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Guaritrice

(“Medicine Woman”, di Molly Remer – poeta, femminista e sacerdotessa contemporanea. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

Woman healer

Colei che guarisce

Tendendo all’esterno

forti mani

duttili polsi

tocco purificante

mette la tua mano nelle sue

e tu la senti…

Energia

che passa dall’una all’altra

canale di grazia

e riparazione.

Reintegrazione

La Donna Medicina ti ricorda

di dormire quando sei stanca

di mangiare quando hai fame

di bere quando hai sete

e di danzare

senza ragione alcuna.

La Donna Medicina

Lascia che fasci le tue ferite

che applichi balsamo alla tua anima

che ti tenga stretta

contro la sua spalla

quando hai bisogno di piangere.

La Donna Medicina

guaritrice della Terra

Lei è pronta ad abbracciarti.

(Ndt. La gente comune, in tutto il mondo, ha fatto affidamento per lunghissimo tempo sulle capacità delle guaritrici popolari. Erano spesso chiamate “donne sapienti” o “sagge” e possedevano una conoscenza medica basata essenzialmente sull’erboristeria, passata di generazione in generazione. Trattavano ogni tipo di malattia o disagio, in uomini e donne e animali, e il loro metodo diagnostico era basato sulla convinzione che l’esistenza umana fosse inestricabilmente collegata al resto della natura e delle creature viventi. Purtroppo ne abbiamo bruciate un po’ troppe sui roghi, ma alcune delle loro “ricette” sopravvissute includono gli esatti ingredienti naturali che compongono numerosi medicinali moderni.)

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Claudia su internet: “Bimbo celiaco tre anni, a casa vegetariano, alla materna no. Sei mesi fa al controllo mi avevano dato integratore di ferro (credo si chiamasse Sideral gocce) perché molto basso. Io naturalmente non gliel’ho mai dato. Ora abbiamo questi valori: ferro 49, transferrina 294, ferritina 16,46. ancora basso. Che faccio?”

Risponde Roberta con foto di vasetto: “Nutella veg” (I brani sono riportati integralmente, senza correzioni su maiuscole ecc.)

Bimbo celiaco: ciò significa che già ha difficoltà ad assorbire le sostanze nutritive per l’atrofia dei villi che rivestono l’intestino tenue: è la reazione infiammatoria all’esposizione alla gliadina, proteina del glutine presente nel grano, e a proteine simili che si trovano in orzo e segale, che contraddistingue la celiachia. L’alimentazione vegetariana non è indicata per chi abbia scompensi di ferro e quindi la necessità di adeguamento proporzionale degli introiti, perché in questi soggetti essa stessa tende a produrne (noi umani esauriamo le scorte di ferro fetali a 4-6 mesi d’età, dopo dobbiamo arrangiarci): quando le perdite di ferro sono superiori agli introiti il soggetto diventa anemico – è la cosiddetta anemia “sideropenica” che una mia simpaticissima amica e collega-blogger conosce bene, poi c’è quella “megaloblastica” causata dal malassorbimento delle vitamine B9 (acido folico) e B12.

Id est: questa madre non si sta preoccupando di tutelare il figlioletto delle malefatte delle case farmaceutiche – che ci sono e sono ingiustificabili -, ne sta peggiorando lo stato di salute per seguire le sue eroiche fantasie di “furba” che ha smascherato il bieco sistema. La sodale che le mostra la Nutella dei Miracoli è altrettanto squinternata, a dir poco. Perché? Perché del ferro di origine vegetale l’organismo assorbe meno del 5% e nemmeno ingozzando il povero bimbo di Nutella normale (o veg al triplo del costo), più ceci e fagioli (ometto gli spinaci perché la maggior parte del ferro in essi contenuto va disperso a causa dei composti di coordinazione che si formano) si riuscirà a bilanciare lo scompenso.

Il ferro viene assorbito a livello del duodeno. Gli alimenti vegetali contengono solo ferro non eme, di più difficile assorbimento, con il ferro legato all’eme l’assorbimento è più facile. L’eme, o ematina, è un complesso chimico contenente un atomo di ferro: deve la sua importanza al fatto che può legare l’ossigeno, sia in forma molecolare sia in altri composti, proprio grazie all’atomo di ferro. Lo utilizza per trasportare elettroni nella catena respiratoria e per ridurre specie reattive dell’ossigeno (catalasi e perossidasi), lo trasporta nel sangue (emoglobina) o lo immagazzina nei muscoli (mioglobina).

Voglio dire: la medicina non l’ha inventata Big Pharma. Molti dei suoi composti di sintesi sono basati sull’erboristeria. Come tutte le scienze umane ha i suoi limiti e i suoi difetti, come per tutti i manufatti umani alcuni dei suoi prodotti (medicine) sono inutili e alcuni sono persino dannosi – e quando fanno troppo danno li ritirano dal mercato, ma questo non significa che qualsiasi altra cosa con l’etichetta “alternativa” diventi in virtù di ciò super-efficace, magica, straordinaria e non discutibile: anch’essa ha per forza limiti e difetti.

