente” cercano “luoghi discreti” per effettuare quest’oscena operazione chiamata allattamento al seno. (Corriere della Sera, 7 dicembre u.s.)
In quella a destra, Louise e la sua bambina sono coperte da un tovagliolo gigante su richiesta del locale a cinque stelle in cui si trovano, il rinomato Claridge bazzicato da famiglia reale inglese e celebrità: appaiono perfettamente discrete e normali, si fondono con il paesaggio e non saltano assolutamente all’occhio, perciò non si capiscono i “tweet di protesta della signora” che hanno persino “scatenato una protesta politicamente corretta” (sempre Corriere della Sera, 7 dicembre u.s): cioè chi ha protestato – le madri che sono andate ad allattare i loro bimbi davanti al Claridge – lo ha fatto senza motivazione reale, solo per dimostrare la sua intellettuale puzza al naso e fare del buonismo ed esibirsi in modo arrogante.
Quasi quasi c’è da stare con quel “tosto” di Farage (vai così, Corriere), che in nome del disagio provato da “molta gente” invita chi allatta ad “andarsi a sedere in un angolo” e questa sarebbe un’opinione “assai condivisa”. D’altronde (ce lo assicura sempre il Corriere) “Il Claridge ha il diritto di essere il Claridge”, perché là dentro il tè costa 50 sterline e, per avere il privilegio di pagarlo tale cifra assurda, ai clienti è richiesto un “codice di abbigliamento” che non prevede “shorts, infradito, jeans bucati, cappelli da baseball e presumibilmente (lo presume il Corriere) niente seni che fuoriescono.”
Premesso che il seno della signora Burns manco si vede, coperto com’è dalla maglia, sono quindi sicura che se al Claridge entra la famosa star Pinca Palla con una scollatura che arriva all’ombelico le drappeggiano intorno la tovaglia… ah, no? Come mai? Perché il seno diventa “osceno” solo quando una madre allatta, e cioè quando si sottrae all’oggettificazione sessualizzata del corpo femminile, quando non è esibito per la soddisfazione dello sguardo maschile – come in tv, al cinema, sui cartelloni pubblicitari, nelle foto sui quotidiani in carta o online, ecc. -, quando l’allattamento ricorda che la funzione naturale delle tette non è essere accessori di scena per il materiale pornografico. Ma tutte le tette e i culi e le cosce al vento che pubblicizzano telefonini e padelle sono per le stesse persone orripilate dalla “ostentazione” di Louise Burns semplice “libertà di espressione” che libertarie e trasgressive e moderne come sono non si sognerebbero mai di censurare.
Tuttavia il Claridge, perbacco, ha diritto di essere il Claridge: ci mancherebbe. Ha anche, però, il dovere di conformarsi alle leggi della nazione in cui prospera vendendo tè a 50 sterline la tazza (con eventuale fornitura gratuita di tenda a tovaglioli), fra cui l’Equality Act del 2010, che proibisce agli esercizi pubblici di discriminare le madri che allattano.
C’è anche da dire che Mr. Farage, dopo le proteste, ha accusato i media di aver “travisato” le sue parole – guarda caso, chi ci ricorda? Detta in altro modo, Farage ha fatto un passo indietro perché ha capito che quello sul mettere le donne che allattano “in un angolo” era un passo falso. Il Corriere della Sera, invece, continua imperterrito ad ostentare il suo disprezzo per le donne anche tramite le rubriche che dedica loro. Maria G. Di Rienzo