Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘potere’

question

(brano tratto da un intervento del 19 marzo 2020 di Teresa Anderson e Niclas Hällström, per Action Aid, su cambiamento climatico e coronavirus. Teresa Anderson è la coordinatrice delle politiche sul clima per Action Aid International, Niclas Hällström è il direttore di WhatNext?, un forum svedese sulle istanze globali sociali e ambientali. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

EGUAGLIANZA: I governi devono proteggere le donne, i poveri e i vulnerabili dalle crisi e dal loro impatto, dando uguale valore a ogni vita umana al di là di nazionalità, status economico, genere, etnia o età. Allo stesso modo, non è accettabile che una generazione continui a “fare come prima” sapendo di essere relativamente al sicuro, nel mentre aumenta il rischio e l’impatto per un’altra generazione.

PROTEZIONI SOCIALI: Sanità pubblica e gratuita, congedo pagato per malattia e benefici relativi alla disoccupazione per i lavoratori, nelle economie formali e informali, sono necessari in modo urgente, così che le persone non debbano scegliere se proteggere i loro mezzi di sussistenza o proteggere la società durante la pandemia.

SOLIDARIETÀ: Nessun Paese può “farcela da solo”. I governi devono lavorare insieme ed evitare di ritirarsi in approcci nazionalisti e competitivi. Le nazioni ricche devono contribuire con una giusta parte e aumentare il sostegno finanziario e tecnologico per le nazioni in cui i redditi sono più bassi. La vera solidarietà significa anche adottare e condividere soluzioni.

LA MANO INVISIBILE DEL MERCATO NON AGGIUSTERÀ QUESTE COSE:

Crisi climatica e pandemia mostrano la necessità di profondi cambiamenti di sistema. Queste emergenze rivelano le ingiustizie delle economie neo-liberiste, in cui potenti corporazioni economiche danno priorità ai profitti rispetto al bene comune e fanno tutto quel che possono per evitare di essere regolamentate.

Le risposte dei governi alla pandemia richiedono di prendere decisioni di ordine pubblico, incluse forti misure restrittive, nell’interesse dei cittadini piuttosto che dei loro finanziatori politici delle corporazioni.

NON E’ MAI TROPPO TARDI PER AGIRE: Ogni giorno che passa conta. Ogni azione che limita il danno ha valore. Anche se siamo stati più lenti a uscire dai blocchi di partenza di quanto avremmo dovuto, diamoci dentro ora. Rinunciare non è un’opzione, al di là di quanto grave la situazione possa apparire.

FATE QUEL CHE SERVE, MA NON ABUSATE DEL POTERE: Nel mentre molti governi sono stati lenti nel prendere misure severe per fermare la pandemia, i cittadini hanno chiesto misure più forti per contenere la crisi. La società ha mostrato la sua volontà di accettare svantaggi, forti interventi governativi, protezione sociale e sì, meno shopping e meno voli aerei, se ciò significa proteggere milioni di vite a rischio.

I governi devono tener conto di questo. Ma non devono abusare del loro potere, ne’ cementare misure prese durante le emergenze in limiti autoritari alla libertà dopo che la crisi è passata.

Read Full Post »

Beijing Poster

(“As Cities Around the World Go on Lockdown, Victims of Domestic Violence Look for a Way Out”, di Melissa Godin per Time, 18 marzo 2020, trad. Maria G. Di Rienzo.)

Dall’Europa all’Asia, milioni di persone sono state messe in isolamento, mentre il coronavirus ha infettato più di 183.000 persone. Anita Bhatia, la vice direttrice dell’Agenzia Donne delle Nazioni Unite, dice a Time che “la stessa tecnica che stiamo usando per proteggere la gente dal virus può avere un perverso effetto sulle vittime di violenza domestica”. Ha aggiunto che “nel mentre sosteniamo assolutamente la necessità di seguire queste misure di distanziamento sociale e quarantena, riconosciamo anche che ciò fornisce un’opportunità per chi abusa di scatenare maggior violenza”.

Una donna su tre al mondo fa esperienza di violenza fisica o sessuale, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, rendendo ciò “la violazione dei diritti umani più diffusa ma meno denunciata”. Sebbene anche gli uomini facciano esperienza di violenza domestica, le donne sono la maggioranza delle vittime, con gli individui LGBTQ che affrontano tassi elevati della stessa violenza. Ma durante i periodi di crisi – come disastri naturali, guerre e epidemie – il rischio di violenza di genere cresce.

In Cina, il numero dei casi di violenza domestica denunciati alla polizia locale è triplicato in febbraio in confronto all’anno precedente, secondo Axios. Le attiviste dicono che questo è un risultato della chiusura forzata. “Noi sappiamo che la violenza domestica ha le sue radici nel potere e nel controllo. – dice Katie Ray-Jones, presidente della National Domestic Violence Hotline – In questo momento, abbiamo tutti la sensazione di una mancanza di controllo sulle nostre vite e un individuo che non riesce a maneggiare ciò lo scaricherà sulla sua vittima.” Ray-Jones dice che mentre il numero dei casi di abuso potrebbe non salire durante la crisi coronavirus, le persone che già si trovano in una situazione di abuso potrebbero doversi trovare a fronteggiare violenza più estrema, senza più poter sfuggire andando al lavoro o da amici.