Non dare il ferro medicinale al bambino per “principio” è un’enorme stronzata e un danno per il piccolo che non può assorbirne abbastanza in altro modo. Forse Claudia è stata tratta in inganno dal nome commerciale, ma “Sideral gocce” non lo fanno i rettiliani nello spazio siderale per conto del Nuovo Ordine Mondiale, fra una scia chimica e l’altra: síderos, in greco, significa ferro. Maria G. Di Rienzo

E' una fatina di ferro, qui sta bene

E’ una fatina di ferro, qui sta bene

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Tra il 25 e il 31 dicembre 2015 sono morte di parto, in Italia, cinque donne (alcune alla prima gravidanza, alcune con già altri figli). Le indagini sulle cause dei decessi sono per la maggior parte ancora in corso. Onestamente, mi ero trattenuta dallo scriverne sino a oggi nonostante i giornali italiani sembrassero fare a gara per convincermi del contrario; non sapendo un beato nulla delle vicende i professionisti dell’informazione, pur di non ammetterlo, si sono ingegnati a essere assai “disinformanti”. Voluta o meno, la direzione indicata dai testi era chiarissima: dare la colpa alle donne morte. In due articoli ora scomparsi, forse per sopraggiunto pudore, si suggerisce che le partorienti siano decedute perché “troppo vecchie” per fare figli – mentre la loro età va dai 23 ai 39 anni, oppure perché “obese” – e in Italia ormai si definiscono tali tutte le donne adulte che pesano più di 40 chili (bagnate). E possiamo ipotizzare con ragionevole approssimazione che fossero le età andate dai 18 ai 22 anni e tutte le taglie fossero state inferiori alla 38, le donne sarebbero comunque colpevoli di essere “troppo giovani” e “sottopeso”. Noi non andiamo mai veramente bene, sapete.

Il picco è comunque raggiunto in un pezzo odierno che tratta della donna scomparsa a Brescia il 31 dicembre u.s.: Giovanna Lazzari, 30 anni, già mamma di due bambini, morta assieme al feto di otto mesi. Incipit: Il batterio dello Streptococco, sarebbe all’origine “della catena di eventi che hanno portato alla morte della bambina e della sua mamma” a Brescia.

Proprio così, uno Streptococco maiuscolo e mortale con inutile virgola dopo di sé. Ma gli streptococchi – ne esistono diversi, infatti, e non tutti sono patogeni – SONO BATTERI. Il batterio del batterio cos’è, un’evoluzione della bioingegneria, una forma superlativa di infezione, un esercizio poetico del tipo “un batterio è un batterio è un batterio”?

Riportando fra virgolette le parole del direttore generale della struttura ospedaliera in cui Giovanna è morta, l’articolo reitera: Abbiamo approfondito ciò che è accaduto ed è emerso che tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto. La paziente è stata gestita nel miglior modo possibile. Era affetta da una forma batterica, un’infezione da Streptococco, che ha scatenato gli eventi che hanno portato alla morte di entrambe. Certamente questo è un batterio che viene contratto normalmente nella vita di tutti giorni, purtroppo per una donna incinta e quindi nelle condizioni della nostra paziente si è rivelato davvero devastante, ma è certamente un’infezione che è stata contratta prima dell’ingresso in ospedale.

Ripeto, vogliate o meno omaggiare della maiuscola il sig. streptococco (io mi rifiuto) vorremmo sapere di quale streptococco si trattava. C’è quello della faringite, quello della meningite, quello della polmonite, quello dell’erisipela, quello di alcuni tipi di necrosi dei tessuti e persino quello necessario a produrre l’Emmenthal. Le uniche cose chiare in questa manfrina sono: 1) chi ha redatto il pezzo non sa cos’è uno streptocco; 2) l’ospedale non ha colpa alcuna, responsabilità zero, fa sempre tutto nel migliore modi e come poteva sapere che la signora si era portata uno streptococco da casa, eh?

Ma se le analisi non le fa un ospedale da 3.700 parti l’anno chi deve farle, io? Maria G. Di Rienzo

dipinto di katie m. berggren

Riposa in pace con la tua creatura, Giovanna.

Eri amata e lo sei ancora.

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Com’è noto alla maggior parte delle persone che mi leggono, nutro purtroppo profonda idiosincrasia per gli italiani che massacrano la loro propria lingua. E’ una tendenza in aumento – abbiamo nel paese un’alta incidenza di analfabetismo di ritorno – e vieppiù mi infastidisce quando è espressa da individui che usano la lingua italiana come strumento nelle loro professioni (giornalisti, insegnanti) o da individui che pretendono di avere la verità in tasca e di doverla non condividere ma imporre a insulti e urla isteriche.

