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Posts Tagged ‘magistratura’

“È inutile che vi sforziate di dare dignità a questa lurida zecca di sinistra per avere visibilità: è solo una terrorista che farà la fine che merita e voialtri siete una pletora di mummie, completamente decontestualizzate dalla vita reale (ecc.)”

da: “Le meraviglie di Facebook”, data 20 febbraio 2020, autrice una poliziotta della questura di Grosseto, soggetto Carola Rackete (la lurida zecca) e chiunque non la insulti a sangue (le mummie decontestualizzate).

Dignity Statue

(questa statua si chiama “Dignità” e si trova nei pressi di Chamberlain, South Dakota. La donna nativa americana indossa un “mantello di stelle”. A mio insindacabile giudizio è un’immagine che sta molto bene qui.)

Il post è ovviamente rimbalzato un po’ troppo ed è stato rimosso, ma quando hanno fatto notare alla vice ispettrice che aveva passato il limite, costei ha più o meno risposto citando la “libertà di espressione” e rivendicando di poter pensare quel che vuole sulle ong. Non so se abbia anche detto “è il concetto che conta”, visto che “Carola zecca terrorista” non è esattamente un’opinione sulle organizzazioni non governative – le quali, ma sicuramente la poliziotta lo saprà, coprono uno spettro di interventi vastissimo e assai variegato, non limitandosi al soccorso in mare. In genere hanno scopi umanitari e filantropici e sono dirette al sostegno di persone in difficoltà: sarebbe interessante sapere perché questo la disturbi visto che facilita, anziché ostacolare, la sua attività professionale (se qualcuno che ha fame e non ha soldi può ricevere un pasto gratuito sarà meno incline a rubare dalle bancarelle del mercato, se qualcuno riceve addestramento alla nonviolenza saprà come risolvere un conflitto senza ricorrere ad azioni che violano il codice penale, e così via).

Inoltre, la magistratura italiana ha lasciato cadere ogni accusa contro Carola Rackete, avendo verificato come corretto e conforme alle leggi il suo comportamento quale capitana della Sea Watch. Ciò solleva qualche perplessità, perché è singolare che a sconfessare i tribunali sia un membro delle forze dell’ordine con il compito (tra gli altri) di mandare le persone sospettate di reati in quegli stessi tribunali.

Capisco che sia difficile sottrarsi alla propaganda – la vice ispettrice usa le stesse identiche parole che il leader della Lega ha ripetuto ossessivamente tramite media e social media – perché come uno accende la tv si trova Salvini da qualche parte che sbraita tutto e il contrario di tutto, non avendo un’opinione sensata su nulla, facendo sentire compreso chiunque sia frustrato per qualsiasi motivo e non voglia assolutamente rifletterci sopra. Basta urlare. Inveire, insultare, demonizzare. Nessun problema si risolve, ma intanto si sono sfogati – e se poi, con sforzi di segno completamente opposto, il problema in qualche modo si attenua o scompare, a seconda dei casi negheranno la realtà, si attribuiranno meriti che non hanno o si scateneranno su una seconda questione con lo stesso metodo.

Forse la poliziotta di Grosseto non ha idea di cos’hanno provato i cittadini come me leggendo il suo post. E’ un’ipotesi migliore del pensare che farli sentire aggrediti e disprezzati da chi indossa una divisa con lo scopo di difenderli fosse proprio il suo intento.

Tuttavia, adesso so di essere per lei una lurida zecca di sinistra nonostante io sia una persona civile e incensurata, usi la doccia regolarmente e indossi indumenti puliti. Farò la fine che il destino ha in serbo per me, perché per quanto la vice ispettrice pensi di essere determinante nel pronosticare i destini altrui si sbaglia di grosso. Spero solo – prima di questa fine – di non abitare mai a Grosseto, dove se per sventura avessi bisogno della tutela della polizia di stato rischierei di imbattermi in lei. Mi pare chiaro che uso si farebbe, in caso, dei miei diritti costituzionali e della mia dignità.

Maria G. Di Rienzo

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12 febbraio 2020, arriva Fineman Too:

“Sono io il molestato. Ho respinto le pressanti avances. E ho compreso per l’invadenza di essere davanti a soggetti pericolosi”. Sono le parole di Francesco Bellomo – ex consigliere di Stato destituito dopo le accuse mosse da alcune studentesse che avevano preso parte al corso di preparazione per il concorso in magistratura della scuola da lui gestita – in un video e una lettera inoltrati al quotidiano ‘Libero’ dopo alcune trasmissioni televisive sul suo caso. Le accuse nei confronti di Bellomo sono state archiviate per quanto riguarda l’inchiesta milanese, mentre risulta ancora indagato a Bari.”

il molestato

D’altronde, basta guardarlo qui sopra e si è colte da una vertigine erotica, meglio ancora da un irresistibile raptus. Come fai a tenere le mani distanti da questo stupendo Adone? (O a non tirargli dietro almeno una ciabatta? Facile, non vuoi scendere al suo livello.) Purtroppo lui è pudico, schivo, virginale e vittimizzato:

“Come riferisce ‘Libero’, l’ex consigliere di Stato afferma: “Da tempo non poche trasmissioni televisive organizzano sul mio conto vere e proprie esecuzioni di piazza, all’insegna del disinteresse per la verità, con la complicità di narratrici di comodo, e improvvisati opinionisti, nei cui discorsi si fa fatica ad intravedere un barlume di pensiero logico”.”

