“Un cacciatore sta passando la notte in una macchia cespugliosa, sulla sponda di uno stagno, sperando di catturare anatre selvatiche. A mezzanotte ode il fruscio di ali, e resta sconvolto al vedere non anitre, ma sette fanciulle vestite di abiti piumati che se li sfilano ed entrano in acqua e fare il bagno e giocare. Il cacciatore striscia fra i cespugli e ruba uno degli abiti. Al sorgere dell’alba le sorelle raccolgono i loro indumenti e si preparano a partire, ma la più giovane si dispera perché non riesce a trovare il proprio abito. La luce sta arrivando e le sorelle più anziane non possono aspettarla o aiutarla. La lasciano dicendole: “Affronta il tuo destino, qualunque esso sia”.
Non appena le altre fanciulle sono fuori di vista, il cacciatore si avvicina a lei tenendo in mano l’abito piumato. La giovinetta piange e implora che le sia restituito ma l’uomo, già innamorato di lei, rifiuta. Invece, la copre con il proprio mantello e la conduce a casa sua. Una volta là, nasconde l’abito piumato sapendo che se lei lo indossasse di nuovo lui la perderebbe. I due si sposano, e lei gli fa dono di due bimbi, un maschietto e una femminuccia. Un giorno, giocando a nascondino, la bambina scopre il vestito nascosto e lo porta alla madre. Senza un attimo di esitazione, la donna si infila nell’abito. Riusciamo persino ad immaginare il sospiro di sollievo di questa madre nell’essere di nuovo se stessa, nel riavere il proprio fantastico sé, nel non essere più la pallida moglie carica di fatiche domestiche. “Riferite a vostro padre, se desidera vedermi di nuovo, che mi troverà nella Terra ad est del Sole e ad ovest della Luna.”, dice alla figlioletta prima di volar via fuori dalla finestra.
Non importa quanto accondiscendente una fanciulla-cigno possa apparire come moglie: l’ansia non detta e la tensione stanno giusto sotto la superficie del suo matrimonio. Suo marito non può mai essere certo dell’affetto di lei, poiché la tiene in ostaggio tramite la pelle che le ha sottratto. Le offre il suo mantello, ma è uno scambio diseguale. L’abito piumato della fanciulla è il segno della sua natura selvaggia, della sua libertà e del suo potere, mentre il mantello diventa lo strumento della sua sottomissione in una società umana. L’uomo la deruba della sua identità, e cioè della stessa cosa che lo ha in primo luogo attratto, e poi la trasforma nella più preziosa delle sue prede, una versione sbiadita dell’originale creatura magica.” Midori Snyder (tratto da un più ampio saggio della scrittrice, traduzione mia. Di Snyder, in italiano, c’è il romanzo “Il diario delle fate”, scritto con Jane Yolen.)
La versione della fiaba riportata sopra è inglese e del periodo vittoriano: Midori Snyder nota che gli accenti di simpatia sono tutti per il “povero marito abbandonato” e che la donna-cigno assume una sfumatura disturbante e aliena nell’algido commiato dai suoi bambini (cattiva moglie, cattiva madre). Snyder collega questo tipo di narrazione alle rivendicazioni femminili di autonomia e diritti degli anni in cui fu redatta. Si tratta di una sorta di lamento, dice, da parte dell’autore Joseph Jacobs per i tempi duri che gli uomini sarebbero stati costretti a subire.
