“Re-visione – l’atto del guardare indietro, del vedere con occhi nuovi, dell’entrare in un vecchio testo da una nuova direzione critica – è per noi (donne) di più di un capitolo nella storia culturale: è un atto di sopravvivenza. Sino a che non riusciamo a comprendere i presupposti in cui siamo immerse non possiamo conoscere noi stesse.” Adrienne Rich, 1972.
Domande che pongo a me stessa ultimamente: Quanti condividono il modo in cui io mi sento? E’, anche, un fattore generazionale? Se cerco di spiegarlo, che probabilità ho di farmi capire? Perché ho l’impressione che la maggior parte degli italiani e delle italiane si muova seguendo una bussola impazzita e sembri essere in grado di vedere solo la superficie di ogni questione?
Guardo indietro. Non ricordo l’anno preciso, ma sono i tempi in cui la Lega Nord spopola, va al governo in una coalizione di destra, ha il controllo di molte regioni, province e comuni. A tarda sera sono in auto, con altre persone, diretta verso casa. I fari illuminano il cartello stradale della cittadina che stiamo per attraversare: è diverso da come lo ricordavo. Ora porta il doppio nome dovuto ad un supposto bilinguismo locale e ad un sindaco leghista. “Spresiano / Spresian”. Ovviamente ridiamo, ci scateniamo in commenti poco lusinghieri sull’intelligenza dei membri della giunta comunale e così via. Ma perché la cittadinanza accetta questa farsa, perché accetta di rappresentare come separati e diversi coloro che parlano dialetto, quando persino il nome del paese è indistinguibile dall’italiano nella versione dialettale?
Nello stesso periodo, vengo a conoscenza dell’istituzione delle “scuole padane”. L’immagine di una di esse mostra scolaresca elementare e maestra sulla soglia di un edificio su cui campeggia il “Sole delle Alpi”. Leggo delle nozioni impartite in tali scuole, ove ad esempio si insegna che l’umanità nasce da un incontro fra due figure totalmente inventate, una sorta di Adamo ed Eva sorti dal nulla nella pianura padana: lui è una specie di rude taglialegna machista, lei è una graziosa fanciulla versata in ogni lavoro domestico. Le scuole che prendono in giro i loro alunni e le loro alunne in tal modo sono finanziate dallo stato italiano. Ma perché non c’è nessuna sollevazione, neppure da parte degli intellettuali, su questo tema?
Si affaccia l’epoca della “par condicio” e de “è la loro cultura”. La bussola è impazzita. La stella polare indica ancora il nord, ma non possiamo imporre detta informazione ad altre culture, vi pare, sarebbe imperialismo puro e semplice. Fatti e opinioni non sono distinguibili. Se in televisione facciamo parlare un sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, allora dobbiamo far parlare durante lo stesso programma qualche nazista, perché noi non eravamo là, non sappiamo come sono andate le cose, non siamo in grado di giudicare. E, soprattutto, l’internato e il kapò sono ormai per noi sullo stesso piano di “par condicio” nella sospensione dell’etica.
Qualcuno definirà l’ascesa leghista come “la rivolta degli ignoranti”, ma è una rivolta che non riuscirà ad andare sino in fondo nel rigetto della conoscenza, in particolar modo quando i suoi leader devono confrontarsi sugli scenari internazionali dove le ripetute bocciature all’esame di maturità non costituiscono titolo di merito (e allora andiamo a comprarci una laurea in Albania). I simboli della conoscenza, come simboli di status, servono ancora sebbene la conoscenza sia nemica. Nonostante la successiva caduta della Lega in termini di consenso elettorale e quindi di influenza, i danni alla consapevolezza collettiva, in merito di onestà intellettuale e di comprensione della realtà, sono comunque già stati fatti, con il pesante contributo del berlusconismo e del suo controllo dei media. Oggi, persone che si definiscono “di sinistra” dicono cose del genere: “Un’opinione non è mai un errore. Un’opinione può, se detta male, essere diffamatoria. Ma un’opinione non è mai vera o falsa. Un’opinione è un bene da difendere anche se diversa dalla nostra”. Vedete, si tratta di estetica, il principio che ha sostituito l’etica nei nostri ragionamenti. Un’opinione non è mai vera o falsa, al massimo è espressa in modo sgradevole e diventa perciò “diffamatoria”. Povero Galileo, finito sotto processo perché non aveva capito che il moto degli astri e dei pianeti non può essere descritto in modo vero o falso, è tutt’al più un’opinione.
