“C’era una volta un uomo che pensava di poter fare qualsiasi cosa, persino essere una donna. Perciò si procurò un neonato, gli cambiò i pannolini e nutrì la dannata cosetta tre volte a notte. Sbrigava tutte le faccende domestiche, era deferente nei confronti degli uomini e si logorò al completo. Ma aveva un fratello, Gianni Testafina, che noleggiò una moglie e si trovò tutto fatto.”
– tratto da “Feminist Fables” di Suniti Namjoshi, in immagine sopra, trad. Maria G. Di Rienzo. Non possiedo l’edizione italiana ma so che esiste (“Fiabe Femministe”, Supernova, 1998) e che è l’unico libro della considerevole produzione letteraria e poetica dell’Autrice disponibile nella nostra lingua.
In tutto il suo lavoro, comprese le serie dedicate ai bambini, Suniti sfida pregiudizi e affronta questioni di genere, sessismo, razzismo, omofobia con una scrittura brillante intrisa di arguzia e saggezza. Può star riscrivendo un mito greco o una favola indiana, ma parla sempre di ciò che trova inaccettabile nella vita di oggi. Suniti è indiana, nata nel 1941, apertamente lesbica. Vive in Gran Bretagna con la scrittrice inglese Gillian Hanscombe.