
Orphan Black, puntata finale. L’ho vista senza sottotitoli e a volume basso (erano le cinque di mattina) perciò ho di sicuro perso qualcosa dei dialoghi fra toni e accenti, ma se volete rovinarvi la sorpresa – niente ha peraltro davvero sorpreso me – ecco come sono andate le cose per i vari personaggi.
Kendall Malone. Cominciamo dalla “chimera” che sta all’origine dei cloni Leda e dei cloni Castor. Su di lei, nonostante lo show fosse stato chiarissimo al proposito, ho letto di tutto (che dagli spermatozoi si può ricavare un ovulo, che i cloni sono figli dell’incesto fra lei e suo fratello e via “ignorantando”). Una “chimera” è un organismo, in questo caso umano, composto da due linee cellulari geneticamente distinte provenienti da due differenti zigoti. La madre di Kendall era incinta di due gemelli NON omozigoti, ognuno dei quali derivato da un suo proprio ovulo e da un suo proprio spermatozoo. I due embrioni si sono fusi durante lo sviluppo, mantenendo entrambe le popolazioni cellulari: la bambina che ne è risultata, Kendall, ha due set di DNA, il suo e quello del fratello che ha assorbito.
Sarah e sorelle non somigliano a Kendall perché sono tratte da uno solo dei due set, mentre lei è la combinazione di entrambi. Scienza.
Ethan Duncan trovò questa combinazione abbastanza affascinante e promettente da usarne il materiale genetico per i suoi cloni. Cinque o sei anni dopo averlo fatto, racconta Kendall, il professor Duncan tornò da lei, le disse dei cloni e anche che temeva per la propria vita a causa dei Neoluzionisti che “avevano inquinato tutto, avvelenato la scienza, corrotto sua moglie.” Ma solo lui, le assicurò, sapeva chi era l’originale, nemmeno sua moglie ne era a conoscenza. A questo punto, Kendall Malone lo indirizzò alla figlia Siobhan Sadler, la signora S., la ribelle: “Tu avevi le connessioni per nascondere Duncan da loro. – le spiega – Lui mi disse che c’era una bambina (Nda: una clone, Sarah) persa nell’assistenza sociale. In cambio del mio aiuto, lui spinse la clone perduta verso di te. Non mi aspetto di essere perdonata. Ma volevo che tu la avessi. Lei è del tuo stesso sangue, è un piccolo pezzo di me, tutto quel che mi restava da dare della mia schifosa vita.”

Vediamo il perché della mia espressione (nell’immagine qui sopra). Kendall Malone, quando incontra il professor Duncan, è in carcere per aver ucciso il marito di sua figlia. Che Duncan possa avere ripensamenti su quel che ha fatto senza informarla e senza il suo consenso è comprensibile. Che sentendosi in pericolo corra da un’ergastolana, povera e senza agganci, un po’ meno. Come questo si tenga logicamente con ciò che sappiamo dalla prima stagione meno ancora: la signora S. disse a Sarah che lei le era stata portata dal suo amico Carlton con la raccomandazione di tenerla il più possibile “coperta” (“in the black”, da cui il titolo dello show) senza spiegazione del perché e che lei non aveva fatto domande visto il periodo burrascoso in cui il paese si trovava a livello politico e sociale (gli anni della signora Thatcher in Gran Bretagna). E non stava mentendo, perché la “rivelazione” della madre è motivo di una sofferta riconciliazione e sopisce il desiderio di Siobhan di sciogliere l’assassina di suo marito nell’acido solforico – lo show ce la mostra in precedenza mentre prepara una vasca all’uopo. Inoltre, se il discorso di Kendall ha la funzione di chiarire (???) l’adozione di Sarah, quella di Felix Dawkins (colpevolmente ignorato dagli autori in questa terza stagione) è lasciata nell’ombra.
Sarah Manning. Leader. Vulnerabile e indistruttibile al tempo stesso. Decisa, intelligente, determinata, capace di negoziare. Finalmente riunita alla figlia Kira, nel finale, due figure che rotolano felicemente abbracciate nelle nevi islandesi.
Rachel Duncan. Si sveglia in una “magnifica” suite con pannelli di vetro e fringuelli impagliati e specchi dal manico cesellato. Ha un occhio finto in stile neoluzionista che farebbe sbavare dall’invidia il dottor Leekie e sembra in grado di supplire a quello perduto in termini di vista. Urla un po’ per sapere dove si trova ma nessuno la bada sino al termine della puntata, quando nella stanza entra dapprima Charlotte Bowles, la bambina clone adottata dalla top-sider Marion Bowles che avevamo incontrato alla fine della seconda serie e poi visto nei sogni di Sarah prigioniera. Charlotte annuncia a Rachel: “Lei mi ha detto che tu sarai la mia nuova mamma.” “Lei chi?”, chiede ovviamente Rachel, e a questo punto sua madre Susan Duncan – che da tempo sospettavamo non fosse morta nell’incendio del laboratorio – fa il suo ingresso dando a Rachel il “benvenuta a casa”. Di questo passo, magari nella quarta stagione il dott. Leekie potrebbe emergere dal cemento del garage di casa Hendrix come zombie e scappare portandosi via tutti i soldi occultati nel freezer.