La crisi attuale rende anche più difficile per le vittime cercare aiuto. Le strutture mediche in tutto il mondo si stanno sforzando per rispondere al coronavirus, i sistemi sanitari stanno diventano sovraccarichi e ciò rende più arduo per le vittime aver accesso a cure mediche o terapeuti. “Nella migliore delle circostanze, le donne hanno già difficoltà a essere ascoltate.”, dice Bhatia.

(Il numero (gratuito) antiviolenza da chiamare in Italia è 1522.)

Read Full Post »

Kern

Leslie Kern (in immagine) è una docente universitaria canadese di geografia e ambiente, nonché la direttrice degli studi di genere nel suo ateneo. Il suo ultimo libro, uscito alla fine di ottobre, si chiama “Feminist City: A Field Guide” – “Città femminista: guida pratica (dal campo)”. Si tratta di una raccolta di saggi che mettono in discussione i modi in cui sono strutturati gli spazi urbani e suggeriscono alternative per rendere le città più inclusive e più sicure per tutte e tutti.

Il brano seguente è tratto da un’intervista a Kern condotta da Lana Pesch per “LiisBeth”:

“Ogni ambiente edificato che le società creano, come le città, riflette le relazioni di potere che nelle società esistono e penso noi si sappia chi tradizionalmente o comunque per lunghissimo tempo ha detenuto il potere. Stiamo parlando di uomini abbienti, proprietari, non disabili, eterosessuali e bianchi. Forse non dovrebbe essere una sorpresa che i nostri spazi urbani siano davvero organizzati per sostenere il loro successo, il loro potere, le loro quotidiane necessità.

Per far evolvere qualcosa come una città femminista, o i suoi principi, devi proprio avere un bel po’ di pressione sociale, che essa prenda la forma dell’attivismo o di cambiamenti legali, o di altre forme di movimenti sociali, o solo di una più ampia entrata delle donne nelle posizioni di potere nelle città e nei governi, nell’ordinamento legislativo, nell’architettura, nella progettazione urbana e cose del genere. E’ una sorta di lento processo.

Le idee femministe per la progettazione urbana e per l’organizzazione degli spazi domestici esistono da lungo tempo e possono essere fatte risalire al 19° secolo. Le donne, in particolare quelle che venivano dai movimenti sociali e simili, stavano riflettendo sui modi in cui l’ambiente edificato era costruito e in molti modi era costruito per isolarle, per tenerle occupate con il lavoro domestico non retribuito, per impedire loro di condividerlo con altre abitazioni, per tenerle fuori dalle sfere che erano specificatamente disegnate per gli uomini, la sfera pubblica, la politica, l’istruzione, la scienza e così via.

Non è una cosa nuova di zecca pensare a come le città, i vicinati, le comunità possano avere un’organizzazione che sostenga altri tipi di idee sociali, incluse quelle femministe. E’ interessante guardare indietro nel tempo e notare come le donne tirassero fuori le loro proprie idee su come i quartieri potevano essere ristrutturati per rimodellare le abitazioni e rimodellare il lavoro delle donne e far loro guadagnare tempo.

Vienna è un interessante esempio di città dove quel che chiamano “gender mainstreaming” è stato davvero messo in pratica. L’idea che ci sta dietro è che ogni tipo di politica o pianificazione cittadina, o nuovo piano di spazi edificati, si tratti di parchi o quartieri o linee di trasporto pubblico, deve essere guardato attraverso lenti di genere. Significa chiedersi “Questo potrebbe avere impatto differente su donne e uomini?”, “Aumenterà l’eguaglianza di genere o la farà diminuire?”.

Con lo scopo dichiarato di aumentare l’eguaglianza di genere, città come Vienna si sono assicurate che tutte le loro ristrutturazioni e i nuovi piani di progettazione urbana sostenessero tale visione. Ciò ha significato per esempio più trasporto pubblico, miglior accesso ai servizi per l’infanzia e ad ulteriori servizi sociali che si integrano meglio con gli ambienti domestici e tutto questo genere di cose.

Una città femminista, per me, dev’essere una città in cui le istanze relative alla sicurezza e alla libertà dalla paura sono prioritarie. Ci sono alcuni tipi di cambiamenti all’ambiente fisico che possono facilitare ciò, ma dev’esserci anche un più vasto impegno sociale per l’eguaglianza e la nonviolenza. Una città femminista dev’essere un luogo in cui lo spazio pubblico è in generale sicuro e accessibile, non solo per le donne, ma per le persone di colore, i senzatetto, le persone lgbt, le persone disabili. Uno spazio pubblico in cui chiunque si sente benvenuto e chiunque ha la sensazione di dare un contributo alla città con la sua presenza.