E’, quest’ultimo, il caso dell’illuminato “guaritore” che ultimamente ha indirizzato una misogina “lettera aperta” alle donne (la riporterò via via NON CORRETTA), da lui ritenute responsabili per qualsiasi problema di salute dei figli che mettono al mondo.

Naturalmente trattasi di una goccia dell’oceano di immondizia in cui i media, mainstream e social, annegano le donne 24 ore al giorno e potrei ignorarla a tutto vantaggio della mia serenità e del mio tempo. Non lo faccio per due motivi: 1) chi è incinta o chi ha bambini malati non merita ne’ di essere offesa, ne’ di essere messa in pericolo da “prescrizioni” e “pratiche” tirate fuori come conigli dal cappello dal primo squinternato che passa; 2) trattasi di documento emblematico del massacro linguistico di cui ho detto e spiega in se stesso la ragione principale della mia idiosincrasia: parafrasando Nanni Moretti chi scrive male pensa male e vive male – e persino fa vivere peggio gli altri.

Prima parte della tesi del guaritore: Le malattie non esistono, però io che sono un povero ignorante (falsa umiltà) posso curarle tutte, solo con la mia terapia si resta vivi e in salute.

LETTERA APERTA DI SALVATORE

A tutte le donne che non si dovrebbero sposare, perché rovinano i loro figli, dico questo, il mio cuore è spezzato per quante email arrivano perché io possa curare e guarire bambini di pochi mesi o pochi anni, per esempio una bambina che nasce con la sindrome di Johanson–Blizzard.

Un’altra bambina che è nata con insufficenza renale e da 5 anni fa dialisi, bambini che nascono con la leucemia, bambini che nascono con la sclerosi, epilessia, con la sla e tante tante altre malattie.

Io mi chiedo, durante i miei 45 anni di attività d’informazione che le malattie non esistono e che esiste solo l’alterazione dello stato di salute che assieme a tutte le altre sporcizie interne crea quello che i medici catalogano come “malattie” e ne hanno catalogate più di 5300, ora se io sono in grado di curare ogniuna di queste malattie, se me lo permettessero, significa che io sono Gesù Cristo tornato sulla terra, ma io non lo sono, sono un semplice ignorante, non conosco neanche il corpo umano. Mi chiedo ancora dal momento in cui tutti questi anni tutti coloro che erano ammalati perché alimentati in modo innaturale, anche se si professano vegetariani o vegani, tutte grande cazzate perché sono tutti ammalati, questa gente solo con la mia terapia può ritrovare la salute e la vita.”

E’ difficile trovare il filo del discorso, vi capisco. Il dato principale è mettere in un unico calderone malattie genetiche ereditarie, malattie congenite, tumori ecc. che hanno origini diverse e necessitano di cure diverse e persino di diversi tipi di prevenzione, indossare il costumino di Mago Zurlì e dire: con un colpo di bacchetta magica (la mia terapia) tutto svanirà. Questo è palesemente falso e assai pericoloso. Inoltre, cancella con un megalomane colpo di spugna secoli di ricerca scientifica.

Scusate se vi annoio un attimo con un riassunto utile alla comprensione delle dimensioni di ciò di cui parliamo. Io non mi definisco una semplice ignorante, ma non ho studiato medicina e presumo che anche molti dei lettori non l’abbiamo fatto. Perciò ecco quello che ho derivato dai miei studi – formali sino al diploma di terza superiore, informali da quando so leggere (cioè da prima di andare a scuola e per un totale di anni 51, con cui batto i 45 di Salvatore…).

Lo sviluppo delle teorie evoluzionistiche ha creato la genetica. Darwin e Wallace avevano descritto tramite le loro ricerche come le specie evolvessero in nuove forme (1859, “L’origine della specie”) ma non conoscevano esattamente il ruolo giocato dai geni in tale fenomeno. Più o meno nello stesso periodo un monaco austriaco, Gregor Mendel, descrisse l’unità dell’ereditarietà come una particella che non cambia ed è trasmessa alla generazione successiva e il suo lavoro sta alla base della comprensione dei princìpi della genetica ancora oggi. Haeckel, sempre nella stessa epoca, predisse correttamente che il materiale ereditario si situava nel nucleo e Miescher dimostrò che tale materiale era un acido nucleico. Gli acidi nucleici sono macromolecole che conservano e trasportano l’informazione genetica.

I geni umani si trovano all’interno di ognuno dei nostri 46 cromosomi e determinano le nostre caratteristiche fisiche, la nostra crescita e il funzionamento di tutto il nostro organismo. Anomalie genetiche presenti già alla nascita causano disabilità fisiche e mentali o persino il decesso. Possono essere causate da fattori genetici, fattori ambientali o una combinazione di entrambi.

