(“Kopis’taya (A Gathering of Spirits)”, di Paula Gunn Allen (1939-2008), poeta, scrittrice, attivista lgbt, madre, nativa americana. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

Kopis’taya (Un Raduno di Spiriti)
Poiché viviamo nella stagione che imbrunisce
l’aria pesante blocca il nostro respiro,
e in questo tempo in cui vivere
è solo sopravvivenza, noi dubitiamo delle voci
che giungono ombreggiate nell’aere,
che tessono dentro i nostri cervelli
certi pensieri, un movimento che è soffice,
impercettibile, una pioggia di crepuscolo,
la caduta di una piuma delicata, un piccolo corpo che si cala
nella sua prossimità, frusciando, mormorando, sistemandosi
all’interno per la notte.
Poiché viviamo nella stagione spigolosa
ove plastica sgretolata e splendente brilla,
e in questo spazio che è messo all’angolo e piegato
noi non notiamo il bagnato, l’umido, le importanti
gocce che cadono in sfere perfette e che sono delle misure
delle nostre menti;
quasi del tutto invisibili, quelle lacrime,
soffici come rugiada, fragili, che si aggrappano alle foglie,
a petali, a radici, gentili e fidate,
ogni mattina.
Noi siamo le donne della luce diurna, di orologi
e fonderie d’acciaio, di droghieri
e lampioni, di super autostrade
che tagliano in due i nostri giorni. Avvolte
in plastica e acciaio percorriamo le nostre vite;
dietro occhiali scuri nascondiamo i nostri occhi;
i nostri pensieri, schermati, sembrano oscuri.
Fumo riempie le nostre menti, il whiskey ombreggia le nostre canzoni,
il poliestere divide i nostri corpi dal nostro respiro,
i nostri piedi dall’accogliere le pietre della Terra.
I nostri sogni sono sbiadite memorie di se stessi
e il dubbio assillante è la falsa misura
dei nostri giorni.
Anche così, le voci degli spiriti stanno cantando,
i loro pensieri stanno danzando nell’aria sporca.
I loro piedi toccano il cemento, l’asfalto
deliziandosi, ancora tessono sogni sopra i nostri
crani oscurati, se riuscissimo ad ascoltare.
Se riuscissimo a sentire.
Andiamo, allora. Troviamoli.
Ascoltiamo l’acqua, le precise
luccicanti gocce che brillano sulle foglie,
sui fiori. Cavalchiamo
la mezzanotte, l’alba appena iniziata.
Sentiamo il vento farsi strada fra i nostri capelli.
Danziamo la danza delle piume,
la danza degli uccelli.
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