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Posts Tagged ‘solstizio d’inverno’

(“Persefone in Inverno”, di Robin Hyde (1906 – 1939), pseudonimo di Iris Wilkinson, poeta e giornalista neozelandese, trad. Maria G. Di Rienzo.)

sleeping

Persefone d’inverno

giacque immobile, ne’ si diede pensiero

delle impetuose crescenti onde di fiori

che la sua gioventù inquieta aveva recato.

Intrappolata al di là del tocco di sofferenza o tristezza,

imprigionata fra alte mura di acquamarina,

lei si assopì… la regina di Plutone.

I conigli dai denti affilati scavarono verso il basso

per trovare la fanciulla giunchiglia

che avevano visto danzare nella loro città di collinette

con le braccia nude cariche di boccioli;

con occhi spaventati, i cercatori si arrampicarono

di nuovo a piluccare erba,

narrando di come l’Eburnea dormisse,

troppo ferma, troppo fredda per gli uomini.

Solo il serpente, il cui pensiero arriva gelido

da antichi occhi di gioiello,

in cerchi variegati di verde e oro

scivola attorno a lei come una cintura.

Solo il furtivo suono da corda di liuto

delle titubanti acque sotterranee,

solo le gocce d’acqua di un blu ghiacciato

sono segrete come le sue labbra.

solstice rocks

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Jólakötturinn

Una strana creatura del folklore islandese è Jólakötturinn (che si traduce come “Gatto del Solstizio d’Inverno” ed è poi divenuto semplicemente il “Gatto di Natale”).

Jólakötturinn è un gatto enorme, vive nelle montagne assieme alla gigante Grýla ed è una specie di incallito e terribile fashionista: scende a valle durante le festività invernali per mangiare i bambini che non hanno avuto in dono, per esse, abiti nuovi.

Sebbene la storia affondi nell’antichità, non abbiamo sue versioni scritte datate prima del 19° secolo: la spiegazione accademica è che sia stata usata come “incentivo” per mettere fretta ai pastori affinché terminassero in tempo la tosatura delle pecore, di modo che i nuovi abiti fossero tessuti e che loro stessi avessero abbastanza denaro per trascorrere felicemente il Natale.

Per quel che sappiamo dalla tradizione orale, all’inizio Jólakötturinn si limitava a spazzar via il cibo di quelli senza vestiti nuovi e la sua percezione come mangiatore-di-carne-umana si deve principalmente alla poesia che porta il suo nome e fu scritta da uno dei più amati poeti islandesi, Jóhannes úr Kötlum (Jóhannes Bjarni Jónasson, 1899-1972).

La teoria popolare è che la storia del gatto vendicatore avesse la funzione di dare una spintarella all’altruismo, di modo che ai bambini più poveri fossero donati abiti di lana nella stagione più fredda. Allo stesso modo la vicenda è stata letta dalla cantautrice e compositrice Björk (Björk Guðmundsdóttir) che nel 1987 registrò una canzone tradizionale su Jólakötturinn – nella quale, tra l’altro, la creatura è identificata sia al maschile sia al femminile. Le strofe finali recitano:

“Se lei esista ancora io non lo so

ma il suo viaggio sarebbe inutile

se tutti per il prossimo Natale

avessero qualche abito nuovo.

Potresti voler tenere in mente

di dare aiuto ove ve ne sia bisogno

perché da qualche parte possono esserci bimbi

che non ricevono nulla del tutto.

Forse il curarsi di coloro che soffrono

per mancanza di luci copiose

ti darà una stagione felice

e un allegro Natale.”

Alcune pratiche tradizionali prevedono di lasciar fuori del cibo per il/la Jólakötturinn durante l’inverno e anche questo può iscriversi nella cornice del favorire la compassione e la condivisione (in più, in questo modo la bestia non ti entra in casa di soppiatto per fregare l’arrosto dal tavolo natalizio…). La mia Jólakötturinn attuale è molto meno spaventosa dell’originale: è bianca, con gli occhi azzurri e non so se abbia un proprietario – se lo ha, se ne cura molto poco e Björk dixit non avrà un Natale allegro – tuttavia vado a darle una piccola colazione di cibo per gatti ogni mattina.