Ciascuno di noi riceve metà del patrimonio genetico dalla madre e metà dal padre: abbiamo il 50% di probabilità di ereditare una malattia genetica (ereditarietà dominante) se un genitore, malato o portatore sano, ci trasmette il gene difettoso. Alcune forme di nanismo e di malattie del tessuto connettivo sono trasmesse in questo modo.

Altre malattie sono ereditate se entrambi i genitori ne sono portatori sani e trasmettono al figlio il gene anomalo, come nel caso della fibrosi cistica: in questo caso (ereditarietà recessiva) abbiamo il 25% di probabilità che il figlio sviluppi la malattia. Fanno parte di questo gruppo anche i disturbi congeniti a carico del metabolismo (l’insieme delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo).

Altre malattie ancora sono legate al cromosoma X, con la percentuale del 50% di trasmissione, ove la madre è portatrice sana di un gene anomalo, le sue figlie possono a loro volta diventarne portatrici sane e i figli sviluppare la malattia, come per l’emofilia.

Abbiamo poi le anomalie cromosomiche, di solito causate da un errore che si verifica durante lo sviluppo dello spermatozoo o dell’ovulo e si traduce in un numero insufficiente o troppo alto di cromosomi, oppure cromosomi danneggiati o in posizione errata, come per la sindrome di Down (il cromosoma 21 ha una copia in più o c’è del materiale in più proveniente da tale cromosoma).

Alcune malattie congenite sono causate dalla combinazione di fattori genetici e fattori ambientali (teratogeni): si ereditano geni che predispongono alla tal patologia ma non la si contrae a meno di essere esposti a deteminate sostanze: farmaci, alcool, agenti infettivi (per esempio malattie sessualmente trasmissibili), sostanze chimiche, eccetera. Prendiamo una donna incinta che per lavoro maneggia solventi organici – sostanze chimiche che ne sciolgono altre come diluenti, sgrassatori, sverniciatori – o pesticidi: l’ambiente in cui si trova, oltre a essere ovviamente rischioso per lei, aumenta il rischio di malattie congenite per il feto.

Tramite ecografia, analisi del sangue e amniocentesi si possono diagnosticare alcune malattie congenite prima del parto: sia quelle strutturali (malformazioni cardiache e dell’apparato urinario, spina bifida) sia quelle cromosomiche (sindrome di Down).

Fine dell’esposizione. Come i mangiarini naturali del Mago Salvatore – nomen omen – possano intervenire sull’ereditarietà genetica (ricordate? Una particella che non cambia ed è trasmessa alla generazione successiva) non è dato sapere. Ma torniamo al suo commovente appello alle donne che, dopotutto, sta facendo con il cuore in mano e i polsini insanguinati:

Seconda parte della tesi del guaritore: E’ colpa vostra, cagne ingorde e schifose che siete sempre in calore.

Adesso dico questo, se la natura non fa salti e non crea bimbi mostruosi, non l’ha mai fatto, se ciò avviene secondo voi di chi è la colpa? Di Dio? Della Natura? O di quelle porche che mangiano come scrofe e distruggono il sistema immunitario dei loro figli e dopo la loro nascita li alimentano con il plasmon e con le farine decimozero di quella multinazionale che ha massacrato tutti i bambini, rendendoli stitici e ammalati, lo chiamano mulino celestino rosa pallido.

Ora come in altri video ho sempre detto a queste madri, volete fottere? Andate nei bordelli!

O prendete per strada chi volete e ve lo portate a casa!

Ma non mettete al mondo creature rovinate per tutta la vita, quelli che Gesù Cristo disse: “lasciate che i bambini vengano a me”

Guai a coloro che osano far del male ai bambini, pagheranno il fio delle loro colpe!

Se non siete capaci di leggere il mio video come si inizia la depurazione del corpo fisico e psichico e inoltre spiego come alimentarsi durante la gestazione e dopo la nascita del bambino, cosa bisogna dargli per alimentarsi e non prendere mai nessuna malattia, quello che è accaduto duranti gli anni che io informo le persone nessuna di queste madri ha avuto mai un bambino menomato o malato.

Quindi quando avete il desiderio di fottere fate una bella doccia di acqua fredda e il desiderio vi passerà subito ed eviterete di distruggere una vita umana, che poi la colpa la darete sempre agli altri.”

Cominciamo con il nostro moderno appetito da luride maiale, perché in passato non sono MAI nati bambini malformati eccetera. Quindi, chissà cosa aveva mangiato la mamma-scrofa di Woody Guthrie (1912-1967) diagnosticato come affetto dalla malattia – o “corea” – di Huntington nel 1952. Trattasi di malattia genetica neurodegenerativa che affligge la coordinazione dei muscoli e la capacità cognitiva, sicuramente causata da pomodori verdi fritti in quantità industriali (madre) e tonnellate di plasmon (figlio).

