(“On a Night of Snow”, di Elizabeth Jane Coatsworth – 31.5.1893 – 31.8.1986, poeta e scrittrice. Trad. Maria G. Di Rienzo)
Gatto, se vai fuori dovrai camminare nella neve.
Tornerai con piccole scarpe bianche sui piedi,
piccole scarpe bianche che hanno tacchi scivolosi.
Resta accanto al fuoco, mio Gatto. Stai tranquillo, non andare.
Guarda come le fiamme si alzano e crepitano piano,
ti porterò un piattino di latte simile ad una margherita,
così bianco e soffice, così sferico e così dolce –
resta con me, Gatto. Fuori soffiano venti selvaggi.
Fuori soffiano venti selvaggi, Padrona, ed oscura è la notte,
strane voci gridano negli alberi, intonando arcano sapere,
e ben più dei gatti si muove in giro, illuminato dalla luce verde dei nostri occhi,
su piedi silenziosi ove l’erba del prato trattiene la brina.
Padrona, vi sono presagi fuori casa, di magia e potere,
e cose che ancora devono essere compiute. Apri la porta!
Mistero, meraviglia, sentieri candidi sotto la luna. Non abbiate paura di esplorare. Perché la notte appartiene a chi ama (“Because the night”, Patti Smith):