Di che si parla? Del corso “Diritto e scienza” tenuto da Fineman a Milano, Roma e Bari alle cui allieve (no vagine usate fidanzate e sposate, escluse a priori dal virtuoso docente), prescriveva trucco, minigonna, tacchi a spillo, foto porno e quattro salti nel letto: il “diritto” era quello suo di predare donne comunque vulnerabili per la loro posizione (le loro borse di studio potevano essere revocate in qualsiasi momento) e di tutelarsi facendo firmare loro un accordo di non divulgazione di quel che accadeva a “scuola”; la “scienza” consisteva di dottrina del patriarcato, metodologie misogine e cognizioni sessiste. Insomma, tutto quel che serve a una donna per fare davvero un buon lavoro in magistratura.

https://lunanuvola.wordpress.com/2017/12/13/si-chiama-etica/

Nel 2017 il “molestato” difendeva il proprio operato dichiarandosi un genio incompreso “come Einstein”, vittima di censura da parte di moralisti e perbenisti ignoranti. Una dei “soggetti pericolosi”, come lui chiama le sue vittime che non hanno tenuto la bocca chiusa, la prima a sporgere denuncia, grazie al trattamento da lui ricevuto è stata psicologicamente e fisicamente distrutta. Ma all’epoca Bellomo non l’ha controdenunciata, ha cercato ripetutamente di “compensarla” e seppellire la faccenda: “I carabinieri sono venuti più volte, – raccontò all’epoca il padre della donna – chiedevano a mia figlia di firmare un atto di conciliazione. Sono venuti a maggio, e poi a ottobre, ma lei era in ospedale.”

Dal tronfio Einstein dalla braghetta rigonfia si è passati al povero uomo traumatizzato da virago assatanate e arrampicatrici sociali, un disgraziato che ha sofferto assieme alla sua mesta famiglia osservando due anni di silenzio (lo ha sempre detto lui): ora si è “risolto a replicare”. Francamente, questa decisione non sta deponendo a suo favore. Una figura migliore potrebbe ottenerla se chiedesse scusa, invece è “certo di non avere fatto alcunché di sbagliato.”

L’anno scorso avevo dato a tribunali e stampa il consiglio di conferirgli un’onorificenza

https://lunanuvola.wordpress.com/2019/07/31/dategli-una-medaglia/

ma mi rendo conto che la statura morale dell’uomo merita di più. Fategli presentare la prossima edizione di Sanremo.

Maria G. Di Rienzo

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(tratto da: “Heartbroken Spanish woman knits butterflies as call to stop domestic violence”, di Sophie Davies per Thomson Reuters Foundation, 23 dicembre 2019, trad. Maria G. Di Rienzo.)

mariposas

Una donna spagnola, le cui bambine sono state assassinate dal suo abusante ex marito, ha cominciato a lavorare a maglia farfalle viola per raccogliere sostegno all’azione contro la violenza domestica, con politici dal Primo Ministro in giù che indossano i suoi manufatti.

Le due figlie di Itziar Prats, Nerea e Martina di 6 e 2 anni, sono state uccise l’anno scorso dal loro padre, Ricardo Carrascosa, nella loro casa nei pressi di Valencia nella Spagna orientale. L’uomo si è poi gettato da una finestra ed è morto.

Prats, 43enne, racconta di aver presentato numerose volte denunce alla polizia e in tribunale sulle minacce di morte che l’ex marito rivolgeva alle bambine e sulla sua violenza, ma il suo caso fu classificato come “a basso rischio” e le sue proteste non sono state prese sul serio.

Esponendosi al pubblico con la sua storia e la campagna delle farfalle, Prats si è aggiunta a un crescente dibattito sui modi in cui la violenza di genere è trattata da polizia e magistratura in Spagna, ove già 55 donne sono state uccise quest’anno da partner o ex partner.

“Per me, la condivisione delle farfalle significa che (le mie figlie) sono ancora con me e che io posso aiutare altre persone che fronteggiano la violenza nelle loro vite quotidiane.”, ha detto Prats a Thomson Reuters Foundation.

Prats ha aggiunto che è decisa a dare maggior visibilità alla violenza di genere in Spagna, dove dal 2003 un totale di 1.033 donne sono state assassinate da compagni o ex compagni secondo gli ultimi dati forniti dal governo. Normalmente, Prats fa dalle 10 alle 15 farfalle al giorno e ne ha già regalate più di 3.000, anche ad alunni/e delle scuole durante visite formative.

Ha detto che vuole radunare consenso per l’azione, incluso il togliere ai partner violenti il diritto di far visita ai loro bambini sino a che non siano riabilitati e l’ottenere miglior aiuto per i minori che si trovano in situazioni di violenza domestica. Sta pure chiedendo un’indagine ufficiale su come le sue stesse figlie sono state trattate dal sistema giudiziario.

“Vorrei che i bambini fossero ascoltati e presi in considerazione e, soprattutto, protetti.”, ha detto.

