Nelle scorse settimane, mentre “infuriava il dibattito” – leggi: mentre i politici si insultavano reciprocamente – sulla legge elettorale italiana mi è tornata in mente questa poesia. E’ del 1992 e la scrisse la scultrice e fotografa Zoe Leonard (nata nel 1961) ispirata dalla corsa alla presidenza degli Usa di un’altra artista, la poeta Eileen Myles (nata nel 1949). La poesia circolava così come la vedete nell’immagine qui sotto, in manifesti appiccicati ai muri e fotocopie distribuite a mano e recitata come un passaparola. Eileen all’epoca non diventò Presidente: la persona descritta da Zoe è ancora la persona che io non ho mai visto raggiungere una posizione di potere in ambito politico, è ancora la persona che le liste elettorali non presentano mai e che non mi si permette di votare.
Una persona che conosce abbastanza la vita, la mia vita e la vostra, da non permettersi di sputarci in faccia ogni volta in cui apre bocca, di trattarci come sudditi imbecilli ogni volta in cui vara un provvedimento, di salire la scala sociale schiacciando sempre altri nel fango. Maria G. Di Rienzo
Voglio una lesbica come presidente. Voglio una persona
con l’aids come presidente e voglio un finocchio come
vice presidente e voglio qualcuno privo
di assistenza sanitaria e voglio qualcuno che sia cresciuto
in un posto dove la terra è così satura
di rifiuti tossici che non ha avuto
scelta se non prendersi la leucemia. Io voglio
un presidente che abbia abortito a sedici anni e
voglio un candidato che non sia il minore fra due
mali e voglio un presidente che abbia perso il suo
ultimo amore per l’aids, che ancora lo vede
nei propri occhi ogni volta in cui si stende per riposare,
che abbia tenuto il suo amore fra le braccia sapendo
che stava per morire. Voglio un presidente senza
aria condizionata, un presidente che ha fatto
la fila all’ospedale, alla motorizzazione, all’ufficio
assistenza e sia stato disoccupato e licenziato e
molestato sessualmente e assalito perché gay e deportato.
Voglio qualcuno che abbia passato la notte
in un cimitero e a cui sia stata messa una croce in fiamme sul prato e
che sia sopravvissuto allo stupro. Voglio qualcuno che sia stato
innamorato e ferito, che rispetti il sesso, che abbia
fatto errori e imparato da essi. Voglio una
donna nera come presidente. Voglio qualcuno con
denti malmessi e carattere, qualcuno che
abbia mangiato il cibo fetente dell’ospedale, qualcuno
che abbia indossato abiti dell’altro sesso e assunto stupefacenti e
sia stato in terapia. Voglio qualcuno che abbia commesso
disobbedienza civile. E voglio sapere perché questo
non è possibile. Voglio sapere quando abbiamo cominciato
ad apprendere da qualche parte lungo la strada che un presidente
è sempre un pagliaccio: sempre un puttaniere e mai
una puttana. Sempre un capo e mai un lavoratore,
sempre un bugiardo, sempre un ladro e mai arrestato.