Le richieste di prove (a chi soffre per oppressione e violenza, ndt.) non sono meri “silenziamenti” ma un modo per giustificare la propria indifferenza. La prossima volta in cui mi si chiederà di fornire prove, quando riporto l’incidenza dei danni derivati dall’oppressione, questa sarà la mia risposta: Ti sto fornendo prove sotto forma della mia esperienza vissuta. Nel farlo, chiedo che ti importi. Di me e delle altre persone a cui queste cose sono pure fatte. Se ti importa, ascolterai. Se no, ti chiedo gentilmente di essere abbastanza onesto/a da dire che non te ne importa, invece di obbligarmi ad avere con te una discussione falsa, disegnata per giustificare pubblicamente proprio il fatto che non te importa. Melissa McEwan, attivista femminista, giugno 2014.