Sino ad ora, in termini di vita pubblica, abbiamo perso moltissimi contributi dalle donne e da altre persone marginalizzate. I loro contributi alla politica, all’istruzione, alla cultura, all’arte, alla scienza, agli affari. Se continuiamo a costruire ambienti che sono inaccessibili sia fisicamente sia socialmente, o che sono respingenti, o che semplicemente rendono la vita quotidiana delle persone intrisa di paura o davvero difficile, allora quelle persone non ci saranno in tali spazi quando avremo bisogno che ci siano.

Le crisi climatiche sono già qui e sono crisi di diseguaglianza. E le città saranno in prima linea a dover maneggiare tali crisi. Le città non sopravviveranno ne’ prospereranno se non trovano soluzioni per affrontare questi problemi e per affrontare i modi in cui le istanze sono interconnesse. Sappiamo che il futuro è un po’ fragile, ora, e se continuiamo a fare le stesse cose che abbiamo sempre fatto ciò non creerà un futuro luminoso per nessuno.”

Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

rewrite her story

“Riscrivete la sua storia – Come gli stereotipi di film e media hanno impatto sulle vite e sulle ambizioni alla leadership di ragazze e giovani donne”: questo è il titolo di uno studio condotto congiuntamente da Plan International

https://lunanuvola.wordpress.com/2019/05/18/chi-ci-rende-insicure/

e dal Geena Davis Institute on Gender and Media

https://lunanuvola.wordpress.com/2016/03/02/se-lo-vedi-puoi-esserlo/

e reso pubblico un paio di giorni fa.

La ricerca ha analizzato 56 film del 2018, di venti diversi Paesi, con record d’incassi e ha ascoltato le opinioni di 10.000 giovani donne in tutto il mondo per capire come queste pellicole le hanno influenzate. Potete leggerla per intero – e vedere il breve documentario relativo – qui:

https://plan-international.org/girls-get-equal/rewrite-her-story

“Sebbene molti siano i fattori che scoraggiano le ragazze e le giovani donne dal perseguire posizioni direttive, l’avere donne leader come modelli ispirativi nei media, così come nella comunità, stimola le ragazze a mirare in alto. – dicono Geena Davis e Madeline Di Nonno nell’introduzione – Se vogliamo vedere più donne in posizioni guida nel mondo reale, le ragazze hanno bisogno di vedere più donne leader nei mondi immaginari dei media dell’intrattenimento.”

Lo studio mostra che tale obiettivo è ancora distante: in pratica, se in un film c’è una donna di potere la si mostra in abiti con profonde scollature e spacchi o seminuda, nel mentre maneggia molestie sessuali e lotta faticosamente per essere ascoltata.

Nelle pellicole esaminate, gli uomini schiacciano le donne per numero (rispettivamente 67% e 33%) e parlano più di due volte tanto, che è la stessa percentuale con cui rivestono ruoli di leadership. Le donne hanno il 30% di possibilità in più degli uomini di indossare vestiti succinti, sono mostrate seminude due volte tanto e completamente nude quattro volte tanto.

Le ragazze intervistate al proposito dicono che i messaggi dell’oggettivazione e della scarsa rappresentazione sono molto chiari: “Sicuramente c’è un impatto – afferma per esempio una diciassettenne peruviana – perché indirettamente i film stanno dicendo alle donne che loro non sono capaci di rivestire ruoli guida nella stessa maniera in cui gli uomini possono farlo.”

Secondo Plan International le ragazze e le giovani “hanno bisogno di vedere se stesse nelle storie che le circondano per raggiungere l’equità di genere e perché la loro capacità direzionale sia riconosciuta e incoraggiata”, pertanto l’ong fa queste raccomandazioni:

– Per esserlo, le ragazze devono vederlo. Bisogna rendere visibili e normali le storie sulla leadership femminile;

– Mettere fine alla sessualizzazione e all’oggettivazione di donne e ragazze sullo schermo;

– Finanziare le registe, le creatrici di programmi e le produttrici e affrontare le molestie e le discriminazioni sul lavoro per incoraggiare le ragazze e le giovani donne a entrare nell’industria dell’intrattenimento ad ogni livello.

Nel rapporto sono comprese diverse interviste proprio a donne che lavorano nel settore, fra cui la regista vietnamita di “The Third Wife” (“La terza moglie”), uscito in Italia il 29 settembre scorso. Il film, ambientato nel Vietnam del 19° secolo, narra la storia di una quattordicenne a cui è imposto il matrimonio. Ash Mayfair, 34enne, ha detto tra l’altro: “Il sapere che le giovani donne hanno necessità di vedere sullo schermo figure femminili potenti e più personaggi che assomiglino loro è la ragione per cui non smetterò mai di fare film. Non smetterò mai di lavorare per portare alla luce più storie di donne, non solo perché sono narrazioni che appartengono al mio genere, ma anche perché sono potenti e preziose esperienze umane.”

Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

Jennifer Gunter è una ginecologa che è diventata famosa negli ultimi anni per le sue battaglie contro la pseudo-scienza e in genere contro le patacche e le bufale vendute alle donne dai “guru” del benessere. Il mese scorso ha dato alle stampe “The Vagina Bible” – “La Bibbia della Vagina”, il cui sottotitolo ne spiega l’intenzione: “separare il mito dalla medicina” (Twitter ha bloccato la sua promozione, perché “vagina” è per loro una parola oscena, ma tutti gli insulti sparati contro le donne tramite tweet no).

vagina bible

L’8 settembre Eva Wiseman ha condotto per il Guardian una lunga intervista con la ginecologa e nell’articolo ha inserito un estratto del libro, che di seguito traduco:

MITI E MEDICINA:

Prezzemolo in vagina

Il ramoscello. Infilato su per la vagina ogni notte, per tre o quatto volte, per indurre le mestruazioni. Guardate, non me lo sto inventando, lo sto denunciando. Sembra che alcune persone – sbagliando – pensino che il prezzemolo possa stimolare le contrazioni uterine. Non ci sono prove che l’applicazione vaginale di prezzemolo possa fare ciò, ma persino se potesse ciò non vi farà avere le mestruazioni. E’ il regresso del progesterone che causa le mestruazioni, non le contrazioni uterine.

Uova di giada per la tua “yoni”

E’ l’idea che se metti un sasso di giada a forma d’uovo nella tua vagina ciò ti metterà in sintonia con la tua energia femminile o qualcosa del genere. Le uova di giada sono state pubblicizzate come antico segreto delle concubine e regine cinesi. Io ho fatto ricerca su questo e ho pubblicato i miei dati su una rivista medica a revisione paritaria – non lo sono affatto. La sola cosa antica al proposito è l’assenza di scienza.

Le pillole anticoncezionali causano aumento di peso

Questo è stato molto ben studiato e la risposta è no. Non si tratta di non credere alle donne, sto facendo l’esatto opposto. Si tratta di ricevere le segnalazioni delle donne e studiarle. Questi dati riflettono veramente l’ascolto delle donne da parte di medici. Numerosi studi hanno dimostrato che non c’è collegamento fra pillole anticoncezionali e aumento di peso. Le condizioni di vita associate all’iniziare una nuova contraccezione possono essere collegate al peso, ma la pillola no.

La contraccezione ormonale causa “infertilità”

Per niente ma il patriarcato, tentando di spaventarti affinché tu ti astenga dal controllare la tua salute riproduttiva, ha investito in questo mito. Tristemente, molti sostenitori della salute “naturale” fomentano questa stessa paura. Con l’iniezione può esserci un ritardo di parecchi mesi per il ritorno alla fertilità, ma nel giro di un anno tutte le donne ritornano alle condizioni standard. Come per tutti gli altri metodi contraccettivi, una volta che si smetta di assumerli o che siano stati rimossi, si torna in direzione della gravidanza il mese successivo.

Acqua di lusso

L’ultima è la cosiddetta “acqua alcalina”. L’acqua ha pH 7 e l’acqua alcalina è stata modificata affinché il suo pH sia 8 o 9. Questa è un’estensione della cosiddetta dieta alcalina, promossa per “neutralizzare l’acido nel tuo corpo” (finto linguaggio medico) e curare praticamente tutto, persino il cancro. NON LO FA. Perché tutte maiuscole? Perché delle persone hanno seguito la dieta alcalina per il cancro e sono morte. L’uomo autore del libro che ha contribuito a rendere popolare il trend alcalino è stato arrestato per aver esercitato la professione medica senza licenza e ha ricevuto una condanna a 3 anni e 8 mesi di prigione. Questa è una truffa di proporzioni epiche.

Magneti in prossimità della vagina per la vampate di calore

A volte temo che mi slogherò il collo per quanto i miei occhi roteano su queste affermazioni e la “scientificità” (ehm ehm) che ci sta dietro.

Yogurt per le infezioni da candida

Non contiene i ceppi di lattobacilli che sono importanti per la salute vaginale. Quando una donna mette yogurt in vagina, sta mettendo in essa altri batteri e le conseguenze di ciò non sono note. Può dare una sensazione di sollievo poiché ha la consistenza di una crema, ma i rischi non sono conosciuti e sarà comunque inefficace.

Clisteri di caffè

Buon Dio, no. Ci sono persone, persino alcuni medici, che promuovono questa roba per curare la depressione! Io – non – posso – proprio. Parlando in senso medico, credere che il caffè nel retto possa curare qualsiasi cosa è grottesco. Voglio dire, perché berlo non otterrebbe lo stesso effetto? E’ un’idiozia surreale di proporzioni epiche.

Fare vapori alla vagina

Questo è pubblicizzato per “ripulire” l’utero. Si lega al mito distruttivo che l’utero sia sporco o che le mestruazioni siano una pulizia dell’utero. L’idea dell’utero pieno di tossine è usata, letteralmente, da numerose culture per escludere le donne dalla società – una caratteristica che definisce il patriarcato. Perciò dire alle donne che questo è vero è promuovere un’idea patriarcale.

