(“A generation that needs feminism”, di Abigael Watson per The F-Word, 9 agosto 2014, trad. Maria G. Di Rienzo.)
Ho quasi 16 anni, ho appena presto il mio GCSE (Ndt: General Certificate of Secondary Education: titolo di istruzione secondaria superiore), frequento una scuola femminile e sono una femminista.
L’ultima parte della frase la dico orgogliosamente, coraggiosamente e a voce alta, confortata dal fatto che le persone che stanno leggendo questo capiranno le mie parole e condivideranno i miei sentimenti.
Tuttavia, nella vita quotidiana, la semplice dichiarazione “Io sono una femminista” è caricata di complicazioni e fraintendimenti. Il sessismo, pur essendo un tipo di discriminazione che concerne ogni singola persona su questo pianeta, al di là degli altri fattori come razza, religione e sessualità per dirne alcuni, è ancora un concetto a cui molte persone si riferiscono come ad un problema insignificante. Ovviamente, chiunque in pratica può capire cosa significa discriminare in base al sesso, ma per contro davvero pochi capiscono cosa comporta effettivamente.
Essendo una che va ancora a scuola e che continuerà a farlo per i prossimi due anni, io incontro questo problema con frequenza scioccante. Potreste presumere che in una scuola femminile le persone dovrebbero essere iper-consapevoli rispetto alle istanze suddette. Ma, nella mia esperienza, non è per niente così. Certo, ci sono persone che apprezzano alla perfezione la dichiarazione “Io sono una femminista” e mostrano assoluto sostegno, ma è disturbante che non siano la maggioranza nella mia generazione. Ci sono larghi gruppi che appartengono a tipologie precise fra le ragazze di 15/16 anni (e anche fra i ragazzi, sebbene io abbia meno esperienza con loro).
Uno. Ci sono persone che non appena sentono delle tue convinzioni femministe cominciano a ridere del tuo entusiasmo e della tua decisione. Trovano buffo che tu sostenga in modo così convinto un movimento che semplicemente promuove l’eguaglianza. Di sicuro questo non è qualcosa di cui ridere, ma loro non la vedono così. Tali persone possono essere le più problematiche fra quelle che incontro perché non riescono a prendere la materia sul serio, non importa quante statistiche e quante storie tu gli riporti. Una generazione che cresce trovando l’eguaglianza di genere un soggetto ridicolo è proprio notevole. Questa cosa dev’essere contrastata.
Due. Poi ci sono gli individui anti-femministi, che pensano all’eguaglianza di genere come per nulla importante, giacché nella loro visione gerarchica del mondo le donne sono ad un livello più basso. Potreste sorprendervi, ma un paio di ragazze 15enni che conosco hanno questo tipo di visione: saturata nella tradizione e nella storia familiare e spesso in credenze religiose.
Tre. Ad altre persone manca la comprensione di cosa sia il femminismo. Spesso, quando parlo con loro, rispondono: “Allora significa che tu odii gli uomini? Perché io non sono d’accordo su questo, per niente. Io non sono sessista.” Queste persone sono orrendamente ignoranti di cosa siano sessismo e femminismo, il che danneggia il nostro futuro comune. Il problema, credo, sta nella mancanza di istruzione su sessismo e femminismo nell’educazione scolastica. Tali materie restano nell’angolo, intoccate, e le/gli studenti le aggirano durante la loro vita accademica ed entrano nel mondo degli adulti (pronti… oppure no) disperatamente male informate/i. Ci si dovrebbe concentrare di più su lezioni di PSCHE (Ndt.: Personal, Social, Citizenship and Health Education – Istruzione personale, sociale, su cittadinanza e salute) o di educazione civica, in modo da combattere l’istanza della diseguaglianza di genere direttamente alla radice: bambine/i che crescono con visioni sessiste e ignoranti inculcate nelle loro menti.
Mi fermo qua con la lista, anche se ci sono numerose altre tipologie di persone che ho incontrato discutendo con altre/i studenti all’interno del mio segmento di età. Mi sembra che il problema sia proprio l’ignoranza. Questa generazione che sta crescendo e che prenderà il posto degli attuali leader mondiali non è abbastanza informata su sessismo, misoginia o femminismo, e non lo è perché manca l’istruzione al proposito.
Spero che un giorno, quando qualcuna annuncerà di essere femminista a scuola sia salutata da un coro di “Sì, anch’io!” – completamente compresa, ogni complicazione svanita. Ma sino a che non si interverrà sull’educazione scolastica penso che questo sia terribilmente difficile da ottenere.
P.S. della traduttrice: Nel frattempo, questa è l’ultima campagna pubblicitaria di American Apparel, diretta a ragazzine dell’età dell’Autrice e ancora più giovani. Si chiama “Ritorno a scuola” e il suo motto è: “Il tuo primo compito per casa è vestirti adeguatamente”. A cosa, alla prostituzione minorile?