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Posts Tagged ‘lingua italiana’

Francamente non mi chiedo perché Giovanni Gozzini, docente universitario a Siena, si sia sentito legittimato a usare per Giorgia Meloni il linguaggio spregiativo che investe le donne – di ogni età, censo, tipologia ecc. – ogni giorno e in qualsiasi circostanza. (Per un attimo, mi sono invece domandata come stanno le sue allieve.)

La prassi delegittimante rivolta alle donne, per cui se devi contestarne l’operato attacchi le persone su base sessuale, è talmente “comune” che probabilmente gli salta in bocca senza che neppure debba pensarci su. E sono pronta a scommettere che se i suoi insulti sono stati indirizzati in passato a una donna comune (non famosa), le rimostranze abbiano ricevuto al posto della “solidarietà bipartisan” la consueta manfrina “era uno scherzo – fatevi una risata – sei una femminazista priva di senso dell’umorismo”… Scommetto pure sul fatto che la maggioranza degli sdegnati pubblici attuali è composta da ipocriti che almeno una volta hanno detto/scritto proprio quanto sopra, ma lasciamo pur andare.

Quel che mi ha lasciato davvero perplessa è l’entusiastico bailamme scatenatosi attorno alle dichiarazioni del compagno di Meloni, definito ripetutamente “giornalista di Tgcom24” (per cui si suppone conosca l’italiano), che contengono questa frase: “(…) io spiegherò a mia figlia quanto sua madre sia valorosa e meritevole di ciò che ha fatto nella sua vita.”

Non esaminerò qui il valoroso operato pubblico, giacché non lo giudico tale, ma “meritevole di ciò che ha fatto” non ha senso ed è scorretto. Forse il giornalista Andrea Giambruno voleva dire “meritoria per ciò che ha fatto nella sua vita”. Forse potrebbe fare un altro mestiere. E, fatta salva la condanna per l’episodio di cui è stata involontaria protagonista, forse potrebbe cambiare professione anche Giorgia Meloni: nessuno dei due brilla.

Maria G. Di Rienzo

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“Come ci si affranca da un destino che sembra inesorabilmente segnato? Fa il provino al primo Grande Fratello nella speranza di avere l’occasione per un cambiamento.

Lascia poi la tv e inizia un percorso da giornalista. Qualche anno più tardi, approdato alla politica, scala il Movimento 5 Stelle con la grinta che ha imparato a coltivare.

Ama uomini e donne, seduce e si lascia amare, avido di sentimenti veri.

Rocco è ambizioso ma è anche bravo, impara la comunicazione politica da Gianroberto Casaleggio, per poi cambiare quella del Movimento 5 Stelle, stando fianco a fianco con Di Maio e Di Battista, e cresce su, su fino ad arrivare alla carica attuale”

Rocco Casalino, “Il Portavoce – La mia storia”

La comunicazione non avviene in lingua italiana (casomai zia Rocco, che ha amato anche donne ma probabilmente in modo platonico, stava “fianco a fianco di” e “crescere su” è abominevole), però gli stampano un libro, che in Italia è ormai solo ed esclusivamente uno dei tanti gadget dei “famosi”. E io che di mestiere scrivo, posso solo pubblicare online e vomitare.

Maria G. Di Rienzo

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Qualche anno fa, qui abbiamo visto online un film giapponese di cui, purtroppo, non riesco a ricordare il titolo. (1) Trattava di un gruppo di adolescenti e della loro stagione di follie, messe in atto a scuola e fuori, nel 1969. Sebbene il registro sia dichiaratamente leggero – si ride parecchio – il film innesca spunti di riflessione sul rapporto che nel contesto i ragazzi avevano con le autorità e con la società in generale. Ovviamente, vista l’età dei protagonisti, la storia ha anche a che fare con la scoperta del sesso e il desiderio.

C’è una scena che è entrata nel nostro lessico familiare, nel senso che la usiamo come paragone per persone / casi somiglianti: vede uno dei ragazzi tenere banco fra gli amici con il clamoroso racconto di un rapporto sessuale con una donna adulta.

Costei – una perfetta sconosciuta per il narratore – arriva su un’auto sportiva, adocchia il fanciullo, se lo porta in albergo, gli pratica una fellatio ed è così straordinariamente soddisfatta da ciò da lanciargli sul letto le chiavi dell’automobile, come premio. A questo punto gli altri ragazzi saltano addosso al narratore per malmenarlo un po’: la bugia è andata troppo oltre.