Gettare olio bollente in faccia alla propria compagna – Bergamo, 15 luglio 2014 – è un atto riprovevole (nessuno contesta che sia violento, ma la violenza è razionalizzata)? Be’, dipende dalle opinioni. Dovremmo sentire quest’uomo, prima, perché come possiamo sapere ecc. In precedenza le ha spappolato la milza a calci e l’ha spinta giù dal balcone mentre era incinta? Il fatto è sospetto, sapete. Se questa donna è rimasta con un uomo del genere significa che il trattamento le piace.
Guardando la vicenda mentre ci si orienta con una bussola impazzita, certo, non si vede altro. Non ci si accorge, ad esempio, che più si tagliano i finanziamenti per rifugi e case protette, più si esaltano il sessismo e l’oggettificazione delle donne, più ci si rifiuta di cercare di cambiare i paradigmi che generano e nutrono la violenza, meno opzioni ci sono a disposizione.
Se l’alternativa è finire sotto un ponte, ci andrebbero quelli che pensano basti voler uscire da una situazione per riuscirci? Se vuoi denunciare e i poliziotti non ti prendono sul serio, o se rifiutano di ricevere le tue dichiarazioni e le tue prove perché credono che ti basti lasciare quell’uomo? Cosa fai se non hai assolutamente familiari o amici a cui chiedere aiuto o se quelli che hai non possono o non vogliono dartelo? Te ne vai se la casa è tua? Te ne vai se lui minaccia di ucciderti? Di uccidere i tuoi figli? Di suicidarsi? E se chi abusa di te non è un marito o un compagno ma un padre, un fratello, un familiare qualsiasi, e tu sei un’adolescente: te ne vai? Dove?
Ieri sera sono inciampata contro una recinzione bassa che non ho visto (forse dovrei realizzare un progetto kickstarter per comprarmi occhiali nuovi, altrimenti presto anche questo blog non esisterà più…). Ho qualche graffio alla parte inferiore delle gambe, niente di che. Fossi finita addosso ad un’altra persona avrei potuto farle del male. Simbolicamente, questo è l’effetto del navigare nel buio e nella nebbia ove tutto si equivale in termini di opinioni: si incespica, si cade, ci si ferisce, si ferisce altre/i.
Chi credeva che la creazione di foschia fitta fosse finita con la Lega dovrebbe ormai rendersi conto che la fiaccola spenta dell’ignoranza è stata raccolta ed è osannata da milioni di italiani. I suoi reggitori possono anche avere lauree-simbolo ma non sanno cos’è vero, cos’è falso, cos’è scientifico, cosa non lo è. Lo sbarco sulla Luna? Non è mai avvenuto. “Abbiamo scoperto che sotto al Bilderberg c’è ben altro. – Cosa? – Non lo so esattamente.” Le sirene esistono. I cittadini africani devono stare a casa loro, perché l’Africa è casa loro. Bin Laden non è mai morto. A Barcellona la paella sembra risotto alla milanese e ciò indica che questo modello d’Europa fa veramente schifo. C’è un complotto per avvelenarci con le scie chimiche. C’è un complotto dei gay con le lobby e i poteri forti. C’è un complotto per distruggere il patriarcato (no, non è un complotto, la mia, la nostra è lotta aperta, da una vita). E questi reggitori di fiaccola sono pure perseguitati: “Pezzi di stato deviati fanno questo. Ti mandano qualche ragazza consenziente che poi ti denuncia per stupro, ti nascondono una dose di cocaina nella giacca che hai lasciato incustodita in una birreria, tirano fuori una storia del tuo passato che nemmeno tu ricordi più.” Se perdono le elezioni si tratta di “involuzione dell’umanità”. Tuttavia, continuano indefessi sulla strada dell’eroismo e dell’eventuale martirio: “(…) io continuerò a combattere poiché l’umanità prosegua nel cammino degli illuminati.”
Ogni componente di questo fritto misto di cervelli è pagato al mese con quel che entra in casa vostra in un anno o più, per stare nel Parlamento italiano o in quello europeo. Secondo il loro leader maximo, il sig. Grillo, sarebbero i baluardi della democrazia. Ma l’hanno imparata a braccio sul web e non la distinguono da “Il Codice da Vinci.” Maria G. Di Rienzo