Bronisława Wajs, detta “Papusza” (Bambolina) dal soprannome che le diede sua madre; Rom polacca nata probabilmente fra il 1908 e il 1910, scomparsa l’8 febbraio 1987. Sulla sua vita esistono due documentari (1974 e 1991) e il film che porta il suo nome del 2013, nonché un poema sinfonico in lingua Rom. I suoi quattro volumi di poesie hanno avuto riconoscimenti ufficiali: Premio Lubuska per la Cultura, Premio Nadodrze, Premio Gorzów. Quella che segue è la sua prima poesia pubblicata. La traduzione è mia.
Guardo qui, guardo là / Dikchaw daj, dikchaw doj
Guardo qui, guardo là –
nell’acqua tiepida fa il bagno la Luna
come fosse una giovane Rom
nel rivo di una foresta
Che succede
Tutto oscilla
E’ il mondo che ride.
La sua comunità la rigettò, accusandola di aver rivelato segreti tribali: Papusza non si adattava al tradizionale ruolo femminile, era sterile, scriveva poesie. La notte dopo la sua nascita, sua madre attese assieme ad un’anziana lo spirito che avrebbe rivelato loro “tutto il bene e tutto il male” di cui la bimba sarebbe stata parte. Le due donne erano obbligate a non rivelare le esatte parole che lo spirito disse loro, perciò annunciarono soltanto che Papusza era in bilico: poteva portare “grandissimo onore o grandissimo scorno”. Non avete dubbi, vero? Nemmeno io. Maria G. Di Rienzo