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8 novembre 2019: “Si sono visti nel pomeriggio, a Milano, Liliana Segre e Matteo Salvini. A casa della senatrice a vita. E non erano presenti altri esponenti politici né delle istituzioni. Il leader leghista si è presentato con la figlia.” (perché usare i bambini è roba da Bibbiano, mica da padri leghisti, ultracattolici, sovranisti, ballisti e pregiudicati… che peraltro non esistono, perché – parole di Salvini – “In Italia non esistono fascisti.”) (1)

Ricapitoliamo:

1. Liliana Segre propone l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, il Senato la approva con 151 voti favorevoli e le 98 astensioni di Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia. “Se ci si fosse limitati all’antisemitismo non avrei avuto problemi – sempre Salvini – Le commissioni etiche le lascio all’Unione Sovietica.”

2. Il 7 novembre scorso, valutando la gravità delle minacce rivolte a Liliana Segre tramite internet, il prefetto di Milano Renato Saccone le assegna una scorta. Salvini, sempre al centro dell’universo: “Anche io ricevo tante minacce.” Quelle che seguono sono illuminate opinioni dell’Italia che assai presumibilmente vota Salvini e gli altri astenuti e non le ho corrette perché possiate assaporarne tutta l’intelligenza:

Questa ebrea di m. si chiama Liliana Segre, chiedetevi che cazzo a fatto per diventare senatrice a vita stipendiata da noi ed è pro invasione?”

“Forse era meglio se rimaneva a fare la nonna Un’altra da mantenere!!!”

“Ebrea ti odio”

“X le sue cazzate ora paghiamo noi, come al solito, xché non se la paga lei la scorta? O se ne sta a casa a fare la calza, come tutte le ottantenni”

“Hitler non ai fatto bene il tuo mestiere”

“Più che altro se questa signora di 89 anni se ne stesse tranquilla con la sua famiglia non graverebbe su di noi per la scorta oltre che per lo spropositato stipendio pensionistico. Non ha già fatto abbastanza?”

“Scusate eh, ma per il web non c’è la polizia postale?”

“io non ho mai letto nulla di offensivo e di odio nei confronti della senatrice a vita,eppure di tempo sui social né passo!Se dovessi azzardare un’ipotesi direi che è la sinistra che ha organizzato tutta questa messa in scena,ha bisogno di odio per legittimare le solite nefandezze sugli avversari.”

“Si è fatta usare dal PD….se si teneva fuori non aveva bisogno della scorta, come la stragrande maggioranza degli ebrei in Italia! CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO/A”

“200 insulti e minacce AL GIORNO ? Io ho i miei dubbi. Mi sembrano di gran lunga trroppi, soprattutto tenendo presente che fino a questa storia della commissione la Segre non se la filava nessuno manco per caso.”

“mi chiedo perché non sia crepata con tutti gli altri”

Se lo chiedono tutti i sopravvissuti, infatti, e Liliana Segre è una dei venticinque ex bambini italiani deportati nei campi di concentramento che sopravvissero. Venticinque. In complesso, provenienti dall’intera Europa, ne sono morti un milione e mezzo. Non c’è un perché. C’è solo il “come” delle leggi razziali fasciste del 1938, dei rastrellamenti e delle deportazioni, il “come” del lavoro forzato, degli esperimenti eugenetici e delle camere a gas. Il “come” dell’odio, che è quanto la Commissione parlamentare voluta da Segre si propone di contrastare.

Łódź - campo concentramento bimbi

(Bambini del ghetto di Łódź avviati al campo di sterminio di Chełmno)

Ma naturalmente dobbiamo anche domandarci “che cazzo a fatto” questa donna, a paragone dell’idolo delle masse Matteo Salvini a cui, fedele al suo essere umana e coerente con le convinzioni che professa, ieri ha aperto la porta.

Liliana Segre ha ricevuto il numero di matricola 75190, tatuato sull’avambraccio, ad Auschwitz, all’età di 13 anni. Il resto dei deportati della sua famiglia è morto. E’ stata costretta a fabbricare munizioni per un anno. Nel gennaio 1945, dopo l’evacuazione del campo, ha affrontato la “marcia della morte” diretta in Germania ed è sopravvissuta. Il 1° maggio 1945 l’Armata Rossa ha raggiunto il campo di Malchow – Ravensbrück dove la ragazzina si trovava e liberato i detenuti.

La sua vita da adulta è stata per la maggior parte un intenso impegno pubblico affinché la memoria di ciò non andasse perduta e la sua storia non dovesse mai più ripetersi e, almeno a livello istituzionale, per ciò ha ricevuto riconoscimento:

2004 – riceve per iniziativa del Presidente della Repubblica (allora Carlo Azeglio Ciampi) l’Ordine al merito della Repubblica italiana;

2005 – riceve la Medaglia d’oro della riconoscenza della Provincia di Milano;

2008 – riceve la Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza dall’Università di Trieste;

2010 – riceve la Laurea Honoris Causa in Scienze Pedagogiche dall’Università di Verona;

2018 – è nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella;

poi ci sono una valanga di premi, due cittadinanze onorarie (Palermo e Varese) e così via.