Sì, storie vecchie. Adesso siamo nel 2013 e non c’è modo che gli uomini si diano a produrre una narrazione così cieca, autoreferenziale e piena di autocompassione dei loro rapporti con le donne. E’ evidente che un matrimonio forzato e l’imposizione di un’identità e di un ruolo sono errori. E’ evidente che il cacciatore ha usato violenza. E’ evidente che lei sarebbe fuggita dalla gabbia non appena ne avesse avuta l’opportunità, com’era giusto. Loro, abituati e inclini a mettersi con generosità nei panni degli altri – o meglio, delle altre – avrebbero reagito alla coercizione esattamente nello stesso modo. Tentare di liberarsi dalla violenza è solo umano, ne’ maschile ne’ femminile…
Il 17 agosto u.s., Maria Grazia Giummo, 38 anni, è uccisa a bottigliate dal convivente. Costui, abituato ad alzare un po’ troppo il gomito e già denunciato dalla polizia per aggressione, aveva ricevuto solo il giorno prima un ammonimento dai carabinieri perché guidava ubriaco.
Tre giorni dopo, 20 agosto, Simona Balladini di 65 anni viene avvelenata con un forte insetticida agricolo dal marito, che successivamente si suicida ingerendo il medesimo prodotto. La donna è in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita.
Cinque giorni dopo, 25 agosto, Giuseppina Brodu di 62 anni è uccisa a coltellate nel sonno dal marito, il quale tenta poi di accoltellarsi lui stesso ma senza prodursi ferite mortali.
In tutti e tre i casi i giornali parlano di femminicidio (tentato o riuscito), disturbando e irritando profondamente i loro lettori di sesso maschile: Ancora con il femminicidio! Ma se uno è pazzo il sesso che cosa c’entra. – Questa storia del femminicidio mi sta sullo stomaco e la considero una idiozia incredibile. – Perché vi ostinate a scrivere femminicidio? Povera Italia. – Non si tratta mai di femminicidio ma di normale omicidio. – Il femminicidio è una bolla mediatica, non sapete cosa scrivere. – Adesso basta che una donna si lagni ed è femminicidio. – Ma le leggi su questo femminicidio non dovevano fare da deterrente? Ecco a cosa vi è servita la pubblicità. – Femminicidio cosa? Allora dovremmo parlare di uomicidio e di bambinicidio e di anzianicidio, che schifo questo paese… (Gli errori di ortografia/grammatica e gli insulti espliciti sono stati omessi)
Due donne sono morte e una ha rischiato seriamente di morire. Ma i lettori di sesso maschile non provano nessuna simpatia nei loro confronti, benché ne provino per i perpetratori e non si facciano scrupolo di attestarlo: Bisogna vedere di chi è la colpa se hanno avuto una lite furibonda. – I motivi sono da chiarire di certo c’è che dei motivi personali ci sono. – Queste leggi che sono tutte per la donna istigano. – Solo dio sa che cosa è passato nella testa del pover’uomo, depressione, chissà cosa. – Non si danno giudizi a caso, questa persona (l’assassino, ndr.) era sicuramente in difficoltà. – Della violenza delle donne non parlate mai, eppure sono le donne le responsabili degli infanticidi, dove sta andando l’Italia? – Un uomo non cerca di ammazzare la moglie per niente. – Sono gesti orrendi ma come fai a sapere cosa c’era dietro, non è che queste donne erano sante per forza. (Anche qui, gli errori di ortografia/grammatica e gli insulti espliciti sono stati omessi.)
Adesso siamo nel 2013, e se devo credere a quel che leggo moltissimi uomini continuano a dare della realtà una lettura cieca, autoreferenziale e piena di autocompassione. Ma è logico, sono tempi duri in Italia, le femministe hanno conquistato il Palazzo d’Inverno e “montano campagne di odio contro il genere maschile”, facendosi ammazzare a bottigliate, facendosi accoltellare, avvelenare, strangolare; facendosi uccidere i figli; facendosi gettare acido in faccia e facendosi pestare, tormentare, pedinare, minacciare per bene. Perché vogliono pure passare per vittime, quando abbiamo tolto loro un vestitino di piume che andava bene per le puttane e abbiamo messo invece sulle loro spalle il rispettabile mantello che le indicava a tutti come di nostra proprietà. Alcune riescono a volare via dalla finestra, le ingrate. Alle altre, come vedete, ci pensiamo noi. Maria G. Di Rienzo