Oggi vi invito ad unirvi a me in un esperimento. Avete mai provato l’insalata fritta? Quando state pensando di gettare via il resto del cespo di lattuga romana o di lattuga iceberg (o altre varietà, purché del tipo “croccante”) perché domani sarà immangiabile, potreste provare questa ricetta. Io sono miserabile, per cui l’accompagno con del semplice riso bollito o cotto al vapore, ma voi potete armonizzarla alla vostra cena come preferite.
Oltre alla lattuga vi servono:
4 cipolle, tagliate a fettine (in diagonale); 2 spicchi di aglio sminuzzati finemente; un cucchiaio di salsa di soia; un cucchiaio di vino bianco secco; due cucchiai di olio per friggere (di semi o di oliva, come preferite); una spruzzata di peperoncino in polvere; pepe nero a piacere.
Il sale potrebbe non essere necessario per via della salsa di soia, comunque assaggiate verso fine cottura per sapere se secondo il vostro gusto manca o no.
In una ciotolina mescolate la salsa di soia, il vino, il peperoncino e il pepe. Tagliate la lattuga a pezzi grossi. Scaldate una padella per un paio di minuti e poi versateci l’olio per friggere, l’aglio e le cipolle. Lasciateli indorare un attimo prima di versare la lattuga, che friggerete per un minuto girandola cinque o sei volte. Versate il composto della ciotolina e cucinate un altro minuto. E’ pronto.
Che l’idea e soprattutto il risultato finale vi piacciano o no, per arrivare a dare un giudizio non potete omettere nessuno degli ingredienti e nessuno dei passaggi. Prendere una sola frase di quel che ho scritto, o addirittura estrarre singole parole da una frase e tentare di fare l’insalata fritta non andrà, ovviamente, a buon fine. 4 cipolle tagliate a fettine, un cucchiaio di vino bianco secco e il sale potrebbe non essere necessario… non mi è piaciuta, devo dire. Redigere sulla singola frase o sui termini estrapolati una recensione per il vostro ricettario non andrà parimenti a buon fine. 4 cipolle tagliate a fettine, un cucchiaio di vino bianco secco e il sale potrebbe non essere necessario… non ho bisogno di mangiare questa stupida sbobba da asceti per sapere che fa pena.
Allo stesso modo, farvi solenni pipponi pseudo-letterari su una singola frase di una mia traduzione o di un mio testo non vi rivela come membri dell’Accademia della Crusca (Il più bel fior ne coglie) ma solo come mestatori di aria fritta, incapaci per incomprensibile livore persino di capire quel che leggono. Fritto per fritto, preferisco la lattuga. Fine dell’esperimento. Maria G. Di Rienzo