La cosa mi rende felice di per sé e non ho certo bisogno di ricompense, ma è consolante sapere che gli islandesi mi augurano implicitamente uno splendido Solstizio d’Inverno (21 dicembre, ore 23.23) e io giro gli auguri a ognuna/o di voi.

Maria G. Di Rienzo

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“In questa che è la più lunga notte dell’anno, prima che luce sconfigga l’oscurità, siedi al buio e pensa alla sua importanza. Benedici i funghi che crescono nell’oscurità e il caprifoglio che rilascia il suo delizioso profumo nella notte. Sii grata per l’oscurità che ci culla al sonno, l’oscurità di cui gli animali hanno bisogno per andare in letargo.

Ringrazia per i luoghi oscuri che danno rifugio: la ricca terra in cui i semi germinano, le caverne che hanno ospitato i nostri antichi antenati (e dove alcuni dei nostri dei del sole sono nati), le cantine che ci proteggono dai tornado, i grembi materni che ci forniscono il nostro primo nutrimento. Riconosci l’oscurità della sofferenza, che può rendere più profondo il nostro apprezzamento della vita e fortificare i legami che abbiamo gli uni con gli altri.”

(Patricia Montley: “In Nature’s Honor: Myths and Rituals Celebrating the Earth, Ed. Skinner House, 2005)

winter solstice 2017

21 dicembre prossimo, Solstizio d’Inverno. Questo momento corrisponde a un cambio di pelle e al rinnovamento: fra le tre figure della Dea, è il tempo della Vecchia o comunque della fase anziana della vita in cui passi la saggezza che hai acquisito ad altre persone.

E’ il momento in cui, aspettando la nostra rinascita e la rinascita di ogni cosa in primavera, ci aggrappiamo ai nostri sogni e alle nostre speranze affinché ci guidino attraverso l’oscurità invernale.

Io ho poco sia dei primi sia delle seconde, attualmente. E’ stato (ed è ancora) un anno terribilmente faticoso per me.

Tuttavia, sono grata. Sono grata a tutte le “Vecchie” che mi hanno preceduta e che mi hanno insegnato con la parola, l’azione, l’esempio. Molte di loro hanno illuminato il mondo non solo per me. Sono grata perché ho ancora voglia di celebrare il Solstizio. Sono grata perché non ho perso il senso dell’umorismo quando rifletto su me stessa e sull’universo. Perciò vi lascio con i consueti auguri e un monito (arcinoto, da Games of Thrones – anche se la serie non mi piace e non la vedo):

leg hair - feminist art

L’INVERNO STA ARRIVANDO

Maria G. Di Rienzo

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(“Stir to life”, di Amelia Dashwood, nome d’arte di una poeta anglo-scozzese nonché scrittrice, erborista e madre di tre figlie. Amelia è nata alla fine degli anni ’70 e si definisce una strega. La poesia qui riportata è stata scritta per questo Solstizio d’Inverno. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

yule dream

Risvegliatevi alla vita,

sorelle mie

Libratevi alte nelle notte

Volate fra quelle galassie

Sorseggiate la delizia del vostro cuore

Trabocca in fioritura,

mia selvaggia

Stira le membra e danza

Espandi la tua energia appena scoperta

Cerca saggezza nella tua estasi

Sorgi,

o magica tessitrice

E’ tempo di alzarsi e splendere

Alle antiche conoscenze

si allineerà il tuo spirito

Svegliati,

mia compagna bimba di luna

Stai in piedi e scuotiti sino a liberarti

Lascia andare tutte le tue paure più terribili

Non hai niente da perdere

Tenetemi per mano,

liberi spiriti

Emanate la vostra armonia

L’universo vive in voi

Irradiate luce, affinché tutti la vedano

moon swing 1

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winter magic di pepperin

Domani è il 22 dicembre 2015, Solstizio d’Inverno. E’ il periodo in cui si fanno buoni propositi per l’anno che verrà. Posso suggerirtene alcuni, amica mia che leggi? Chiamiamoli “buoni propositi femministi per il 2016”.

