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Posts Tagged ‘unione europea’

(“Right-wing politics, social media fuel anti-woman violence – EU commissioner”, di Ellen Wulfhorst per Thomson Reuters Foundation, 24 aprile 2019, trad. Maria G. Di Rienzo.)

New York – I tentativi di metter fine alla violenza contro donne e bambine nell’Unione Europea sono ostacolati da un misto di politiche di destra e di social media in cui sessismo e stereotipi sono esacerbati, ha detto mercoledì un’alta funzionaria per i diritti delle donne.

Un esiguo progresso è stato fatto nel ridurre la violenza di genere nonostante legislazioni, campagne educative, applicazioni della legge e sistemi giudiziari, ha affermato in un’intervista Vera Jourova, la Commissaria europea per l’Eguaglianza di Genere.

Una donna su tre, nell’Unione Europea, ha fatto esperienza di violenza fisica o sessuale negli ultimi cinque anni, secondo i dati più recenti dell’Istituto per l’Eguaglianza di Genere dell’Unione Europea.

“Non c’è stato ancora un avanzamento. – ha detto Jourova, che si trovava a New York per incontrare altri funzionari delle Nazioni Unite – In alcuni Stati, abbiamo persino visto marce indietro con riferimento a vecchi valori conservatori: il posto della donna è in cucina o in camera da letto, per dirlo semplicemente.”

I partiti politici di destra premono sulla paura e l’ansia relative a prospettive economiche, cambiamenti tecnologici e minacce alla sicurezza per promettere alla gente un ritorno ai tempi migliori del passato, ha aggiunto: “Succede ovunque siano attivi partiti di estrema destra.”

Le immagini dei “bei vecchi tempi” presentano persistenti stereotipi negativi sulle donne e verso le donne per cui “un certo tipo di violenza è inevitabile o persino normale”. Sui social media, le donne sono bersagli della cyberviolenza e le visioni più spregevoli di esse possono muoversi velocemente e facilmente da internet in potenti circoli politici, ha detto Jourova: “Quindi, i diritti delle donne e delle persone LGBT sono in pericolo.”

Durante il suo mandato, che termina il prossimo ottobre, Jourova ha supervisionato gli sforzi per aumentare l’attività economica per le donne, alzare i salari, incrementare la partecipazione politica e diminuire la violenza di genere.

“E’ un lavoro non finito.”, ha detto.

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Sul numero di ottobre 2018 della sua rivista, Der Spiegel pubblica una lunga intervista alla vinificatrice Albiera Antinori, condotta dalle giornaliste Isabell Hülsen e Susanne Amann. Non sono particolarmente interessata al mercato dei vini ne’ alle abbienti dinastie familiari italiane, ma è interessante notare come persino i ricchi – nonostante i condoni e le offerte e i lecchinaggi – giudichino negativamente l’attuale governo. Questa è la traduzione della parte relativa:

“DER SPIEGEL: La famiglia Antinori non è solo un’istituzione nel mondo del vino, ma è anche una delle più antiche dinastie italiane ed è senza dubbio parte della classe dirigente. Il nuovo governo a Roma, tuttavia, ha attratto gli elettori con una retorica aggressiva anti-establishment, con il ministro degli Interni Matteo Salvini a fare da guida. Lei si sente attaccata personalmente?

Antinori: Be’, la Toscana per tradizione sta politicamente a sinistra, perciò siamo abituati a simili approcci.

DER SPIEGEL: Cosa pensa dell’attuale governo?

Antinori: E’ una domanda delicata. Lasciate che la metta così: dopo neppure sei mesi, è difficile dare giudizi su questo governo perché nulla è stato fatto, a parte un mucchio di rumore e di strilli. Ma non occorre neppure dirlo: questo chiasso è preoccupante. E ciò che mi preoccupa di più è che sembra essere in corso una vera e propria caccia alle streghe.

DER SPIEGEL: Sta alludendo alle accuse che hanno cominciato a volare in giro dopo il crollo del ponte stradale a Genova, otto settimane fa.

Antinori: Quando accade qualcosa è sempre colpa degli altri: l’Unione Europa, la famiglia Benetton. Questo non ci porta da nessuna parte. L’Italia ha definitivamente bisogno di muoversi in avanti con un governo che dica dove vuole andare in futuro. La gente è stanca di burocrazia complicata, di soldi buttati via. E’ pericoloso continuare a versare olio sul fuoco. Ma l’Italia non è l’unico posto in cui ciò sta accadendo oggi.

(…)

DER SPIEGEL: A breve termine, però, lei potrebbe beneficiare di una “flat tax” al 15 o al 20%. Sarebbe probabilmente molto meno di quanto paga di tasse attualmente.

Antinori: No, questi piani saranno modificati, come devono essere. Ciò che era stato annunciato come una benedizione per tutti beneficerà solo pochissime persone. Lo stesso si applica, d’altra parte, all’impegno a tagliare le “pensioni d’oro” ai parlamentari. Non è così facile da fare e funzionerà solo per pochissimi di loro. Ma la questione decisiva è il reddito di base (ndt.: “reddito di cittadinanza”)…

DER SPIEGEL : … paragonabile ai benefici “Hartz IV” tedeschi per i disoccupati.

Antinori: In questo modo il Movimento cinque stelle ha preso i voti nel sud d’Italia. In un paese normale, ha del tutto senso che lo stato si prenda cura delle persone che non riescono a trovare un lavoro. E’ così che funziona in posti come la Svizzera e la Germania. Ma l’amministrazione italiana è talmente disastrata che difficilmente si potrà implementare la cosa.

DER SPIEGEL: Se lei pensa che alla maggioranza dei piani non seguirà implementazione, potremmo considerarlo rassicurante, non crede?

Antinori: Ciò che veramente mi disturba è che l’opposizione politica è in pratica scomparsa. Ne’ i conservatori ne’ la sinistra hanno qualcuno che si opponga seriamente a questo governo. Dove sono? Può essere una tattica del tipo “lasciamoli strillare”. Ma ora abbiamo bisogno di gente che prenda posizione e dica: “Stop, non potete fare questo.”

DER SPIEGEL: Il governo dà la colpa dei problemi economici dell’Italia alle rigide regole sul bilancio dell’Unione Europea, che renderebbero impossibili gli investimenti finalizzati a innescare la crescita.

Antinori: Senza Europa l’Italia è perduta! Lasciare l’UE non è un’opzione. Il governo perciò sta giocando col fuoco. E’ facile dire che è colpa dell’Unione Europea, ma è come nel nostro detto: piove, governo ladro. E’ un bene per l’Italia avere l’UE a guisa di fratello maggiore che dice: “Stai spendendo troppo”. Ovvio, alcune regole sono difficili e bisogna parlare degli investimenti necessari. Ma l’Italia deve tagliare la sua spesa fuori controllo. Ci sono sempre meno funzionari statali e tutto procede lentamente. Veramente non so dove i soldi vadano a finire.

DER SPIEGEL: Come capitana d’industria, affronta questioni politiche per assicurarsi che la sua voce sia ascoltata a Roma?

Antinori: Nell’industria vinificatrice abbiamo le nostre associazioni per fare questo.”

C’è anche, nell’articolo, un piccolo delizioso riferimento alla condizione femminile in Italia, eccolo qui:

“DER SPIEGEL: Nei 633 anni da che la compagnia commerciale esiste, lei è la prima donna alla guida. Le ispira qualche sentimento in particolare?

Antinori: Non ho mai dovuto affrontare la questione dell’essere una donna, perché ero nella fortunata posizione del non avere fratelli maschi. Solo mio padre poteva scegliere: passare tutto a una donna oppure a qualcuno che non apparteneva alla nostra famiglia. Il più grande problema, per me, è che sono entrata nell’azienda molto giovane, senza una laurea. Alle femmine non serviva studiare, si diceva all’epoca. Ho dovuto imparare un mucchio di cose nel modo più difficile. Oggi non sarebbe più possibile. Gli affari sono troppo complessi per una cosa del genere.”

Maria G. Di Rienzo

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29 maggio 2018, Treviso, Italia. Quando entro nel locale la barista sta parlando con un cliente: “Se non sono stati capaci di formare un governo in oltre due mesi – dice più o meno – che senso hanno le elezioni? Anche se li rivotano, non riusciranno di nuovo a farlo.”

“Se la massoneria vuole così…”, risponde l’informato cliente.

Un secondo avventore parimenti illuminato alza gli occhi dal telefonino per intervenire: “Adesso arriva la troika.”

La barista si gira verso di me. Io, rivolgendomi a lei sola: “E se aspetta un po’ arrivano anche gli alieni.” Lei coglie, puntando lo sguardo all’esterno: “Infatti, stavo proprio guardando il cielo oggi…”

“Gli ufo – concludo io – è tutta colpa degli ufo.”

***

La perfida Albione, 29 maggio 2018:

New Statesman – “La verità è che Mattarella ha agito correttamente nell’ambito del suo ruolo costituzionale di Presidente e che ne’ i Cinque Stelle ne’ la Lega Nord possono affermare in modo credibile di aver ricevuto nelle ultime elezioni il mandato di far uscire l’Italia dall’euro.”

Guardian – “Sino allo scorso fine settimana, gli investitori sono rimasti calmi rispetto alle prospettive dell’economia italiana e della montagna del suo debito pubblico, che è il terzo più elevato al mondo, dietro agli Stati Uniti e al Giappone. Ma ciò è cambiato questa settimana. La Borsa di Milano è crollata ai suoi livelli minimi (…) mentre l’euro, che l’Italia usa come moneta assieme ad altri 18 paesi, è sceso al suo livello più basso nei confronti del dollaro in sei mesi.”

BBC – “Come si posiziona questa crisi sulla scala delle crisi italiane? Molto in alto. Ma l’Italia non è estranea al trambusto politico. Ha avuto 64 governi dalla fine della seconda guerra mondiale.”

Independent – “Cinque Stelle e Lega non hanno chiesto un referendum sull’euro durante le elezioni, riconoscendo che la maggioranza degli italiani non vuole attualmente abbandonare la moneta unica o l’Unione Europea. (Ndt.: La candidatura di Savona sarebbe stata pensata per innescare la crisi, come argomentato di seguito) I due partiti (in particolare la Lega) sperano di vincere con più ampio margine in nuove elezioni – e questa volta sulle basi di un esplicito manifesto anti-Bruxelles e anti-euro. Ciò può condurre allo scenario di uno scontro politico estremamente pericoloso all’interno della più ampia area che usa la moneta unica e potenzialmente a una nuova crisi finanziaria.”

(Ho cercato giornali che ne parlassero in altri paesi: Spagna, Germania, Stati Uniti ecc., ma o non lo fanno o si mettono a piangere perché gli blocco la pubblicità e non mi lasciano leggere.)

***

Allora. Da quando siamo una Repubblica – 2 giugno 1946 – di media abbiamo in pratica avuto un nuovo governo ogni anno. Abbiamo il podio per il debito pubblico (medaglia di bronzo, è pur sempre una soddisfazione): ogni governo ha lasciato il cerino acceso a quello successivo.

Poiché in Italia ogni crisi finanziaria è regolarmente fatta pagare ai lavoratori dipendenti e ai meno abbienti (nessuno dei 64 esecutivi si è distinto da questa linea) – e anzi l’ultima geniale proposta è quella di “spianare” le aliquote, anziché tassare il capitale e perseguire gli evasori – i ribelli al sistema di M5S e Lega sono dispostissimi a renderci in futuro più poveri di quel che siamo, purché ciò gli garantisca più voti oggi.

Savona (che nessuno ha eletto) non è un martire indipendentista in lotta per la nostra liberazione dall’euro: è una figura di corruttore (prescritto) indegna di un dicastero – vero, come molte persone che l’hanno preceduto, ma questo non rende la candidatura meno inopportuna. E dimostra come il “governo del cambiamento” sia perfettamente funzionale al sistema di cui si dichiara alternativo.

Infine, di chi è la colpa se non abbiamo un governo? Non dei responsabili vincitori delle elezioni, mai e poi mai. Va lanciata a 360° su ogni soggetto possibile, reale o immaginario: massoneria, troika, poteri occulti, rettiliani, grano saraceno, scie chimiche, sirene… ufo ufo quanto mi stufo.

Maria G. Di Rienzo

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(brani tratti da “Work in the EU: women and men at opposite ends”, rapporto dell’European Institute for Gender Equality – EIGE, 2017, trad. Maria G. Di Rienzo. L’EIGE è un istituto di ricerca e centro competenze per l’eguaglianza di genere dell’Unione Europea. Il documento integrale si trova qui:

http://wunrn.com/wp-content/uploads/Work-in-the-EU-Women-Men-EIGE1.pdf )

“Ancora oggi, il genere è un fattore determinante che divide la forza lavoro nel mercato del lavoro dell’Unione Europea (UE). Ciò conduce a un potenziale non sfruttato di talenti, ad aspirazioni non realizzate e opportunità perdute per donne, uomini e la società nel suo complesso.

Le divisioni di genere nel mercato del lavoro si estendono alla distribuzione delle posizioni di comando, alle possibilità di avanzamento di carriera, all’assegnazione di compiti o alla retribuzione.

La segregazione di genere crea e rinforza le diseguaglianze di genere all’interno del mondo del lavoro e fuori di esso. Ha impatto sull’economia dell’UE rendendo il mercato del lavoro meno competitivo e creando maggiori difficoltà alle aziende nel rispondere all’alta domanda di posizioni nella tecnologia informatica e nell’ingegneria. La segregazione crea anche le differenze negli stipendi e per le donne aumenta il rischio di povertà e ne abbassa l’indipendenza economica.

Le ragioni che stanno dietro alla segregazione sono complesse e non possono essere spiegate con un singolo fattore. Una divisione di genere che attraversa i settori di studio, combinata agli stereotipi di genere o a insufficienti opzioni per il bilanciamento lavoro-vita, arrivano insieme a creare le condizioni per la segregazione di genere. Essa si dà quando donne o uomini dominano una determinata professione o un campo di studi. Per esempio, le donne nell’arte e negli studi umanistici e gli uomini nella costruzione e nella tecnologia.

Nel settore Istruzione, Salute e Welfare ci sono meno uomini di quanti ce ne fossero dieci anni fa (30% del 2004 e 26% nel 2014). Nelle professioni che riguardano Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, la quota di donne è aumento di un solo punto percentuale durante lo stesso periodo, dal 13% al 14%.

Durante l’ultimo decennio, non c’è stata una riduzione netta del divario di genere nei salari. In alcuni paesi il divario è persino aumentato. Ciò mette in luce il paradosso di un’occupazione femminile in crescita ma solo al costo di uno sproporzionato ingresso in lavori di bassa qualità e poco pagati. Il divario salariale persiste a causa delle numerose differenze nei modi in cui donne e uomini partecipano al mercato del lavoro – dalla segregazione occupazionale all’ineguale distribuzione di posizioni direzionali o all’intensità del lavoro.

Da una parte, le donne tengono a dominare settori in cui la paga e lo status sono bassi, come l’istruzione o il lavoro sociale, ma persino in questi settori gli uomini tendono a essere pagati di più. Dall’altra parte, donne che lavorano in settori relativi alla scienza e alla tecnologia dominati dagli uomini spesso hanno minor accesso ai ruoli tecnici più prestigiosi e innovativi, il che ha impatto negativo sul progresso delle loro carriere.

I principali colpevoli sono gli stereotipi di genere. Durante le nostre vite, dobbiamo spesso affrontare la pressione sociale da parte di genitori, gruppi di pari o insegnanti a conformarci alle aspettative tradizionali che influenzano scelte di studi e di carriera. Gli stereotipi di genere scoraggiano gli individui a scegliere professioni e a restare in professioni che sono atipiche per il loro genere.

Fare attenzione presto agli stereotipi di genere nel sistema scolastico può incoraggiare le giovani donne e i giovani uomini ad aspirare a professioni non tradizionali. Gli stati membri dovrebbero affrontare gli stereotipi di genere presenti nell’istruzione informale e formale in tenera età, fornendo addestramento alla sensibilità di genere agli insegnanti.

L’orientamento professionale dovrebbe contrastare i pregiudizi di genere, di modo che i/le giovani possano pensare liberamente e prendere decisioni che permettano loro di scegliere il lavoro che preferiscono e condurre vite dignitose.”

(Il documento indica anche svariate risorse e programmi che l’UE ha messo a disposizione degli stati membri per occuparsi della questione.)

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(“Polish MEP insists ‘women must earn less’ in sexist tirade” – Euro News, 2 marzo 2017, autore/autrice non citato/a. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

Il politico conservatore polacco Janusz Korwin-Mikke ha inorridito il Parlamento europeo durante un dibattito sul divario salariale di genere in Europa, quando ha insistito nel dire che “le donne devono guadagnare di meno perché sono più deboli, sono più piccole, sono meno intelligenti. Devono guadagnare meno. Ecco tutto.”

Korwin-Mikke ha fornito una “prova” molto strana a sostegno delle sue affermazioni chiedendo: “Sapete quante donne ci sono nei primi cento scacchisti?” E si è risposto da solo con “Ve lo dico io: nessuna.” La grande maestra scacchista ungherese Judit Polgár, ora in pensione, potrebbe aver qualcosa da dire su tale frase. (Ndt. – Si tratta della donna che nel 1993 sconfisse l’ex campione mondiale Boris Spassky.)

I commenti del 74enne Korwin-Mikke hanno fatto restare i presenti senza fiato dall’incredulità, prima che la deputata spagnola Iratxe Garcia-Perez (Ndt. – in immagine dopo questo paragrafo) prendesse parola per fustigarlo: “Secondo la sua opinione, io non avrei il diritto di essere qui come membro del Parlamento. – ha detto – E so che le fa male e la disturba che oggi le donne possano sedere alla Camera per rappresentare i cittadini avendone lo stesso diritto che ha lei. Io sono qui per difendere tutte le donne europee da gente come lei.”

iratxe-garcia-perez

Sebbene l’Unione Europea sia leader globale per l’eguaglianza di genere, la Commissione Europea dice che, al tasso attuale di progresso, ci vorranno altri 70 anni prima che le donne guadagnino quanto gli uomini. Le donne nell’UE sono anche sottorappresentate in politica ed è poco probabile che raggiungano posizioni in cui detengono potere economico.

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