Adesso chiediamoci però “che cazzo a fatto” l’uomo che vuole pieni poteri e ci informa ogni giorno sulle sue abitudini alimentari. Pesco a caso:

1999 – coordina il coro “Prefetto italiano, via da Milano!” nell’aula del consiglio comunale; si rifiuta di stringere la mano al Presidente della Repubblica (che a suo dire non lo rappresenta); è condannato per oltraggio a pubblico ufficiale a 30 giorni di reclusione (con la condizionale): aveva lanciato uova all’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema;

2009 – propone di riservare vagoni della metropolitana ai milanesi e “alle donne che non possono sentirsi sicure per l’invadenza e la maleducazione di molti extracomunitari”;

2013 – va a Bruxelles a manifestare contro l’Unione Europea e le sue “regole assassine”;

2014 – propone un referendum in Lombardia per chiederne l’indipendenza dalla Repubblica Italiana;

2016 – denunciato per vilipendio delle istituzioni costituzionali (la bambola gonfiabile paragonata a Laura Boldrini, allora Presidente della Camera dei Deputati) e vilipendio della magistratura (da lui definita “una schifezza”): quest’ultimo procedimento continua a slittare per i “legittimi impedimenti” del sig. Salvini; inoltre, dichiara pubblicamente la necessità di “ripulire le città dagli immigrati” dando a tale scopo “mano libera a Carabinieri e Polizia”;

2018 – indagato per sequestro di persona (caso nave Diciotti) e dopo sei mesi di tira e molla salvato dal Senato che nega l’autorizzazione a procedere nel 2019;

2019 – condannato per violazione di copyright dal Tribunale di Francoforte per aver utilizzato senza permesso la foto di un giornalista tedesco; denunciato per diffamazione da Carola Rackete; indagato per uso illegittimo dei voli di Stato; Russiagate

Liliana Segre è in Senato da un anno e qualcosa e gli individui che ho citato sopra sono assai preoccupati dal “costo” della sua presenza: però continuare a mantenere Salvini (da vent’anni almeno) sta loro benissimo – i suoi contributi a una società incivile sono, com’è visibile, davvero impareggiabili.

Maria G. Di Rienzo

(1) Doveroso update sulla vicenda, in poche ore abbiamo avuto:

Marcia indietro – Caso Segre, Salvini a sorpresa non conferma l’incontro con la senatrice: “La vedrò più avanti”

Vittimismo e sotteso paragone insultante – “A me è appena arrivato un altro proiettile ma io non piango”

Mistificazione grottesca di un episodio banale (un uomo per strada grida in dialetto a Salvini “Sei la vergogna d’Italia”) – “Napoli: sventata aggressione a Salvini dalla sua scorta”

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I casi della vita. Ho appena finito di vedere la serie tv “Unbelievable” – 8 puntate basate su una storia vera, che si dipanano su due filoni narrativi: il trattamento che una vittima di violenza sessuale riceve dal sistema giudiziario statunitense (la sua testimonianza non è considerata credibile dalla polizia ed è persino costretta a pagare una multa per aver “mentito”) e la caccia allo stupratore seriale intrapresa da due investigatrici molto diverse l’una dall’altra ma entrambe profondamente umane, fallibili e irriducibili al tempo stesso, animate dalla passione etica che ispira il loro lavoro.

unbelievable

Poi leggo questo: “9 ottobre – Dottoressa denuncia stupro in guardia medica, imputato prosciolto: «Querela presentata in ritardo». Il gup del Tribunale di Bari Antonella Cafagna ha prosciolto il 52enne di Acquaviva delle Fonti Maurizio Zecca dal reato di violenza sessuale nei confronti di una dottoressa in servizio presso un ambulatorio di guardia medica della provincia di Bari «per difetto di tempestiva querela».”

La dottoressa ha subito più di un anno di stalking da parte dell’uomo, minacce di morte comprese, e a causa di ciò ha cambiato in breve tempo tre sedi lavorative: per questo il suo persecutore ha ricevuto una condanna a sei mesi, ma attualmente è ai domiciliari e il processo è in appello. Per lo stupro, è stato dichiarato il “non doversi procedere”.

Forse fra qualche anno qualcuno userà la storia per realizzare un bellissimo sceneggiato come “Unbelievable”, dove lo stupro non sarà edulcorato ne’ reso appetibile, dove risulterà evidente che donne di qualsiasi età e tipologia corporea ne sono vittime e dove il danno che la violenza sessuale infligge alle loro vite sarà mostrato in tutta la sua ampiezza. Qualcuno, come per la serie americana, lamenterà il fatto che la prospettiva usata per la narrazione sarà “troppo femminile”. Ma non c’è da preoccuparsi, la prospettiva maschile che giudica le donne prede e oggetti e proprietà e materiale ambulante da stupro sarà ancora quella principale, quella giustificata e giudicata non meritevole di condanna.

Maria G. Di Rienzo

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aristolochia salvadorensis

Le sacrosante preoccupazioni di un padre, il sig. Fabio Volo, espresse con accorata dignità tramite Radio Deejay (corsivo e sarcasmo miei):

A un certo punto sulla tv appare una che si chiama Ariana Grande: bellissima ragazzina, mora. Sembra abbia 15 anni, vestita di rosa, tutta sexy. Se sono a una festa e una viene vestita così dico ‘Chi è ‘sto puttanun? Come si è introiata’. Le donne sono come i fiori, in base ai colori e ai profumi attirano un certo tipo di uomo. Se hai paura perché sei insicura e quindi esageri con la sessualità, attirerai solo gente che ti vuole sdraiare. Questa ragazzina è a quattro zampe, in ginocchio, impecorata che muove il culo. Tutto il videoclip era un richiamo sessuale. Pensate a me, padre di due femmine: vado al lavoro, faccio le mie cose, mentre una società mi sta imputtanando la figlia.”