Ora, date uno sguardo a questo sublime parto letterario (è dell’anno scorso, ma ancora a maggio 2020 c’è chi lo recensisce così, con pensoso profluvio di puntini di sospensione: Bel libro… il primo è più profondo …. questo un po’ meno …. però da leggere):

tutto vero

Già dal titolo del capitolo la mia impressione è che il libro non sia solo uno spreco di carta e inchiostro, ma proprio un danno per il modo in cui esprime allegramente sessismo e oggettivazione. Tuttavia, come ho detto altre volte, se l’autore è già famoso di suo (e non importa perchéqui si tratta di un individuo che fra truffe, estorsioni, tentate corruzioni di funzionari di polizia ecc. ha una fedina penale sicuramente clamorosa) vogliamo negargli la pubblicazione di libri? Che sappia scrivere o no e di che cosa scriva è assolutamente irrilevante.

Il preclaro autore è infatti Fabrizio Corona, la casa editrice è Mondadori – in mano al gruppo Fininvest, presidente Marina Berlusconi – e il titolo dell’opera è “Non mi avete fatto niente”, che è quel che dicono i bambini petulanti quando ricevono un castigo.

C’è qualcuno che, in buona fede, crede al resoconto in immagine? Dopo la quinta elementare è davvero difficile cascarci. All’asilo Mondadori, infatti, responsabili e lettori non fanno una piega e la casa editrice presenta il libro sul proprio sito web con questo estratto:

“E ricordatevelo: non mi avete fatto niente, mi avete solo reso più ricco umanamente e culturalemente. Decidete voi se la mia vita è quella di un ragazzo fortunato o di un uomo che la fortuna l’ha dovuta rincorrere per non cadere. Non è stato facile ma… non mi avete fatto niente”

Così, “culturalemente” e senza punto che chiuda l’ultima frase.

Quindi, quando la suddetta casa editrice propone “iniziative per la scuola italiana” (Mondadori Education) e si dichiara “al fianco di insegnanti e studenti”, io mi domando legittimamente di che diamine siano fatti i “materiali e supporti (sic)” propinati agli/alle studenti e quanto vantaggio trarranno i/le docenti dall’ “aggiornamento” offerto loro:

“Mondadori Education promuove l’apprendimento permanente dei docenti, nella consapevolezza che il ruolo del docente sia un processo di consolidamento e di aggiornamento continuo delle singole competenze disciplinari ma soprattutto dei modelli di insegnamento.”

Mi dispiace, ma qui il verbo essere doveva essere declinato al presente indicativo, terza persona singolare: è.

Lo so. Imparare “è un processo continuo”: tieni duro, Mondadori, perché sembra che fino a questo momento tu non abbia imparato niente.

Maria G. Di Rienzo

(1) Mi è appena venuto in soccorso l’altro spettatore: il film si chiama proprio “69” ed è uscito nel 2004.

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confused

La grammatica, dicono i dizionari, è il complesso di principi (fonologia, morfologia, sintassi ecc.) che costituiscono il modo di essere e di funzionare di una lingua. Naturalmente gli idiomi evolvono accordandosi nel tempo ai cambiamenti sociali e culturali, perciò termini, modi di dire e le stesse norme si aggiustano man mano – tuttavia la necessità della struttura non scompare. La lingua parlata e scritta costituisce “l’attrezzo” principale tramite cui comunichiamo fra esseri umani e usarlo in modo corretto è fondamentale per farsi capire: non c’è nessuna coercizione, nessun insulto, nessuna prevaricazione nel pretendere l’uso corretto della lingua da chi interagisce con noi.

Se siete andati in ambulatorio con la tosse e il medico vi piazza lo stetoscopio sulle natiche anziché sulla schiena e alle vostre rimostranze vi dà del “Medical Nazi”, non diventa qualcosa di diverso da un incompetente non in grado di diagnosticare il vostro stato di salute.

Perché il problema è questo: la confusione e l’approssimazione linguistica nell’esporre una tesi, un concetto, un’opinione segnalano disordine di pensiero e superficialità non solo grammaticale ma assai spesso anche sostanziale rispetto alla materia trattata.

Per me è assurdo e non accettabile prendersela con chi non ha avuto modo, o persino voglia, di studiare e sbaglia congiuntivi e accenti; chi non tollero al proposito, oltre ovviamente a coloro che della lingua fanno professione come giornalisti e docenti, sono i “politici” – laureati o meno – che hanno, hanno avuto o desiderano avere in futuro potere decisionale sulla cosa pubblica, perché quest’ultima riguarda circa 60 milioni di cittadini (me compresa), i loro diritti e la loro libertà, il loro lavoro, la loro salute.

Poiché questi istituzionali analfabeti (l’ordine dei termini non è casuale) sono incapaci di assorbire e articolare una struttura linguistica, che è loro per nascita e comunità, che ascoltano e leggono tutti i giorni, è lecito dubitare delle loro capacità di comprendere un testo, di approfondire un argomento, di vedere e ascoltare quel che hanno sotto gli occhi e a portata d’orecchio.