Riflessioni finali

Potere e salute sono collegati. Tu non puoi essere una paziente con del potere ed avere i risultati che vuoi per la tua salute con informazioni inaccurate e mezze verità. Io sono stata assalita per essermi esposta contro le informazioni errate e la disinformazione che sono offerte alle donne come degne di considerazione. Una vera scelta – valutare la tua proporzione di rischi / benefici e prendere una decisione basandoti su tale informazione – richiede fatti. Ed è questa ricerca per dare fatti alle donne che mi tiene sveglia la notte. E’ la ragione per cui continuo a lottare.

Il patriarcato e l’olio di serpente hanno avuto una lunga durata, ma io ho chiuso con il modo in cui hanno impatto negativo sulla salute delle donne e fanno di essa un’arma. Perciò non smetterò di agitare la mia mazza sino a che ognuno avrà gli attrezzi per essere un paziente con del potere e quelli che cercano di mantenere soggiogate le donne tenendole distanti dai fatti che riguardano i loro corpi chiuderanno la bocca e andranno a sedersi a fondo classe. Questa è la mia “vagenda”.

Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

suonatrice di cornamusa

Il 25 gennaio scorso, il “Consiglio consultivo nazionale scozzese su Donne e Bambine” – composto da 16 membri e guidato dalla presidente Louise Macdonald – pubblica il suo primo rapporto annuale, che include 11 raccomandazioni su istruzione, cura dell’infanzia, sistema legale, eccetera. Lo trovate per intero qui:

https://onescotland.org/wp-content/uploads/2019/01/2018-First-Report-and-Recommendations.pdf

L’organismo è stato creato per informare il Primo Ministro su quali siano le cose da fare per contrastare le diseguaglianze di genere in Scozia. (Ho appena scorso gli impegni pubblici di Conte sul sito del nostro governo: non fatevi illusioni, non c’è nulla del genere all’orizzonte.)

Il rapporto si apre con un estratto di “Hopscotch” (è il nome inglese del gioco che noi chiamiamo “campana”), una poesia di Nadine Aisha Jassat che dà conto di tutti gli insulti sessisti, misogini e razzisti che gli uomini rivolgono abitualmente per strada a lei e ad altre donne:

Tua mamma se la fa con i pakistani.

Io ho quattordici anni.

Troia.

Lei ne aveva 43.

Sgualdrina.

Non si tratta solo di me.

E’ come se queste parole fossero dei martedì,

ce n’è una ogni settimana.”

Nella premessa c’è anche il “manifesto” del Consiglio, che val la pena di leggere: “Per generazioni, la nostra storia è stata scritta da un solo genere. Un’unica prospettiva, un’unica visione, solo la metà della popolazione. Metà della Storia manca. Per anni e anni abbiamo lottato per il cambiamento. Ma adesso è il momento di cambiare sul serio, per disegnare un futuro dove la diseguaglianza di genere sia una curiosità storica. Con le voci di tutte/i vogliamo creare una Scozia dove siamo tutte/i uguali – con un futuro di eguaglianza. Insieme, siamo la generazione uguale.

Le raccomandazioni si basano sullo studio estensivo che il Consiglio ha svolto sulla Scozia, ma Louise Mcdonald è convinta (a parer mio a ragione) che i suoi risultati entreranno in risonanza con le donne ovunque: “Sappiamo dalla crescita di movimenti globali come #MeToo e #TimesUp che c’è una vera brama di cambiamenti radicali per l’eguaglianza di donne e bambine. Le raccomandazioni del Consiglio si concentrano sul cambiamento di sistema, perché è cambiando sistemi che i comportamenti cambiano e ciò conduce a cambiamenti nelle attitudini e nella cultura.”

Le barriere e le problematiche evidenziate durante la ricerca vanno dalla misoginia quotidiana (molestie, violenza domestica, bullismo, violenza sessuale) alla svalutazione del lavoro femminile e allo sproporzionato impatto sulle donne delle misure di austerità economica.

Le misure richieste al Primo Ministro affrontano tali questioni punto per punto. Indicano, ad esempio, come strutturare un modello procedurale per le vittime di violenza di genere, di modo che non siano soggette a vittimizzazione secondaria e abbiano pieno accesso a una consulenza legale qualificata; disegnano la creazione dell’Istituto “Cos’è che funziona?” per sottoporre a test i metodi con cui cambiare l’atteggiamento dell’opinione pubblica sull’eguaglianza di genere e i metodi per introdurre eguaglianza nel sistema scolastico, nonché per raccogliere dati su come i media hanno impatto sulle attitudini rivolte a donne e bambine; vogliono due mesi di congedo – non retribuiti in caso di non utilizzo – per i neo-padri e 50 ore settimanali di servizi gratuiti per l’infanzia, diretti a bambini/e fra i sei mesi e i cinque anni d’età.