Ma prima ancora, cosa mangiava sua altezza scrofa mamma di re Carlo II di Spagna? E quanta farina “decimozero” gli avrà buttato giù per la gola?

carlo secondo re di spagna

Come si può osservare da tutti i ritratti, sua maestà era affetto da prognatismo e cioè la sua mandibola sporgeva rispetto all’osso mascellare. Soffrivano di prognatismo la maggior parte dei membri della famiglia reale asburgica, tanto che la condizione è definita spesso ancor oggi “mento asburgico”. Il prognatismo occorre quando si ripetono matrimoni tra consanguinei: i difetti genetici inespressi nei nostri cromosomi, tramite la consaguineità si rinforzano e si manifestano.

Il che è stato il caso anche per i difetti genetici del faraone Tut (frequenti matrimoni fra fratelli e sorelle), che camminava con il bastone com’è visibile dall’immagine che viene dalla sua tomba.

tut

Chi ha esaminato la mummia di Tut ha trovato le prove della curvatura della spina dorsale e della malformazione dei piedi. In aggiunta il poveretto si beccò la malaria e morì a un’età stimata fra i 17 e i 19 anni. Cosa mangiasse la sua porca madre potremmo andare a ricercalo, ma come avete già capito sarebbe una pura e assai idiota perdita di tempo.

Infine: Salvatore implora gentilmente le scrofe di non sposarsi “perché rovinano i loro figli” e suggerisce, in un epoca e in un paese in cui sono accessibili pillole contraccettive e preservativi, che tali figli scaturiscano dal “desiderio di fottere” delle scrofe, per cui è meglio che le suddette vadano nei bordelli (a fare le prostitute?), si accoppino con il primo sconosciuto che passa per strada o si facciano una doccia fredda per calmare i bollori.

Mago Zurlì, non ci siamo. Sembra quasi che una donna possa concepire solo all’interno di un regolare matrimonio. Ho capito, come lei dichiara, che non conosce il corpo umano, ma dovrebbe almeno sapere che al concepimento è necessario solo l’incontro di un ovulo e uno spermatozoo in condizioni favorevoli, non un certificato del Comune ne’ la benedizione di un prete qualsiasi. Dovrebbe anche sapere che la misoginia (l’odio per le donne) non ha mai curato una beata mazza ed è di assoluto detrimento per la salute femminile. Perciò, per favore, smetta di vomitarcela addosso. Maria G. Di Rienzo

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(id est: responsabili)

vaccino

Lo fanno per i loro figlioli. Perché li amano. Non vogliono svegliarsi, il mattino dopo la vaccinazione, e trovarseli affetti da autismo o chissà cosa. Qualche giorno fa l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha richiamato l’Italia per le sue politiche sulle vaccinazioni, mentre negli Stati Uniti, ultimamente, Repubblicani e fondamentalisti religiosi di vario tipo diffondono con vigore la retorica anti-vaccinazioni obbligatorie e strillano contro “uno stato oppressivo che ci dice cosa fare”. I giornali americani riportano le storie di comunità rurali come quella di San Geronimo in California, dove il 40% degli scolaretti delle elementari non sono vaccinati contro il morbillo e il 25% non sono vaccinati contro la poliomielite. Il sovrintendente scolastico spiega che il non vaccinare i bambini è una scelta “di fede” che i genitori fanno, ma non necessariamente religiosa: “Crescono i loro figli in un ambiente naturale e organico e sono sospettosi delle compagnie farmaceutiche.”

Anch’io sono sospettosa di direzioni commerciali che in Italia chiedevano alle proprie operaie di cambiare le etichette su medicinali scaduti (ho conosciuto queste donne personalmente); di medicastri che prescrivono sostanze in cambio di mazzette provviste dagli “informatori scientifici” delle compagnie farmaceutiche; dei furboni che scrivono le linee guida della “lotta al grasso” mentre i due terzi dei loro molto più grassi introiti derivano da “consulenze” alle multinazionali che producono cibi dietetici e sostanze dimagranti; di vaccini anti-influenzali spesso superflui o addirittura dannosi. E’ bene essere cauti, vagliare e raccogliere informazioni accurate, perché la salute può diventare un grandioso affare in mani poco scrupolose.

Altra cosa è credere, basandosi su uno studio screditato di un ex medico finito in galera, che le vaccinazioni causino l’autismo o credere che un ambiente “naturale e organico” esista isolato da virus e batteri, i quali sono entità biologiche, organici e naturali anch’essi. Prima dell’introduzione dei vaccini si poteva morire – e si moriva a palate – di morbillo e di scarlattina e di vaiolo e di poliomielite. Una mia cugina contrasse quest’ultima da bambina perché i suoi genitori erano sospettosi (ante litteram) dei vaccini e si salvò per un pelo solo perché un medico ospedaliero ebbe la prontezza di aprirle la gola per farla respirare: stava morendo, asfissiata dalla paralisi del diaframma.