8 giugno 2020, Danilo Toninelli, ex ministro, senatore:

“Pure il Tar boccia le scelte del governo lombardo sulla sanità. Stavolta sui test seriologici. Questi politici sono dei disastri!”

I test sono sierologici e però bisogna farli seriamente, dai, era una sinergia… Affidereste la cura di un semplice cactus a questa persona? Io no. Figuriamoci se la reputo adatta a stare in Parlamento.

9 giugno 2020, Emanuele Filiberto di Savoia annuncia la sua “discesa in campo per il futuro dell’Italia” con un “think tank composto da politici, imprenditori, intellettuali” (è dal 2005 che “scende”, si è presentato alle elezioni nel 2008 e nel 2009 e il precedente “pensatoio” era composto da evasori, truffatori e mafiosi). Intervista:

“Lei è tra coloro che sono convinti di una sudditanza dell’Italia nei confronti dell’Europa?” Risposta del nobil signore: “Ce l’abbiamo cercata noi.” Ma resta a casa tua a Monte Carlo (lingua ufficiale: francese), per carità, non disturbarti a continuare a scendere in Italia.

Maria G. Di Rienzo

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a b c

Wikipedia:

1. Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo, indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana – si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni (…).

2. L’analfabetismo di ritorno è quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato.

Un plauso alla redazione de “La Repubblica”: lo sta facendo senza mettersi in mostra e vantarsi ma con fiducia, costanza e grandi aspettative per il futuro continua a offrire opportunità di “fare esercizio” a varie tipologie di diversamente letterati.

Ieri è toccato a Carlotta e Ivan. Questi nell’ordine i loro prodotti:

Titolo: “Cuneo: uccide la convivente sul piazzale del supermercato, poi chiama la polizia per costituirsi”

Occhiello: L’omicidio alla periferia della città: la vittima aveva 44 anni, nata a Bucarest in Italia da 7 anni

Incipit svolgimento:

“Le ha sparato a bruciapelo almeno quattro colpi di pistola, non tutti sono andati a segno. E’ morta sul sedile del passeggero di una Fiat Panda parcheggiata nel piazzale dell’Auchan di Cuneo, alla periferia della città, sulla direttrice per Mondovì, Mihaela Apostolides, 44 anni, romena. L’uomo che l’ha uccisa, Francesco Borgheresi, 41 anni, si è costituito alla polizia e ha aspettato la pattuglia delle volanti vicino all’auto. E’ un militare dell’esercito, ha prestato servizio alla caserma di Pinerolo ma dal almeno due anni era tornato a Firenze di dove era originario.”

Carlotta cara, grammatica a parte (dal almeno ecc.) non ti sembra che la prima frase evidenziata sia un po’ “affollata”? Sul sedile del passeggero, nella Fiat parcheggiata al supermercato, che sta alla periferia della città, sulla strada per un’altra città… ombreggiata da platani e ingentilita da siepi di mortella e gelsomino, riasfaltata da poco, dotata di sistema informativo per il controllo della velocità detto anche Safety Tutor e al n. 97, in una villetta ristrutturata, ci abita mia zia. Non va.

Consiglio per te: non farti influenzare da Salvini che sciorina elenchi senza senso in televisione.

Secondo articolo, titolo: “Picchia e maltratta le tre figliolette, giovane mamma in manette nel Palermitano”

Svolgimento: “Picchia e maltratta le tre figlie, ventiseienne di Alia, in provincia di Palermo, finisce in manette. Una triste e squallida vicenda di violenza tra le mura domestiche finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti e dei servizi sociali dopo alcune segnalazioni. Stamani sono scattate le manette ai polsi per la donna che maltrattava e picchiava le figlie la più grande di appena 4 anni. (…) I militari hanno potuto accertare come la giovane donna sottoponeva le bimbe a continue vessazioni, picchiando e minacciando di morte la più piccola, alla presenza delle altre due figlie.

La donna è stata tratta in arresto e condotta al carcere Pagliarelli di Palermo. Le tre bimbe sono state accompagnate dai servizi sociali in una struttura protetta dove sicuramente ritroveranno quell’amore perso di una mamma violenta.

Caro Ivan, ce l’hai un dizionario sinonimi/contrari? Se la risposta è no compralo, se la risposta è sì usalo. Ce l’hai una grammatica italiana? Stesso discorso: ti insegnerà che la punteggiatura non è un optional. Adesso esamina l’ultima frase evidenziata. Tu stai in pratica dicendo che nella struttura protetta… andrà tutto come prima, perché le bambine “ritroveranno l’amore di una mamma violenta”.