“Fondamentalmente – spiega ancora Louise Mcdonald – la cosa riguarda il potere. Chi ce l’ha. Chi è disposto – e chi non è disposto – a condividerlo e a cederlo. Al di là delle raccomandazioni specifiche che facciamo nel rapporto, stiamo anche chiedendo a tutti in Scozia di agire in modo diverso. Perché non si tratta solo di cosa facciamo, ma di come lo facciamo. Ognuno di noi deve assumersi responsabilità personale e impegnarsi a non essere più un testimone silenzioso ogni volta in cui si imbatte nella diseguaglianza di genere. Come Consiglio, noi crediamo questa sia l’istanza fondamentale più urgente della nostra epoca. Crediamo anche che ognuno di noi possa operare una differenza. Nessuno ha la “risposta perfetta” ma insieme troveremo soluzioni più velocemente.”

Maria G. Di Rienzo

P.S. “Scotland the Brave”, e cioè “Scozia la coraggiosa” è una sorta di “inno non ufficiale” per il Paese (ed è spesso usato per le marce militari). La melodia, per cornamusa, cattura immediatamente l’attenzione e risulta struggente e combattiva al tempo stesso. Qui sotto c’è la performance di “Scotland the Brave” eseguita da una – bravissima – donna scozzese a Perth.

https://www.youtube.com/watch?v=Dt4qzw7viIc

Read Full Post »

L’Autore del brano che state per leggere si chiama Claudio Schuftan, è dottore in pediatria e medicina internazionale, è nato in Cile e attualmente lavora nella salute pubblica a Ho Chi Minh City, in Vietnam. Sta anche coordinando la campagna quinquennale del Movimento per la Salute Popolare, attivo in più di settanta nazioni: “Equità, sviluppo eco-sostenibile e pace sono al cuore della nostra visione di un mondo migliore – un mondo in cui una vita sana per tutti è una realtà; un mondo che rispetta, apprezza e celebra tutta la vita e le diversità; un mondo che consente il fiorire dei talenti e delle abilità delle persone affinché si arricchiscano l’una con l’altra; un mondo in cui le voci del popolo guidano le decisioni che danno forma alle nostre vite…”

In passato ha lavorato per: Unicef, Programma alimentare mondiale, FAO, Unione Europea, Banca africana di sviluppo, Università delle Nazioni Unite, Organizzazione mondiale della sanità, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, Agenzia svedese per la cooperazione e lo sviluppo, Peace Corps, Ministeri della Salute di Kenya e Vietnam, Ministero per la Pianificazione economica del Camerun, ecc. ecc.

Potete andare a farvi un’idea di quant’è lungo il suo cv su:

http://www.claudioschuftan.com

E questo ci porta alla prima ragione per cui ho deciso di tradurre il brano (di un pezzo più lungo, che è un assemblaggio di citazioni di altri autori e di riflessioni personali): se volesse gonfiare il curriculum vitae con tutte le persone autorevoli che ha semplicemente incontrato o con tutte le banche dati / biblioteche che ha utilizzato, il dott. Schuftan rischierebbe di non finire mai, a differenza dell’avv. Conte – che nessuno ha votato, ma che ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo italiano.

La seconda è che lo scritto è particolarmente efficace nel definire la politica e i politici.

Tratto da: “Power, Politics, Politicians & Human Rights – Analysis”, di Claudio Schuftan, maggio 2018, trad. Maria G. Di Rienzo:

Maggiore è lo squilibrio di diseguaglianza nella bilancia del potere, maggiore è l’oppressione e maggiori sono gli abusi dei diritti umani.

La politica è ciò che facciamo (o non facciamo), la politica è ciò che creiamo, la politica è ciò per cui lavoriamo, ciò in cui speriamo e che osiamo immaginare. (Paul Wellstone)

Il perenne dominio politico, sociale e culturale esercitato dai paesi industrializzati è il risultato di una distribuzione diseguale di potere, a causa della quale coloro che non hanno potere o ne hanno molto meno vedono le loro aspettative di vita limitate o distrutte e i loro diritti umani violati dai più potenti. Questa mano pesante si manifesta in modi diversi: dalla discriminazione all’esclusione, dalla marginalizzazione allo sterminio fisico, psicologico e/o culturale, e dalla demonizzazione alla forzata invisibilità.

Tutte queste forme di dominio possono essere ridotte a una sola parola: oppressione. Le società con gli squilibri di potere più longevi sono in effetti società divise fra oppressori e oppressi. I fattori che stanno alla base del dominio variano da epoca a epoca. Nei tempi moderni, diciamo fin dal 16° secolo, i tre principali fattori del dominio sono stati: capitalismo, colonialismo e patriarcato.

Attualmente viviamo in società capitaliste, colonialiste e patriarcali. Per avere una resistenza di successo contro queste forme di dominio dobbiamo intraprendere simultaneamente lotte anticapitaliste, anticolonialiste e antipatriarcali.

Da questo dato storico consegue che gli avanzamenti sono stati, quando ci sono stati, minimi come se – e ne abbiamo fatto esperienza – gli elementi del dominio restassero uniti e l’opposizione restasse divisa. Il potenziale della democrazia liberale nel rispondere alle aspirazione e ai diritti umani degli popolazioni oppresse e discriminate è sempre stato molto limitato, e i suoi limiti sono diventati sempre più seri in tempi recenti.