* Una volta al giorno, guardati allo specchio e dì ad alta voce: “Sono fantastica”. Perché lo sei. Sei unica. Nessun’altra ha la tua storia, le tue abilità, i tuoi tratti, il tuo futuro. Probabilmente per alcune persone sei speciale, ti amano, vogliono passare del tempo con te. E se mi stai rispondendo che no, non c’è proprio un cane che ti trovi tale, ascoltami bene: sei favolosa per te stessa e sei speciale per me. Mica starei qua a scriverti per il Solstizio, altrimenti.

* Libera la te stessa che vuole di più, che vuole una vita migliore, un lavoro decente, la sua voce ascoltata, rispetto per la sua persona. Lasciala uscire dalla paura e dalla disistima tue e dalla stronzaggine altrui. Scioglila dalle convenzioni sociali prescrittive di cosa sia una “vera donna”, una “bella donna”, una “brava donna”. Tu hai il diritto di mirare alle stelle come chiunque altro e credimi, questa te stessa decisa ad amarsi sarà capace di amare meglio e di essere amata meglio.

* Riconosci i tuoi sbagli e i tuoi fallimenti: sono normali, umani e inevitabili nel percorso verso la conoscenza. Vivere è tentare, provare, riuscire e non riuscire, riprovare. Dagli errori si impara. Ma, per favore, una volta riconosciuti gli errori e fatto le tue scuse a chi di dovere (se necessario) muoviti in avanti. Macerarti nel senso di colpa e continuare a ripetere che ti dispiace non servirà a nessuno e per quel che ti riguarda non avrà altro effetto che renderti insicura e timorosa di ogni confronto.

* Guarda in faccia le questioni che ti angustiano, anche se appaiono insormontabili e troppo difficili da maneggiare per una singola persona. Non lasciarti divorare dalla disperazione, dal senso di impotenza e dagli sciacalli che tentano di trarre profitto dalla tua angoscia. Ricerca e analizza e per quanto stupido ti possa sembrare, prendi carta e penna o siedi alla tastiera e scrivi cosa ci vorrebbe secondo te, cosa bisognerebbe cambiare e come, eccetera. Poi guardati intorno. Cerca. Ci sono sicuramente altre persone che condividono i tuoi sentimenti e vogliono andare nella tua stessa direzione. E’ impensabile costruire un nuovo mondo da sola, ma in compagnia è tutt’altra musica.

* Dai valore ai tuoi sogni, anche a quelli minuscoli, e alle tue aspirazioni, anche quelle grandiose. No no no, non sono impossibili a priori, chi l’ha detto, perché? E’ troppo tardi per tornare a scuola? Ma non è troppo tardi per iscriversi a un corso. Troppo vecchia per imparare a ballare il tango? Balle, basta che qualcuno che sa farlo te l’insegni. Troppo tardi per un formare una rock band? Per niente!

rock band old ladies

Quello che sogni è così straordinario che dovresti essere una supereroina con poteri speciali per averlo? Non posso renderti Wonder Woman, ma ho un suggerimento: questo sogno puoi scriverlo in prosa o in versi, puoi disegnarlo, puoi dipingerlo, puoi farne una canzone, puoi filmarlo facendo recitare le tue amiche, puoi coreografarlo in una danza, puoi portarlo sul palcoscenico in teatro… Capito? Assieme a te avremo un grande 2016, mia cara! Maria G. Di Rienzo

dance

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Lunedì 22 dicembre prossimo: Solstizio d’Inverno (dalle mie parti alle ore 0.03 CET – fuso orario dell’Europa Centrale) e Luna Nuova (la posizione del satellite sarà a “ore 12” fra il Sole e la Terra, il giorno dopo la Luna prenderà a “crescere”).

luna al solstizio

Un Sole nuovo e una nuova Luna sono un’ottima combinazione simbolica per cominciare o ricominciare qualsiasi cosa, per nuovi progetti o avventure, per lasciarsi alle spalle scorie e fardelli.

