(tratto da: “Shit I cannot believe needs saying: Your mate might be nice, but is an abuser”, un più ampio articolo di Zoe Stavri, femminista anarchica, 31 maggio 2016. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)
Quando un ricco, potente uomo bianco è accusato di aver perpetrato violenza contro donne, comincia una danza. E’ la danza peggiore del mondo, fa sembrare Agadoo il Balletto del Bolshoi. In questa danza ben coreografata, tutti si radunano attorno all’abusante. Lo sostengono, dichiarano che è il miglior uomo al mondo e che non è possibile lo abbia fatto. Saltano oltre le prove prodotte dalla sopravvissuta in un balzo solo. Nulla può intaccare lo status di Brav’Uomo del loro sodale.
Probabilmente non ha neppure importanza chi sia l’abusante, o quanto bene lo conoscano. Questa danza è politica: è un modo di proteggere tutti i perpetratori sul pianeta, mostrando alle sopravvissute cosa succede se parlano. (…)
Io credo che Johnny Depp abbia picchiato Amber Heard. Lo crederei anche senza il puro livello di evidenza che Amber Heard ha mostrato, il puro livello di evidenza che è stato sufficiente a ottenere un ordine di restrizione. E, per essere del tutto onesta, crederei a Amber Heard anche se fossi la migliore amica di Johnny Depp, perché so qualcosa che in apparenza mancano di notare coloro che stanno cercando attenzione balzando in sua difesa: anche se un uomo è gentile con te, ciò non significa che sia incapace di far del male ad altri. (…)
Io capisco che possa sembrare a volte inverosimile che il tuo amico abbia fatto cose orribili, ecco perché è importante ricordare che tu non hai modo di sapere come tratta altre persone. Tu non hai modo di sapere com’è quando il tuo amico e sua moglie vanno a casa. Gli abusanti sono persone manipolative: hai preso in considerazione l’idea che ti stia ingannando?
Di nuovo, comprendo che le persone possano resistere al porsi la questione: a nessuno piace essere trattato da stupido. Ciò nonostante gli amici di Depp, accorrendo in suo sostegno, stanno rendendo un servizio non solo al loro compagnone ma ai perpetratori di violenza ovunque. Sono piccole utili pedine che formano una linea a pappagallo, la quale mantiene le sopravvissute in silenzio, mostrando loro che nessuno crederà a quel che dicono. L’intervento degli amici non è nemmeno particolarmente utile al loro sodale: dopotutto, niente accade agli abusanti ricchi e bianchi. Guardate Woody Allen e Roman Polanski, per esempio.
Perciò, se non avete niente di gentile da dire, non dite niente del tutto. Non siete minimamente obiettivi quando difendete d’impulso il vostro amico basandovi sulla vostra completa mancanza di conoscenza in merito. Non avete bisogno di dire nulla: se non credete alla sopravvissuta, tenete il becco chiuso perché state basando la vostra incredulità su tropi misogini di cui siete stati ingozzati sin dalla nascita. (…)
Io spero che un giorno la danza vacillerà. Ammiro il coraggio di ogni donna che si fa avanti nonostante il potere dell’uomo che ha abusato di lei e nonostante il fatto che sicuramente sa come tutti serreranno i ranghi con tediosa prevedibilità. Io credo a Amber Heard. Quel che non riesco a credere è che c’è bisogno io lo dica.