Consiglio per te: non farti influenzare da Salvini che ripete gli stessi termini a oltranza (e ad minchiam) in televisione.

Maria G. Di Rienzo

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dove dovete andare

Repubblica, scusa, chi scrive questa roba?

1. A Pasquetta flashmob dai balconi d’Italia con le bolle di sapone.

“Appuntamento per domani alle ore 12 su tutti i balconi d’Italia con un flashmob per vivere insieme la pasquetta anche in questo periodo di quarantena. La proposta di Scienza Divertente è quella di incontrarsi sui balconi per giocare tutti insieme con le bolle di sapone, un modo per passare qualche minuto tutti insieme. Un momento di spensieratezza e gioia con un gioco che piace a grandi e piccoli. Le bolle voleranno tutte insieme, ricordando che presto si potrà uscire all’area aperta ed a stare insieme. #bolledipasqua sarà anche una occasione per divertirsi un pò con la Scienza. Nei prossimi giorni, infatti, Scienza Divertente proporrà dei metodi “scientifici” e originali per fare le bolle di sapone.”

(Magari anche un corso accelerato di lingua italiana potrebbe essere utile. Fatelo tutti insieme, al giornale, anche solo per un po’.)

2. Coronavirus, il punto sulla pandemia.

“Da oggi gli Stati Uniti sono il paese al mondo con più vittime: al ritmo di duemila morti al giorno, sono lo Stato più colpito. Ma non c’è certo da sorridere, visto che i morti in Italia continuano al ritmo di 600 al giorno in media. (…)”

(Esiste sul serio un farabutto al quale potrebbe saltare in mente di sorridere davanti a duemila morti al giorno, confrontando le cifre con quelle italiane? Chi è, la versione futuristica di Franti?)

Se qualcuno riceve un compenso per questi pezzi e si fregia del titolo “giornalista” io voglio il Nobel per la Letteratura. Ieri.

Maria G. Di Rienzo

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“Insulti sessisti in consiglio comunale: è la denuncia postata su Facebook da Francesca Sodero, consigliera comunale di minoranza del M5S a Tricase, nel Leccese. L’esponente pentastellata racconta che nel corso dell’ultima riunione di consiglio comunale, lo scorso 19 dicembre, un consigliere di maggioranza l’avrebbe invitata a «trombare più spesso». Un’offesa, aggiunge la donna, lanciata alla presenza di tutta l’assise e di cittadini.”

Questo è più o meno l’occhiello dei giornali (pochi) che riportano la notizia. I brani seguenti sono tratti dal post originale della consigliera, le frasi in corsivo sono mie:

“Se una donna esprime idee con forza e durezza ed in generale si dimostra rigorosa ed intransigente su alcuni valori e principi, è facile che le tocchi scontrarsi con uno dei (purtroppo) numerosi esponenti di uno strisciante maschilismo di cui ahi noi – ahinoi, controllate pure sul dizionario – sono infestate anche la politica e le Istituzioni.

A questi personaggetti proprio non scende – prego? – che una donna non risponda a certi canoni (dolcezza, fragilità, rassegnazione, remissività) che consentono loro di sentirsi machi e superiori, e quando ne incontrano una che non le manda a dire, arrivano a concludere che “dovrebbe trombare più spesso”. (…) Dirò che al di là del sessismo insito in queste basse esternazioni, c’è un dato preoccupante che non deve passare inosservato. La durezza, il rigore, la forza con la quale si difendono certi valori, anche in politica, è sintomo di tensione morale e prova di una coscienza non sopita dinanzi a malefatte e falsità. Ad una madre che rimprovera un figlio non si direbbe mai che “dovrebbe trombare più spesso”! Perciò, cari signori maschilisti, se non vi scende – I beg your pardon? – che le donne spesso portano nella vita politica ed istituzionale questa tensione morale, ve ne dovrete fare sempre di più una ragione!” Chiude il testo un’immagine tratta da “Frasimania”: Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne – Maya Angelou.

Vi state chiedendo se ha la mia solidarietà? Sì, il disprezzo e l’irrisione di cui è intriso lo stupidissimo rimarco che ha subito sono innegabili e irricevibili. Il problema principale è che io (e non solo io) non ho la sua, quello secondario è che gli abusi ai danni della lingua italiana non mi lasciano indifferente.

Francesca Sodero è laureata – ignoro in cosa, ma presumo non in Lettere. Il punto principale del ragionamento che espone su FB è questo: le aggressioni nei suoi confronti sono motivate dal rigore con cui ella difende valori e principi (sarebbe utile specificare quali essi siano); inoltre, tale atteggiamento richiama quello di una madre che riprende il figlio: pertanto è espressione di tensione morale posta ad un livello superiore che mai potrebbe essere attaccato allo stesso modo – e qui Sodero si sbaglia, sia perché di madri a cui sono rivolte le medesime esortazioni sessiste ce n’è una marea, sia perché essere madre non ti fornisce automaticamente “una coscienza non sopita” e infatti c’è un’altra marea di donne con figli che l’etica non sanno cosa sia.

