(“If our bodies were the text”, di Nané Ariadne Jordan, trad. Maria G. Di Rienzo. Nané Ariadne Jordan oltre ad essere poeta è fotografa, ecofemminista e lavora come levatrice e “doula” – assistente pre e post parto. Ha un marito e due figlie.)
Se il mio corpo fosse il testo,
le parole sarebbero fluide – fluidi
che scorrono lungo le mie gambe
chiaro umido cristallo di sale amniotico
o fiume sanguigno di rosso mestruale,
il mio grembo
la fonte dei rivi,
un oceano
di significato.
Se il mio corpo fosse il testo,
le parole si sposterebbero in ogni momento
e i giorni
passerebbero dal dentro al fuori
a volte persino al contrario
piegandosi, come questo braccio,
dito,
testa,
gamba
ogni volta in cui mi alzo
per camminare.
Se il mio corpo fosse il testo,
le parole si rovescerebbero su di me come suono
non si può essere mai sicure del loro esatto
senso
cadono come capelli,
ogni parola
una nota annodata.
Se il mio corpo fosse il testo,
leggerei la sensazione del toccare
le mie dita che tracciano
forme di lettere
su questo
grinzoso piego
di pelle.
Se il mio corpo fosse il testo,
(se i nostri corpi fossero il testo)
Io crederei me stessa
(noi crederemmo noi stesse)
essere vera.