Conseguenze della poliomielite

Conseguenze della poliomielite

Altra cosa ancora è credere che il proprio diritto di non essere vaccinati o di non vaccinare i propri figli sia più importante della salute collettiva, intrinseca al patto sociale che ci tiene insieme e che prevede lo sradicamento delle malattie contagiose potenzialmente mortali. Il vostro diritto di non vaccinarvi finisce dove inizia il diritto degli altri membri della comunità a non essere contagiati da voi. Perché le persone più vulnerabili non hanno accesso a cure private, medicina alternativa, cibi organici o ambienti protetti: sono i poveri e i figli dei poveri, quelli il cui sistema immunitario è indebolito o compromesso dal vivere a ridosso delle discariche, dal respirare aria inquinata dai fumi industriali e dal bere acqua inquinata dagli sversamenti industriali e privati. Questi bambini dal sistema immunitario non più completamente funzionale possono persino contrarre malattie per le quali sono già stati vaccinati – e riportarne danni permanenti o morirne.

Nessuno di noi deve a qualcun altro l’essere in salute, in special modo in un’epoca come questa dove il concetto di “salute” è sfuggito all’etica e alla scienza per diventare estetica e moda, ma se viviamo in una comunità umana abbiamo di sicuro il dovere di non minacciare la salute altrui. Maria G. Di Rienzo

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Dunque, quando si hanno vent’anni e non si sa come divertirsi, si può dare uno sguardo in giro e cercare una persona grassa. Se la persona è una femmina, il campionario di insulti e aggressioni a disposizione è arcinoto e non lo ripeterò. Se la persona è un maschio il campionario è meno vasto e può lasciare tracce minori di svergognamento, perciò è sempre bene sessualizzare l’aggressione, di modo che lo stupido ciccione sappia di essere stato equiparato ad una femmina e perciò ulteriormente svilito:

“9 ottobre 2014, Napoli. In tre, tutti giovani, lo hanno preso in giro perché era grasso. (…) la vittima, un ragazzino di 14 anni, si trovava nell’autolavaggio Sprint di via Padula, nel quartiere di Pianura quando i giovani aggressori lo hanno immobilizzato, denudato e violentato con un compressore per pneumatici. (…) il ragazzino ha perso molto sangue ed è ora gravissimo in ospedale (…) è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per perforazioni multiple al colon (…) la prognosi è ancora riservata.”

Non c’è male, potremmo dare ai tre delinquenti 24enni una medaglia per la “lotta all’obesità”. Dopotutto, anche se lo hanno ridotto in fin di vita, quel ragazzino ha davvero un “problema di salute”, no? NO. NO. NO.

Andate a quel paese. Voi e la vostra preoccupazione per la “salute” altrui. Fatevi gli affaracci vostri. La vostra sedicente preoccupazione è la ripugnante balla galattica dietro cui nascondete del puro e semplice odio.

Secondo voi la salute di una persona è contenuta nella taglia dei suoi abiti, e se la taglia diventa più piccola – abracadabra! – tale persona avrà magicamente una salute smagliante.

E se un corpo non è attraente per voi a livello visivo, chi ha un corpo del genere non ha scelta: deve cambiarlo. E chi accidenti vi credete di essere, bambocci? Basta con i capricci, il mondo non ha l’obbligo di compiacervi.

Allora, mettiamo che non avere il peso indicato dalle tabelle in vigore sia “essere malati”: ciò dovrebbe giustificare pienamente l’etichettare una persona come in “sovrappeso” al primo sguardo, il venderle diete – cibi ipocalorici – medicinali – programmi in palestra, l’insultarla e il denigrarla e il discriminarla, e magari anche l’assunzione nei suoi confronti di misure drastiche come quelle operate sul quattordicenne. Ma ci sono un sacco di persone che al primo sguardo possono essere etichettate come “sottopeso”. Non hanno il peso indicato dalle tabelle, ma chissà perché queste persone non sono “malate”: sono solo “molto magre”, sono “così per costituzione”. Nessuno cerca di vendere ossessivamente loro diete – cibi ipercalorici – medicinali – programmi in palestra eccetera.

Non c’è il “giorno di lotta contro la magrezza eccessiva”. Le mogli dei presidenti americani non cercano di incoraggiare le persone che soffrono di questa “malattia” ad ingrassare. Non ci sono programmi televisivi che mostrano il loro “prima e dopo”. La salute è una semplice scusa, della salute delle persone, a chi propaga i miti grasso = malato e magro = sano, non importa un beato piffero. Della mostruosa valanga di soldi che si guadagnano sugli “schifosi ciccioni”, invece sì.