Sodero suggerisce con il suo finale di star lottando “per tutte le donne”, però ciò costringe a chiedersi che ci faccia nel M5S, il quale per rispetto delle donne non ha mai brillato. La consigliera ricorda il “Cosa faresti in macchina con la Boldrini” del fondatore del suo partito? Nota gli insulti sessisti volgarissimi rivolti continuamente alle avversarie politiche dallo stesso, da sodali e commentatori? Non occorre rispondere “a certi canoni”, come Sodero pensa, per ricevere secchiate di immondizia machista in faccia: succede anche a quelle dolci, fragili, rassegnate e remissive, perché non è il loro atteggiamento a innescare le aggressioni ma ciò che loro sono, donne.

Donne e quindi inferiori, intrinsecamente perfide e inaffidabili, stupide, incapaci, mero materiale da scopata. Essere madri le nobilita solo nei presepi, la cronaca è questa:

28 dicembre 2019: “Dovrei farti mangiare nella ciotola del gatto. I carabinieri arrestano il marito-padrone a L’Aquila – Il figlio minorenne gettato sopra il divano e preso a pugni, la moglie anche lei umiliata, vessata e picchiata (…) l’uomo fin dal 2014 avrebbe terrorizzato moglie e figlio. (…) «Ringrazia Dio che non ti faccio dormire nella cuccia del cane in garage e ti faccio mangiare seduta a tavola e non per terra nella ciotola del gatto, dovrei farti pulire i pavimenti con la lingua e leccare dove passo…».”

29 dicembre 2019: “Picchia la moglie davanti ai tre figli e le frattura le ossa del volto: arrestato. – L’uomo è stato bloccato nella sua abitazione dopo che aveva brutalmente malmenato la propria compagna, in presenza dei tre figli minori. Per motivi banali, l’uomo aveva colpito ripetutamente la donna, 29 anni, causandole fratture al volto ritenute guaribili in 30 giorni.”

A Francé, te scenne quarcosa?

Maria G. Di Rienzo

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Poche righe sul docente di Piacenza che ha minacciato i suoi studenti affinché non partecipassero alla manifestazione delle “sardine”. La storia la conoscete già: Giancarlo Talamini Bisi li informa che sarà presente a monitorare la situazione e che se ne riconoscerà in piazza qualcuno renderà la sua vita a scuola “un inferno”. Quanto uno/una studente si impegni e impari non ha importanza: se manifesta vedrà “il 6 col binocolo” e passerà “la prossima estate sui libri”.

Nel suo spazio social, ora scomparso perché il professore “non teme di metterci la faccia”, palesa il suo sostegno alla Lega per le elezioni regionali, si definisce “fascistoide” e razzista e rende noto, altresì, di avere “due motoseghe, tre marazzi, un cane, una falce, due accette: credo bastino per darvele sulle vostre teste vuote”.

La reazione di studenti, docenti, politici, sindacati ecc. è stata, com’è ovvio, enorme: è palesemente inaccettabile che un insegnante abusi della propria posizione in questo modo. Lo stesso Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva dichiarato: “A tutela dei diritti degli studenti e della stessa scuola ho attivato gli uffici del Miur per verificare i fatti e procedere con provvedimento immediato alla sospensione”.

A questo punto il giustiziere si scusa inviando una mail ai quotidiani:

“Buonasera, sono Giancarlo Talamini, il docente che ha pubblicato su Facebook, le esternazioni, attualmente circolanti in rete. Ne approfitto per scusarmi pubblicamente con tutti gli studenti, genitori, colleghi e dirigenti che non era certo nelle mie intenzioni mettere in difficoltà attraverso il mio scritto. Chi mi ha conosciuto sa che non sarei mai e poi mai in grado di compiere azioni del genere”.

Naturalmente sono “scuse” fasulle, formulate nello stile escapista assai diffuso in quest’epoca: non trasmettono il riconoscimento di aver compiuto un errore in prima persona (sarebbe bastato scrivere “Ho sbagliato.”), ma trasferiscono la responsabilità dell’accaduto a chi lo ha subito perché le intenzioni non tracciabili del professore erano diverse da quelle espresse in modo palese nel suo post e quindi lui è stato frainteso da chi non lo conosce di persona… Mi torna in mente la vecchia barzelletta sulla cacca di cane che due tizi continuano a mangiare dubitando possa trattarsi di cioccolata: quando stabiliscono che è proprio una cacca commentano: “Be’, meno male che non l’abbiamo calpestata.”