(Le illustrazioni di questo articolo sono fiori: attendiamo che gentilmente il sig. Volo ci precisi quale tipo di uomo e/o insetto attraggono.)

Il papà angosciato si è preso del moralista e del bigotto, ma io credo abbia semplicemente fatto sfoggio di sessismo – quel sessismo quotidiano che in Italia è soffocante, nauseante, pervasivo, ossessivamente normalizzato e che investe tutte le donne, comprese le figlie del signore in questione.

skulls

Tanto per cominciare: crede il sig. Volo che se Ariana Grande non fosse bellissima, non avesse l’aspetto di una ragazzina e la sua performance non fosse sessualmente allusiva starebbe in televisione? Se avesse quarant’anni, pesasse ottanta chili e fosse vestita in jeans e maglietta potrebbe anche diffondersi nella danza in acrobazie da stuntwoman e gli studi televisivi le resterebbero proibiti. Quel che lei ha visto, mister, è ciò che gli uomini vogliono vedere e pertanto è ciò che passa in tv ab ovo usque ad mala – dall’inizio alla fine, delle trasmissioni – non solo tramite Ariana Grande. I mass media non forniscono modelli differenti a cui le sue figlie possano ispirarsi: c’è solo la introiata che deve dimostrare 15 anni anche in menopausa, qualsiasi mestiere faccia, qualsiasi ruolo svolga, al di là delle sue preferenze personali, delle sue capacità e della sua storia.

Punto secondo: poiché tali rappresentazioni soddisfano una richiesta a stragrande maggioranza maschile (maggioranza assoluta nelle redazioni dei media), per quale motivo lei ne considera responsabili le donne? Si rende conto esattamente di quel che ha detto? Paurose e insicure esagerano con la sessualità e attirano gente che le vuole “sdraiare”: quindi quando gli uomini le molestano, quando le assalgono, quando le stuprano, la colpa è loro, giusto?

Assecondando il ragionamento, in questi giorni sono accadute delle cose di cui le vittime sono responsabili, tipo:

“Varcaturo: segrega per dodici ore l’ex e sua figlia, poi violenta la donna – Per l’uomo, 27 anni, c’era già un divieto di avvicinamento. Arrestato con le accuse di violenza sessuale, sequestro e stalking. Ha tenuto prigioniere per dodici ore in auto la sua ex compagna 28enne, picchiandola ripetutamente, e la figlia di due anni.”

“Messina, picchiano e violentano una novantenne: arrestati due minorenni – In manette un 17enne e un 14enne. Uno di loro è amico del nipote dell’anziana. Hanno aggredito una 90enne, l’hanno selvaggiamente picchiata e poi hanno abusato di lei. Per entrambi l’accusa è di rapina aggravata, tentato omicidio e violenza sessuale, indagati a piede libero anche per porto di strumenti atti a offendere.”

E’ palese che non occorre vestirsi come Ariana Grande ne’ dimenare il didietro per essere investite dalla violenza, ma gli offensori in genere possono davvero “stare sereni” come va di moda dire: nei tribunali c’è un mucchio di gente che la pensa in modo non dissimile dal sig. Volo (sempre dalla cronaca di questa settimana):

“Uccisa dall’ex nel Casertano, pena ridotta per l’assassino – La sentenza di appello emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere riduce di due anni (in primo grado furono comminati 19 anni) la pena inflitta all’assassino ed ex compagno di Maria Tino, uccisa a Dragoni, nel Casertano, il 13 luglio del 2017.”

“Sorrento, stupro nel ristorante: Pepe ai domiciliari dopo nove mesi. Il 57enne accusato di aver drogato e violentato una 23enne di Piano di Sorrento nell’autunno del 2016, va agli arresti domiciliari. Lo ha stabilito il Tribunale di Torre Annunziata davanti al quale il ristoratore è a processo con le accuse di spaccio di droga e violenza sessuale.”

Venus Flytrap

Nella sua prossima trasmissione, il padre preoccupato potrebbe provare a commentare le richieste che la società (guidata – diretta – normata da uomini come lui) fa non solo alle sue figlie, ma a tutte le donne:

“Il decalogo dell’amante perfetta” (articolo della settimana, sul quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri): “L’amante perfetta: indipendente, passionale, non invia sms e video nel cuore della notte; sembra sempre uscita dal parrucchiere; non ha mai il mal di testa; frizzante emotivamente e sessualmente; è sempre disponibile; è depilata; (…)”.

E per finire, potrebbe cominciare a contemplare la possibilità che le donne non siano al mondo con lo scopo unico e prescrittivo di attirare e soddisfare uomini.

Maria G. Di Rienzo

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Non gli hanno ancora dato una medaglia, ma immagino sia solo questione di tempo. Il Tribunale del Riesame di Bari ha infatti ridimensionato i reati contestati all’ex giudice Francesco Bellomo,

( https://lunanuvola.wordpress.com/2017/12/13/si-chiama-etica/ )

gli ha tolto gli arresti domiciliari dopo venti giorni e gli impone unicamente l’interdizione per 12 mesi riguardo ad “attività imprenditoriali o professionali di direzione scientifica e docenza”.

Dopo di che, potrà tornare a insegnare lunghezza delle gonne e profondità delle scollature, fotografia porno, coercizioni sessuali e in genere sottomissione femminile nella sua “scuola di formazione” per la preparazione all’ingresso in magistratura.

Gli articoli al proposito adesso parlano di “presunti maltrattamenti” a quattro donne, si trattava di semplice “tentata violenza privata aggravata e stalking” e per quel che concerne l’estorsione ai danni di una di esse, costretta dal signore a lasciare il lavoro be’, era il 2011 quindi è roba “già sostanzialmente prescritta”.

I difensori di Bellomo sono così contenti che annunciano di voler andare in Cassazione a contestare i 12 mesi in cui al loro assistito viene “inibito l’insegnamento”: non è accettabile, perbacco, soprattutto – dico io – quando non gli è nemmeno stato dato un incarico nella giuria di “Miss Culo Agosto” alla Sagra del Peperoncino o un posto direzionale a YouPorn.

Ma ehi, donne: e dite di no, cavolo, non siete capaci di dire di no?

Ma ehi, donne: denunciate, denunciate altrimenti è (ancora di più) colpa vostra!

Ogni volta in cui una donna parla apertamente degli abusi che subisce ne riceve immediatamente altri due, l’incredulità e la ridicolizzazione. Quando poi riesce ad arrivare in tribunale più spesso che no le sentenze gliene infliggono un terzo, dimostrandole quanto sul serio i giudici l’hanno presa.

Questo è il motivo per cui sovente non diciamo nulla. E questo è il motivo per cui i numeri della violenza di genere nel nostro paese sono definiti, a ogni nuova indagine statistica, impressionanti: gli italiani non vogliono saperne di modificare le loro abitudini di svilimento e oggettivazione delle donne.

Perciò, solo per portare un recentissimo esempio, un ospedale piemontese può realizzare un filmato sulla prevenzione in campo urologico con l’attore porno Rocco Siffredi, ove quest’ultimo incita in modo sessista e volgare a usare sessualmente le donne per la salute del pisello di turno. Quando i messaggi misogini arrivano da enti, istituzioni, tribunali, ospedali sigillano con l’aura dell’autorevolezza o addirittura della scienza un falso ideologico e cioè l’idea che le donne siano una branca inferiore del genere umano, meramente addette al fornire soddisfazione ai “veri” esseri umani, gli uomini.

Maria G. Di Rienzo

picard

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Nel paese dei balocchi e dei farlocchi, ogni volta in cui abbiamo alzato la testa e abbiamo detto: questo è offensivo, quest’altro incita alla violenza, quest’altro ancora è falso e scorretto, non ha alcun riscontro storico ne’ scientifico… un coro di cialtroni ambosessi ci ha urlato con somma indignazione che tutto era rubricabile come “opinione” e che, come tale, tutto doveva essere nobilmente difeso.

Esaminare contesto e merito è troppo difficile, quando per vivere si usano a stento un paio di neuroni, meglio sparare idiozie a nastro e sentirsi vincenti, potenti, superiori, legittimati dai numeri anche quando i numeri non ci sono (tutti dicono che…) e paladini della “libertà di pensiero”.

Be’, io vorrei sapere dove questi eroi e queste eroine sono adesso, nel momento in cui le opinioni può averle solo chi sta al governo. Nella fattispecie, si possono avere idee e convinzioni solo quando esse concordino con quelle di chi ha vinto le elezioni. I seguaci di Voltaire non annusano niente? Io sento una gran puzza di prove generali di dittatura. Solo in questi primi 9 giorni di giugno:

* A Porto Mantovano la Digos ha vietato i lenzuoli che criticano Salvini, interpretati come “turbativa di comizio”.

* A Novate Milanese la contestazione pacifica durante il comizio del suddetto è tenuta a distanza dalla polizia, che ha sequestrato un gommone gonfiabile per “questioni di ordine pubblico”.

*A Roma, durante la manifestazione del pubblico impiego, gli agenti della Digos intimano la chiusura di uno striscione (l’avrete probabilmente visto, una vignetta inoffensiva) ai sindacalisti della Uil: “Hanno visto lo striscione, lo hanno fotografato e si sono avvicinati per intimarci di chiuderlo: hanno detto che non potevamo esporlo perché raffigurava i due ministri e loro avevano la direttiva secondo cui non si possono esporre striscioni che facciano riferimento ai due ministri. (nda. Di Maio e Salvini) Abbiamo ribattuto dicendo che non era offensivo ma ironico, loro hanno concordato ma avevano una direttiva da rispettare. A un certo punto ce lo stavano togliendo dalle mani con la forza, ma lo abbiamo chiuso noi. Da allora ci hanno seguito fisicamente e sorvegliato a vista fino a Piazza del Popolo affinché non esponessimo lo striscione. In piazza ci hanno chiesto di portarlo via con il furgone e sono rimasti sempre nelle vicinanze.”.

Naturalmente una “direttiva” del genere è ILLEGALE, perché non esiste il reato di “vilipendio a Gigino” o “lesa maestà di Matteo”: l’unica persona tutelata in questo senso, non come individuo ma come carica istituzionale, è il Presidente della Repubblica (Codice Penale – art. 278). Perciò la Questura se ne esce con questa spiegazione: “si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico”.