Ci sono talmente tante differenti ragioni ad influenzare il peso corporeo che è impossibile – oltre che assurdo – ridurle alla “malattia” o alla responsabilità personale (e al conseguente “fallimento morale” con biasimo e stigmatizzazione annessi). Il peso è un tratto della biodiversità umana, allo stesso modo del sesso, del colore della pelle e dell’altezza e, come tutti questi altri tratti, può o non può intersecarsi con dei problemi di salute. Ma se diciamo questo, ci sono un po’ più di problemi a vendere patacche dimagranti alla gente…

E quindi ascoltatemi con attenzione: andate a quel paese. Mi prendo come esempio e io non sono sovrappeso e malata. Le mie analisi sono costantemente quelle di una donna in salute, alla facciazza vostra. Io sono larga, il mio corpo sta bene, sono una bella vecchietta e sono felice di essere me stessa. Non mi sposterò di un millimetro o di un grammo dal mio benessere per piacere a chicchessia. Anzi, sono così “per costituzione”, ok? E chiedetevi quanto il continuo farneticare sul malefico grasso abbia contribuito al tentato omicidio di un ragazzino di soli 14 anni. Maria G. Di Rienzo

P.S. Io passo un sacco di tempo a fare ricerche ed informarmi. Come ho già detto altrove, non intendo privare altri dello stesso piacere. Ma proprio per essere gentile, vi metto un paio di link:

http://www.jabfm.org/content/25/1/9.abstract?etoc

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10546694

Sono studi con un database che vanta 1.800.000 osservazioni su persone per almeno un anno:

http://www.cooperinstitute.org/ccls

e sostengono che la salute sia multidimensionale, non direttamente legata al peso corporeo, non interamente controllabile, e che le abitudini salutari siano cosa assai migliore per i corpi umani della perdita di peso. Di mio aggiungo che la salute non è un indicatore di valore delle persone umane.

Inoltre, ogni tanto la verità salta fuori: la perdita di peso a lungo termine è quasi impossibile. Il peso “torna indietro” e l’oscillazione fra dimagrimento e ripresa del peso perduto fa decisamente male alla salute (cuore e reni sono quelli che ne risentono per primi).

http://www.cbc.ca/news/health/obesity-research-confirms-long-term-weight-loss-almost-impossible-1.2663585

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Due incubatrici ambulanti per produzione di neonati si sono presentate – in momenti diversi nelle ultime settimane – al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Voghera (Pavia) chiedendo l’accesso a farmaci per contraccezione d’emergenza.

L’infermiera allo sportello, ambo le volte, ha ricordato alle due scatole accessoriate per la gravidanza che è meglio “salvare vite umane”, ha negato il farmaco e le ha rimandate ai loro magazzini. Incomprensibilmente ripresa da caposala e medico di turno, che hanno considerato le due incubatrici degli esseri umani, l’infermiera con “codice etico”, spinta da nobili “motivi di coscienza”, ha risposto di aver solo “invitato” le due ventenni a rinunciare alla loro richiesta (intrinsecamente omicida, se le si invita a “salvare vite umane”) in nome di un suo supposto “dovere di dialogo”. Non l’ha fatto “per la religione”, però è una fervente cattolica. E’ anche, purtroppo, un’arrogante con mania di controllo sulle vite altrui e una completa ignorante.

La cosiddetta “pillola del giorno dopo”, liberamente in vendita nelle farmacie italiane, non è abortiva. L’effetto principale del progestinico utilizzato (Levonorgestrel) è di ritardare o bloccare l’ovulazione. Inoltre, può impedire la fecondazione inibendo il trasporto degli spermatozoi. Per fare ciò deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto non protetto: in effetti, prima lo si prende più è efficace.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha già chiarito nel 2005 che: “la contraccezione di emergenza con Levonorgestrel ha dimostrato di prevenire l’ovulazione e di non avere alcun rilevabile effetto sull’endometrio o sui livelli di progesterone quando somministrata dopo l’ovulazione. La pillola è inefficace dopo l’annidamento e non provoca l’aborto.”

pillola

“Così, quando gli spermatozoi arrivano nelle Tube di Falloppio non c’è ovulo ad aspettarli per essere fertilizzato. Non sono una furba?”

“Uh” – “Qualcuno ha visto un ovulo da queste parti?”

Se l’infermiera non sa queste cose (ed è grave che essendo infermiera non le sappia) è il caso di farle un corso d’aggiornamento affinché comprenda che uno spermatozoo non è una “vita umana”. Magari potrebbe anche servirle un seminario sulle norme di civiltà da usare nelle interazioni con altre persone: il sermone pseudo-etico servito alle due di notte a una giovane donna in panico, assieme allo svergognamento e alla mortificazione, non è dialogo, è abuso. Maria G. Di Rienzo

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E’ tornata la Primavera e io non vi ho ancora dedicato una canzone? Rimediamo subito.

http://www.youtube.com/watch?v=DDiAqqlXQqY

Sembrerà strano ma da anni la mia canzone preferita, quella che vi propongo, è… la sigla di un vecchio sceneggiato televisivo coreano. Non importa quante volte la sento e quante volte la canto, il suono dell’haegeum (o haegum, dipende dalle trascrizioni) – uno strumento tradizionale che potete vedere in immagine qui sotto – resta bellissimo e struggente, le voci delle bambine e della donna sono terrene e celestiali al tempo stesso.

kang eun il

Il pezzo si chiama “Onara” (오나라), è di Im Se-Hyeon, e apriva lo sceneggiato “Dae Jang Geum”, altrimenti noto come “Jewel in the Palace”. Lo sceneggiato andò in onda per la MBC dal 15.9.2003 al 23.3.2004, con una percentuale di telespettatori media del 45,8% e un picco del 57,1%. Non fu solo la Corea a “dare i numeri” per questa storia, che durante i nove anni successivi è stata trasmessa con eguale successo in Cina, Hong Kong, Singapore, Taiwan, Brunei, Indonesia, Filippine, Giappone, Vietnam, Thailandia, India, Bangladesh, Sri Lanka, Arabia Saudita, Australia, Stati Uniti, Svezia, Russia, Iran, Perù, Turchia, Colombia, Egitto, Romania, Israele, Ungheria, Nuova Zelanda… e sicuramente ho dimenticato qualche paese (per esempio, non mi torna in mente quello africano in cui posposero la diretta delle Olimpiadi per mandare in onda regolarmente l’episodio di “Dae Jang Geum”, a causa delle clamorose proteste degli appassionati).

Onara” ha di conseguenza almeno una mezza dozzina di versioni in altre lingue con testi che a volte sono una parziale traduzione, e a volte sono totalmente differenti. I versi in coreano antico dell’originale dicono più o meno questo:

Se chiedo che venga, davvero verrà?

Se chiedo che vada, davvero andrà?

Anche dopo l’attesa di innumerevoli giorni noi non saremo insieme.

No, no, è no.

Allora, se non puoi venire qui, portami via con te.

Ma cosa racconta di così speciale, dunque, lo sceneggiato? La vita, totalmente romanzata, della prima medica “ufficiale” coreana, più esattamente della prima medica autorizzata ad occuparsi della salute di un sovrano (Jungjeong, 11° re di Joseon/Corea) e della famiglia reale. Jang Geum, che riceverà il titolo di “Dae” – “Grande” per i suoi meriti, è menzionata negli Annali di corte, per vari episodi relativi alla sua professione, dal 1515 al 1544, nonché in un testo chiamato “Diario dell’Ufficiale Medico della Dinastia Yi” che ricorda la fiducia del re nei suoi confronti e la sua capacità di curare malattie con il cibo. Jang Geum è semplicemente un nome proprio: il testo ricorda anche che non si conosce il cognome della donna e perciò non è possibile risalire alle sue origini (il che ci orienta a pensare si trattasse di origini umili). Di lei non si sa null’altro.

la medica Jang Geum

Il successo della serie televisiva è dovuto a diversi fattori, fra cui è doveroso menzionare la bravura dell’attrice protagonista Lee Young-ae e dei suoi comprimari, l’accuratezza nella ricostruzione degli scenari storici, la bellezza dei costumi, e persino l’acquolina in bocca dovuta al gran tempo che lo sceneggiato passa nelle cucine reali (che sono il punto di partenza della giovane Jang Geum). Ma se lo chiedete a una qualsiasi delle fan in tutto il mondo – lo sceneggiato è stato amato in modo particolare dalle donne – la risposta che riceverete sarà una variazione qualsiasi sull’apprezzamento di Jang Geum, un personaggio di sesso femminile che riunisce in sé, bilanciandole, determinazione, intelligenza, forza d’animo, compassione, resistenza, speranza, gioia di vivere.

dae jang geum - 2003

Di recente si è tornati a parlare di una “stagione 2” per “Dae Jang Geum” (accade regolarmente da anni) che avrebbe come protagonista la stessa attrice. Le indiscrezioni sulla trama dell’eventuale seconda stagione mi lasciano un po’ scettica: si tratterebbe di una serie successiva di mazzate alla vita di Jang Geum che non aggiungerebbero, a mio avviso, nulla di rilevante alla sua figura. La storia si era conclusa nel 2004 con quello che io avevo percepito come un inusuale trionfo per Jang Geum, e preferisco ricordarla così: non più rinchiusa fra le mura della corte reale dove soffriva continuamente a causa di intrighi e sospetti, finalmente medica di un’intera comunità, riunita all’uomo che amava, madre di una bambina, la vedevamo salvare la vita di una partoriente eseguendo l’ennesimo “atto proibito” a una donna (e ai medici in generale), e cioè il primo taglio cesareo della storia della medicina coreana. Maria G. Di Rienzo

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