Ovunque, movimenti democratici a livello di base sono strangolati da forze antidemocratiche e, in alcuni paesi, da dittature. Nel mondo odierno, la democrazia è presa in ostaggio da potentati economici che tutto sono fuorché democratici.

Le politiche di potere guidano le politiche generali.

Coloro che hanno potere politico usano modi diversi per alterare le nostre percezioni al fine di rendere se stessi socialmente e politicamente accettabili. E’ quando tali meccanismi non li sorreggono che comincia la tirannia, per esempio la criminalizzazione degli oppositori e dei difensori dei diritti umani. Il potere esamina continuamente le strutture sociali e gli individui usando una concezione distorta di ciò che è giusto o sbagliato e buono o cattivo. In pratica non risponde mai ad alcuna chiamata morale e al rispetto dei diritti umani. (Alberto Acosta)

Quando potenti gruppi politici sistematicamente operano in un determinato modo, questo modo non diventa “la norma” solo per i loro membri, giacché essi chiedono la stessa accettazione agli altri.

La ragione fondamentale è l’obbligo per ogni individuo attivo nel gruppo ad assimilare il proprio comportamento a quello del gruppo, cioè a adattare se stesso al comportamento dell’insieme cui appartiene. La norma diviene quindi il modo collettivo di comportarsi e l’anormalità è ogni azione che tenti di sovvertire tali pratiche comportamentali (Manuel Acunia) [State pensando a Trump?] (chiede l’Autore fra parentesi quadre: io, guardando l’Italia, stento a trovare un politico da NON nominare).

La demagogia sembra funzionare ancora: i demagoghi vendono supremazia e non eguaglianza, seminano sospetto e non quiete, e gettano la categoria “nemico” contro determinate categorie di persone vulnerabili – facili capri espiatori degni del loro odio. Questo tipo di politici, campioni nel costruire ambiguità, appaiono più intenti a profittare delle autentiche paure di specifici gruppi di elettori, piuttosto del promuovere cura del benessere collettivo e dei diritti umani di tutti.

Questi praticanti estremisti di un’agenda ristretta la fanno franca nell’ignorare molte delle leggi internazionali vigenti, incluse quelle relativi ai diritti umani. E poiché, per chi di legge non sa, il sistema del diritto internazionale è complicato, è difficile sollevare l’opinione pubblica contro i demagoghi: le persone, sfortunatamente, non vedono sempre tutte le minacce loro dirette.

E così fanno le dittature. I dittatori non vagliano i dubbi, ne’ propri ne’ altrui; i loro giudizi sono categorici come gli aggettivi che usano. I dittatori fungono da possessori di un destino e si danno da soli il diritto di decidere delle vite di coloro che da essi dissentono. Le argomentazioni corrette raramente sono servite o servono a cambiare le loro decisioni.

Molti politici, per i quali i diritti economici, sociali e culturali significano poco o nulla, sono indifferenti alle conseguenze di un’austerità economica su coloro che sono meno abbienti. Vedono i diritti umani solo come un irritante ostacolo ai vantaggi personali che cercano tramite le loro iniziative. Per altri politici ancora, la mera indifferenza non è abbastanza; il loro rigetto dell’agenda sui diritti umani è espresso in termini satolli del loro totale spregio per i poveri.

Solo pochissimi politici hanno il coraggio di accettare il loro reale livello di abilità.

Read Full Post »

naomi con libro

Naomi Alderman è una scrittrice e una disegnatrice di giochi londinese: nell’immagine la vedete con il suo ultimo libro “The Power” (“Il Potere”), per il quale ha appena vinto il Bailey’s Prize. “The Power” è fantascienza femminista. Immaginate un mondo dove le adolescenti acquisiscono straordinaria forza fisica e potere grazie a nuovi muscoli che si sviluppano attorno alla clavicola: come le anguille elettriche (o elettrofori) generano grazie a tali muscoli campi elettrici con cui possono a volontà infliggere dolore o persino uccidere, e sono in grado di risvegliare questa condizione nelle donne anziane… gli assetti di dominio che ci sono familiari e abituali si rovesciano irrevocabilmente.

Dopo aver ringraziato il movimento femminista per aver cambiato la sua vita (“Oltre a essere molto pragmatico e pratico, mi ha dato una serie di attrezzi che mi hanno fatto riflettere sul mio corpo e sulle mie relazioni.”), Naomi ha spiegato che il suo testo non può essere classificato come “distopia” perché: “Nulla di quel che accade a un uomo nel mio libro non sta accadendo precisamente in questo stesso momento a una donna da qualche parte nel mondo. Se il mio racconto è una distopia, allora stiamo vivendo in una distopia proprio adesso.”