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* Sul pestaggio del giornalista Origone da parte della polizia, il Ministro dell’Interno tace e manda avanti il suo sottosegretario, il quale esprime “rammarico”, ma nulla di più, giacché “i cronisti non erano riconoscibili”. Capito bene? Niente scuse, niente prese di distanza o condanne, niente rassicurazioni sul diritto di cronaca / informazione, niente impegni sulla protezione dei giornalisti… e un inquietante “fra le righe”: i cittadini non riconoscibili come reporter, fotografi, cineoperatori possono essere massacrati di botte in totale impunità?

* I giudici che hanno emesso sentenze non gradite al Ministro suddetto – dopo una squallida operazione di “dossieraggio” che ha scandagliato le loro vite private – sono stati definiti “contrari al governo”, avendo “espresso idee” o avendo “avuto rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri“! Per cui, non dovrebbero esercitare la loro professione quando le questioni legali di cui si occupano potrebbero risolversi in maniera tale da infastidire l’esecutivo in materia di immigrazione. In questo contesto, sembra che “Salvini” e “governo” siano sinonimi e che l’indipendenza della magistratura sia cosa del passato: perché il Viminale non sta solo esprimendo le sue opinioni, “sta valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato” per verificare se c’è qualche escamotage adatto a sanzionare i magistrati nel mirino.

Vedete bene che palesare critiche o convincimenti avendo l’agio di dare “direttive” alle forze dell’ordine o di avviare procedimenti legali in nome dello Stato è un po’ diverso dal farlo con un lenzuolo alla finestra o uno striscione per strada, vero? Le posizioni di forza da cui si parte non sono paragonabili.

Comunque, sino a questo momento le giustificazioni adottate da governo e questure hanno davvero brillato per creatività (risultando purtroppo insensate e ridicole, ma sono i rischi del mestiere quando la politica diventa spettacolo tragicomico). Mi domando di quali altri reati potrebbero essere accusati i dissenzienti che dicano o scrivano “quel che Di Maio e Salvini stanno facendo non mi piace”, magari di “deturpazione di patrimonio artistico della nazione italiana (tutelato dalla Costituzione – art. 9)” – in effetti le biografie autorizzate reiterano l’abbagliante bellezza dei due, oppure di “atti osceni in luogo pubblico” (Codice Penale – art. 527), giacché l’operato dell’attuale governo è privo di senso del pudore?

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Maria G. Di Rienzo

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(brano tratto da: “I’m full of fear: Italian woman’s story exposes rape law”, di James Reynolds per BBC News, 12 aprile 2019, trad. Maria G. Di Rienzo.)

“Era il tardo pomeriggio del 5 marzo quando una donna di 24 anni si imbatté in tre uomini alla stazione ferroviaria di Napoli.

I tre uomini, che lei conosceva appena, entrarono con lei in un ascensore. Ciò che accadde durante i 12 minuti seguenti è ora oggetto di un’intensa disputa.

Gli uomini sostengono di aver fatto sesso consensuale con la donna, ma lei dice che l’hanno stuprata. Un tribunale sta indagando.

Assieme a un collega, ho organizzato un incontro con la donna in una piazza di Roma. Non sapevamo come avremmo fatto a riconoscerla. Abbiamo incontrato una giovane donna sottile in modo scioccante. Ci ha offerto una timida stretta di mano.

L’avvocato al suo fianco ci ha detto che era pronta a parlare e io ho posto diverse domande:

Perché hai deciso di parlarne apertamente?

Parlarne apertamente è il solo modo di esprimere la mia sofferenza. Comunicare è il modo migliore di ottenere giustizia.

Hai fatto riferimento alla tua sofferenza. Come stai?

Sono un po’ ferita. Sono piena di paura. Sono spaventata e ferita.

Quando hai denunciato quel che ti era accaduto, come si sono svolte le cose?

All’inizio mi hanno creduto – gli avvocati e gli psicologi all’ospedale di Napoli. La violenza risultava ovvia dagli esami medici. Anche i poliziotti mi hanno creduto e il pubblico ministero. Ma la Corte d’Appello ha deciso di liberare due di questi individui.

Questa è una cosa che ti preoccupa?

Non è che mi preoccupa. Mi terrorizza. Loro sanno dove abito, perché in un’occasione precedente mi avevano pedinata sino a casa. Sono spaventata, penso che possano volere una vendetta.

Un tribunale ha ordinato il rilascio di tutti e tre gli imputati in attesa del processo. La BBC ha ottenuto una copia della sentenza composta da 24 pagine.

Il documento entra in minuziosi dettagli sulla storia clinica della donna in relazione a disturbi alimentari, depressione e presunti abusi da parte del suo stesso padre.

Il tribunale dice: “La combinazione delle condizioni della vittima ci inducono a giudicarla non affidabile in se stessa – e perciò la sua versione dei fatti non può essere considerata credibile.”

Il documento aggiunge che la donna ha una “personalità istrionica”. Ma i suoi difensori argomentano che la sua storia clinica non può essere usata per sostenere che si è inventata tutto.

Il tribunale dice anche che il filmato delle telecamere di sorveglianza, il quale non è stato reso pubblico, mostra come lei non abbia resistito ne’ mostrato segni visibili di trauma dopo l’incontro con i tre uomini.