Fattore notevole: Talamini è docente di italiano e storia. Pensare sia in grado di insegnare quest’ultima comporta già delle difficoltà, visto che da essa sembra non aver imparato nulla, ma l’uso che fa della lingua italiana lo classifica al massimo come ripetente, non come professore.

Se già nel “due motoseghe, tre marazzi, un cane, una falce, due accette: credo bastino per darvele sulle vostre teste vuote” soggetti e verbi non sono in accordo, nella mail ai giornali è errato che le esternazioni a cui si collega il circolanti stiano fra due virgole e vieppiù errato e surreale quel “sono Giancarlo Talamini” per cui “ne approfitto per scusarmi”.

In molti, ricordando che il fascismo non è un’opinione ma un reato, giudicano non opportuno che un individuo del genere sia pagato dalla scuola pubblica dell’Italia repubblicana nata dall’antifascismo. Io concordo, ma trovo ancora meno opportuno mettere in cattedra un tamarro (“mercante di datteri”, dall’arabo) a insegnare una lingua italiana che non conosce.

Maria G. Di Rienzo

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“Daniele Martinelli (ex responsabile comunicazione per il Movimento 5 stelle alla Camera dei Deputati…), non ci siamo. Ti avevo dato un tema libero sperando che tu lo svolgessi abbastanza bene da rimediare una sufficienza ed essere promosso, anche se per il rotto della cuffia.

Guarda qua quel che hai scritto il 9 novembre 2019, in calce all’immagine dell’On. Liliana Segre:

Che buffonata esibire la scorta personale in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, il salotto della città.

Danielino, i due uomini della scorta sono in borghese, quindi non riconoscibili e non “esibiti”.

Inoltre: a) come scorta, non possono stare a venti metri di distanza dalla persona che devono proteggere; b) per percorrere la citata Galleria milanese non è obbligatorio esibire il 740 o avere un titolo nobiliare: infatti, ci passa chiunque.

Tutto questo presunto odio per la vecchina Liliana Segre, mi dà tanto di pantomima.

Primo, l’odio non è “presunto”, è documentato al punto tale che Liliana Segre ha appunto una scorta e non gliel’hanno data ne’ il Parlamento ne’ tuo zio, ma il Prefetto.

Secondo, si dice “mi sa tanto di…”, oppure bisogna riformulare la frase attorno all’espressione “se tanto mi dà tanto”. Errore da matita rossa.

Terzo, “vecchina” (nonostante la tua età) sembra essere la tua materia cerebrale e certamente lo è la tua attitudine superficiale e complottista.

Gli ebrei sono stati i creatori delle banche e gl’inventori dell’usura.

Balle, Danielino. Se la pratica di prestare denaro dietro interesse può essere fatta risalire ai Babilonesi, il concetto moderno di banca è nato nelle città italiane del Rinascimento e l’istituto del genere più antico è il Monte dei Paschi di Siena. O mi vuoi dire, ad esempio, che Giovanni “di Bicci” de’ Medici (Firenze, 1360 – 1429), fondatore del Banco Medici, era ebreo?

“Gl’inventori” come italiano fa proprio pena, anche se turandosi il naso l’Accademia della Crusca lo accetta. Errore da matita blu, più di forma che di sostanza.

Riconoscere i propri lati opachi, come quando si ammette un errore, può contribuire a migliorarne l’immagine. Soprattutto agli occhi della povertà mostruosa che popola il mondo.

Figliolo, il soggetto della prima frase qual è e dov’è? Chi ha i “lati opachi” e “migliorarne” a chi si riferisce? Di nuovo un errore da matita rossa.

La seconda frase ha come soggetto “la povertà”: che essendo la condizione di chi è povero non può avere occhi. E qui devo usare ambo i lati della matita, perché è un errore sia di forma sia di sostanza.

Capisci bene che non ti posso promuovere, vero? Tu hai dormito o giocato a battaglia navale non solo durante le lezioni di italiano, ma anche durante quelle di educazione civica. E se a casa hanno cercato di insegnarti la normale educazione, quella che prevede il rispetto per gli altri, tu hai dormito pure là.

Come dite acidi voi teorici dei complotti… svegliati, tesoro!

La tua maestra delle elementari.”

Maria G. Di Rienzo

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brain

Logica elementare: il predicato è l’attestazione di un giudizio – vero o falso – su un soggetto. Tertium non datur. Per esempio, io vivo in Italia (e ultimamente me dispiaccio troppo spesso, purtroppo) e ciò è vero. Il fatto non può essere contestato, negato, sottoposto a opinione o rubricato come tale, reso parziale da convinzioni altrui sull’esistenza mia e dell’Italia.

