La grammatica, dicono i dizionari, è il complesso di principi (fonologia, morfologia, sintassi ecc.) che costituiscono il modo di essere e di funzionare di una lingua. Naturalmente gli idiomi evolvono accordandosi nel tempo ai cambiamenti sociali e culturali, perciò termini, modi di dire e le stesse norme si aggiustano man mano – tuttavia la necessità della struttura non scompare. La lingua parlata e scritta costituisce “l’attrezzo” principale tramite cui comunichiamo fra esseri umani e usarlo in modo corretto è fondamentale per farsi capire: non c’è nessuna coercizione, nessun insulto, nessuna prevaricazione nel pretendere l’uso corretto della lingua da chi interagisce con noi.
Se siete andati in ambulatorio con la tosse e il medico vi piazza lo stetoscopio sulle natiche anziché sulla schiena e alle vostre rimostranze vi dà del “Medical Nazi”, non diventa qualcosa di diverso da un incompetente non in grado di diagnosticare il vostro stato di salute.
Perché il problema è questo: la confusione e l’approssimazione linguistica nell’esporre una tesi, un concetto, un’opinione segnalano disordine di pensiero e superficialità non solo grammaticale ma assai spesso anche sostanziale rispetto alla materia trattata.
Per me è assurdo e non accettabile prendersela con chi non ha avuto modo, o persino voglia, di studiare e sbaglia congiuntivi e accenti; chi non tollero al proposito, oltre ovviamente a coloro che della lingua fanno professione come giornalisti e docenti, sono i “politici” – laureati o meno – che hanno, hanno avuto o desiderano avere in futuro potere decisionale sulla cosa pubblica, perché quest’ultima riguarda circa 60 milioni di cittadini (me compresa), i loro diritti e la loro libertà, il loro lavoro, la loro salute.
Poiché questi istituzionali analfabeti (l’ordine dei termini non è casuale) sono incapaci di assorbire e articolare una struttura linguistica, che è loro per nascita e comunità, che ascoltano e leggono tutti i giorni, è lecito dubitare delle loro capacità di comprendere un testo, di approfondire un argomento, di vedere e ascoltare quel che hanno sotto gli occhi e a portata d’orecchio.
8 giugno 2020, Danilo Toninelli, ex ministro, senatore:
“Pure il Tar boccia le scelte del governo lombardo sulla sanità. Stavolta sui test seriologici. Questi politici sono dei disastri!”
I test sono sierologici e però bisogna farli seriamente, dai, era una sinergia… Affidereste la cura di un semplice cactus a questa persona? Io no. Figuriamoci se la reputo adatta a stare in Parlamento.
9 giugno 2020, Emanuele Filiberto di Savoia annuncia la sua “discesa in campo per il futuro dell’Italia” con un “think tank composto da politici, imprenditori, intellettuali” (è dal 2005 che “scende”, si è presentato alle elezioni nel 2008 e nel 2009 e il precedente “pensatoio” era composto da evasori, truffatori e mafiosi). Intervista:
“Lei è tra coloro che sono convinti di una sudditanza dell’Italia nei confronti dell’Europa?” Risposta del nobil signore: “Ce l’abbiamo cercata noi.” Ma resta a casa tua a Monte Carlo (lingua ufficiale: francese), per carità, non disturbarti a continuare a scendere in Italia.
Maria G. Di Rienzo