Il Italia, l’argomento “non ha resistito, non ha vacillato dopo, perciò lo voleva” è spesso estremamente potente. Ma una giudice italiana è disgustata da questa logica: “Se una donna non si ribella, significa che lo vuole? – dice la giudice Paola di Nicola, che ha scritto un libro sui pregiudizi di genere nel sistema giudiziario italiano (1) – Questo è inaccettabile. E finisce sovente con l’assoluzione per gli uomini.”

Programmi televisivi e quotidiani hanno coperto questo caso estesamente. “Era promiscua e ha la tendenza a mentire.”, scrive una pubblicazione. (….)

(1) La giudice menzionata nell’articolo è infatti l’Autrice de “La mia parola contro la sua. Quando il pregiudizio è più importante del giudizio”, ed. Haper Collins. In occasione dell’uscita del libro, nell’ottobre 2018, fu intervistata al proposito da Tanina Cordaro per Lettera Donna; oltre a spiegare come gli stereotipi e i pregiudizi di genere influenzino le sentenze a scapito delle donne, disse anche cose assolutamente sensate e condivisibili sul linguaggio:

Lei si definisce una giudice. Perché in Italia la declinazione al femminile delle professioni di potere è ancora così osteggiato?

Perché la lingua è lo spazio più importante di rappresentazione ed esercizio del potere, infatti chi non è nominato non esiste, mentre chi lo è c’è e ci sarà sempre. Le donne si escludono dai luoghi di potere anche non nominandole quando vi si trovano e vi sono arrivate dopo durissime battaglie di chi le ha precedute. Dovrebbe essere chiesto a chi usa il femminile solo per parrucchiera perché non riesce ad usarlo per ingegnera o per ministra visto che la grammatica italiana ce lo imporrebbe, come scrive l’Accademia della Crusca.

Quali altre conseguenze comporta la declinazione esclusiva al maschile?

Quella di dimenticare donne straordinarie, coraggiose e competenti. Come Alma Sabatini che nel lontano 1987 riuscì a scrivere, su incarico della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’epoca, le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana. Raccomandazioni a cui ci dovremmo istituzionalmente attenere. E io mi chiedo: questo lavoro culturale e simbolico enorme che fine fa se le donne si nominano al maschile proprio nei luoghi di potere in cui quelle donne le hanno portate?

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prosecutor Seo Ji-hyeon

La giovane donna in immagine, assediata dai reporter, è la pm coreana Seo Ji-hyeon (1), che il mese scorso ha parlato apertamente in televisione delle molestie ricevute sul lavoro, sull’onda del momentum #MeToo che ha raggiunto il suo paese. L’hanno invitata in tv dopo che la pm aveva messo online il resoconto di un’aggressione gravissima, subita nel 2010 da un magistrato più anziano durante un funerale, in seguito alla quale aveva abortito spontaneamente per lo shock.

“Volevo parlarne subito, – ha scritto Seo Ji-hyeon – ma in troppi mi scoraggiavano dicendo: Sarà un gioco da ragazzi per loro farti passare per pazza. Se parli ora, ti faranno apparire come una pm inefficiente, problematica e stramba. Dovresti tenere la bocca chiusa e pensare solo a lavorare.”

La pm ha ricevuto grande sostegno dall’opinione pubblica – tanto più che il suo assalitore Ahn Tae-geun (2) è stato licenziato l’anno scorso dalla magistratura perché corrotto, il che ha costretto il Ministero della Giustizia a aprire un’indagine. Quando l’indagine l’aveva chiesta Seo Ji-hyeon era stata immediatamente trasferita d’ufficio in un remoto tribunale provinciale. Il bastardo sig. Ahn ha solo detto al proposito che non si ricorda niente, perché era ubriaco sfatto, ma che se la cosa è accaduta, be’, gli dispiace tanto…

Negli ultimi giorni (19 febbraio) Lee Youn-taek (3) il più famoso regista teatrale coreano, 65enne ex direttore artistico del Teatro Nazionale di Corea, è stato costretto a presentare pubbliche scuse: le attrici che ha molestato e aggredito sessualmente hanno cominciato a parlare.

“Provo vergogna e mi sento distrutto. – ha detto il regista durante la conferenza stampa – Sono pronto ad accettare qualsiasi castigo, incluse le responsabilità legali per le mie azioni.” Le azioni includevano, per esempio, chiamare le attrici nella sua stanza, ordinare loro di fargli massaggi e poi chiarire definitivamente le sue intenzioni calandosi le braghe. In che modo definisce tutto questo, il bastardo n. 2 sig. Lee? Così: “E’ una cosa molto brutta che è accaduta di prassi per 18 anni di seguito.”

Come mi sento “a casa”, nonostante i 9.141 chilometri che mi dividono dallo scenario! Stupri, molestie, aggressioni… alle donne queste faccende accadono, come le grandinate o i terremoti. E’ la natura che lo vuole. Si sa che gli uomini ecc. ecc. (no, non si sa: la scienza ha smentito qualsiasi stronzata al proposito).

Maria G. Di Rienzo

(1) Si legge “so gi ion”, esattamente come è scritto in hangul, l’alfabeto coreano: ma la traslitterazione è fatta sempre per i parlanti di lingua inglese, i quali leggono la “o” come “ou” e la “i” come “ai”, e il risultato sono i pastrocchi di vocali che vedete.

(2) Come sopra, “an te gun” con la “u” chiusa.

(3) Come sopra, “li iun tec”.

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