Questa donna è Joenia Batista de Carvalho, la prima indigena brasiliana (Wapixana) ad essere diventata avvocata. La sua tribù è una delle cinque che vivono in una zona del nordest dello stato di Roraima detta Raposa – Serra do Sol, che significa “Terra della Volpe e Montagna del Sole”. In totale le tribù ammontano a circa 20.000 persone. Quando Joenia aveva sette anni, sua madre portò tutti i suoi sei bambini in città affinché avessero accesso all’istruzione, ma solo lei è riuscita a restare a scuola: gli altri sono stati spinti indietro dai pregiudizi, dalla discriminazione e dal bullismo.
“La gente sospettava di noi, non voleva starci vicina. Pensano che gli indigeni siano disgustosi e ladri.”, spiega Joenia, “Il mio aspetto e le mie ambizioni erano il continuo fulcro di battute e sogghigni. Questa è la ragione per cui ho studiato legge, per diventare qualcuna che potesse dar sostegno alle comunità indigene. Per me, comporta l’essere capaci di far qualcosa per noi stessi e non dover aspettare ordini dallo stato o da quelli che vogliono le nostre terre. Quando ho cominciato, la prima sfida è stata proprio la mia gente. Le donne che studiano non sono comuni e i leader indigeni continuavano a chiedermi in che modo avrei potuto fare il lavoro di un uomo. Ho dovuto impegnarmi più degli altri, e dimostrare loro che ne ero ben capace.”
Dieci anni fa, dopo che oltre venti indigeni erano stati assassinati da proprietari di fattorie, minatori e boscaioli con alle spalle politici locali e nazionali, Joenia ha affrontato il problema rivolgendosi contemporaneamente al Tribunale Inter-Americano per i Diritti Umani e alla Corte Suprema brasiliana, chiedendo che l’area fosse mappata e protetta in modo definitivo. Nel 2005 il governo di Luis Inácio Lula da Silva riconobbe ufficialmente la riserva di Raposa – Serra do Sol, ma quello regionale si oppose chiedendone il ridimensionamento, e così fece l’esercito per cui avere terre indigene presso i confini nazionali costituiva “una minaccia alla sicurezza”.
Di nuovo, Joenia rappresentò gli indigeni in tribunale usando quella stessa legge che troppo spesso era stata “l’arma dell’uomo bianco” contro di loro, e nel 2009 una sentenza della Corte Suprema sostenne (per la prima volta) il diritto delle tribù alla terra in cui vivono da tempi immemorabili. Il nome dell’avvocata divenne un sinonimo del caso legale: “In precedenza, gli indigeni erano totalmente invisibili, così ho usato la mia immagine. Parlo ai giornalisti della mia vita, di modo che possano conoscere realmente le persone indigene, sapere che sono umane, che hanno sentimenti, che hanno bisogno dell’accesso alla loro terra. Naturalmente essere un personaggio pubblico ha un costo. Ricevo una quantità enorme di minacce. Davanti al mio ufficio ci sono sempre persone che mi sorvegliano e c’è sempre qualcuno che mi segue quando porto i miei bambini a scuola. Questo è il mio lavoro e questa è la mia missione, perciò non sono spaventata. Ma mi preoccupo per i miei figli.”
Attualmente Joenia coordina il dipartimento legale del Consiglio Indigeno di Roraima e porta avanti le sue lotte: quella contro l’esproprio terriero, quella per la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico sull’ambiente, quella per portare in posizioni di leadership e ai tavoli dei negoziati sempre più donne indigene – che addestra personalmente: “Moltissime donne vogliono partecipare, ma non ricevono sostegno. Se c’è un incontro a livello internazionale gli uomini dicono: Andiamo noi. Le donne con bambini non riescono a lasciare le proprie case. Conosco un bel po’ di donne forti con voci altrettanto forti. Tutto quel che devo fare è spingerle in alto un poco, affinché diventino parte del processo.” Maria G. Di Rienzo