Inoltre, il Solstizio d’Inverno è il momento perfetto per aver a che fare con il calderone della conoscenza e la produzione di magiche sostanze… ossia con le pentole: perché cucinare, trasformando degli ingredienti in una cosa nuova, è molto simile ad un processo alchemico.

mescolare nel calderone

Quindi, il mio regalo per voi quest’anno è la Zuppa del Sole che Ritorna. Ha il colore del sole e riscalda. E’ leggera, potete usarla come antipasto o come merenda accompagnata da crostini o da una fetta di pane. Le dosi della ricetta sono per due persone (due ciotole), se ne volete di più ovviamente moltiplicate le dosi.

30 grammi di burro

Una cipolla piccola sminuzzata

3 o 4 pomodori maturi tagliati a dadini

2 bicchieri di brodo vegetale

2 bicchieri di succo d’arancia (senza polpa)

Qualche foglia di rosmarino

Un pizzico di sale

Paprika (a piacer vostro)

zuppa solare

Rosolate la cipolla nel burro a fuoco basso. Unite i pomodori a dadini e il sale. Continuate a cucinare per 3/4 minuti. Aggiungete il brodo e lasciate che la miscela si addensi. Togliete dal fuoco, lasciate raffreddare qualche minuto, aggiungete il succo d’arancia e mescolate amalgamando bene. Rimettete la pentola sul fornello, aggiungete il rosmarino e lasciate cuocere, sempre a fuoco basso, per altri 5/10 minuti (dipende da quanto “fissa” volete la zuppa). Spruzzate di paprika, mescolate e servite subito in tavola. Voilà, felice Solstizio d’Inverno a voi! Maria G. Di Rienzo

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Le nostre esistenze non sono addolcite

dalla nascita sino a che la vita si chiude.

I cuori patiscono la fame come i corpi:

dateci il pane, ma dateci le rose.”

bread and roses

(dalla canzone “Bread and Roses” di John Denver). La frase originale del 1912, “La lavoratrice deve avere il pane, ma deve avere anche le rose.” è della sindacalista femminista Rose Schneiderman (6.4.1882 – 11.8.1972), il cui discorso cominciava così: “Le donne vogliono il diritto di vivere, non semplicemente quello di esistere.”

rosie fa una pausa

E questi sono i miei auguri per te che leggi in occasione del Solstizio d’Inverno, sia tu un’amica o un amico, una/un conoscente, una o uno passata/o per caso; stia tu celebrando qualcosa in questo periodo o semplicemente pazientando sino alla fine della sarabanda natalizia: vi siano sempre pane e rose nella tua vita e possa tu condividere con altre creature entrambe le gioie. Maria G. Di Rienzo

never

P.S. E non arrenderti. Mai.

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E’ il Solstizio d’Inverno. La Grande Madre, Regina del Cielo, partorisce la Luce. La Luna Piena raggiunge il suo nadir e la costellazione della Vergine appare ad est: “La Vergine ha partorito, la luce si diffonde.” (Morte e resurrezione di Osiride).

Il momento che viviamo è difficile. Emergere dal buio può essere faticoso. Si può essere così disperate/i da non desiderarlo neppure più. Ho pensato molto a cosa regalarvi per questo Solstizio (sapete che posso regalarvi solo parole, ma sapete anche che sono sempre parole infuse d’affetto e di speranza). Ecco quello che ho trovato. Prendete quel che vi piace, assieme al mio abbraccio, Maria G. Di Rienzo

A coloro che vogliono approfittare del ritorno della luce per riflettere, consegno i due testi che seguono.

PREGHIERA DELLA DEA

Io che sono la bellezza della Verde Terra

e la Bianca Luna fra le stelle

e la gloriosa luce del Sole

ed i misteri delle acque:

io chiamo la vostra anima

affinché essa sorga e venga da me.

Perché io dò vita all’intero universo,

da me inizia ogni cosa

e a me ogni cosa deve tornare.

E coloro che mi cercano

sappiano che tutto il loro affannarsi non avrà risultato

sino a che non conosceranno il Mistero:

se non saprete scoprirmi dentro di voi

mai mi troverete.

Perché io sono stata con voi sin dal principio

e sono ciò che si ottiene alla fine del desiderio.

(una delle tante versioni, ridotta, dal testo originale attribuito a Doreen Valiente)

PREGHIERA BAHA’I

Sii generoso nella prosperità e grato nell’avversità.