Sessismo, omofobia e razzismo sono espressioni di paura e odio i cui dettagli come definizioni si possono trovare su qualsiasi dizionario della lingua italiana. Le definizioni in questione non sono parimenti opinabili: quel che un individuo qualsiasi può pensare al proposito non le rende fluide e incerte o sospese per aria in attesa di chiarimento.

Considerare ogni dato fattuale una mera opinione, d’altronde, è attualmente la forma più comune di giustificazione della violenza relativa a sessismo, omofobia e razzismo.

1. Torino, “Aggredita perché lesbica”. La denuncia di una quindicenne presa a pugni all’uscita dalla stazione”.

La vicenda è accaduta il 31 ottobre u.s. La ragazzina stava andando a scuola. Il farabutto adulto (25/30 anni) che le ha tirato, a freddo, un pugno in faccia e calci sul costato le ha nel contempo fornito questa opinione come spiegazione della propria condotta: una femmina non deve andare in giro conciata come un uomo. Nessuno dei presenti, probabilmente tutti molto rispettosi delle opinioni altrui, è intervenuto.

La madre della quindicenne ha dichiarato alla stampa che la figlia è bersaglio di ingiurie sin da piccola, perché giudicata “troppo mascolina”: “Già alle medie era stata bullizzata dai ragazzini, se non sei la classica ragazza carina e fashion i maschietti di oggi te lo fanno notare e sono feroci. (…) Mia figlia ci ha messo degli anni per accettare questa sua scelta, ora che è stata aggredita si sente umiliata e impaurita. (…) Ai genitori che vivono la mia stessa situazione consiglio di stare vicino ai propri figli, di ascoltarli e di avere il coraggio di affidarsi a chi ha gli strumenti giusti e può dare il supporto psicologico adeguato.”

Tutto sensato da parte della madre e, per me che ho lavorato sovente nell’ambito identità / discriminazione con le persone lgbt, tutto il resto molto noto. Ci sono solo alcuni aspetti da delucidare: a) l’essere maschi o femmine è un dato biologico, non un set di abiti e accessori – indossare pantaloni o minigonna, truccarsi o no, avere al braccio una borsetta con lustrini o uno zaino in spalla non determina il sesso di nessuno; b) i tratti di comportamento sociale attribuiti e prescritti ai due sessi della specie umana sono in larga parte arbitrari, soggetti a variazioni – che ne danno di volta in volta descrizioni anche diametralmente opposte – influenzate da epoche storiche, ambiti culturali, religioni ecc. Questa è la differenza fra “sesso” e “genere”; c) l’omosessualità non è una scelta: non ci si sveglia una mattina pensando “Ma sì, scelgo di essere lesbica (o gay).” Ci si accorge pian piano, ma di solito molto presto, di provare determinati sentimenti e stante l’ostracismo sociale che gli stessi incontrano sì, si lotta per anni con se stesse/i e con la sofferenza derivata dal rifiuto e dal disprezzo altrui.

Con buona probabilità, il tizio che ha assalito la quindicenne e ha usato “lesbica” come insulto considera l’omosessualità una scelta, ritenendosi legittimato a sanzionarla in quanto maschio eterosessuale, ma ciò per cui ha menato pugni e calci è l’altra unica e vera scelta che una persona omosessuale può fare: dirlo ed essere se stessa o tacerlo e fingere. La ragazza è stata “punita” per essersi sottratta ai diktat del genere – quelli che la vogliono in tacchi e pizzi e scollature e strizzatine d’occhio per la soddisfazione dello sguardo maschile giudicante.

2. “Liliana Segre nonnetta mai eletta”: si dimette il coordinatore della Lega di Lecce dopo gli insulti alla senatrice.

Dell’astensione di Lega e centrodestra tutto sulla Commissione Segre e dello strascico di polemiche conseguente siete di certo già edotti. Il coordinatore in questione è l’avvocato Riccardo Rodelli. L’altro giorno non aveva niente di meglio con cui occupare il proprio tempo e ha mandato in giro un comunicato stampa che fa dubitare sia presente a se stesso (il testo è uno sproloquio zeppo di complottismo e vittimismo, scollegato dalla realtà) e suscita forti perplessità su come abbia ottenuto la laurea (usa la lingua italiana in modo scorretto nonché assai spericolato nel tentativo di apparire profondo e filosofico).