“Quel che spero dal libro è che rovesci le cose sottosopra – ha anche detto nelle interviste – di modo che chi legge veda qualcosa di nuovo. Il femminismo sta facendo domande pratiche su come vuoi vivere la tua vita: Ehi, ascolta, alcune delle cose che ti fanno sentire miserabile ogni giorno non dipendono da qualcosa di sbagliato in te, è il solo il mondo in cui stai vivendo a non funzionare – e insieme possiamo renderlo migliore.

“The Power”, pubblicato da Penguin Books Ltd., è acquistabile online per 6 sterline e 99 (e chi di voi legge l’inglese e ha qualche spicciolo che avanza dovrebbe proprio farlo!). Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

disegno di cecile dormeau

“Qualsiasi cosa sia profondamente, essenzialmente femminile – i segni della vita nelle espressioni di una donna, che sensazioni dà la sua pelle, la forma dei suoi seni, le trasformazioni della sua epidermide dopo il parto – è riclassificata come brutta e la “bruttezza” come malattia. Le qualità in questione riguardano l’intensificazione del potere di una donna, il che spiega la loro rielaborazione come diminuzione di potere. Almeno un terzo della vita di una donna porta i segni dell’età; circa un terzo del suo corpo è fatto di grasso. Ambo i simboli sono stati trasformati in “condizioni mediche”, di modo che le donne si sentono in salute solo se sono due terzi delle donne che potrebbero essere. Come può un “ideale” riguardare le donne se è definito dalla misura in cui le caratteristiche sessuali femminili non esistono sul corpo di una donna, e dalla misura in cui una vita femminile non si mostra sul suo volto?” Naomi Wolf, “The Beauty Myth” – “Il mito della bellezza”, trad. Maria G. Di Rienzo

disegno 2 di cecile dormeau

Read Full Post »

cordelia

Del lavoro della neuroscienziata Cordelia Fine (in immagine) è possibile trovare, in italiano, “Maschi=Femmine – Contro i pregiudizi sulla differenza fra i sessi” (ed. Ponte alle Grazie), brutto titolo non rispondente all’originale “Delusions of Gender”, se posso permettermi, per un ottimo testo.

Cordelia è nata nel 1975 a Toronto in Canada, ha trascorso la sua infanzia negli Usa e in Scozia, ha conseguito una caterva di diplomi universitari e lauree in psicologia, criminologia, neuroscienze, e vive a Melbourne in Australia con il marito e due figli.

Il suo ultimo libro si chiama “Testosterone Rex: Unmaking the Myths of Our Gendered Minds”, pubblicato da Icon, e spero vivamente sarà tradotto anch’esso. Cordelia lo apre con la citazione della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie conosciuta come “Dovremmo essere tutte femministe” e chiosa: “In aggiunta all’essere arrabbiata io sono anche fiduciosa, perché credo profondamente nella capacità degli esseri umani di ricostruirsi per essere migliori.”

testosterone-copertina

Il “Re Testosterone” di cui parla è la narrativa che spaccia per “naturale” la diseguaglianza (economica, politica, sociale) fra i sessi: se l’ormone in questione stimola nei maschi maggior crescita di peli e voce più profonda diventa ovvio, per tale narrativa, che esso produce altre caratteristiche stimate come “mascoline” tipo il comandare, l’usare violenza e l’essere – o il dire di essere – perennemente in calore. Purtroppo per qualcuno e per fortuna per altri/e, si tratta di una gigantesca menzogna.

Cordelia Fine la smonta nel suo libro in maniera scientifica, sistematicamente e senza lasciare ombra di dubbio. Nessun ormone può influenzare in maniera così diretta e inequivocabile i comportamenti e il testosterone, spacciato per una sorta di “ormone alfa” che dà ordini a tutto ciò che lo circonda, può invece lavorare solo in strutture relazionali: persino la formazione di qualcosa di incontrovertibilmente binario come i genitali maschili e femminili è dovuta a un sistema di collegamenti e interazioni. Pretendere che lo stupro o il divario di genere nei salari siano il risultato naturale del lavoro del “Re Testosterone” non è solo falso, è patetico e ipocrita.

In altre parole, essere maschi o essere femmine non è sufficiente a fare di ognuno/a di noi la versione di uomo o donna costruita culturalmente dalla società. Ma non appena nasci e ti si identifica come l’uno o l’altra, sei inondato/a da informazioni su come diventare quella versione: giocattoli, vestiti, libri, televisione, film, famiglia, religione, e un altro milione di suggerimenti palesi o sottesi te lo diranno o meglio, te lo imporranno… sino a spingerti a credere che quella sia l’unica versione possibile e “naturale” di te e che se non ti sta bene c’è in te qualcosa di sbagliato.

Mantenere questa visione equivale a mantenere relazioni di potere sbilanciate e favorevoli a una sola parte: dire che lo vuole la natura o che lo vuole dio non fa differenza, resta una falsità, un’indegnità e un’ingiustizia.

Nel finale, la scienziata suggerisce che forse è il momento di essere meno gentili e un po’ più decise a smontare le narrative funzionali all’oppressione: “come hanno fatto le femministe della prima e della seconda ondata.” Maria G. Di Rienzo

Read Full Post »

Older Posts »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: