Les jeux sont faits, rien ne va plus, e le noiosissime discussioni per stabilire “di chi è la colpa” di questo o quel risultato elettorale cominciano a mostrare – fortunatamente – quei segni di stanchezza che ne fanno presagire la fine. Passati 2/3 giorni dalla chiusura delle urne, i giornali si ricordano di contare le donne elette e scoprono che sono una su cinque. Come mai la politica resta un ambito maschile, si chiedono, mentre citano IL presidente umbro Catiuscia Marini (evidentemente una persona F—>M), dicono che niente GLI è stato perdonato riferendosi ad Alessandra Moretti (come sopra) la quale, buon dio, è UN AVVOCATO (come sopra) e disquisiscono del “cosiddetto sesso debole” (una terminologia che pensavo sepolta nella pattumiera della storia, sono sempre troppo ottimista).
Naturalmente, la prima risposta offerta da giornalisti/e e candidati/e è che la “preferenza di genere” non aiuta le donne: difatti, ci si preoccupa di divisare doppie candidature o quote perché i numeri delle italiane in politica sono esorbitanti, direi persino eccessivi – e dove lo stratagemma non è stato adottato, come in Puglia, tali numeri sono infatti andati a picco. La seconda risposta, altrettanto ovvia, è che la colpa è delle elettrici: non hanno votato queste loro simili scelte da segreterie di partito in basi a criteri che con la politica delle donne non hanno niente a che vedere, e neppure con la politica in generale, chissà come mai. Sarebbe bastato guardare i manifesti/santini elettorali dove aspiranti pin-up si sono contorte in pose da calendario Pirelli e hanno sporto i labbroni siliconati per mandarci bacini; sarebbe bastato leggere gli slogan scelti per tale propaganda elettorale, tipo “Non votare tua cugina, io non sono tua cugina” e “Provaci con una donna”…
Per le selezioni di Miss Qualchecosa o il casting di un film porno queste candidate andavano tutte benone, purtroppo noi elettrici volevamo sentir parlare del lavoro delle donne, della sanità pubblica, della pubblica istruzione, della violenza di genere, delle politiche economiche del governo. Ma se tu sei stata scelta in base al “mmmh che gnocca” di qualche funzionario di partito e ti rivolgi al tuo elettorato sperando di suscitare la stessa reazione è chiaro che alle altre donne non hai niente da dire sugli argomenti succitati e che la tua eventuale presenza in un Consiglio regionale o in Parlamento non cambia di una virgola “l’ambito maschile” della politica. Giochi alle stesse regole. Essere maschi è un’eccellenza a te preclusa e l’unica tua opzione per restare in gioco è essere gradevole ai loro occhi, perciò ti opponi alla sessuazione del linguaggio (che oltre ad essere corretta comincerebbe, tra l’altro, a rendere accettabile l’idea di uno spazio decisionale misto) e vaneggi sulla necessità per le donne in politica di essere “belle, brave, intelligenti ed eleganti” – Moretti Ladylike docet. Niente di tutto ciò è richiesto agli uomini che vogliano fare politica, se non è un doppio standard – punitivo per le donne – questo non so cos’altro lo sia.
Quindi, caro signor impiegato del Corriere della Sera – per essere definito un giornalista magari impari prima la grammatica italiana: lei/le, lui/gli – che suggerisce fra le righe (2 giugno u.s.), in una presa per i fondelli spacciata come articolo di approfondimento, sia stata l’invidia per il “viso bellissimo” di Alessandra Moretti e la frustrazione perché non le assomigliamo ad indurci a non votarla, direi che ora può ampliare la sua prospettiva sulle dinamiche elettorali. Lo sguardo maschile potrà anche credere di essere assoluto, e di certo si sforza di essere normativo con una ferocia che supera di lunghezze cosmiche quella – secondo lei – esercitata nelle critiche a Moretti, ma si sbaglia. Come elettrice, per esempio, io non misuro i tacchi della Ministra Boschi (lei sì: “scarpe rosse e tacco a spillo di almeno 14 centimetri”, imperdibile notizia!), valuto il suo operato. E se tale operato non mi soddisfa, non va nella direzione di un’Italia meno indecente, peggiora le mie e non solo mie condizioni di vita giorno dopo giorno, sai cosa me frega se gli uomini la trovano “mmmh gnocca” o no: NON LA SOSTENGO, NON LA VOTO E LA CRITICO. Politica. Po-li-ti-ca. Chiaro? Non fashion show. Maria G. Di Rienzo