Oggi faccio un altro po’ la maestrina, anche perché altrimenti le mie amiche (online e offline) a cui l’epiteto è spesso rivolto si sentono sole – per non parlare “della Boldrini”.
Allora, cosa sarà mai questa storia dei ruoli di genere? Gli uomini nascono uomini e le donne nascono donne! Non ci piove: le caratteristiche del sesso, maschile o femminile, sono determinate alla nascita e fuori dal nostro controllo, sono identiche in tutto il mondo e non cambiano a seconda delle epoche storiche. Ci sono numerosi indicatori del sesso, quali gli organi sessuali interni ed esterni, i cromosomi e gli ormoni. (E’ possibile che delle persone nascano con indicatori del sesso che non ricadono chiaramente in una delle due categorie e in questo caso sono chiamate “intersex”: è la I della sigla LGBTI).
Tuttavia, organi sessuali, cromosomi e ormoni non determinano ne’ definiscono quale posto una persona occupa nella società in cui vive: la sua collocazione è influenzata da fattori quali etnia, classe sociale, età, orientamento sessuale e GENERE.
Le differenze sessuali sono qualcosa con cui nasciamo, le caratteristiche del genere sono socialmente costruite: cambiano nel tempo, si esprimono in modo differente a seconda del contesto, sono influenzate da culture e religioni, da economia e politica. Perciò noi non nasciamo “di un genere” ma apprendiamo a quale genere apparteniamo e cosa ciò comporta da chi ci sta intorno: famiglie, gruppi di pari, insegnanti, media. Le idee sul genere influenzano credenze e opinioni su cosa significhi essere un uomo o essere una donna, ma influenzano anche la collocazione delle risorse in una società e cornici sociali quali le leggi.
I “tradizionali” ruoli di genere maschili e femminili sono quelli che una determinata società considera accettabili per uomini e donne e finiscono per far parte dei modi in cui noi costruiamo la nostra specifica identità, esprimiamo noi stessi e entriamo in relazione con le altre persone. I problemi principali di questo scenario sono: 1) che ai ruoli “maschili” è conferito maggior valore che a quelli “femminili” (diseguaglianza di genere); 2) che limita le scelte e le opportunità nella vita di donne e uomini, ma le donne ne soffrono di più grazie al punto 1); 3) che rende assai disagevole l’esistenza di coloro che non si riconoscono nelle caratteristiche ascritte al genere di riferimento.
I danni che lo scenario produce possono essere notevoli:
– il credere che le donne non debbano contestare l’autorità maschile conduce al fatto che le loro prospettive non sono ascoltate proprio sulle questioni che hanno su di loro impatto diretto;
– il credere che correre rischi faccia parte del corredo della mascolinità si traduce in uomini che fanno del male a se stessi e agli altri (guida spericolata, abuso di alcool e sostanze stupefacenti, rapporti non protetti, ecc.);
– l’imporre codici di abbigliamento e di comportamento alle donne, per lo più relativi all’attrazione sessuale, fa sì che esse siano biasimate di prammatica quando sono assalite sessualmente;
– l’aspettarsi che identità di genere e sesso coincidano aumenta il rischio di violenza per tutte le persone che “divergono” dagli standard;
– nella maggior parte delle nazioni del mondo, il lavoro delle donne è pagato meno o non pagato affatto e le condizioni in cui le donne lavorano sono peggiori di quelle in cui lavorano gli uomini;
– in molti contesti le famiglie danno priorità all’istruzione dei figli maschi, ostacolando il percorso formativo delle figlie;
– in tutto il pianeta le donne hanno assai meno probabilità di essere elette nei Parlamenti o di avere diritti sulla terra;
– la diseguaglianza di genere è la radice principale della violenza contro le donne: è più probabile per le donne sperimentare qualsiasi tipo di violenza; è più probabile per gli uomini essere i perpetratori di violenza contro femmine e maschi; le comunità accettano più facilmente la violenza contro le donne come parte della “normalità”.
Perciò: l’uguaglianza di genere non è il credere che gli uomini e le donne debbano agire, vestire e comportarsi nella stessa maniera, è il credere che uomini e donne abbiano eguale valore e che meritino di avere gli stessi diritti e le stesse opportunità. Maria G. Di Rienzo