Estratto esplicativo, dove soggetti e verbi non concordano ma si svela il tristo sotterraneo maneggio contro il perseguitato politico Salvini (qualche anno fa il perseguitato si chiamava Berlusconi), candidato all’esilio coatto se si costituisce una commissione parlamentare:

“Le rivoluzioni si inaugurano con le nuove parole, le dittature con l’abrogazione, la proibizione, la mutazione delle parole. Ovvio che corra ai rimedi, ovviamente ammantati dei più santi e venerabili principi provvisori che contraddistinguono la loro etica imputridita di doppiopesismo e doppia e magari tripla morale. Usando come avanguardia e maschera un personaggio che non possa essere “attaccato”: una vecchietta ben educata, reduce dai campi di concentramento, mai eletta. La Mrs. Doubtfire di palazzo Madama. Ed ecco servito il ricatto, l’estorsione perfetta.

L’avvertimento minaccioso e sinistro col quale ti tapperanno la bocca: perché non puoi dire più niente, devi chinare la testa, tacere, accettare di bere sino in fondo il calice dell’amarezza. E allora che significa “Commissione sull’Antirazzismo e l’odio”? La verità è nelle ultime inquietanti parole che la nonnetta, a nome del PD che l’ha redatta, dove per odio, razzismo e intolleranza si intende “ogni forma” di “nazionalismo”, “etnocentrismo” e similia. In pratica: il “prima gli italiani” e solo quello. E’ Salvini e i salviniani l’unico scopo. Come è Salvini il solo scopo di questo governo. Il suo internamento in un solitario campo di concentramento, dove attenti agli altri, molti potrebbero andare a fargli compagnia per un commento su fb.”

Poi c’è la solita manfrina, che vi risparmio, sulla “dittatura del politicamente corretto”. Anche il sig. Rodelli appare convinto che le apologie di reato (e poi magari i reati veri e propri, perché le parole alimentano le azioni) siano opinioni, ma non “mere” opinioni: costituirebbero addirittura il bastione contro il totalitarismo. Peccato che, cito a caso, “sporca ebrea” o “gli ebrei stanno bene nei forni”, così come “troia lesbica” e “negro di merda”, siano proprio le espressioni che preparano e sostengono le dittature. Il totalitarismo ha bisogno di nemici, interni ed esterni, per creare una coesione sociale basata sulla paura e attribuire ad essi la responsabilità di ogni problema nazionale e di ogni proprio fallimento. Le minoranze, in questo senso, si prestano perfettamente allo scopo. E qui arriviamo al

3. Il capo ultrà del Verona: “Balotelli mai del tutto italiano, ha fatto una pagliacciata”

“Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano. Ci sono problemi a dire la parola negro? Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro? Mi vengono a suonare il campanello?”, dice il “capo” menzionato nel titolo, tale Luca Castellini di Forza Nuova, che già in passato aveva spiegato come “l’inneggiare a Hitler” sia semplice “goliardia”.

Anche qui sapete già dei cori della tifoseria avversaria contro il giocatore, della reazione dello stesso che calcia il pallone in curva e delle ciance leghiste / di destra: di nuovo vittimismo e rovesciamento della realtà (“vergognosa gogna mediatica contro Verona e i suoi tifosi” – Lorenzo Fontana, ex ministro leghista), entrambi enunciati con disdegno per la lingua italiana (“Non può esistere che da un presupposto che non esiste, perché allo stadio non ci sono stati cori razzisti, venga messa alla gogna una tifoseria e una città.” – Federico Sboarina, sindaco di Verona) e conditi dal consueto benaltrismo: “Vale più un operaio dell’Ilva che dieci Balotelli. Il razzismo va condannato ma non abbiamo bisogno di fenomeni.” – Matteo Salvini, futuro martire della libertà di parola che sulla commissione parlamentare già citata si è chiesto meditabondo “chi” possa giudicare “cosa è razzista e cosa no”, cos’è odio e cos’è opinione.

Se per ventura mi leggesse, il primo paragrafo di questo pezzo dovrebbe essere sufficiente a dissipare i suoi dubbi ed eventualmente quelli dei suoi sodali. Informo tutti costoro che il dizionario Treccani è online.

C’è anche un mezzo diretto – e davvero efficace – per accertarsi delle differenze: chiedere alla ragazza di Torino se il pestaggio che ha subito derivi da odio (omofobia, sessismo) o da una stimata e tutelabile opinione; chiedere a Liliana Segre se quando le hanno tatuato il numero sul braccio in campo di concentramento ha pensato “Be’, questa è l’opinione dei nazisti, devo rispettarla o finiremo sotto la dittatura del politicamente corretto!”; chiedere a Balotelli perché si incazza quando si vede a occhio nudo che è uno sporco negro, diamine, e prendersi una pallonata negli zebedei – infine, chiedere a quella cima di Luca Castellini se può dettagliare i centimetri, i grammi, il numero dei capelli, o quant’altro difetti al giocatore per essere “tutto italiano”. Sappiamo già che a lui non manca nulla per essere un razzista.

Maria G. Di Rienzo

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