Sii giusto nei tuoi giudizi e attento nelle tue parole.

Sii una lampada per coloro che camminano nell’oscurità,

e una casa per chi è straniero.

Sii occhi per il cieco, e luce che guida i piedi dell’errante.

Sii respiro di vita per il corpo dell’umanità.

rugiada sul suolo del cuore umano,

e frutto sull’albero dell’umiltà.

A coloro che in occasione del Solstizio si chiedono come ridare un po’ d’incanto al mondo in cui vivono, come trovare ancora piacere e magia in esso, giro alcuni consigli di Sharon Knight, musicista e sciamana. (Il primo è il suo lavoro, il secondo è un titolo che io le dò per la qualità e la direzione del suo lavoro.)

Un pensiero alla volta e il mondo cambia, cuori miei. La percezione è tutto. Ecco qualche indizio su come far girare la ruota:

Che succede se smettiamo di dire “sono troppo vecchia / giovane / magra / grassa / ignorante / debole / eccetera per fare la tal cosa – e semplicemente facciamo quella cosa?

E se lasciamo andare un rancore?

Se paghiamo il biglietto anche per la persona in fila dietro di noi?

Se ci fermiamo accanto ad un albero per un minuto, o cinque, e lo salutiamo come un amico personale?

Che succede se decido che per oggi sono la Regina dei Pirati?

Se preparo un picnic a sorpresa, per un’amica, in un prato o nel suo stesso giardino?

Se per stanotte spengo tutte le luci ed illumino casa mia solo con le candele?

Che ne dite di una biciclettata con le amiche e gli amici sotto la Luna Piena?

Che succede se decidete di credere a qualcosa di “impossibile”?

E se vi mettete a cantare, da sole o in compagnia, adesso, proprio adesso?

Che succede? Succede che il mondo cambia.

A chi invece festeggerà il Solstizio d’Inverno in compagnia, giro un “gioco” da fare con i Tarocchi (l’autore, James P. Wells, pensa vada bene prima della cena e delle danze).

Numero dei giocatori/delle giocatrici: fino a 25, ma riesce meglio con 10/12 persone.

Scopo: approfondire la connessione con se stessi, con le persone amate e con i ritmi della natura.

1. Riunitevi in cerchio, attorno ad un tavolo o sul pavimento. Rimuovete la carta del Sole (Trionfo 19) dal mazzo e mettetela accanto ad una candela accesa posta al centro del cerchio.

2. Da sinistra a destra, il mazzo verrà passato ad ogni persona del cerchio. Ogni persona, quando lo riceve, dice una parola o una frase che facciano sapere al gruppo come entra nel gioco. Ad esempio: “Stasera mi sento davvero bene.”, “Sono un po’ stanco, ma questa cosa mi piace”, “Sono curiosa di vedere cosa salterà fuori dal gioco.” Poi la persona mischierà il mazzo e sceglierà tre carte a caso prima di passarlo alla persona alla sua sinistra. Questo continua sino a che tutti hanno tre carte in mano.

3. I tre momenti che seguono vanno sempre da sinistra a destra. Durante ogni fase, il giocatore/la giocatrice poserà una delle tre carte davanti a sé e userà l’immagine della carta come ispirazione per completare una frase:

Primo Momento: “Il luogo oscuro e profondo in cui sono entrata/o quest’anno era…”

Secondo Momento: “Il dono luminoso che ho ricevuto in quel luogo è…”

Terzo Momento: “Il dono che ho ricevuto ha il potenziale di rinnovarmi tramite…”

4. Dopo che tutte le carte sono state giocate, parlatene pure e fatevi reciprocamente domande, in una conversazione fruttuosa e rispettosa.

5. Nella fase finale, il mazzo passa attraverso il cerchio da destra a sinistra. Una alla volta le persone lo ricevono, esprimono la loro gratitudine per ciò che hanno udito o detto durante il gioco, reinseriscono le loro tre carte nel mazzo e lo passano alla persona alla loro destra.

6. Dopo che tutte le carte sono state rimesse nel mazzo, la carta del Sole torna anch’essa al suo posto e la candela viene spenta.

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