Le donne che stanno protestando hanno perso il lavoro, in 595 e di colpo, indiscriminatamente, senz’altra giustificazione che la propensione per i “tagli” alle spese pubbliche. Costoro erano infatti pulitrici del Ministero delle Finanze e degli uffici erariali in Grecia. Ma non erano un fardello fiscale: privatizzare il servizio per mantenere condizioni igieniche decenti nei locali summenzionati ha aumentato il suo costo.
Probabilmente alcune di queste pulitrici troveranno un posto nelle ditte private, ma a metà del loro precedente salario, in molti casi senza tutela assicurativa e impossibilitate a rifiutare i ricatti dei datori di lavoro. Naturalmente hanno portato il caso in tribunale, e vinto in prima istanza, ma il governo si è appellato al grado di giudizio superiore e la faccenda starà ancora per aria qualche mese prima del verdetto finale.
La cosa più folle di tutte è il continuo assalto a cui queste donne sono sottoposte dai media ufficiali, dai politici conservatori e dalla polizia antisommossa. 595 lavoratrici licenziate ingiustamente sono trattate come criminali. Ma non ci si stupisce più quando si conosce la storia di una delle loro leader sindacali, Konstantina Kouneva.
Kouneva, una storica, emigrò in Grecia dalla Bulgaria nel 2001 a causa di problemi finanziari. Nel 2003 fu assunta da una ditta di pulizie privata e dopo aver sperimentato le condizioni di lavoro proprie e altrui si iscrisse al sindacato delle pulitrici. La sua denuncia come sindacalista degli abusi e dei maltrattamenti subiti dalle lavoratrici le guadagnò subito minacce di morte: e non erano ne’ esagerazioni ne’ scherzi, perché infine nel dicembre 2008 fu assalita da due uomini ad Atene, mentre tornava a casa. Costoro le gettarono acido solforico sul volto e la forzarono a bere il resto. Kouneva avrebbe dovuto morire, ma si salvò, nonostante sia costretta ancora nel 2014 ad affrontare operazioni chirurgiche. La polizia non è mai riuscita a rintracciare gli aggressori, impuniti a tutt’oggi. Rimpianti?, le hanno chiesto più volte, e Konstantina Kouneva ha sempre risposto che non può rammaricarsi della sua decisione di lottare per i diritti del lavoro, e che continuerà a farlo.
L’unica cosa bella di questa storia, oltre alla determinazione e al cuore di Kouneva, è che la stessa è stata eletta con Syriza al Parlamento Europeo, ove intende portare la lotta delle 595 ex colleghe. Maria G. Di Rienzo