(“Collective Nouns for Humans in the Wild”, di Kathy Fish – in immagine – scrittrice e docente universitaria. Il suo prossimo libro “Wild Life: Collected Works from 2003-2018” uscirà nel 2019. Il presente testo ha ricevuto ampi riconoscimenti per il modo in cui coglie il fatto che la violenza relativa alle armi e agli omicidi di massa è diventata in qualche modo “comune”. Trad. Maria G. Di Rienzo.)
NOMI COLLETTIVI PER UMANI IN LUOGHI SELVAGGI
Un gruppo di nonne è un affresco. Un gruppo di bimbi piccoli, è un giubilo (vedi anche: un coro di lamenti). Un gruppo di bibliotecari è un’illuminazione. Un gruppo di artisti figurativi è una bioluminescenza. Un gruppo di scrittori di storie brevi è un’apertura. (1) Un gruppo di musicisti è – una band.
Uno splendore di poeti.
Un segnale luminoso di scienziati.
Una zattera di salvataggio di assistenti sociali.
Un gruppo di paramedici soccorritori è ardimento. Un gruppo di dimostranti pacifici è sogno. Un gruppo di insegnanti per allievi dai bisogni speciali è trascendenza. Un gruppo di infermieri per terapia intensiva neonatale è divinità. Un gruppo di lavoratori per case di riposo, è grazia.
Umani in luoghi selvaggi, si riunivano e stavano bene, in precedenza un’euforia, ora: un bersaglio.
Un bersaglio quelli che vanno ai concerti.
Un bersaglio quelli che vanno al cinema.
Un bersaglio fatto di danzatori.
Un gruppo di scolaretti è un bersaglio.
(1) ndt.: Flannery nell’originale, un gioco di parole fra il termine che indica un’apertura a bridge e il nome della scrittrice statunitense Flannery O’Connor.