Alison Hendrix. Vince le elezioni scolastiche (era scontato), riesce a cucinare un arrosto nei ritagli di tempo (su cui Helena mette lo zucchero) e dà una festa per tutte le sue sorelle e i loro alleati: Felix, il detective Arthur Bell, la signora S., Scott. Discorsetto di ringraziamento per sestras e marito sicuramente sincero – this is from the heart – ma un po’ fiacco.
Helena. Non si sa come abbia fatto, ma Donnie Hendrix le “regala” la sua riunione con Jesse. L’autotrasportatore ascolta il riassunto di Helena sul periodo in cui sono stati separati e che va più o meno così: “Faccio saponette, insegno il karate ai bambini e la scienza ha messo un baby dentro di me ma tu sei il mio primo uomo.” Poi Helena gli salta letteralmente addosso e stanno per consumare quando il telefono-clone (quello “azzurro come i cieli di Lesbo”, sia benedetto Felix) allerta la nostra eroina: emergenza, Rudy è sulle tracce di Alison e sta per entrare in casa. Helena lo aspetta in garage con un taglierino in una mano e un cacciavite nell’altra, entrambi assicurati ai polsi con largo nastro adesivo. “Regole della prigione. – dice all’ingresso di Rudy, offrendogli il rotolo di scotch – Solo uno di noi ne esce vivo.” E poiché il clone declina l’invito gli sbatte il rotolo sul naso – rompendoglielo – con un calcio. Chiaro come va a finire, no? Rudy, che sta mostrando del progresso nella malattia dei Castor, non è veramente una sfida per Helena. Mentre agonizza sul pavimento, Helena si sdraia accanto a lui e gli accarezza il viso. Rudy tenta di convincerla che loro due sono uguali, ma l’Angelo della Morte non se la beve: “Tu avveleni le donne. – gli risponde- Tu sei uno stupratore.”
Cosima Niehaus. Le hanno inflitto la stagione peggiore. Si è scusata con tutto il mondo (Scott, Delphine, Shay) e di scienza, crazy o no, ne ha maneggiato un poca solo in questa puntata finale nell’interazione con Kendall. Precedentemente stava distesa in vasca da bagno, nel letto o per terra con un personaggio scialbo al massimo grado e incapace di suscitare nello spettatore curiosità, empatia o un’emozione di qualsiasi genere: sì, quella Ksenia Solo – Shay lessa al completo che, ci hanno assicurato, tornerà a fare non si sa cosa nella quarta stagione.

Come ne sono felice!
Mark un po’ perché costretto, un po’ perché Gracie insiste, un po’ perché vuole conquistarsi libertà e vita, aiuta Sarah e compagnia impersonando Rudy per ingannare la dott. Coady (catturata da Ferdinand che fa anche fuori il suo tirapiedi Bulldog a bastonate, fra poco capirete perché); Krystal si sveglia di colpo nel letto-galera del Dyad, tira uno sberlone involontario a Delphine e si chiede perché cose pazzesche continuino ad accaderle: a questo punto Delphine mette il dott. Nealon in manette e fa qualche domanda.
Delphine Cormier. Ve lo aspettavate, sì? Alla fine della puntata qualcuno le spara nello stomaco. Non prima che Nealon tenti di sputarle in bocca un verme frutto di bioingegneria neoluzionista che teneva – non si sa come – nella propria e le dica che dietro a tutto ci sono proprio loro, i fans del dott. Leekie, e che sebbene sui cloni il Top Side faccia i soldi e l’esercito faccia armi, loro muovono ambo le fazioni come pupazzi. Sono infiltrati dappertutto e sanno quel che Sarah sta facendo. Ah, e: “Non sopravviverai sino a domattina.”, aargh, morto. Delphine avvisa Sarah che c’è una talpa, Ferdinand capisce al volo chi è – il suo scherano – e poiché odia i neoluzionisti “come le zecche” l’acido solforico della signora S. troverà un altro impiego. Prima di chiudere con le immortali parole “Che ne sarà di lei?” (probabilmente riferite a Cosima) ed accasciarsi insanguinata su un’automobile, Delphine è stata fatta muovere in modo da chiarirci che il suo posto è stato preso da faccia-da-saponetta Shay. Va’ da quest’ultima a dire che vede lei e Cosima proprio bene insieme… va’ a dire addio a Cosima con un ultimo bacio in lacrime… santo cielo, com’è interessante. E soprattutto: com’è plausibile. Maria G. Di Rienzo
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