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Posts Tagged ‘totalitarismo’

Nel paese dei balocchi e dei farlocchi, ogni volta in cui abbiamo alzato la testa e abbiamo detto: questo è offensivo, quest’altro incita alla violenza, quest’altro ancora è falso e scorretto, non ha alcun riscontro storico ne’ scientifico… un coro di cialtroni ambosessi ci ha urlato con somma indignazione che tutto era rubricabile come “opinione” e che, come tale, tutto doveva essere nobilmente difeso.

Esaminare contesto e merito è troppo difficile, quando per vivere si usano a stento un paio di neuroni, meglio sparare idiozie a nastro e sentirsi vincenti, potenti, superiori, legittimati dai numeri anche quando i numeri non ci sono (tutti dicono che…) e paladini della “libertà di pensiero”.

Be’, io vorrei sapere dove questi eroi e queste eroine sono adesso, nel momento in cui le opinioni può averle solo chi sta al governo. Nella fattispecie, si possono avere idee e convinzioni solo quando esse concordino con quelle di chi ha vinto le elezioni. I seguaci di Voltaire non annusano niente? Io sento una gran puzza di prove generali di dittatura. Solo in questi primi 9 giorni di giugno:

* A Porto Mantovano la Digos ha vietato i lenzuoli che criticano Salvini, interpretati come “turbativa di comizio”.

* A Novate Milanese la contestazione pacifica durante il comizio del suddetto è tenuta a distanza dalla polizia, che ha sequestrato un gommone gonfiabile per “questioni di ordine pubblico”.

*A Roma, durante la manifestazione del pubblico impiego, gli agenti della Digos intimano la chiusura di uno striscione (l’avrete probabilmente visto, una vignetta inoffensiva) ai sindacalisti della Uil: “Hanno visto lo striscione, lo hanno fotografato e si sono avvicinati per intimarci di chiuderlo: hanno detto che non potevamo esporlo perché raffigurava i due ministri e loro avevano la direttiva secondo cui non si possono esporre striscioni che facciano riferimento ai due ministri. (nda. Di Maio e Salvini) Abbiamo ribattuto dicendo che non era offensivo ma ironico, loro hanno concordato ma avevano una direttiva da rispettare. A un certo punto ce lo stavano togliendo dalle mani con la forza, ma lo abbiamo chiuso noi. Da allora ci hanno seguito fisicamente e sorvegliato a vista fino a Piazza del Popolo affinché non esponessimo lo striscione. In piazza ci hanno chiesto di portarlo via con il furgone e sono rimasti sempre nelle vicinanze.”.

Naturalmente una “direttiva” del genere è ILLEGALE, perché non esiste il reato di “vilipendio a Gigino” o “lesa maestà di Matteo”: l’unica persona tutelata in questo senso, non come individuo ma come carica istituzionale, è il Presidente della Repubblica (Codice Penale – art. 278). Perciò la Questura se ne esce con questa spiegazione: “si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico”.

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* Sul pestaggio del giornalista Origone da parte della polizia, il Ministro dell’Interno tace e manda avanti il suo sottosegretario, il quale esprime “rammarico”, ma nulla di più, giacché “i cronisti non erano riconoscibili”. Capito bene? Niente scuse, niente prese di distanza o condanne, niente rassicurazioni sul diritto di cronaca / informazione, niente impegni sulla protezione dei giornalisti… e un inquietante “fra le righe”: i cittadini non riconoscibili come reporter, fotografi, cineoperatori possono essere massacrati di botte in totale impunità?

* I giudici che hanno emesso sentenze non gradite al Ministro suddetto – dopo una squallida operazione di “dossieraggio” che ha scandagliato le loro vite private – sono stati definiti “contrari al governo”, avendo “espresso idee” o avendo “avuto rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri“! Per cui, non dovrebbero esercitare la loro professione quando le questioni legali di cui si occupano potrebbero risolversi in maniera tale da infastidire l’esecutivo in materia di immigrazione. In questo contesto, sembra che “Salvini” e “governo” siano sinonimi e che l’indipendenza della magistratura sia cosa del passato: perché il Viminale non sta solo esprimendo le sue opinioni, “sta valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato” per verificare se c’è qualche escamotage adatto a sanzionare i magistrati nel mirino.

Vedete bene che palesare critiche o convincimenti avendo l’agio di dare “direttive” alle forze dell’ordine o di avviare procedimenti legali in nome dello Stato è un po’ diverso dal farlo con un lenzuolo alla finestra o uno striscione per strada, vero? Le posizioni di forza da cui si parte non sono paragonabili.

Comunque, sino a questo momento le giustificazioni adottate da governo e questure hanno davvero brillato per creatività (risultando purtroppo insensate e ridicole, ma sono i rischi del mestiere quando la politica diventa spettacolo tragicomico). Mi domando di quali altri reati potrebbero essere accusati i dissenzienti che dicano o scrivano “quel che Di Maio e Salvini stanno facendo non mi piace”, magari di “deturpazione di patrimonio artistico della nazione italiana (tutelato dalla Costituzione – art. 9)” – in effetti le biografie autorizzate reiterano l’abbagliante bellezza dei due, oppure di “atti osceni in luogo pubblico” (Codice Penale – art. 527), giacché l’operato dell’attuale governo è privo di senso del pudore?

mirandola

Maria G. Di Rienzo

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Sto per andare a votare. Insegnanti e studenti censurati, giornalisti picchiati dalla polizia, diritti negati, corruzione imperante; crescono morti sul lavoro, crescono violenza contro le donne, violenza nella società e violenza nelle relazioni interpersonali. Sto per andare a votare perché voglio un’altra Italia e un’altra Europa.

I Love Europe

Sto per andare a votare perché vedo i segnali d’allarme e non posso sottovalutarli. Voglio avere il coraggio di guardare negli occhi la paura di un nuovo totalitarismo – e sconfiggerla. Spero che voi facciate altrettanto. Maria G. Di Rienzo

Quando danzavamo insieme

eravamo angeli

le nostre ali erano argento

le nostre ali erano madreperla

e danzavamo

Parlavamo in molte lingue

e danzando cantavamo

cantavamo del miele sulla strada

cantavamo della gioia del popolo

cantavamo di pace

Ora chiudiamo i confini

escludiamo lo straniero

rifiutiamo i nostri fratelli

puniamo le nostre sorelle

scuotiamo le teste

C’è ghiaia nelle nostre bocche

non diciamo alcuna cosa gentile

non abbiamo ali

non danziamo

Cosa siamo diventati?

(Peter Ulric Kennedy, “After the Fall” – “Dopo la caduta”, trad. M.G. Di Rienzo.)

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L’hanno paragonata a George Orwell, Franz Kafka e Aldous Huxley per il suo primo romanzo, “La Fila” (“The Queue” nella recente traduzione inglese – ed. Melville House). Si tratta dell’egiziana Basma Abdel Aziz (nell’immagine qui sotto), 39enne, che è anche medica, chirurga, neuropsichiatra, sociologa e giornalista. Basma lavora per il Centro Nadeem che si occupa di riabilitazione delle vittime di tortura e tiene una rubrica settimanale sul quotidiano al-Shorouk.

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Il libro è nato da un’immagine che ha colpito Basma mentre camminava in centro a Il Cairo: una lunga fila di persone attendeva davanti a un ufficio governativo chiuso. Ripassando da quel punto, ore più tardi, vide le stesse persone rimaste apaticamente al loro posto – una giovane donna, un uomo anziano, una madre con il bimbo piccolo fra le braccia… l’edificio era ancora chiuso.

Quando arrivò a casa, Basma cominciò immediatamente a scrivere la sua storia sulle persone in fila e non si fermò per 11 ore. Il romanzo è ambientato in una realtà alternativa distopica che ha luogo in un’innominata città mediorientale, dopo una rivoluzione fallita. La narrazione copre 140 giorni, in cui la popolazione civile è costretta ad attendere in lunghe righe di persone per presentare la richiesta dei servizi di base (acqua, cibo, ecc.) a un’autorità dagli ombrosi contorni chiamata “Il Cancello”.

La Fila” è un’appassionante e peculiare critica dei regimi totalitari e degli impatti psicologici che essi hanno sugli individui e sulle famiglie che vivono al loro interno. L’uso che Basma fa dell’ambientazione distopica per affrontare le istanze più difficili presenti ora nelle società arabe è incredibilmente fine e geniale: eventi, personaggi e conflitti hanno inquietanti paralleli nel mondo reale e particolarmente nella “Primavera Araba”.

Questa storia fantastica mi ha dato uno spazio davvero molto ampio per dire quel che volevo dire sull’autorità totalitaria.”, ha attestato Basma in un’intervista. Le sue precedenti pubblicazioni sono state due raccolte di racconti brevi e numerosi saggi sulla tortura e sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza egiziane. Alla stampa anglosassone ha detto di essere preoccupata per il crescente controllo esercitato dal governo sugli scrittori e gli attivisti egiziani: circa una dozzina di suoi amici e amiche sono in prigione per questo. Basma stessa è stata arrestata tre volte per aver preso parte a dimostrazioni di protesta. Ma la sua sensazione è che vivere nella paura è futile. “La Fila” ha fatto questo per lei: “Non ho più timore. Non smetterò di scrivere.” Maria G. Di Rienzo

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